INFORMAZIONILivia Magnano di San Lio |
INFORMAZIONILivia Magnano di San Lio |
(Adnkronos) - "Sono giornate che profumano di appartenenza, vedervi così orgogliosi con le nostre bandiere mi ripaga di tutto il lavoro fatto per il bene di questa nazione". Lo dice Giorgia Meloni, da placo di Atreju, rivolgendosi "alla comunità di Atreju". "Noi siamo stati gli artefici del nostro destino". dice, sottolineando che "questo è il luogo in cui le idee, tutte le idee, hanno diritto di cittadinanza. Questo è il luogo in cui dove Nietzsche e Marx si davano la mano direbbe Antonello Venditti cioè dove le identità si sfidano rispettandosi". "Voglio dire ancora una volta che sono orgogliosa dei miei alleati, di quello che stiamo facendo insieme. Ancora di più. Sono convinta che continueremo a farlo con la stessa unità, con la stessa determinazione, con la stessa forza per molto tempo ancora. Noi siamo tutti consapevoli che quella che c'è stata data è un'occasione storica di fare dell'Italia la nazione che abbiamo sempre sognato". "Noi vogliamo che i nostri figli vivano in una nazione credibile - aggiunge la presidente del Consiglio -. Credibile, certo, per gli investitori, per le istituzioni internazionali, per i mercati finanziari, ma ancora più importante, molto più importante, credibile per i mercati rionali, cioè per gli italiani. Che oggi come mai in passato, scelgono di investire i loro risparmi in titoli di Stato italiani perché finalmente si fidano. E guardate, la credibilità è importante non solo perché produce orgoglio. La credibilità è importante perché produce ricchezza". Quindi un attacco al centrosinistra che, dice, "si porta sfiga da solo". "Ogni volta che a sinistra parlano male di qualcosa va benissimo. Cioè: parlano male di Atreju ed è l'edizione migliore di sempre; parlano male del governo, il governo sale nei sondaggi; hanno tentato di boicottare una casa editrice, è diventata famosissima. Insomma, si portano da soli una sfiga che manco quando capita la carta della pagoda al Mercante in fiera, visto che siamo in clima natalizio, allora grazie a tutti quelli che hanno fatto le macumbe". Ringraziando i tanti leader dell'opposizione che hanno partecipato anche quest'anno alla kermesse - tra cui Giuseppe Conte, Angelo Bonelli, Matteo Renzi, Carlo Calenda, Riccardo Magi, Luigi Marattin - Meloni lancia quindi una stoccata a Elly Schlein, "che con il suo nannimorettiano ‘mi si nota di più se vengo e me ne sto disparte o se non vengo per niente’ ha comunque fatto parlare di noi. La cosa divertente è che il campo largo lo abbiamo riunito noi ad Atreju e l’unica che non si è presentata è quella che dovrebbe federarli…". "Questo è il luogo in cui il valore delle persone si misura solo sui contenuti e chi scappa dimostra di non avere quei contenuti", ha aggiunto Meloni." Pungente anche la battuta quando Meloni parla della "notizia bellissima che abbiamo ricevuto mercoledì, quando l'Unesco ha designato un nuovo patrimonio immateriale dell'umanità, che è la cucina italiana, la prima e unica cucina al mondo ad avere questo riconoscimento. Un premio alla storia, all'anima più profonda dei nostri territori, dei nostri agricoltori, delle nostre filiere, degli chef, fino ai ristoratori, al personale di sala. Un patrimonio economico, culturale e sociale che tutto il mondo ci riconosce". "Però a sinistra - dice - non gli è andato bene manco questo. Loro non sono riusciti a gioire per un riconoscimento che non è del governo, è un riconoscimento, voglio dire, alle nostre mamme, alle nostre nonne, alle nostre filiere, alla nostra tradizione, alla nostra identità. A noi è andata bene, loro hanno rosicato. Hanno rosicato così tanto che è una settimana che mangiano tutti dal kebabbaro". Per la premier "il problema della sinistra è che giudica noi partendo da quello che vivono e sono loro, cioè loro sperano nell'implosione della maggioranza, perché a loro, banalmente, è sempre andata così. Però dalle nostre parti è diverso. Dalle nostre parti si discute per ragionare insieme e per trovare una sintesi che abbiamo sempre trovato. Perché c'è una differenza di fondo che fingono di non vedere. Noi siamo alleati e siamo amici. Noi ci capiamo l'un l'altro. A loro ho proposto un confronto due contro uno, qui ad Atreiu, e mi hanno detto di no ma non perché loro non volessero confrontarsi con me perché loro non si volevano confrontare fra di loro. E questi vogliono governare la nazione insieme come la governano? Con le lettere degli avvocati!". "Bisogna affrontare con forza il fenomeno dei cosiddetti maranza , perché chi coltiva odio e violenza nelle nostre strade non deve più poter contare sull'impunità. L'Italia non è più la Repubblica delle banane che piaceva tanto alla sinistra". "Le agenzie di rating che rivedono al rialzo il giudizio per l'Italia, portandola dove merita, cioè in serie A, significa attrattività per i nostri titoli di Stato. Gli 80 miliardi di investimenti che abbiamo portato in Italia in tre anni grazie agli accordi con altre nazioni, con le grandi aziende, significano posti di lavoro. Lo spread, che oggi è a un terzo rispetto a quando ci siamo insediati, i tassi dei nostri titoli di Stato che scendono vogliono dire miliardi di euro di interessi risparmiati, soldi che noi possiamo investire sui bisogni degli italiani. Perché la verità è che le figuracce che l'Italia ha fatto negli anni sono costate soldi, i governi che cambiavano in continuazione, secondo stime del Sole 24 Ore. Ci sono costati in 10 anni 265 miliardi di euro. È l'equivalente di un'intera legge di bilancio ogni anno. Ecco quanto gli italiani hanno pagato di tasca loro per i giochi di palazzo della sinistra. Ma vogliamo anche che i nostri figli crescano in una nazione coraggiosa. E c'è voluto coraggio per chiudere una volta per tutte la stagione degli sprechi, delle plurimiliardarie mance elettorali con cui qualcuno pensava di comprare il consenso scaricando i costi sulle generazioni a venire, abbiamo detto basta. Così abbiamo sostituito il reddito di cittadinanza con il diritto al lavoro, il bonus monopattino con i soldi per le strade e le ferrovie, il cashback di Stato con il taglio dell'irpef, i banchi a rotelle", dice Meloni. Meloni annuncia quindi che "al posto del loro superbonus per ristrutturare gratuitamente le ville e i castelli con i soldi della povera gente noi faremo un piano casa per dare alle giovani coppie un alloggio a prezzi calmierati perché quella che vogliamo costruire è anche una nazione giusta che investe prioritariamente le risorse dove servono e non regala soldi a chi già ce li ha". La premier rivendica poi "con orgoglio la norma sul consenso informato per l'educazione sessuale nelle scuole, perché educare i figli su materie così delicate è compito dei genitori, lo Stato non può sostituirsi alla famiglia. Può sostenerla, può accompagnarla, ma niente di più. Perché i figli non sono dello Stato, non sono di una ideologia, i figli sono delle mamme e dei papà. E uno Stato che pretenda di sostituirsi a quelle mamme e a quei papà ha dimenticato i suoi limiti. Come il limite superato da chi non si è fatto remore con la decisione di mettere in comunità dei bambini che vivono con i propri genitori nella natura e poi però rimane in silenzio davanti alla vergogna di bambini che vivono nelle baraccopoli, nei campi rom, che vengono mandati a fare accattonaggio o vengono mandati a rubare. Banali principi di buon senso". "Sulla sanità pubblica abbiamo investito risorse mai viste prima. Bastano i numeri, voglio dire ancora una volta a spazzare via Ogni falsità della sinistra, 143 miliardi di euro nel 2026, 6,5 in più rispetto al 2025, quasi 17 miliardi in più rispetto al 2022, cioè l'ultimo anno in cui la sinistra era in maggioranza. Sono fondi importanti con i quali vogliamo continuare ad assumere i medici e gli infermieri, aumentare le loro buste paga, abbattere le liste d'attesa, rafforzare la prevenzione. Vogliamo cioè invertire la tendenza del disastro che abbiamo ereditato da quelli che oggi scoprono il tema, ma fino a quando governavano fingevano che non esistesse". Parlando delle elezioni regionali, Meloni riconosce che "molti sperano che il dibattito tra i partiti della maggioranza finisca per degenerare, per mandare il governo a casa, però qualcosa mi dice che non accadrà. Come non è accaduto tutto quello che la sinistra ha preconizzato in questi anni prima di dover drammaticamente fare i conti con la realtà. L'ultimo in ordine di tempo era il famoso 5 a 1 che dovevano infliggerci alle elezioni regionali. Ci speravano così tanto che si sono giocati ogni carta possibile, dal riconoscimento dello Stato di Palestina se avessero vinto nelle Marche, fino all'esenzione dal bollo auto se avessero vinto in Calabria, roba che Cetto Laqualunque, in confronto era Otto von Bismarck. Però non è andata così. È andata che a mettere fine alla guerra in Palestina è stato l'odiato Donald Trump e le regionali sono finite come erano partite, cioè 3 a 3 palla al centro. E quindi ragazzi, ritentate, sarete anche stavolta più fortunati". "Noi dal primo giorno siamo stati al fianco del popolo ucraino che combatte contro il neo imperialismo di stampo sovietico della Russia, perché nessuno qui ha nostalgia dell'Unione sovietica che ha calpestato mezza Europa per mezzo secolo. È per questo che continueremo a farlo. Per senso di giustizia, certo. Ma soprattutto per difendere il nostro interesse nazionale e la nostra sicurezza e per arrivare alla pace. Perché, signori, oggi come ieri la pace non si costruisce con le canzoni di John Lennon, non si costruisce con la deterrenza", le parole di Meloni. "Da qualche giorno ci sono valutazioni molto allarmate, perché Donald Trump ha detto in maniera diciamo più decisa dei precedenti presidenti americani che gli Stati Uniti intendono disimpegnarsi al Vecchio continente, che quindi gli europei devono organizzarsi per essere in grado di difendersi da soli. Che dire: 'Buongiorno Europa'...", dice Meloni. "Abbiamo appaltato la nostra sicurezza agli Stati Uniti d'America pensando che questo giorno non sarebbe arrivato, ma soprattutto fingendo che fosse gratis, solo che non lo era - aggiunge la presidente del Consiglio -. C'era un prezzo da pagare e si chiama condizionamento. L'ho detto 1000 volte, la libertà ha un prezzo. E noi, che al contrario di altri, non abbiamo mai amato le ingerenze straniere, da qualsiasi parte quelle ingerenze arrivino, abbiamo sempre preferito una costosa libertà a una costosissima ma apparentemente comoda servitù, per questo abbiamo parlato in tempi non sospetti della necessità di rafforzare la nostra capacità di difesa e sicurezza. Per questo abbiamo rivendicato, quando nessuno lo faceva, la necessità di creare finalmente una colonna europea della Nato di pari forza e dignità rispetto a quella americana, in grado di parlare a pieno titolo con tutte le potenze del mondo, come si conviene a una a una gloriosa civiltà come quella europea, che significa anche rafforzare il nostro legame con gli Stati Uniti, ma in un dialogo tra pari e non in condizioni di subalternità". "La cosa assurda è che la stessa sinistra che ci accusa di sudditanza verso gli americani, poi nei fatti chiede agli americani che non rinuncino a considerarci subalterni e a trattarci da subalterni, perché loro sono così, a loro il padrone gli piace. Da tempi non sospetti. Prima, quando c'era il Partito comunista italiano era Mosca, poi è diventato Parigi, Berlino e Bruxelles. Vanno bene pure gli americani, però finché governano i democratici, quando arrivano i repubblicani cambiano idea. Ecco, noi non ragioniamo così. Noi vogliamo un'Italia leale con tutti i suoi partner, ma che sia subalterna a nessuno. Libertà, sovranità, responsabilità sono i valori che noi costruiamo", dice ancora Meloni. "Avanti con il premierato che finalmente restituirà agli italiani il banale, sacrosanto diritto di scegliere da chi essere governati, mettendo fine ai giochi di palazzo che per troppi anni hanno permesso alla sinistra di restare abbarbicata alla poltrona senza aver mai vinto un'elezione. Avanti con l'autonomia differenziata che renderà l'Italia più efficiente, ma anche le classi dirigenti più responsabili. Avanti con Roma Capitale, indispensabile per dare a questa città meravigliosa gli strumenti che servono a svolgere il ruolo che le spetta e avanti appunto con la storica riforma della giustizia". Le riforme "sono misure che servono all'Italia, sono misure che non hanno nulla a che vedere con il 'mandiamo a casa Meloni', invocato da chi chiaramente non ha alcun argomento nel merito delle norme che abbiamo proposto, tant'è che prima le proponevano pure loro hanno cambiato idea. Fregatevene di Meloni tanto questo governo rimane in carica fino alla fine della legislatura". Lo dice Giorgia Meloni dal palco di Atreju. Meloni parla anche di migranti ."Ieri ci dicevano che l'unica via erano i porti aperti. Oggi le parole d'ordine della Ue sono: difesa dei confini, rafforzamento dei rimpatri, contrasto alle reti criminali, accordi con i Paesi di partenza e di transito, regolamentazione delle Ong, hotspot in territori extra Ue sul modello del protocollo Italia-Albania e oggi perfino le liste comuni di Paesi terzi sicuri per mettere al riparo le nostre procedure dalle sentenze della magistratura politicizzate. E voglio sapere, mi diverte immaginare cosa diranno adesso i giudici italiani, visto che l'Europa sta approvando quella lista nella quale figurano esattamente le nazioni di provenienza di quei migranti che sentenze ideologiche ci hanno impedito di trasferire in Albania. Sta andando esattamente come vi ho sempre detto: i centri in Albania funzioneranno! Solo che funzioneranno grazie ai giudici con un anno e mezzo di ritardo. E lo dico anche perché a chi dice che c'è si configura un danno erariale, il tema c'è ma non è al governo che va mossa la contestazione visto che potevamo partire un anno e mezzo fa". . "Un grazie sincero e profondo ai nostri alleati del centrodestra, ad Antonio, a Maurizio, ad Antonio, a Matteo. L'Italia può contare su un'alleanza che non nasce per ravanare qualche poltrona, ma per mettere al servizio della nazione una visione condivisa fondata sulla libertà, sulla responsabilità, sull'amore. Noi non siamo un incidente della storia, noi non siamo un accordo di convenienza, noi non siamo una somma di disperazioni come accade ad altri. Noi siamo una comunità di destino, costruita mattone su mattone in trent'anni di battaglie comuni". Meloni ringrazia quindi "soprattutto a chi ha organizzato" Atreju. "Siete stati straordinari particolarmente quest'anno. Grazie a Giovanni, grazie ad Arianna, a Francesco, a Caterina, a Fabio, a tutti gli straordinari ragazzi di Gioventù nazionale. Vedere la vostra passione, vedere il vostro sacrificio, vedere il vostro amore ci dà la certezza che quello che abbiamo costruito non è una parentesi, perché una comunità che riesce a trasmettere valori ai più giovani è una comunità che non muore mai. E grazie ovviamente a tutti i Fratelli d'Italia, ai ministri, ai sottosegretari, ai nostri capigruppo, alla Camera, al Senato, al Parlamento europeo, ai nostri parlamentari. Grazie ai governatori. Grazie a chi ci rappresenta nelle giunte, nei consigli regionali, ai nostri sindaci, all'esercito straordinario degli amministratori locali, ma su tutto grazie a ogni singolo militante. Senza di voi noi non saremmo qui".
(Adnkronos) - "Ieri, a New Delhi in India, la commissione internazionale Unesco ha dichiarato la cucina italiana Patrimonio immateriale dell’Umanità. L’Unesco riconosce in questo modo la rappresentatività della cucina italiana come veicolo di cultura: si tratta di un insieme di saperi non solo culinari, ma anche conviviali e sociali che sono trasmessi di generazione in generazione su tutto il territorio nazionale. Con questo riconoscimento vengono premiati i nostri genitori, le nostre nonne e bisnonne che nei momenti difficili della storia del nostro Paese hanno fatto cucina con grande semplicità e con quel poco che si aveva in casa. Celebriamo una vittoria ottenuta anche con il contributo dei nostri 26.000 agriturismi che, in questi ultimi 50 anni, hanno lavorato con tanta fatica, orgoglio e passione creando il brand agriturismo, fiore all’occhiello del turismo italiano e invidiato da tutto il mondo". Così, con Adnkronos/Labitalia, Mario Grillo, presidente nazionale di Turismo Verde, associazione agrituristica promossa da Cia-Agricoltori italiani che ha sottolineato come "è un nostro vanto aver promosso la nuova figura degli Agrichef, oggi ambasciatori del cibo sano e di grande qualità, consapevoli rappresentanti del territorio e responsabili divulgatori della tradizione anche negli istituti alberghieri". Secondo Grillo, "oggi la filosofia del 'gettare via' è di sicuro più semplice e più comoda che reinventare una seconda vita per il cibo. Invece la storia della cucina, soprattutto quella contadina, ci insegna il contrario: il rispetto delle stagioni, la salvaguardia della biodiversità, l’uso creativo di materie prime povere e degli avanzi. 'Del maiale non si butta via nulla, quante volte lo abbiamo sentito dire?'. In campagna -ricorda- non si è mai rinnegato un piatto di legumi, un tagliere di formaggi e salumi e del pane appena sfornato a chiunque bussava alle porte delle nostre aziende agricole. Non solo un modo di cucinare in piena libertà e creatività, ma anche di come stare a tavola, di riconoscersi, magari in agriturismo nella sua atmosfera intima, calda e accogliente, ma allo stesso tempo discreta per invogliare la conversazione tra i commensali", sottolinea. Il presidente di Turismo Verde-Cia ricorda che "viviamo in un’epoca di forte instabilità, ma siamo certi che a tavola, e ancor più in quelle delle nostre campagne, si trova coesione sociale e certamente la pace oggi tanta attesa. La cucina italiana è descritta come un insieme di cucine locali, familiari, comunitarie, che dialogano tra loro e con il mondo (pensiamo ai pomodori dalle Americhe, alle origini arabe e siciliane della pasta secca); pertanto, dobbiamo ringraziare le molte culture che, nei secoli, hanno plasmato anche il nostro modo di mangiare, e oggi tutti coloro che nel mondo amano la nostra cultura, la nostra identità e il nostro stile di vita", conclude.
(Adnkronos) - Il 46% degli italiani (quasi uno su due) è pessimista sul futuro del Paese e solo il 22% immagina un’Italia migliore nei prossimi dieci anni. Un giudizio severo che si affianca a un paradosso evidente: il 79% degli italiani, soprattutto i più giovani, dichiara di pensare al domani, ma il 63% continua a sentirsi 'ancorato' al presente. Questa è la fotografia che emerge dal 'Barometro del Futuro', l’indagine demoscopica presentata oggi dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e realizzata dall’Istituto Piepoli, nel corso dell’evento 'Un patto sul futuro, anche nell’interesse delle future generazioni', svoltosi all’Auditorium del Museo dell’Ara Pacis, in occasione della Giornata Mondiale dei Futuri dell’Unesco. L’incontro è stato l’occasione per presentare e discutere i primi risultati del progetto 'Ecosistema Futuro' (www.ecosistemafuturo.it), la partnership lanciata dall’ASviS un anno fa per mettere il futuro, o meglio 'i futuri', al centro della riflessione culturale, politica, economica e sociale del nostro Paese e che riunisce oltre 40 organizzazioni del mondo dell’istruzione, della cultura, dell’economia e dell’innovazione (tra cui i partner strategici Entopan, Intesa Sanpaolo, Iren, Randstad Research e Toyota Material Handling). “Come mostrato dall’indagine, gli italiani chiedono futuro, ma la gran parte di loro ritiene che nessuno se ne stia occupando seriamente, tanto meno i politici - ha commentato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS - tant’è vero che solo il 25% degli intervistati pensa che i governi agiscono anche nell’interesse delle future generazioni e il 65% ritiene che in Italia non si parli abbastanza di futuro. Ecosistema Futuro intende invertire questa tendenza, in linea con il ‘Patto sul Futuro’ approvato dall’Onu un anno fa, portando l’educazione ai futuri nelle scuole e nei musei, promuovendo riforme politiche come la Valutazione d’Impatto Generazionale delle nuove leggi, valorizzando la ricerca orientata al futuro e dando maggiore spazio alle giovani generazioni nelle scelte politiche”. Il 'Barometro del futuro', presentato da Livio Gigliuto, presidente dell’Istituto Piepoli, evidenzia un divario profondo tra percezione personale e collettiva: il 37% degli italiani è ottimista riguardo al proprio futuro, ma il 34% percepisce un vuoto di visione sul futuro del Paese. La politica è considerata orientata al futuro solo dal 4% dei rispondenti, la scuola dal 7%, con un pessimismo più marcato nel Centro e nelle Isole, e più attenuato nel Nord Ovest. Tra le preoccupazioni principali emergono l’aumento del costo della vita e delle diseguaglianze (44%), l’intelligenza artificiale (36%), i rischi globali per la sicurezza e la pace (32%) e la crisi climatica (30%). La fiducia degli italiani si concentra nella scienza (80%), mentre scende drasticamente per istituzioni (29%), media tradizionali (24%) e social media (21%). Il Barometro evidenzia inoltre una chiara domanda di giustizia intergenerazionale: sette italiani su dieci chiedono una Legge sul Clima e quasi due su tre sostengono un’imposta sulle grandi ricchezze per finanziare i giovani. Nel corso dell’incontro, organizzato in collaborazione con Icom Italia, Officine Italia, Save the Children e la Fondazione Italiana per gli Studi sul Futuro nell’ambito delle celebrazioni giubilari, sono state presentate le principali linee di azione di Ecosistema Futuro. Il Barometro del Futuro mostra una richiesta chiara: per il 75% degli italiani è urgente introdurre un’educazione al futuro nel sistema scolastico: da qui la prima linea di azione che riguarda l’introduzione della Futures Literacy proposta dall’Unesco nelle scuole e nei percorsi universitari, lungo le linee contenute nel Future Paper presentato oggi nel corso dell’evento. La seconda concerne le politiche pubbliche, attraverso l’applicazione della nuova normativa che impone la Valutazione d’Impatto Generazionale (Vig) delle nuove leggi, così da orientare le decisioni in una prospettiva di lungo periodo. La terza riguarda la partecipazione civica, con l’avvio del percorso verso la prima Assemblea Nazionale sul Futuro nel 2027. Nel corso dell’evento è stata annunciata anche la creazione del 'Network dei Musei dei Futuri', realizzato nell’ambito di Ecosistema Futuro da Icom Italia, rappresentata da Michela Rota (architetta esperta di sostenibilità), un’iniziativa che coinvolge già oggi oltre 40 istituzioni culturali apripista, che nel 2026 realizzeranno attività dedicate ai futuri possibili, con l’obiettivo di trasformare musei e istituzioni culturali in spazi di immaginazione civica e alfabetizzazione ai futuri. L’obiettivo è anche quello di realizzare un 'Museo dei Futuri' italiano, fisico e digitale, sulla falsariga delle esperienze internazionali esistenti. "Attuare il Patto sul Futuro in Italia vuol dire trasformare il modo in cui il sistema Paese prende le decisioni - ha commentato Luca Miggiano, responsabile del progetto Ecosistema Futuro - Per realizzare tale obiettivo è necessario confrontarsi sull’Italia che vogliamo nel futuro, migliorare i processi politici e creare una cultura orientata al futuro per navigare la complessità del presente. Ecosistema Futuro è nato per contribuire a creare un Paese per giovani, dando voce a chi già oggi lavora concretamente sul futuro e alle giovani generazioni, schiacciate tra debito climatico, precarietà e incertezze economiche".