INFORMAZIONIRegione Lombardia Pubblica Amministrazione Locale Ruolo: Titolare di PO Area organizzazione e formazione Area: Human Resource Management Giuseppe Albeggiani |
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(Adnkronos) - L'ex biatleta tedesca Laura Dahlmeier, due volte campionessa olimpica, è morta in un incidente alpinistico sui monti del Karakorum in Pakistan. Lo ha riferito il suo rappresentante alla dpa. L'atleta 31enne è stata colpita da una frana lunedì sul Laila Peak, a un'altitudine di circa 5.700 metri. Il suo compagno di cordata ha immediatamente chiamato i soccorsi al verificarsi dell'incidente, avviando immediatamente un'operazione di soccorso. Martedì, un elicottero ha sorvolato il luogo dell'incidente e non ha rilevato segni di vita. Secondo la descrizione della gravità delle ferite da parte del suo compagno di cordata, si presume che Dahlmeier sia morta sul colpo. Al momento, non è possibile recuperare il corpo a causa dei rischi delle attuali condizioni, tra cui la caduta di massi e un cambiamento delle condizioni meteorologiche sul Laila Peak. "Era espresso desiderio scritto di Laura Dahlmeier che, in un caso come questo, nessuno rischiasse la vita per salvarla", ha riferito il suo rappresentante. "Il suo desiderio era che, in tal caso, il suo corpo rimanesse sulla montagna. Questo è anche il desiderio della sua famiglia, che chiede espressamente che l'ultima volontà di Laura venga rispettata". "Diamo l'addio a una grande persona", ha annunciato la famiglia, ringraziando i soccorritori. "Laura, con la sua natura calorosa e schietta, ha arricchito la nostra vita e quella di molti altri. Ci ha insegnato con l'esempio che vale la pena lottare per i propri sogni e obiettivi, ed essere sempre fedeli a se stessi". Dahlmeier era una guida alpina e sciistica certificata dallo Stato e un membro attivo del soccorso alpino tedesco. Era considerata un'alpinista esperta e consapevole dei rischi. Ha vinto due medaglie d'oro olimpiche, sette titoli mondiali e la Coppa del Mondo generale in una brillante carriera nel biathlon, conclusasi nel 2019. Nel 2017 è stata nominata Sportiva tedesca dell'anno. Dopo il ritiro, ha continuato a dedicarsi a questo sport come commentatrice televisiva.
(Adnkronos) - In un'epoca in cui la progettazione architettonica è sempre più chiamata a rispondere a sfide ambientali, culturali e sociali, emerge con forza una nuova consapevolezza: la necessità di ritornare al contesto. Un approccio che non è solo sostenibile in senso ambientale, ma che valorizza la memoria dei luoghi, rafforza l’identità dei progetti e riafferma il ruolo del Made in Italy come cultura diffusa del fare, del sapere e dell’abitare. Tra i protagonisti di questa visione, due figure del panorama italiano, Bepi Povia e Nicola De Pellegrini, portano avanti pratiche progettuali capaci di legare paesaggio, storia e innovazione in modi complementari. Da un lato, il concetto di 'roots’ design' sviluppato da Povia affonda le radici nella relazione tra agricoltura e progetto. “Nel contesto delle mie passioni - spiega Bepi Povia - come l’agricoltura e in particolare la viticoltura, prendono forma i miei progetti di recupero di antichi Trulli e Masserie, perché sono luoghi nati e costruiti per esserne il supporto dove proprio il design è presente in modo indissolubile. Oggi queste architetture semplici e funzionali si trasformano per lo più in luoghi di esperienza per il viaggiatore, luoghi autentici, purché restino testimonianza del passato agricolo e del contesto storico in cui queste architetture sono state costruite”. “Oggi - continua Bepi Povia - riflettendo sullo stretto rapporto che ho con agricoltura e design, il collegamento è chiaro: il design crea oggetti riproducibili su larga scala, così come l'agricoltura si trasforma in prodotti per il mercato. Pensiamo ai vigneti, agli ulivi, agli aranceti e agli orti: sono tutti sostenuti da un progetto di riproducibilità, che li rende funzionali e li colloca perfettamente nel contesto in cui nascono e crescono, ma con un occhio al mercato nazionale o internazionale. L'agricoltura, quindi, non può prescindere dalla mano dell'uomo e dai suoi progetti; ecco perché il rapporto tra agricoltura e design appare intimo, inestinguibile, anche se, a prima vista, non facile da cogliere". Con questa premessa ogni progetto, per il designer italiano di interior e garden Bepi Povia, si ispira alla filosofia progettuale 'Roots', da lui sviluppata negli anni grazie all’esperienza, che pone al centro l’integrazione delle conoscenze del luogo, l’utilizzo di materiali locali e il recupero delle tecniche costruttive tradizionali. Un approccio che non solo salvaguarda il patrimonio culturale, ma promuove un’architettura sostenibile, armonica con il contesto naturale e storico, e capace di coinvolgere attivamente le comunità locali. Così, la realizzazione del recupero della Masseria AuraTerrae, firmato da Bepi Povia, è un esempio virtuoso di sostenibilità ambientale, sociale e culturale. Attraverso l’impiego di materiali locali e tecniche costruttive tradizionali, l’intervento ha ridotto l’impatto ecologico e valorizzato il territorio. A queste scelte si affiancano soluzioni innovative come sistemi per il riuso delle acque piovane, energie rinnovabili e gestione dei rifiuti organici. AuraTerrae è anche memoria e identità: ogni spazio, dalla chiesa agli orti, è stato recuperato con rispetto, preservando elementi storici originali, anche laddove non più funzionali. In questo contesto Bepi Povia ha voluto inserire i sofisticati arredi outdoor del marchio Talenti, in perfetta armonia con l’ambiente circostante. La struttura dispone infatti di molteplici spazi esterni con vedute indimenticabili dove la Collezione Panama firmata da Ludovica Serafini e Roberto Palomba per il brand, nata dal desiderio di rievocare l’ondeggiare delle palme mosse dalla brezza marina e la levigatezza delle pietre modellate dall’acqua, conquista fin dal primo sguardo con le sue forme morbide e la sua capacità di adattarsi, come in una simbiosi perfetta con lo spirito della Masseria, questa linea è una famiglia di prodotti che include sedie, lounge, lettini, pouf, divanetti e l’avvolgente Bergère che è un dichiarato invito a lasciarsi abbracciare. Un progetto che unisce tradizione e innovazione, radicato nel passato e proiettato verso un futuro sostenibile. “Quando si parla di progetti per l'ospitalità di lusso, la sfida odierna è proprio questa: offrire un'esperienza immersiva, trasformando gli spazi in luoghi che raccontano una storia e coinvolgono i sensi. Ed è quello che accade in AuraTerrae: qui, gli ospiti hanno l'opportunità di vivere appieno la cultura pugliese attraverso il design e l'ambiente che li accoglie, in modo autentico e coinvolgente”, conclude Bepi Povia. Su un altro fronte della progettazione sensibile al contesto si colloca il lavoro di Nicola De Pellegrini, architetto e fondatore dello studio Anidride Design, da anni impegnato nel promuovere un’architettura sostenibile in ambito montano. Ogni progetto firmato De Pellegrini nasce da un’attenta lettura del paesaggio e da una precisa volontà: integrare le strutture artificiali nell’ambiente naturale riducendo al minimo l’impatto ecologico e massimizzando il benessere per le persone. “Da sempre, progettare in contesti naturali come quello montano - dichiara Nicola De Pellegrini - rappresenta per me una sfida e una responsabilità. Non possiamo considerare l’architettura come qualcosa da sovrapporre al paesaggio, ma piuttosto come un gesto che nasce da esso". "Il primo passo - sottolinea - è l’ascolto del luogo: osserviamo le linee del territorio, le inclinazioni del terreno, i materiali che da secoli vengono utilizzati in modo sapiente e naturale. Da qui parte il nostro processo creativo, con l’obiettivo di integrare ogni edificio in modo armonico, rispettando la storia e le caratteristiche ambientali del contesto. È quello che abbiamo fatto, ad esempio, nella riqualificazione della Malga sul Monte Framont: volevamo che la nuova architettura si confondesse con il paesaggio, non lo disturbasse. Abbiamo scelto un rivestimento in legno di larice a taglio sega, non trattato, e un tetto verde che imitasse il movimento del terreno, in continuità con le cime circostanti. Non si tratta solo di estetica, ma di cultura del progetto". "Anche nel progetto della sede di Blackfin, certificato CasaClima Work&Life, abbiamo voluto coniugare - prosegue - sostenibilità ambientale e benessere degli utenti. Credo infatti che l’architettura debba farsi carico del benessere psico-fisico delle persone: spazi sani, efficienti, luminosi, che riducono l’impatto energetico e si relazionano in modo positivo con l’ambiente. Ogni scelta progettuale, dai materiali naturali alla forma dell’edificio, è guidata da questo principio”. "Per noi di Anidride Design, progettare significa ‘disegnare benessere’, costruire relazioni virtuose tra natura, architettura e comunità. È un approccio che nasce da un senso di responsabilità verso il paesaggio e si traduce in edifici che rispettano il luogo in cui sorgono e migliorano la vita di chi li abita", sottolinea. Ogni intervento di Anidride Design parte da un’analisi olistica del territorio e delle sue esigenze. Le forme degli edifici richiamano i profili montuosi, i materiali sono sempre scelti in funzione della loro compatibilità ambientale, e la costruzione è pensata per lasciare la minor traccia possibile sul suolo. Un’architettura sobria ma consapevole, capace di restituire valore al paesaggio e alle comunità. “Per noi di Anidride Design è fondamentale creare un forte legame con il luogo in cui sorgerà l’edificio. Vogliamo che si integri perfettamente con il contesto naturale, anche nei materiali e nelle forme", conclude l’architetto.
(Adnkronos) - E' stato presentato a Darfo Boario Terme “Sharing for Caring” , un progetto innovativo di Aida – Artificial Intelligence Driving Autonomous del Politecnico di Milano. L'iniziativa sfrutta la tecnologia di guida autonoma sviluppata dal gruppo di ricerca per offrire un servizio di navetta a bassa velocità dedicato alle persone con fragilità, promuovendo l’autonomia, l’inclusione e la qualità della vita di persone che spesso incontrano ostacoli negli spostamenti quotidiani e garantendo spostamenti efficaci in contesti urbani dove la rete di trasporto pubblico è limitata. “Sharing for Caring” utilizza la guida autonoma per collegare le abitazioni delle persone anziane o con mobilità ridotta a punti di interesse come farmacie, ambulatori e supermercati. Grazie alla tecnologia, questi servizi diventano sostenibili anche in territori a bassa densità abitativa, come le città nelle aree montane. Durante l’evento, una Fiat 500 elettrica 3+1 ha percorso in completa autonomia le strade di Darfo Boario Terme, dimostrando la concreta applicabilità tecnologica del servizio. A metà tragitto, il veicolo si è fermato per accogliere a bordo un passeggero anziano e accompagnarlo alla farmacia più vicina, simulando uno scenario d’uso reale. Durante il test era presente, per motivi di sicurezza, rispettando le direttive del Decreto Ministeriale 70 del 2018 “Smart Road”, un safety-driver riconosciuto dietro al volante. Scelta per la sua configurazione che agevola l’accesso delle persone con mobilità ridotta, la vettura è equipaggiata con la tecnologia di guida autonoma sviluppata dal gruppo Aida del Politecnico di Milano. Una dimostrazione tangibile di come l’innovazione possa trasformarsi in uno strumento di inclusione sociale, soprattutto nei territori meno serviti. “In un contesto demografico in cui l’età media della popolazione è in costante avanzamento, è fondamentale garantire autonomia e indipendenza anche a chi vive in territori meno serviti - dichiara Sergio Savaresi del Politecnico di Milano, responsabile scientifico del progetto -. Robo-Caring vuole essere una risposta concreta: un servizio sostenibile e replicabile, capace di trasformare la guida autonoma in uno strumento di inclusione sociale”. Il progetto è sviluppato all’interno del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile (Most), con anche il sostegno di Fondazione Ico Falck e Fondazione Politecnico di Milano, e la collaborazione di Cisco Italia come partner tecnologico. “Con una popolazione over 65 significativa e una geografia tipica dei comuni montani, Darfo Boario Terme è il luogo ideale per sperimentare nuove soluzioni a basso impatto ma ad alto valore sociale - commenta il sindaco Dario Colossi -. Un servizio come questo può davvero fare la differenza nella vita quotidiana di molti cittadini”. Raffaele Cattaneo, sottosegretario con delega alle Relazioni internazionali ed europee di Regione Lombardia, sottolinea come l'iniziativa Sharing for Caring rappresenti "un traguardo importante per Regione Lombardia, poiché incarna un ambito di innovazione – la guida autonoma – destinato a giocare un ruolo chiave nel futuro". E poi aggiunge: "Il nostro impegno nel settore della guida autonoma ha subito un impulso significativo al rientro dalla missione istituzionale a Indianapolis, dove abbiamo constatato quanto fosse avanzata l’esperienza del Politecnico di Milano in questo ambito. Da allora, abbiamo rafforzato la collaborazione con l’ateneo per sostenere sperimentazioni come questa. Il fatto che la Lombardia, grazie alle competenze del Politecnico di Milano, sia oggi tra i leader globali nello sviluppo della guida autonoma dimostra come la nostra regione possa continuare a distinguersi a livello mondiale per innovazione e ricerca tecnologica. Ma per mantenere questo primato, è fondamentale continuare a investire in ricerca e innovazione su tecnologie come questa". Simona Tironi, assessore all’Istruzione, Formazione, Lavoro di Regione Lombardia, aggiunge: “Progetti come Sharing for Caring rappresentano perfettamente la visione di Regione Lombardia: uno sviluppo territoriale intelligente, umano e tecnologico, che non lascia indietro nessuno. Come assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro, credo sia strategico investire in competenze e occupazione di qualità per rendere sostenibili queste innovazioni, che offrono servizi concreti, inclusivi e replicabili, con un basso impatto ambientale”. Il veicolo, decorato ispirandosi all’arte giapponese del Kintsugi, rappresenta anche visivamente il messaggio del progetto. Come spiega Federico Falck, presidente della Fondazione Ico Falck: “Il 'Kintsugi' insegna che le crepe non sono solo rotture, ma parti della storia che, se valorizzate, possono diventare bellezza. Così anche le fragilità possono trasformarsi in risorsa, se accompagnate con intelligenza e sensibilità, all’interno di un progetto nel quale il team di giovani ricercatori entusiasti e preparati lavora per la mobilità futura, attento ai cittadini più fragili”. Il valore strategico del progetto viene sottolineato anche da Gianmarco Montanari, direttore generale del Centro nazionale per la mobilità sostenibile: “L’accessibilità è una delle sfide centrali della mobilità sostenibile. Con ‘Sharing for Caring’ dimostriamo che l’innovazione tecnologica può e deve diventare strumento di equità sociale, capace di rispondere ai bisogni reali delle persone.” Un ruolo fondamentale è stato svolto anche dal partner tecnologico Cisco Italia, che ha contribuito all’integrazione delle soluzioni di connettività per la supervisione da remoto. “Siamo molto felici di contribuire a un progetto che mette la tecnologia al servizio delle persone - spiega l'amministratore delegato Gianmatteo Manghi -. Questa iniziativa rappresenta un’altra tappa importante nel cammino verso la guida autonoma, grazie alla quale in futuro sarà possibile migliorare la sicurezza degli automobilisti e dei pedoni in misura elevatissima. Per riuscire però a fare questo serve una tecnologia di rete ad alte prestazioni che sia in grado di garantire comunicazioni sicure e affidabili, interagendo in maniera ottimale con il software sviluppato dal team Aida”. Sharing for Caring è il primo prototipo italiano di mobilità autonoma con finalità sociali. Un modello scalabile, sostenibile e replicabile, pensato per estendersi in quei territori dove i servizi on demand tradizionali non sono economicamente sostenibili.