(Adnkronos) - Ascendis Pharma Italia celebra 1 anno di attività nel nostro Paese. La farmaceutica ha aperto la filiale a Milano il 1° ottobre 2024. Fondata in Danimarca, è oggi una multinazionale europea impegnata a fornire una risposta terapeutica a bisogni clinici rilevanti e non ancora soddisfatti, in particolare nell'ambito dell'endocrinologia rara, ricorda l'azienda in una nota. Dalla sua nascita come startup ad oggi ha ottenuto l'autorizzazione all'immissione in commercio di 2 farmaci in Europa, mentre un terzo trattamento è attualmente in fase di valutazione. Nel suo primo anno in Italia, Ascendis ha avviato una serie di iniziative volte a favorire una maggiore consapevolezza sull'ipoparatiroidismo e sulla complessità della gestione clinica delle patologie rare. Tra queste rientra la presentazione della 'Guida ai diritti dei pazienti', sviluppata da Omar - Osservatorio malattie rare con il supporto non condizionante dell'azienda, strumento informativo per facilitare l'accesso dei pazienti ai percorsi di cura e alle tutele disponibili, contribuendo a una più corretta presa in carico da parte del sistema sanitario. Il mese di novembre ha rappresentato inoltre un momento particolarmente rilevante per la comunità endocrinologica con la presentazione, durante il Congresso nazionale Ame -Associazione medici endocrinologi, delle prime linee guida nazionali dedicate all'ipoparatiroidismo, con indirizzi clinici condivisi a livello nazionale per migliorare la gestione di una condizione poco riconosciuta e soggetta a ritardi diagnostici. (VIDEO) "Siamo orgogliosi del lavoro svolto nella redazione delle nuove linee guida dell'Istituto superiore di sanità per la gestione terapeutica dell'ipoparatiroidismo post-chirurgico dell'adulto - commenta Andrea Palermo, medico endocrinologo Uoc Patologie osteo-metaboliche e della tiroide, Fondazione Policlinico universitario Campus Bio-Medico Roma - Il comitato tecnico-scientifico e il panel delle linee guida, che riuniscono eminenti rappresentanti delle più autorevoli società scientifiche del settore, insieme all'associazione dei pazienti, hanno definito in modo chiaro e preciso gli ambiti di utilizzo clinico delle terapie sostitutive in funzione delle evidenze scientifiche disponibili, indicazioni terapeutiche approvate e buona pratica clinica". Ascendis ha sostenuto anche un evento dedicato alle malattie endocrine rare, il 5 novembre scorso, nella residenza dell'ambasciatore di Danimarca in Italia: un confronto diretto tra istituzioni, comunità scientifica e rappresentanze dei pazienti per uno scambio di esperienze e competenze utili a migliorare gli standard di cura. Come ha sottolineato Peter Taksoe-Jensen, ambasciatore di Danimarca in Italia: "L'Europa deve agire insieme sulle malattie rare, perché per troppo tempo troppe persone hanno dovuto affrontare diagnosi tardive, cure frammentate e un accesso diseguale a trattamenti che cambiano la qualità della vita". Attraverso il consolidamento della filiale italiana, l'attivazione di progetti dedicati ai pazienti e la partecipazione allo sviluppo dei percorsi clinici nazionali, l'azienda conferma il proprio ruolo attivo nel supporto all'innovazione terapeutica, con l'obiettivo di favorire un accesso sempre più equo e omogeneo alle cure nel panorama delle malattie endocrine rare. "Siamo impegnati a continuare a collaborare con le autorità - conclude Thomas Carlo Maria Topini, General Manager di Ascendis Italia - per garantire l'accesso per tutti pazienti con ipoparatiroidismo cronico non controllato che attendono da anni una soluzione risolutiva".
(Adnkronos) - in collaborazione con: lineonline Chi lavora ogni giorno in cantiere, in officina o in fabbrica sa bene quanto sia importante indossare delle scarpe antinfortunistiche affidabili: queste rappresentano uno degli equipaggiamenti di sicurezza più importanti, perché spesso fanno la differenza tra un piccolo incidente e un infortunio vero e proprio. Non a caso negli ultimi anni è stata posta ancora più attenzione agli standard di sicurezza che definiscono le calzature antinfortunistiche: il 2025 è stato l’anno che ha visto attuare il grosso dei cambiamenti dovuti all’aggiornamento della normativa europea EN ISO 20345. La nuova versione, pubblicata nel 2021 ed entrata in vigore nel 2022, sostituisce la vecchia norma del 2011 e introduce una serie di miglioramenti concreti, nati per aumentare la sicurezza, la comodità e la durata delle scarpe da lavoro. Le vecchie sigle che rappresentano le classi di sicurezza della scarpe come S1, S2 e S3 restano, ma sono state introdotte due nuove classi: S6 e S7. Le novità di queste? Il riferimento a scarpe completamente impermeabili, pensate per chi lavora in ambienti molto umidi o all’aperto. Un’altra importante novità è la resistenza agli idrocarburi (FO) non più considerata obbligatoria nelle classi S1-S3, ma diventata ora un requisito aggiuntivo. La nuova EN ISO 20345:2022 ha introdotto test più realistici, materiali innovativi e sigle aggiornate per garantire maggiore sicurezza e comfort. Ecco, in breve, le principali novità da sapere: Introdotti tre nuovi tipi di lamina contro la perforazione da oggetti: P → indica una lamina in acciaio, molto resistente; PL → indica una lamina tessile, leggera e flessibile; PS → indica una lamina tessile rinforzata e garantisce la massima protezione da oggetti sottili. La lamina tessile è quella da prediligere se si è alla ricerca di scarpe antinfortunistiche leggere. In passato, per distinguere una scarpa antiscivolo, si utilizzavano le sigle SRA, SRB e SRC. Adesso queste sono state sostituite da un’unica sigla: SR. Questa può sembrare una banale semplificazione ma in realtà, sta a indicare che il test a cui è stata sottoposta la scarpa è più preciso e soprattutto, realistico: la suola viene testata su superfici bagnate e scivolose simili a quelle che si sperimentano realmente sul posto di lavoro. Anche per quanto riguarda la resistenza all’acqua, sono state introdotte alcune novità importanti: la vecchia sigla WRU è stato sostituita da WPA, che indica quanto la parte superiore della scarpa sia in grado di resistere all’acqua. In passato, il controllo WRU si limitava a verificare la resistenza all’acqua sullo strato superficiale della scarpa; ora invece, la sigla WPA indica un test volto a misurare in modo preciso quanta acqua penetra e quanta viene invece assorbita dalla tomaia della scarpa. Se si è alla ricerca di una scarpa completamente impermeabile, la sigla a cui prestare attenzione è WR (dall’inglese, water resistance). In pratica, oggi la nuova EN ISO 20345:2022 è ormai una realtà consolidata: dal 2022 i produttori certificano i nuovi modelli seguendo questi standard e tutte le scarpe in commercio dovranno adeguarsi a queste regole. Prima di acquistare un nuovo paio di scarpe antinfortunistiche o un capo di abbigliamento da lavoro, è quindi essenziale verificare sempre che il modello scelto sia conforme alle normativa aggiornate. Lineonline.it è da anni un punto di riferimento affidabile per chi cerca prodotti conformi e garantiti dai migliori marchi del settore.
(Adnkronos) - Le foreste europee coprono poco più del 30% del territorio continentale e sono considerate alleate fondamentali nella lotta al cambiamento climatico ma non sempre più alberi significano un clima più fresco. Uno studio pubblicato su Nature Communications, guidato dall’Eth di Zurigo e al quale ha partecipato, per l’Italia, l’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche di Perugia (Cnr-Isafom) all’interno del progetto Europeo Horizon Europe 'ForestNavigator', mostra che l’effetto delle foreste dipende anche dal tipo di specie e dalle caratteristiche locali. La gestione e la composizione delle foreste emergono così come fattori chiave per migliorare resilienza, biodiversità e capacità di mitigare il riscaldamento climatico. Il lavoro integra aspetti biogeochimici (assorbimento di carbonio) con quelli biofisici (riflettività, evaporazione e scambi di calore) in modo da disegnare strategie più efficaci per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico, ed evidenzia come in molte regioni europee, l’espansione forestale possa talvolta contribuire al riscaldamento locale invece che al raffreddamento - spiega il Cnr in una nota - È il caso, ad esempio, delle foreste di conifere che, avendo una chioma più scura, assorbono una quantità di energia solare maggiore rispetto a pascoli o campi coltivati. Questo minor riflesso della radiazione solare riduce l’effetto rinfrescante legato all’evaporazione. “Siamo abituati a pensare alle foreste come soli serbatoi di carbonio - spiega Alessio Collalti responsabile del Laboratorio modellistica forestale del Cnr-Isafom di Perugia, coautore dello studio e responsabile scientifico del Cnr all’interno del progetto - Ma il loro effetto sul clima è più complesso: oltre a catturare CO2 atmosferica, le foreste influenzano la temperatura dell’aria e la sua umidità così come la riflettività della superficie terrestre”. Per indagare queste dinamiche, il team di ricerca ha utilizzato il modello climatico regionale Cosmo-Clm2, simulando il clima europeo tra il 2015 e il 2059 in diversi scenari di gestione forestale. Confrontando l’afforestazione, cioè il processo con cui vengono piantati alberi in aree dove non era originariamente presente alcuna forma di foresta, e la riforestazione tradizionale con scenari di conversione delle conifere in latifoglie, il team di ricercatori ha scoperto che la scelta delle specie può modificare in modo significativo la risposta climatica del territorio. “I risultati sono chiari: sostituire le conifere, come pini e abeti, con latifoglie, come faggio o quercia, può ridurre la temperatura media massima giornaliera di luglio fino a 0,6 °C su larga scala - spiega Collalti - quando la conversione è combinata con nuove piantagioni, il riscaldamento previsto di +0,3 °C può trasformarsi in un raffreddamento di -0,7 °C. Una differenza di pochi decimi di grado può sembrare minima, ma durante le ondate di calore può fare la differenza in termini di salute pubblica, stress agricolo e domanda energetica”. Questi risultati - evidenzia il Cnr - hanno implicazioni dirette per le politiche climatiche europee ed evidenziano che strategie di forestazione (sia afforestazione che riforestazione), come l’iniziativa europea che prevede di piantare 3 miliardi di alberi in più nell'Ue entro il 2030, dovrebbero superare la logica puramente quantitativa e considerare quali specie piantare e dove, poiché non tutte le foreste apportano gli stessi benefici climatici. “Riconsiderare la composizione delle foreste europee non è semplice -prosegue il ricercatore - richiede pianificazione a lungo termine, nuovi approcci gestionali e un coordinamento tra politiche europee e nazionali. Ma i benefici potenziali, maggiore resilienza, biodiversità e capacità di raffreddamento, rendono questo cambiamento una priorità”. In un’Europa che si riscalda sempre di più, lo studio dimostra che la scelta delle specie giuste è fondamentale per una buona gestione. “Le foreste sono attori attivi del sistema climatico, capaci di amplificare o mitigare il riscaldamento a seconda di come vengono gestite”, conclude Collalti.