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Le orche si alleano con i delfini? La nuova 'strategia' nella caccia ai salmoni

(Adnkronos) - C'è una nuova alleanza negli oceani. Secondo un nuovo studio, i delfini avrebbero cominciato a 'lavorare' con le orche per cacciare il salmone. È quanto i ricercatori hanno notato a largo delle coste della British Columbia, nell'oceano Pacifico che tocca ...

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Radical Storage, deposito bagagli intelligente fa parte dell'esperienza di viaggio

(Adnkronos) - Un 2025 da record per Radical Storage, la piattaforma che consente a chi viaggia di trovare e prenotare online uno spazio sicuro dove lasciare le valigie, per qualche ora o per l’intera giornata, in modo semplice e tracciabile. Negli ultimi 12 mesi ...

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Rifiuti, Carnimeo (Ecopneus): "Pneumatici fuori uso pilastro della filiera del riciclo"

(Adnkronos) - “Della filiera del riciclo, quello degli pneumatici fuori uso (Pfu) è un pilastro fondamentale: è un motore di innovazione e competitività che genera benefici economici e ambientali tangibili per l’intero sistema Paese”. Così Giuseppina ...

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Le orche si alleano con i delfini? La nuova 'strategia' nella caccia ai salmoni

(Adnkronos) - C'è una nuova alleanza negli oceani. Secondo un nuovo studio, i delfini avrebbero cominciato a 'lavorare' con le orche per cacciare il salmone. È quanto i ricercatori hanno notato a largo delle coste della British Columbia, nell'oceano Pacifico che tocca la parte ovest del Canada. Tra le due specie sarebbe nato quindi un vero e proprio rapporto di cooperazione, che non sarebbe frutto di incontri casuali. Una ricerca pubblicata sulla rivista Scientific Reports infatti, dimostra le interazioni tra le orche del nord, anche conosciute come orche assassine, e i delfini dal fianco bianco, specie tipica del Pacifico. La documentazione comprende video fatti con droni, registrazioni acustiche e riprese subacque, che avrebbero portato gli scienziati a concludere che orche e delfini abbiano cominciato a lavorare in squadra: "Queste orche sono specializzate nella caccia al salmone e sono estremamente abili. Eppure hanno iniziato a seguire i delfini, come fossero i loro leader", ha detto Sarah Fortune, scienziata marina presso la Dalhousie University e autrice principale della ricerca. Per le orche, al vertice della catena alimentare, il salmone reale è alimento principale, mentre per i delfini sono troppo grandi, visto che possono raggiungere il metro di lunghezza, e si nutrono soprattutto di aringhe. I video mostrano i delfini fungere da 'esploratori', seguiti a ruota dalle orche. Quando quest'ultime riescono a catturare le prede, i delfini si nutrono degli avanzi e le stesse orche, di solito molto protettive verso il cibo appena cacciato, non ne sembrano infastidite. Da qui sono nate diverse teorie. Una suggeriva che i delfini cercassero soltanto la protezione delle orche del nord, che non cacciano i delfini, a differenza di quelle di Bigg, che condividono le stesse acque. Le due specie di orche si evita a vicenda e questo garantirebbe la sicurezza dei delfini. Un'altra teoria riguardava quello che viene chiamato "cleptoparassitismo", ovvero il furto di resti di cibo da parte di una diversa specie di animali. "Se i delfini fossero parassiti, lì solo per un pasto gratuito, le orche potrebbero comportarsi in modo aggressivo nei loro confronti per indurli ad andarsene, oppure le orche stesse potrebbero andarsene e andare a nutrirsi nelle aree adiacenti. Ma non abbiamo riscontrato prove di comportamenti antagonistici tra le specie. E questo ci ha davvero sorpreso", ha spiegato Fortune. E così è rimasta l'ultima spiegazione, al centro della ricerca: le due specie hanno iniziato a collaborare. Una teoria che ha trovato conferma nell'osservazione delle interazioni tra le due specie: "Ci sarà qualcosa di vantaggioso sia per i delfini che per le orche. Ma Le orche che cacciano con i delfini finiscono per avere più successo nella ricerca del cibo rispetto a quelle che cacciano senza delfini?", si è chiesta Fortune. lo studio ha mostrato quindi un vero e proprio 'aggiornamento' nelle modalità di caccia, in particolare delle orche: "La maggior parte delle persone sa che le orche hanno una cultura forte e che sono una specie molto sociale con strategie di caccia specializzate", ha spiegato Fortune, "ma per quanto siano sociali, quando arriva il momento di cacciare e catturare salmoni, si trasformano in lupi solitari. Vederle cacciare in modo cooperativo con un'altra specie dimostra quanto siano adattabili al cambiamento e all'affinamento della loro strategia di caccia".

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Radical Storage, deposito bagagli intelligente fa parte dell'esperienza di viaggio

(Adnkronos) - Un 2025 da record per Radical Storage, la piattaforma che consente a chi viaggia di trovare e prenotare online uno spazio sicuro dove lasciare le valigie, per qualche ora o per l’intera giornata, in modo semplice e tracciabile. Negli ultimi 12 mesi l’azienda ha registrato una crescita del +100% rispetto allo scorso anno. A trainare l’aumento dei flussi sicuramente il Giubileo di Roma e l’ottima stagione estiva, ma in questo momento anche il grande successo dei mercatini di Natale, gli eventi culturali e un turismo di visita più concentrato, in cui l’esperienza si consuma in uno o due giorni. "I numeri - spiega Alessandro Seina, ceo di Leanteam, la startup che ha dato vita al progetto Radical Storage - parlano chiaro. Nel mese di novembre 2025, Bolzano ha registrato un incremento delle richieste del +61% rispetto al 2024, mentre Trento sale addirittura al +85%. Performance straordinaria per Lucca, dove - complice il Lucca Comics - le prenotazioni di deposito bagagli sono più che raddoppiate (+110%). Ottimi risultati anche all’estero con Parigi che fa un +141% e Londra +126%". La crescita di questo business non è solo quantitativa, ma culturale. Il deposito bagagli - per anni un servizio marginale o relegato alle stazioni - è diventato oggi un tassello chiave della 'libertà di movimento' del turista moderno, sempre più attento all’ottimizzazione del tempo di visita. "I nostri risultati - fa notare Stefano Manzi, country manager Italia di Radical Storage - dimostrano come il deposito bagagli non sia più un’esigenza occasionale, ma un elemento entrato stabilmente nella routine di viaggio. Soprattutto nei centri piccoli e mediamente affollati, dove la visita dura poco e ogni ora è preziosa, i viaggiatori non accettano più di girare con le valigie. Vogliono muoversi, esplorare, vivere la città senza pensieri". Radical Storage ha costruito una rete capillare composta da bar, negozi, hotel e attività commerciali che offrono ai viaggiatori uno spazio sicuro per lasciare i bagagli, generando al contempo traffico aggiuntivo e nuove opportunità di business. "I nostri partner locali - aggiunge Manzi - sono il cuore del progetto. Ogni bagaglio consegnato può diventare un potenziale cliente per il territorio. E' la sharing economy che funziona perché fa vincere tutti: viaggiatori, attività locali e città che si rendono più accoglienti". Il turismo del 2025 si sta giocando molto sulla qualità dell’esperienza e sulla gestione del tempo. L’ultimo miglio, quello tra check-in e check-out, è oggi un segmento strategico che incide sulla percezione complessiva del viaggio. Radical Storage - attiva in oltre 1.500 destinazioni nel mondo con più di 10.000 punti deposito - continua a crescere proprio in questa direzione, consolidando un servizio digitale che risolve un’esigenza semplice, concreta e universale. "Il deposito bagagli è ormai parte integrante del customer journey del turista. Chi viaggia oggi vuole un servizio immediato, prenotabile da smartphone, vicino ai luoghi di interesse. E noi continueremo a investire per digitalizzare e rendere più efficiente questo momento del viaggio, in Italia e nel mondo", conclude Seina.

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Rifiuti, Carnimeo (Ecopneus): "Pneumatici fuori uso pilastro della filiera del riciclo"

(Adnkronos) - “Della filiera del riciclo, quello degli pneumatici fuori uso (Pfu) è un pilastro fondamentale: è un motore di innovazione e competitività che genera benefici economici e ambientali tangibili per l’intero sistema Paese”. Così Giuseppina Carnimeo, direttore generale di Ecopneus, all’Adnkronos mentre è in corso oggi a Milano la Conferenza Nazionale sul Riciclo. La conferma arriva dai numeri. “Da gennaio a fine novembre 2025, Ecopneus, società senza scopo di lucro per il tracciamento, la raccolta, il trattamento e il recupero dei Pneumatici Fuori Uso, costituita dai principali produttori di pneumatici operanti in Italia ha gestito oltre 180mila tonnellate di Pfu. Un risultato pienamente in linea per superare entro la fine dell’anno il target di legge del 20%, rispondendo così alla richiesta di extra raccolta formulata dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. È un traguardo che conferma la capacità di Ecopneus di operare con responsabilità, efficienza e flessibilità, mettendo sempre al centro la tutela ambientale e l’interesse collettivo”, spiega Carnimeo ricordando che, in termini di benefici tangibili, “l’attività promossa da Ecopneus permette di evitare, ogni anno, circa 95mila tonnellate di CO2 e di generare un beneficio economico stimato in quasi 75 milioni di euro”. Guardando al futuro, “le sfide che il sistema dei Pfu si trova ad affrontare si manifestano a più livelli, data la complessità della filiera, e riguardano: la frammentazione del panorama degli attori coinvolti, le coperture territoriali disomogenee e l’ingresso illegale sul mercato di una quota di pneumatici che eludono il versamento del contributo ambientale”. Per il dg di Ecopneus, si tratta di “un punto importante: ridurre il numero di operatori significherebbe favorire una concorrenza sana, assicurando al contempo una massa critica sufficiente per gestire i Pfu in modo efficace, con standard uniformi su tutto il territorio nazionale. Contrastare il fenomeno del nero e aumentare l’efficienza organizzativa sono passi chiave per rendere la filiera più equa, sostenibile ed efficace”. Inoltre, “serve una razionalizzazione del sistema, per garantire uniformità di operatività e maggiore trasparenza. In questo senso, l’avvio del Renap - il Registro nazionale dei produttori istituito dal Mase - potrà contribuire in questa direzione”. Da considerare, poi, anche “la grande sfida di aprire nuovi mercati per la gomma riciclata e quella di una profonda sensibilizzazione culturale: dobbiamo far comprendere che un Pfu non è un prodotto da smaltire, ma una risorsa strategica da valorizzare. Ecopneus, in collaborazione con università, amministrazioni e partner industriali, è in prima linea per superare queste sfide e rendere la circolarità una realtà diffusa e riconosciuta da tutti”. La gomma riciclata da Pfu può essere, infatti, impiegata in numerosi settori (applicazioni sportive, rigenerazione urbana, asfalti, isolanti acustici, ecc...). Con gli asfalti modificati grazie all'utilizzo del polverino di gomma riciclata “stiamo costruendo un'infrastruttura stradale più resiliente, sicura e silenziosa che, ad oggi, è una realtà presente su oltre 900 km di strade in Italia. L’utilizzo della gomma non solo garantisce una durata di 2-3 volte superiore all’asfalto tradizionale, riducendo significativamente i costi di manutenzione per le Pubbliche Amministrazioni, ma migliora anche la qualità della vita delle persone, diminuendo l'inquinamento acustico. È una soluzione matura e all'avanguardia che combina durabilità, sicurezza e sostenibilità ambientale: un vero investimento per il Paese”.

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