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(Adnkronos) - In Italia gli ottici abilitati attivi nella filiera sono 21.500: 19.500 nel retail specializzato e 2.000 nelle altre imprese. Nella sola Lombardia gli ottici sono 2148 (Registro Imprese), a Milano 1074. Le professioni dell’ottico e dell’ottico optometrista sono molto richieste in un mercato come quello italiano che, solo per quanto riguarda l’occhialeria, ha una produzione del valore di 5,53 miliardi di euro (2023, dati Anfao). La filiera italiana dell’ottica ha un valore complessivo di 9.23 miliardi di euro. Questi sono i numeri di scenario studiati e analizzati da Istituto Zaccagnini, scuola per ottici e optometristi, con sedi principali a Bologna e Milano e corsi di specializzazione a Venezia e Torino, che ha inaugurato l’anno accademico 2024-2025 organizzando, nella cornice della sede milanese in via Crespi, una mattinata di dialogo dal titolo 'Ottici e optometristi nell’Italia che cambia' per confrontarsi sul presente e il futuro dell’istruzione professionale nel settore dell’ottica. A partire da dati nazionali e di settore sull’istruzione professionale in ottica e optometria e sul modello didattico di Istituto Zaccagnini si è dibattuto sul ruolo che ottici e optometristi svolgono e potrebbero svolgere grazie ad una migliore collaborazione ed integrazione con la classe medica, oculisti in primis, per garantire un’adeguata visione e contribuire alla cura e salute degli occhi a tutti i cittadini italiani. In Italia sette sono i corsi di laurea triennale in Ottica e Optometria (dopo la laurea triennale è necessario prendere l’abilitazione) e sono a Torino, Milano, Padova, Firenze, Roma3, Napoli, Lecce. Per diventare ottico è anche possibile studiare presso un Istituto professionale post diploma, presso il quale si ottiene, dopo un biennio di studi, l’abilitazione. Secondo il Consorzio Interuniversitario Alma Laurea, il numero dei laureati dal 2018 al 2022 è sceso del 46,7%. Nel 2018 i sette atenei hanno proclamato 250 laureati in Ottica e Optometria, mentre nel 2022, i medesimi sette atenei ne hanno proclamati 128. Anche se non vi sono dati ufficiali, nel comparto si stima che il sistema scolastico nazionale abiliti ogni anno circa 650-700 ottici, compresi i privatisti ed i candidati laureati in O.O. Il percorso universitario, va detto, non completa del tutto il curriculum di chi vuole diventare ottico, perché dopo la laurea è necessario comunque sostenere l’esame di stato. Il numero, secondo gli addetti del settore, è insufficiente a coprire la domanda della filiera. La laurea in Ottica e Optometria - fonte Consorzio Interuniversitario Alma Laurea - vede un bassissimo tasso di disoccupazione, un sicuro ingresso nel mondo del lavoro, retribuzioni nazionali in aumento. Un giovane neodiplomato, assunto in un negozio di ottica, viene inquadrato al terzo livello del commercio con una RAL non inferiore ai 25.000 euro e ha diverse possibilità di carriera. Un dettaglio da rilevare: nel settore non ci sono differenze di remunerazione tra donne e uomini. A fronte di questo scenario, molte domande restano aperte. Dal 2021, con il decreto legge 2018 n. 42 che ha riformato il profilo dell’ottico, sono effettive - a livello nazionale - le norme che stabiliscono il nuovo percorso formativo di questa figura professionale. Gli studenti che avranno completato il biennio e il quinquennio per l’abilitazione alla professione di ottico dovranno avere una formazione avanzata, orientata ad assistere, consigliare il cliente sui prodotti migliori per la correzione del difetto visivo, ma non solo. Il 'nuovo' ottico, come da decreto, è chiamato anche a 'Effettuare, con adeguate tecnologie e nei casi consentiti dalla normativa vigente, l’esame delle abilità visive e della capacità visiva binoculare in relazione alla progettazione e all’assemblaggio degli ausili ottici necessari, segnalando all’attenzione medica eventuali condizioni del cliente che indichino anomalie degli occhi e della salute' (Competenza numero 3, Allegato M, Decreto interministeriale 92, 24 maggio 2018). Nasce così il profilo di uno specialista che deve segnalare al medico eventuali situazioni di allerta, facendo così da prima barriera di controllo e difesa della visione e della salute dell’occhio. Il mercato richiede ottici e optometristi sempre più formati per rispondere al bisogno di servizi oftalmici di una popolazione ametrope che invecchia e pertanto ha una crescente necessità di assistenza e riferimenti facili da raggiungere. Due dati: entro il 2050 la proporzione di anziani tenderà a raddoppiare, passando dall'11% al 22% della popolazione totale; l'indice di vecchiaia (calcolato come rapporto tra over 65 e under 15), sintetizza al meglio l'invecchiamento della popolazione e, nel 2022, risultava pari a 188, ad indicare che vi sono circa 1,88 anziani per ogni giovane. Osserva Giorgio Righetti, direttore di Istituto Zaccagnini: “Nel difficile quadro economico nazionale, è necessario valorizzare una professione con sbocchi professionali sicuri che svolge un ruolo determinante nel contesto attuale in cui il bisogno di salute cresce - e continua - Credo che nell’ottica si vedano le conseguenze di una mancata sensibilità sistemica nei confronti dell’istruzione professionale. Di fatto, l’offerta scolastica italiana non risponde ai bisogni degli studenti, che spesso abbandonano gli studi, e della filiera, che richiede competenze avanzate. Noi di Istituto Zaccagnini abbiamo, negli anni, rinnovato la didattica e la tecnologia e abbiamo mantenuto stabili i nostri risultati: il 97% dei Diplomati IBZ trova un lavoro o una collocazione qualificata e stabile in meno di sei mesi. Nell’iniziare un nuovo anno di studi, in Istituto Zaccagnini siamo soddisfatti dei nostri risultati, ma siamo anche convinti che serve una riflessione sul presente e sul futuro dell’istruzione professionale dell’ottica”. L’Istituto Zaccagnini diploma quasi il 70% degli ottici richiesti dal mercato regionale e oltre il 20% delle richieste nazionali. L’Istituto Zaccagnini, fondato a Bologna nel 1977 e a Milano dal 2018, con i Corsi di specializzazione in Optometria a Torino e Venezia, ha in media ogni anno 600 studenti, italiani e stranieri. Presso Istituto Zaccagnini, nell’anno scolastico 2023/2024, gli studenti che hanno conseguito l’Abilitazione di Ottico (ai sensi dell’art. 140 del Testo Unico, Regio Decreto n. 1265 del 1934) sono stati 166 e gli Ottici abilitati che hanno concluso i Corsi di Specializzazione di Optometria 100. Un punto di forza in Istituto Zaccagnini è una didattica avanzata, che si fonda sull’integrazione tra le lezioni in presenza, attività di laboratorio, con strumentazione avanzata, ed una piattaforma digitale che offre dirette streaming e in differita, short lesson e video preparativi per gli esami, tutoring on line. Nel corso della mattinata, rappresentanti delle Istituzioni e della filiera si sono confrontati sulla figura dell’ottica e sul ruolo che questa professione può svolgere anche in ambito sanitario. "Il tema delle competenze e della formazione per Regione Lombardia - ha detto Simona Tironi, assessore all’Istruzione, Formazione, Lavoro, Regione Lombardia - è centrale, soprattutto nel momento attuale di evoluzione del mercato del lavoro. In Regione, abbiamo un Osservatorio privilegiato dal quale osserviamo quanto il profilo professionale dell’ottico e dell’optometrista sia richiesto. Corsi sempre più aggiornati permettono ai futuri ottici di acquisire competenze complementari e di imparare a guidare tecnologie moderne e innovative per una professionale oggi sempre più di rilievo per il sistema Paese". Per Marco Bestetti, Consigliere, vice presidente della commissione Speciale Autonomia e riordino autonomie locali, Regione Lombardia: "Il mercato del lavoro è in trasformazione, la ricerca degli ottici è alta. Determinante è l’alleanza tra formazione, industria e ricerca. Regione Lombardia è sensibile al settore dell’ottica e dell’oculista, sia in ambito formativo per preparare professionisti formati e competenti che possano lavorare nell’industria, sia in ambito sanitario. La prevenzione è importante. Curare la salute dell’occhio consente anche di risparmiare risorse pubbliche e private". Andrea Afragoli, Presidente nazionale della Federottica, Federazione Nazionale Ottici Optometristi ha chiarito che "il settore dell’ottica ha delle potenzialità ancora inespresse che, grazie al ruolo della formazione, andremo nei prossimi anni ad esplorare". "Il mondo dell’ottica - ha spiegato Massimo Barberis, vice presidente Anfao con delega al Mercato Interno, rapporti con il retail e la classe medica e presidente del Gruppo Lenti - ha una responsabilità sociale. Formare i giovani è importante per la filiera, non è semplice per l’industria trovare le figure competenti e la scuola ha un ruolo determinante nello sviluppare capacità e competenz". Danilo Mazzacane, segretario Goal e vicepresidente Commissione Difesa Vista, ha aggiunto: "I giovani sono una finestra sul futuro. La figura dell’ottica merita di essere valorizzata, è fondamentale formare professionisti che possano curare la capacità e, insieme, la funzione visiva, anche in un’ottica di prevenzione per i cittadini". Nicoletta Losi, ex studentessa dell’Istituto, professional education and development director France Italy Iberia and Ema key account Johnson&Johnson, Euromcontact president ha affermato: "Gli sbocchi lavorativi per i futuri ottici oggi sono molteplici. Diplomarsi in ottica e optometria consente di lavorare non solo in un negozio ma permette anche di seguire carriere diverse e importanti nelle industrie del settore". Lucrezia Gilardoni, direttrice dell’Istituto Zaccagnini, sede di Milano, ha detto: "Questa città gioca un ruolo centrale nella nostra strategia. E' il centro nevralgico della filiera ottica italiana, sede di aziende farmaceutiche, produttori di lenti e montature, distributori ottici e designer di fama internazionale. Desideriamo formare professionisti che non siano solo tecnicamente preparati, ma anche consapevoli del loro ruolo strategico all’interno di questo ecosistema".
(Adnkronos) - Acquisire un nuovo cliente può costare da cinque a venticinque volte di più rispetto a trattenerne uno già esistente. Inoltre, aumentare la fedeltà della clientela del 5% può far crescere i profitti di un'azienda dal 25% al 95% (Fonte: Harvard Business Review). Questi dati sottolineano l'importanza della customer retention, ovvero l'insieme di attività volte a mantenere i clienti attuali. La ritenzione dei clienti è il dato più importante che possiede un’azienda e un requisito fondamentale per garantirle una stabilità duratura". Lo dice all'Adnkronos/Labitalia l'esperto Alberto Frisoni, ceo di Sales process Italia. "Non sono gli utili o i Kpi di marketing - precisa - i principali indicatori, ma quanti clienti ogni anno continuano a rimanere fedeli. Nessuna campagna pubblicitaria o di acquisizione potrà mai compensare una perdita significativa di clienti. Se la maggior parte se ne va, l'economia aziendale non potrà mai funzionare. Acquisire un nuovo cliente costa sempre di più rispetto a consolidare i rapporti con uno già esistente”. “Fidelizzare i clienti - sottolinea Alberto Frisoni - rappresenta anche un vantaggio strategico per attrarre nuovi consumatori. I clienti soddisfatti e fedeli, infatti, diventano ambasciatori del brand, promuovendolo attraverso il passaparola positivo. Questo meccanismo naturale, supportato da relazioni durature e di fiducia, permette di ridurre i costi di acquisizione e migliorare la redditività complessiva dell'azienda”. “E' chiaro dunque che convertire i lead in acquirenti non è sufficiente per garantire la sostenibilità e la redditività aziendale comprendere, invece, le esigenze dei clienti e offrire loro soluzioni di valore è essenziale per creare relazioni durature ed avere clienti soddisfatti. Al contrario, puntare su offerte a basso prezzo è una strategia inefficace nel lungo termine. Vendere non si limita a competere sul prezzo, ciò che conta è il valore aggiunto che possiamo offrire: che si tratti di servizi extra, accessori o di un'attenzione personalizzata, questi elementi ci consentono di mantenere i prezzi più alti senza compromettere la competitività, rafforzando al contempo il legame con i nostri clienti. L’obiettivo di una sana strategia aziendale deve essere quello di vendere di più a margini più alti”, conclude Frisoni.
(Adnkronos) - “Si parla molto delle aziende di Stato un po’ meno delle multiutility ma le multiutility sono quelle che investono in Italia, nei comuni e nei territori, non in Africa o in Sudamerica, e sono quelle che impiegano 300 mila persone. Quindi, che c’è spazio per tutte, per le grandi, per le piccole, ma le multiutility sono una delle cinghie di trasmissione dell’economia reale”. Così il presidente di Iren, Luca Dal Fabbro, intervenendo ad un incontro nell’ambito dell’assemblea annuale di Anci in corso a Torino. “Credo che il sistema delle multiutility in Italia possa essere utile per lo sviluppo dell’energia e dei servizi sostenibili nei Comuni. Le utility italiane hanno circa 300 miliardi di euro in fatturato annuo, coprono il 15% del Pil”, ha aggiunto Dal Fabbro dicendosi convinto che “il futuro sia sempre più della partnership pubblico-privato". "Penso - ha spiegato - una delle soluzioni che possiamo sviluppare insieme con i comuni e con le istituzioni siano i partenariati pubblici -privati in tutte le attività che insistono nei servizi pubblici, acqua, energia, ambiente”. "Per fare questo bisogna fare anche un po’ di formazione alle multiutility, alle aziende che lavorano in questo settore, ai comuni e alle istituzioni perché oggi la legge ci permette di fare operazioni virtuose a beneficio del cittadino e delle aziende unendo le competenze pubblico privato e questo lo si fa liberando finanza, oggi l’economia ia supporta questo tipo di progetti, quindi il problema non è trovare il denaro ma quelle strutture più trasparenti e virtuose possibili che dimostrano di dare un beneficio ai cittadini”, ha concluso.