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(Adnkronos) - La partita di Nations League Italia-Belgio, trasmessa ieri sera su Rai1, ha dominato gli ascolti televisivi, incollando allo schermo 7.095.000 spettatori con uno share del 33,4%. Canale5, con il film 'Endless Love', si posiziona al secondo posto con 2.378.000 spettatori e uno share del 14%. Su Italia1, il ritorno de 'Le Iene presentano: Inside' ha totalizzato 847.000 spettatori (7,1% di share), preceduto da un'anteprima che ha raggiunto 945.000 spettatori (4,4%). Fuori dal podio troviamo Rete 4 con 'Dritto e rovescio' che ha registrato 832.000 (5,82% share). Quasi a pari merito, 'Piazzapulita' su La7 che ha raggiunto 830.000 spettatori (6,1% share). Seguono: Rai3, con il film 'Donne sull'orlo di una crisi di nervi' (770.000 spettatori e 4,6% share); Nove con 'Only Fun – Comico Show' (552.000 telespettatori, 3,31% share); Tv8 con il film 'L’amore bugiardo – Gone Girl' (355.000 telespettatori, 2,23% share) e Rai 2 con 'L’altra Italia' (276.000 spettatori, 1,62% share). L'access prime time di ieri è stato dominato da 'Striscia la Notizia' su Canale5, che raccoglie 2.880.000 spettatori e il 13% di share. 'Otto e Mezzo' su La7 è stato visto da 1.654.000 di spettatori e uno share del 7,5%. Terzo posto per un 'Un Posto al Sole', la soap opera di Rai3, con 1.566.000 di spettatori e uno share del 7%. Sul Nove, 'Chissà chi è' ha raccolto 750.000 spettatori (3,4% share). 'Affari tuoi' su Rai 1 non è andato in onda per lasciare spazio alla partita di Uefa Nations League.
(Adnkronos) - La vendita diretta è una realtà consolidata, che si basa su un modello di business all’avanguardia, capace di evolversi e intercettare i cambiamenti in atto nella società per rispondere ai bisogni e alle nuove priorità dei lavoratori. Queste caratteristiche fanno sì che numerosi italiani decidono di intraprendere una carriera nel settore che offre meritocrazia, flessibilità e autorealizzazione per il proprio futuro professionale. A rilevare i dati è Avedisco, Associazione vendite dirette servizio consumatori, che rende noto il fatturato complessivo delle proprie aziende associate e il numero di incaricati alla vendita nel 2023, pari rispettivamente a 709 milioni di euro e 364mila venditori. Nel dettaglio, analizzando i risultati ottenuti dalle quattro aree geografiche, emerge che: A incidere maggiormente sul business è stata l’area Nord-Ovest d’Italia, che ha registrato un fatturato di oltre 270 milioni di euro, con oltre 114mila incaricati alla vendita e un tasso occupazionale pari al 31,3% del totale associativo. La regione che ha avuto i migliori risultati è stata la Lombardia, con un contributo del 24,7% al fatturato complessivo delle aziende associate Avedisco e un numero di incaricati alle vendite di oltre 76mila, pari al 21% del totale associativo. Segue il Nord-Est d’Italia, con un giro di affari di oltre 180 milioni di euro e oltre 96mila incaricati alle vendite, che corrisponde al 26,5% delle 345.000 persone impiegate a livello nazionale. La regione che ha avuto più incidenza sia a livello di fatturato che di occupazione è stata il Veneto che ha registrato volumi di vendita pari all’11% del fatturato complessivo delle aziende associate Avedisco, e un tasso occupazionale del 12,8%, con oltre 46mila ncaricati alla vendita. I volumi di vendita aumentano anche nel Centro Italia con un fatturato di quasi 152 milioni di euro e un numero di incaricati alla vendita che rappresenta il 19.5% - oltre 71mila persone - del totale associativo. Ad incidere maggiormente sul business è stata la Toscana, con un giro d'affari pari al 12% del fatturato complessivo delle aziende associate Avedisco, mentre il Lazio, ha registrato la percentuale maggiore di incaricati alla vendita, con un tasso di occupazione del 9,4%, che corrisponde ad oltre 34mila unità. Infine, l’area del Sud Italia e Isole ha registrato volumi di vendita di oltre 107 milioni di euro, con un’occupazione pari al 22,7% del totale associativo, corrispondente a oltre 82mila incaricati alla vendita. La regione che ha ottenuto i risultati migliori è stata la Sicilia, con un contributo del 3,9% al fatturato complessivo delle aziende associate Avedisco e un’occupazione del 5,7% rispetto al totale associativo, pari ad oltre 20mila unità. "Avedisco accoglie con soddisfazione i risultati raggiunti nel 2023, riconoscendo l’impegno e la passione che gli incaricati delle nostre aziende associate mettono quotidianamente nel loro lavoro. È grazie alla loro dedizione e competenza che siamo riusciti a conseguire traguardi così rilevanti, rafforzando la nostra leadership e contribuendo all'evoluzione e all'innovazione del settore della vendita diretta. Questi successi non rappresentano solo la qualità del contributo di ogni singolo Incaricato, ma evidenziano anche il ruolo chiave di questo settore come catalizzatore di crescita economica e coesione sociale, dimostrando come il nostro modello di business sia in grado di creare valore sostenibile nel lungo periodo", afferma Giovanni Paolino, presidente di Avedisco.
(Adnkronos) - In 50 anni (1970-2020) c'è stato un calo del 73% della dimensione media delle popolazioni globali di vertebrati selvatici oggetto di monitoraggio: in America Latina e nei Caraibi il calo più marcato (-95%) seguite da Africa (-76%) e Asia-Pacifico (-60%). E' quanto emerge dal Living Planet Report (Lpr) 2024 del Wwf. Il Living Planet Index (Lpi), fornito dalla Zsl (Zoological Society of London), si basa sui trend di quasi 35mila popolazioni di 5.495 specie di vertebrati dal 1970 al 2020. Il calo più forte si registra negli ecosistemi di acqua dolce (-85%), seguiti da quelli terrestri (-69%) e poi marini (-56%). Il report avvisa che, mentre il Pianeta si avvicina a pericolosi punti di non ritorno che rappresentano gravi minacce per l’umanità, nei prossimi cinque anni sarà necessario un enorme sforzo collettivo per affrontare la duplice morsa della crisi climatica e biologica. "La perdita e il degrado degli habitat, causati principalmente dai nostri sistemi alimentari, rappresentano la minaccia più frequente per le popolazioni di specie selvatiche di tutto il mondo, seguita dallo sfruttamento eccessivo, dalla diffusione delle specie invasive e di patologie. Il cambiamento climatico rappresenta un’ulteriore minaccia in particolare per la biodiversità in America Latina e nei Caraibi, regioni che hanno registrato un impressionante calo medio del 95%. Il calo delle popolazioni di specie selvatiche è un indicatore di allerta precoce del crescente rischio di estinzione e della potenziale perdita di ecosistemi sani", avverte il Wwf. Quando gli ecosistemi vengono danneggiati, "cessano di fornire all’umanità i benefici da cui dipendiamo, aria pulita, acqua e terreni sani per il cibo, e possono diventare più vulnerabili e sempre più vicini al punto di non ritorno. Un ‘tipping point’, infatti, si verifica quando un ecosistema viene spinto oltre una soglia critica, determinando un cambiamento sostanziale e potenzialmente irreversibile. I tipping point globali, come il deperimento della foresta amazzonica e lo sbiancamento di massa delle barriere coralline, creerebbero onde d’urto che andrebbero ben oltre l’area interessata, provocando un impatto sulla sicurezza alimentare e sui mezzi di sussistenza. Il segnale d’allarme è arrivato con gli incendi in Amazzonia che ad agosto hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi 14 anni, mentre all’inizio di quest’anno è stato confermato un quarto evento globale di sbiancamento di massa dei coralli". Per Kirsten Schuijt, direttrice generale del Wwf Internazionale, "la natura sta lanciando un vero e proprio Sos. Le crisi collegate alla perdita della natura e al cambiamento climatico stanno spingendo le specie animali e gli ecosistemi oltre i loro limiti, con pericolosi punti di non ritorno globali che minacciano di danneggiare i sistemi che supportano la vita sulla Terra e di destabilizzare le società. Le conseguenze catastrofiche della perdita di alcuni dei nostri ecosistemi più preziosi, come la foresta amazzonica e le barriere coralline, colpirebbero le persone e la natura di tutto il mondo”. "Il sistema Terra è in pericolo, e noi con lui - dice Alessandra Prampolini, direttrice generale del Wwf Italia - Il Living Planet Report ci avverte che le crisi collegate alla perdita della natura e al cambiamento climatico stanno spingendo le specie animali e gli ecosistemi oltre i loro limiti. Le decisioni e le azioni dei prossimi cinque anni segneranno il futuro della nostra vita sul pianeta. La parola chiave è trasformazione: dobbiamo cambiare il modo in cui tuteliamo la natura, trasformare il sistema energetico, il sistema alimentare, uno dei motori principali della perdita di biodiversità globale, il sistema finanziario, indirizzandolo verso investimenti più equi e inclusivi. La Conferenza sulla biodiversità di fine ottobre e quella sul clima a novembre sono occasioni preziose: servono azioni coraggiose e leadership forti da parte dei governi. Servono piani nazionali più ambiziosi per il clima e la natura e chiediamo al governo italiano di riconoscere la centralità di questa sfida che riguarda il futuro di tutti". Tra le popolazioni di specie monitorate nell’Lpi è segnalato, ad esempio, un calo del 57% tra il 1990 e il 2018 nel numero di femmine nidificanti di tartaruga marina embricata sull’isola Milman, nella Grande Barriera Corallina in Australia; un calo del 65% dell’inia (un delfino di fiume) nel Rio delle Amazzoni e un calo del 75% della più piccola sotalia tra il 1994 e il 2016 nella riserva di Mamirauá sempre in Amazzonia. Lo scorso anno, durante un periodo di caldo estremo e siccità, oltre 330 inie sono morte in soli due laghi. L’indice rivela anche come alcune popolazioni animali si siano stabilizzate o siano aumentate grazie agli sforzi di conservazione, come è accaduto per la sottopopolazione di gorilla di montagna, aumentata di circa il 3% all’anno tra il 2010 e il 2016 all’interno del massiccio del Virunga nell’Africa orientale, e per il bisonte europeo, che ha visto un ritorno delle popolazioni in Europa centrale. Tuttavia, questi successi isolati non sono sufficienti. Kirsten Schuijt, continua: “Nonostante la situazione sia disperata, non abbiamo ancora superato il punto di non ritorno. Disponiamo di accordi e soluzioni globali per portare entro il 2030 la natura sul percorso di ripresa, ma finora ci sono stati pochi progressi sia in termini di risultati che di urgenza. Le decisioni e le azioni intraprese nei prossimi cinque anni saranno cruciali per il futuro della vita sulla Terra". Per Andrew Terry, direttore Conservation Policy presso la Zsl, "il Living Planet Index evidenzia a livello globale la continua riduzione delle popolazioni animali selvatiche e questo assottigliamento dell’albero della vita rischia di farci arrivare a pericolosi punti di non ritorno. In questa perdita non siamo inermi. Sappiamo cosa fare e sappiamo che, se ne ha la possibilità, la natura può riprendersi: ciò di cui abbiamo bisogno ora è un aumento dell’azione e dell’ambizione. Abbiamo cinque anni per raggiungere gli impegni internazionali volti a ripristinare la natura entro il 2030. I leader mondiali si riuniranno presto per la Cop16 e abbiamo bisogno di vedere risposte forti da parte loro e un aumento immediato delle risorse necessarie a raggiungere tali impegni e rimetterci sul percorso verso la ripresa”.