(Adnkronos) - Il Donetsk, nel Donbass, è il fulcro della guerra tra Ucraina e Russia ed è al centro dei negoziati sui territori.La linea del fronte cambia di giorno in giorno, se non di ora in ora. Non ci sono carri armati ma gruppi di assalto di poche unità di fanti che rendono difficile dire se una zona è effettivamente sotto il controllo di una o dell'altra parte. Alle analisi si sovrappone la propaganda del Cremlino. E' difficile trarre conclusioni certe e di conseguenza ancora più difficile per il presidente ucraino Volodymir Zelensky definire i dolorosi compromessi sui territori necessari per arrivare all'accordo di pace in discussione in queste ore. "E' complicato dividere i territori", ha ammesso il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, anticipando le difficoltà di sviluppare dialogo e trattative in un quadro a dir poco fluido e confuso. Mosca ha per esempio appena rivendicato il controllo di Siversk, sempre nel Donetsk, 30 chilometri a est di Kramatorsk e Sloviansk, le ultime due grandi città del Donbass rimaste agli ucraini. Il capo di stato maggior russo Valery Gerasimov ne ha informato Putin, in un intervento durante una riunione dei comandanti dei diversi gruppi militari, ripreso dalle emittenti tv. "Le forze russe in Ucraina stanno avanzando con fiducia lungo l'intero fronte", ha detto Putin ringraziando comandanti e soldati "per i combattimenti". Le forze ucraine dispiegate nella zona della cittadina in cui prima dell'inizio della guerra vivevano 11mila persone hanno respinto come falsa tale rivendicazione. Siversk è ancora sotto controllo di Kiev. Come altrove, "il nemico sta cercando di infiltrarsi in piccoli gruppi, facendo leva sulle condizioni sfavorevoli del meteo ma la maggior parte di queste unità vengono distrutte mentre si avvicinano", precisano le fonti di Kiev sul teatro. Siversk sarebbe secondo i russi stata presa e i militari controllano anche il nord e il sud della cittadina, bloccando le linee di rifornimento in modo tale da evitare scontri con la resistenza ucraina strada per strada. Le riprese geolocalizzate indicano che i militari di Mosca hanno preso le zone a est di Siversk, ma sull'ovest non ci sono conferme, sottolinea l'Institute for the Study of War, think tank statunitense che monitora il conflitto quotidianamente. Il Cremlino sostiene anche che sia iniziata la battaglia per Sloviansk, l'estremo settentrionale della Cintura fortificata del Donetsk, ma non ci sono conferme al riguardo. Ma gli analisti precisano che ci vorranno ancora alcuni mesi perché questo sia possibile. Prima di dare il via all'assalto, i militari russi devono però completare la presa di Lyman, a 14 chilometri, vale a dire anche attraversare il fiume Siverskyi Donets, o completare quella di Siversk e da lì percorrere i 30 chilometri che la separano da Sloviansk. Laddove l'impegno militare russo per prendere Siversk e Lyman va avanti da anni. La storia di questo sforzo associato alle dichiarazioni di Mosca bene rende l'idea di come stiano effettivamente andando le cose al fronte. E' dai primi di luglio del 2022, dalla presa di Severodonetsk e Lysychansk, che Mosca persegue la caduta di Siversk. Ci sono voluti 41 mesi alle forze russe per avanzare 19 chilometri dalla periferia ovest di Lysychansk al centro di Siversk. Le forze ucraine hanno liberato a ottobre del 2022, durante la controffensiva di quell'autunno. E da allora i soldati russi cercando di riconquistarla, senza successo. Una cosa è certa: il tasso di avanzamento dei russi è il più lento di qualsiasi campagna militare dell'ultimo secolo, inclusa la Battaglia della Somme nella Prima guerra mondiale. Dopo quasi quattro anni di guerra, un lasso di tempo sufficiente all'Armata rossa per respingere l'invasione tedesca e conquistare Berlino - è ancora lontana dall'aver preso l'intera regione di Donetsk, obiettivo fin dalla prima invasione, allora sotto copertura, nel 2014. "Occasionalmente riescono a issare le loro bandiere. Per questo sostengo che una posizione è stata presa, ma poi noi effettuiamo operazioni di sgombero, rimuovendo i simboli e le loro posizioni tornano sotto il nostro controllo", riassume il maggiore dell'esercito di Kiev, Oleh Hlushko, comandante della Seconda brigata presidenziale che proprio nei giorni scorsi ha respinto un altro attacco, in una intervista al Wall Street Journal. Se la domanda è 'la Russia è vicina a uno sfondamento nel Donetsk?' il quotidiano americano risponde negativamente, laddove Donald Trump fa invece eco al lead del Cremlino nel dire che l'Ucraina sta perdendo la guerra militarmente, ha conquistato interamente Pokrovsk - dove in alcune zone gli ucraini ancora combattono - con Putin già due volte nei giorni scorsi in divisa militare a sostenere questa narrativa. "Anche se le posizioni ucraine stanno gradualmente erodendosi, le forze stanno ancora infliggendo pesanti vittime. Questo significa che piccoli progressi russi (progressi marginali, come ha detto la vice segretaria dell'Organizzazione del trattato atlantico, Rasmilla Shekerinska, ndr) si ottengono a costi pesanti". Una cosa è certa: la situazione al fronte è molto difficile per Kiev. Che non riesce a reclutare il personale militare al ritmo necessario, con la linea del fronte sguarnita di fanteria, sempre più fragile. A questo si aggiungono gli effettivi progressi dell'industria russa sui droni ampiamente usati nel Donetsk per distruggere le linee di rifornimento ucraine e bloccare la rotazione delle forze. I russi hanno di recente dispiegato nuove forze nella zona di Chasiv Yar che Kiev sta difendendo da due anni. Ma mlgrado i raid sempre più intensi di droni e missili, anche qui "non riescono a far cadere l'insediamento", aggiunge un ufficiale della 56esima brigata che lo difende. "Il volume di bugie russe eccede di molto l'avanzamento delle forze sul campo. Il nemico usa disinformazione e false mappe in una guerra ibrida contro l'Ucraina che influenza sia l'audience straniera e i nostri soldati e gli ucraini in generale", ha riassunto il comandante delle forze ucraine, Oleksandr Syrskiy.
(Adnkronos) - Un 2025 da record per Radical Storage, la piattaforma che consente a chi viaggia di trovare e prenotare online uno spazio sicuro dove lasciare le valigie, per qualche ora o per l’intera giornata, in modo semplice e tracciabile. Negli ultimi 12 mesi l’azienda ha registrato una crescita del +100% rispetto allo scorso anno. A trainare l’aumento dei flussi sicuramente il Giubileo di Roma e l’ottima stagione estiva, ma in questo momento anche il grande successo dei mercatini di Natale, gli eventi culturali e un turismo di visita più concentrato, in cui l’esperienza si consuma in uno o due giorni. "I numeri - spiega Alessandro Seina, ceo di Leanteam, la startup che ha dato vita al progetto Radical Storage - parlano chiaro. Nel mese di novembre 2025, Bolzano ha registrato un incremento delle richieste del +61% rispetto al 2024, mentre Trento sale addirittura al +85%. Performance straordinaria per Lucca, dove - complice il Lucca Comics - le prenotazioni di deposito bagagli sono più che raddoppiate (+110%). Ottimi risultati anche all’estero con Parigi che fa un +141% e Londra +126%". La crescita di questo business non è solo quantitativa, ma culturale. Il deposito bagagli - per anni un servizio marginale o relegato alle stazioni - è diventato oggi un tassello chiave della 'libertà di movimento' del turista moderno, sempre più attento all’ottimizzazione del tempo di visita. "I nostri risultati - fa notare Stefano Manzi, country manager Italia di Radical Storage - dimostrano come il deposito bagagli non sia più un’esigenza occasionale, ma un elemento entrato stabilmente nella routine di viaggio. Soprattutto nei centri piccoli e mediamente affollati, dove la visita dura poco e ogni ora è preziosa, i viaggiatori non accettano più di girare con le valigie. Vogliono muoversi, esplorare, vivere la città senza pensieri". Radical Storage ha costruito una rete capillare composta da bar, negozi, hotel e attività commerciali che offrono ai viaggiatori uno spazio sicuro per lasciare i bagagli, generando al contempo traffico aggiuntivo e nuove opportunità di business. "I nostri partner locali - aggiunge Manzi - sono il cuore del progetto. Ogni bagaglio consegnato può diventare un potenziale cliente per il territorio. E' la sharing economy che funziona perché fa vincere tutti: viaggiatori, attività locali e città che si rendono più accoglienti". Il turismo del 2025 si sta giocando molto sulla qualità dell’esperienza e sulla gestione del tempo. L’ultimo miglio, quello tra check-in e check-out, è oggi un segmento strategico che incide sulla percezione complessiva del viaggio. Radical Storage - attiva in oltre 1.500 destinazioni nel mondo con più di 10.000 punti deposito - continua a crescere proprio in questa direzione, consolidando un servizio digitale che risolve un’esigenza semplice, concreta e universale. "Il deposito bagagli è ormai parte integrante del customer journey del turista. Chi viaggia oggi vuole un servizio immediato, prenotabile da smartphone, vicino ai luoghi di interesse. E noi continueremo a investire per digitalizzare e rendere più efficiente questo momento del viaggio, in Italia e nel mondo", conclude Seina.
(Adnkronos) - Oltreplastica è una mostra sul mutamento in atto nella plastica contemporanea e sul ruolo che il design svolge nel ripensare la materia, il progetto, la responsabilità. Lo si legge in una nota. Curata da Frida Doveil e prodotta da Adi Design Museum con il supporto di Eni, Main Partner del museo, la mostra esplora i percorsi di transizione che accompagnano la plastica “oltre” la sua natura, mettendo a fuoco il rapporto tra cultura materiale, innovazione industriale e sostenibilità ambientale. “Oltreplastica è qualcosa di più duraturo di un titolo di mostra” osserva la curatrice “È un neologismo. Vuole mettere in evidenza uno stato di fatto: la plastica come l’abbiamo sempre conosciuta è cambiata. Questo richiede modi nuovi di nominarla, di classificarla, ma soprattutto di utilizzarla. Oltreplastica ci suggerisce una nuova tassonomia di una materia in mutazione, e ci racconta dell’innovazione di design come vero volano culturale capace di favorire questa trasformazione” Più di trent’anni dopo l’appello di Carl Sagan a custodire “il pallido puntino blu”, simbolo della fragilità del nostro pianeta, la Osaka Blue Ocean Vision del G20 (2019) segna il primo impegno internazionale per azzerare entro il 2050 la dispersione di rifiuti plastici nei mari, attraverso un approccio globale al ciclo di vita della plastica. Un atto di responsabilità che, al di là della tecnica, chiama in causa l’intero sistema industriale e la Cultura del Progetto: un nuovo modo di pensare la materia, le sue forme, i suoi cicli vitali. “Progettare per la contemporaneità pone problemi di ruolo e di metodo: superate le illusioni del Modernismo, ci resta oggi l’idea di un progetto riformatore di design come modificazione continua del contemporaneo, un progetto che si carica di senso solo all’interno di un più vasto contesto sociale e acquista valore attraverso il dispiegarsi disciplinare nelle sue applicazioni concrete”. Commenta il presidente Adi Luciano Galimberti. “Scienza e tecnologia hanno oggi bisogno di nuove domande per poter elaborare nuove risposte orientate ai valori del progresso sociale. Solo una disciplina consapevole che il progetto di design non può limitarsi a prudente misura della distanza dagli obiettivi, ci aiuterà a capire i caratteri dinamici che la modificazione continua del contemporaneo impone.” Oltreplastica non celebra né condanna la plastica: ne indaga piuttosto la metamorfosi. Da simbolo del progresso moderno e della produzione di massa, materia leggera, versatile, accessibile, la plastica si trova oggi al centro di una ridefinizione radicale, nella quale design e scienza dei materiali agiscono insieme per riscriverne il destino. Attraverso una costellazione di prodotti, materiali e processi pionieri, la mostra racconta un percorso ancora in itinere, fatto di sperimentazioni concrete e invenzioni di progetto che testimoniano la possibilità di una plastica responsabile, capace di superare i limiti della propria origine. Il racconto si apre con un richiamo alle origini, quando i primi polimeri sintetici divennero materia dell’innovazione e del sogno moderno, con la sezione “La plastica degli inizi”. Cinque plastiche iconiche – poliuretano, resina poliuretanica, polietilene, polipropilene, acrilonitrile butadiene stirene, SAN stirene acrilonitrile – rievocate attraverso altrettanti oggetti premiati con il Compasso d’Oro tra il 1954 e il 2004, tracce tangibili di un’epoca in cui la plastica era “la materia dell’invenzione” per eccellenza. Da questa premessa storica si dipana una classificazione delle plastiche contemporanee, articolata in cinque profili di trasformazione e circolarità: rivitalizzata, la plastica che rinasce dal riciclo chimico e meccanico; a massa bilanciata, derivata da materie prime alternative; bio-based, prodotta da fonti biologiche rinnovabili; rigenerata, ottenuta da scarti e residui organici, biofabbricata, creata da organismi e cellule viventi. Cinque sezioni dove la materia non è più un’entità inerte, ma un campo di relazioni tra tecnologia, biologia e progetto. Collocando la lettura del cambiamento nella realtà concreta della produzione, Oltreplastica restituisce un panorama di imprese, ricercatori e designer che interpretano la materia come agente attivo di trasformazione. Il design emerge qui come pratica evolutiva, capace di generare bellezza a partire dallo scarto, di ridefinire gli standard estetici, di prefigurare un futuro in cui la plastica, pur restando plastica, diventa “plausibile” dal punto di vista ambientale, tecnico e culturale. Questo processo è inarrestabile: si muove in modo organico e rapido, attraversando scienza, industria, società e immaginario. Un’evoluzione che non riguarda soltanto i materiali, ma la nostra stessa idea di contemporaneità. La mostra è realizzata con il supporto di Eni, Main Partner.