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(Adnkronos) - Alla tappa di Castelnuovo ne' Monti (Reggio Emilia) del Giro d'Italia, nell'ambito della campagna di sensibilizzazione sulla conoscenza e prevenzione del tumore uroteliale 'Non girarci intorno' di Merck, un'instant survey condotta su un campione di circa 170 persone ha offerto uno spaccato significativo sulla consapevolezza legata al tumore alla vescica. Ben 3 intervistati su 4 hanno dichiarato di conoscere la malattia, e il 63% ha individuato correttamente la presenza di sangue nelle urine come principale campanello d'allarme. E' risultata molto alta anche la consapevolezza dei fattori di rischio: l'80% sa che il fumo rappresenta una causa rilevante nello sviluppo del tumore. Tuttavia, emerge un dato preoccupante: più della metà degli intervistati non ha mai affrontato il tema della prevenzione oncologica con il proprio medico. Per questo - si legge in una nota - è essenziale intensificare l'attività informativa per favorire una maggiore sensibilità sul tema nella popolazione. Un segnale incoraggiante, però, arriva dal fatto che oltre il 50% del campione riconosce il valore delle associazioni di pazienti nel diffondere conoscenze e orientamenti utili sulle malattie oncologiche, confermandone il ruolo centrale nei percorsi di prevenzione e supporto. "Oggi il cancro è tra le malattie croniche la più curabile e prevenibile - afferma Carmine Pinto, coordinatore della Rete oncologia ed emato-oncologica Emilia Romagna - A differenza di molte patologie degenerative, come quelle del sistema nervoso centrale, per il cancro abbiamo terapie efficaci e possibilità concrete di prevenzione. Il primo passo uno stile di vita sano: non fumare, evitare l'abuso di alcol, mantenere un peso adeguato, seguire una dieta equilibrata e praticare attività fisica. Questi comportamenti riducono in modo significativo il rischio, ma è fondamentale anche aderire ai programmi di screening nazionali: mammella, cervice uterina e colon-retto. Questi strumenti - evidenzia - permettono di diagnosticare precocemente o addirittura di intercettare i precursori dei tumori, aumentando le possibilità di cura e guarigione". Ma "tutto questo - prosegue lo specialista - deve essere gestito da un sistema organizzato, come le reti oncologiche regionali, dove si parte dalla prevenzione primaria, dagli screening, alla diagnostica più avanzata - pensiamo a quello che può fare oggi la medicina nucleare e la biologia molecolare - alle cure più" efficaci. "Ma non solo, pensiamo anche alla riabilitazione, al follow-up a lungo termine dei pazienti guariti da tumore o con malattia 'cronicizzata'. Per quanto riguarda la terapia medica stiamo assistendo a un cambiamento epocale. Siamo passati dalla chemioterapia e dall'ormonoterapia a farmaci a target molecolari, all'immunoterapia con checkpoint inibitori, all'introduzione di anticorpi coniugati e radioligandi". Attualmente, "tra i 3,5 e i 4 milioni di italiani vivono dopo una diagnosi di cancro - ricorda Pinto - e a loro dobbiamo garantire qualità di vita, reinserimento sociale e lavorativo, diritto all'oblio oncologico. Chi ha avuto una esperienza di malattia oncologica deve poter condurre una vita normale, dopo di essa. E chi ha ricevuto una diagnosi di cancro deve poter essere curato nel modo più adeguato ed appropriato". In Emilia Romagna la Rete oncologica ed emato-oncologica regionale ha proprio come obiettivo dare valore a tutte le strutture sanitarie in continuità tra ospedali, Irccs, università e territori, in un processo che è assistenziale, ma anche di introduzione delle innovazioni e sviluppo della ricerca. "Questa - sottolinea Pinto - è una regione che ha la più alta copertura degli screening a livello nazionale. Abbiamo la più alta sopravvivenza a 5 anni per tutti i tumori dalla diagnosi (68% contro la media nazionale del 63%) e abbiamo la possibilità di cure avanzate distribuite sull'intero territorio regionale. E' la prova che un sistema sanitario pubblico condiviso, integrato e governato può funzionare e garantire il diritto di accesso alle migliori cure per tutti i cittadini". Il tumore della vescica è il secondo tumore urologico più comune dopo quello alla prostata. In Italia nel 2024 sono stati diagnosticati 31.016 casi. E' più frequente tra i 60 e i 70 anni e si manifesta circa 4 volte più negli uomini che nelle donne. "Il nostro obiettivo è quello di contribuire a costruire una cultura della prevenzione che coinvolga tutti, dai cittadini ai professionisti sanitari - dichiara Ramón Palou de Comasema, presidente e amministratore delegato Healthcare di Merck Italia - Con il progetto 'Non girarci intorno' vogliamo portare questo messaggio di conoscenza e attenzione ai sintomi della patologia in un contesto di grande visibilità come il Giro d'Italia, perché nella sfida ai tumori una diagnosi precoce può fare davvero la differenza. Si tratta di uno sforzo di comunicazione senza precedenti, che conferma il nostro impegno in ambito oncologico con un approccio a 360 gradi: non ci limitiamo infatti allo sviluppo e all'offerta di soluzioni terapeutiche all’avanguardia, ma andiamo 'oltre il farmaco' con iniziative di prevenzione e sensibilizzazione. Facciamo ciò coinvolgendo tutti gli attori del sistema salute (medici e società scientifiche, associazioni di pazienti e istituzioni), e sperimentando formati e canali sempre diversi, per raggiungere il maggior numero di persone possibile". La campagna 'Non girarci intorno' è patrocinata da Fiaso, Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere; Simg, Società italiana dei medici di medicina generale e delle cure primarie; Siuro, Società italiana di uro-oncologia e associazione Palinuro, Pazienti liberi dalle neoplasie uroteliali.
(Adnkronos) - Un riconoscimento e il coinvolgimento di giovani talenti di Venosa (Potenza), Borgo tra i 'Più Belli d’Italia' e paese simbolo dell’Aglianico del Vulture, il vino di punta della Basilicata, prodotto con le uve coltivate alle pendici del Vulture, territorio d’origine vulcanica. Sono tre gli studenti a cui è stato assegnato il primo Premio di Progettazione 'Vini e Cantine', indetto da Cantina di Venosa in collaborazione con l’Istituto Tecnico Statale 'Flacco Battaglini'. Si chiamano: Angelica Pompa (prima classificata); Giorgia Iasi (seconda classificata); Nicole Paradiso (terza classificata); tutte del quinto anno del corso di studi di geometra. Tra i presenti (amici, studenti, genitori, insegnanti, viticoltori), sono intervenuti: il presidente di Cantina di Venosa, Francesco Perillo; l’assessore regionale all’Ambiente e alla Transizione Energetica, Laura Mongiello; il sindaco di Venosa, Francesco Mollica; Mimma Carlomagno, preside dell’Istituto Tecnico Superiore 'Flacco Battaglini' di Venosa e il professor Leonardo Rosa. Nel piano di lavoro gli studenti dovevano considerare diversi criteri di progettazione, tra cui: la sostenibilità della struttura progettata e dei materiali utilizzabili; la previsione di un utilizzo integrato di risorse energetiche pulite; soluzioni architettoniche a basso impatto ambientale; presenza di un vigneto nei dintorni; presenza di una sala degustazione e di un piccolo ristorante; presenza di alcune camere in b&b per l’accoglienza enoturistica; funzionalità e operatività dei processi produttivi. I 3 progetti vincitori, selezionati fra 12 proposte di altrettanti studenti, sono stati valutati da una giuria di esperti composta da insegnanti e professionisti operativi a Venosa: il professor Giuseppe Gammone; il professor Francesco Ludovico; l’ingegnere Egidio Comodo; l’architetto Antonio Savino; oltre al presidente di Cantina di Venosa e alla preside del 'Flacco Battaglini'. L’iniziativa è stata ideata dopo una visita didattica degli studenti nei locali di Cantina di Venosa. L’anno precedente, sotto la guida dell’insegnante di Costruzioni, Leonardo Rosa, i ragazzi del quinto anno si erano misurati con la progettazione di un 'paese albergo', immaginando il recupero di una frazione un po’ decadente del centro storico di Venosa, situata nei pressi della chiesa di San Rocco, dove sono presenti 12 ex case contadine, in gran parte non utilizzate, di privati e di proprietà ecclesiastica. Dopo la visita alla più importante cantina cooperativa della Basilicata (300 soci, 800 ettari di vigne, 2 milioni di bottiglie) è nata però l’idea di avvicinare la scuola al mondo del vino. I lavori premiati saranno esposti in cantina fino a giugno. “Abbiamo creato questa bella opportunità insieme alla scuola - sottolinea il presidente di Cantina di Venosa, Francesco Perillo - perché crediamo che dall’incontro con una realtà come la nostra possano nascere stimoli e interessi culturali tra i giovani, che potrebbero un giorno anche trasformarsi in una professione nel mondo del vino. La nostra cooperativa ha nel suo Dna la vicinanza e l’integrazione con il territorio, l’attenzione alla comunità locale, all’ambiente, al lavoro equamente retribuito. Anche attraverso queste iniziative intendiamo restituire ricchezza, servizi e cultura a Venosa e al Vulture. Siamo un’azienda etica ed eventi come il Premio 'Vini e Cantine' aggiungono nuovi risultati al nostro bilancio di sostenibilità”. Nel programma di sostenibilità economica, sociale e ambientale di Cantina di Venosa figurano infatti tra gli impegni anche l’innovazione e l’industrializzazione equa e responsabile e la promozione di un’educazione di qualità e inclusiva per tutti. Il sindaco del Comune di Venosa, Francesco Mollica, ha dichiarato: “Progetti come questi sono molto importanti per una città come Venosa, che ha un’economia legata al vino. Le idee dei giovani anche attraverso questi concorsi possono dare davvero impulso allo sviluppo del territorio. L’economia del vino ha retto per generazioni, per cui potremmo immaginare un futuro importante non solo per i soci ma anche per chi lo commercializza in maniera qualificata. Un plauso va a chi ha organizzato il concorso”. Per l’assessore regionale all’Ambiente e transizione ecologica, Laura Mongiello, “la sinergia tra la scuola, le Istituzioni e il mondo delle imprese è davvero importante per stimolare i giovani a rimanere sul territorio per le potenzialità che ci sono, come sul tema della transizione energetica". "La Regione Basilicata sta mettendo in campo diverse misure e progetti sul fotovoltaico, sull’eolico e sulle fonti rinnovabili. Il 90% dell’energia che la Basilicata produce arriva da fonti rinnovabili ed entro il 2030 supereremo gli obiettivi che l’Unione Europea richiede. Continueremo a lavorare al fine di formare giovani professionisti che possano essere impiegati nelle nuove filiere, come quelle dell’Hydrogen Valley sviluppata in collaborazione con l’Enea”, ha aggiunto. “Sono studenti del V anno dell’Indirizzo Ambiente Territorio del nostro istituto - ha spiegato la dirigente scolastica, Mimma Carlomagno - che attraverso questo progetto hanno avuto la possibilità di mettersi in discussione, sia in vista dell’esame di maturità ma anche per un banco di prova rispetto alla vita professionale o di studio che li attende da qui a poco. Noi ci auguriamo che diventino i professionisti di domani preparati e pronti per le sfide del futuro. Dobbiamo ringraziare la Cantina di Venosa che è stata partner di questo progetto e per aver creato una forte sinergia tra la scuola, l'impresa e il territorio”.
(Adnkronos) - "Non possono esistere differenziazioni sociali nell’accesso all’energia perché esse creano rottura. Stiamo andando sulla buona strada, le grandi imprese sono molto avanzate, credo l’obiettivo si raggiungerà in tempi abbastanza brevi". Ad affermarlo è Claudio Granata, presidente di Road - Rome Advanced District – e direttore Stakeholder Relations & Services di Eni, a margine della presentazione, presso il Gazometro Ostiense di Roma, di Respiro, dispositivo indossabile di monitoraggio della qualità dell’aria. "Road è uno spazio tecnologico a disposizione delle società che aderiscono alla rete, e che desiderano focalizzarsi su alcuni temi strategici come la mobilità, ma anche una piattaforma per far dialogare tra loro pubblico e privato . In futuro vogliamo creare progetti congiunti che possano accelerare le attività di ricerca a partire dalla sicurezza degli impianti e delle persone. Tenere insieme questi due aspetti è fondamentale, non possiamo consentire ad alcuna tecnologia di poter essere, un giorno, dannosa per l’uomo", aggiunge.