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(Adnkronos) - Alessandro Onorato è l’assessore allo Sport, alla Moda e ai Grandi Eventi del Comune di Roma. Da alcuni giorni è stato chiamato in causa in un’inchiesta del quotidiano Domani e poi attaccato da alcuni esponenti dell’opposizione. Finora ha fatto rispondere i suoi legali. Querelare un giornale non è bello da parte di un politico. Perché lo ha fatto? "Perché Domani ha diffuso ricostruzioni che mi hanno profondamente amareggiato, su alcune mie vicende personali peraltro pubbliche da molto tempo. Non ho intenzione di alimentare polemiche rabbiose. Ognuno fa il suo mestiere. Ho scelto, quindi, altre sedi per ristabilire la mia onorabilità. Non coltivo risentimenti, piuttosto amarezza e dolore". Però il tema di scegliere se fare il politico o l’imprenditore esiste, che ne pensa? "Non ho mai svolto la politica come una 'professione'. Faccio sin da giovanissimo l'imprenditore. La politica, per me, è una passione, un impegno civico, l'occasione per un prezioso rapporto con gli altri. Oggi qualcuno mi critica per aver cercato di mettere insieme questi due aspetti della mia vita. Mi dispiace. Sono convinto, infatti, che la politica solo come mestiere che ti dà da vivere abbia contribuito a determinare il suo impoverimento e l'allontanamento dai cittadini. Con questo spirito ho contribuito alle elezioni del sindaco Roberto Gualtieri e poi alla straordinaria esperienza del suo governo della città, che mi ha coinvolto come assessore. Oggi è un mio obbligo verso Roma, e anche verso me stesso, chiarire nel dettaglio e nel modo più sereno la correttezza dei miei comportamenti. E' un obbligo anche verso lo stesso Sindaco che mi ha nominato e che ha la responsabilità ultima di fronte ai cittadini dell'interpretazione politica di tutta la vicenda". Ma lei ha fatto in un certo senso lo sponsor della società Stardust spa? "Non sono stato in alcun modo lo sponsor di Stardust spa, società che due anni fa era già leader in Italia dell’influncer marketing come confermano centinaia di articoli di stampa. Tale società è posseduta da un grande gruppo quotato in borsa come Gedi, della famiglia Elkann. L’amministratore Simone Giacomini era già, allora, un personaggio noto nel mondo del marketing e della musica e aveva fondato insieme a Fabrizio Ferraguzzo, manager dei Maneskyn, e Shablo un Hub di musica a Milano, 'Moysa', dove tutti i più grandi cantanti italiani e stranieri registrano i loro album. Stardust spa, dunque, non aveva certo bisogno di me per proporsi al comune di Roma. Era stimata da tutti. Lavorava con le più grandi aziende di Stato e private, fatturando decine di milioni di euro. Infatti, i 15.000 euro che hanno ottenuto da Zetema, società di servizio del governo di Roma, si riferiscono a un’attività del tutto autonoma, la promozione della 'Notte dei Musei', che nulla ha a che fare con il mio dipartimento e le mie deleghe da assessore". Ma Stardust non ha comunque lavorato indirettamente con il comune di Roma? "E' pubblicamente noto che Stardust spa è apparsa sul manifesto dell'evento del capodanno del 2023 di cui ha curato la diretta social. E' stato, tuttavia, l'organizzatore privato del concerto ad affidargli un incarico e non il Comune di Roma, così come l’organizzatore ha scelto autonomamente chi ha montato il palco, chi ha fatto la sicurezza, su quali giornali inserire la pubblicità... Inoltre, si dimentica di sottolineare che il primo concerto del Capodanno di Roma del 2023 organizzato dalla nostra Giunta (con la presenza di Elodie, di San Giovanni e Franco126) è costato 1,4 mln di euro, vale a dire 1,1 mln di euro in meno di quello organizzato dalla giunta Raggi nel 2019, l’ultimo pre Covid, che costò in totale 2,5 mln di euro". La Raggi è un’altra storia. Torniamo alle ricostruzioni che la coinvolgono: è vero che ha venduto una sua casa a chi aveva lavorato direttamente e indirettamente con il comune di Roma? "Sulla vendita della mia casa ci sono state allusioni davvero offensive. Vale a dire che l'avrei venduta a un prezzo maggiore di quello di mercato. Inoltre, ho venduto la mia casa a Stardust Srl di Simone Giacomini e non a Stardust spa di Gedi, quella che ha lavorato col Comune di Roma nei termini modesti dei 15.000 euro sopra citati. Simone Giacomini di questa società era amministratore e oramai socio di minoranza. Il socio di maggioranza era la famiglia Elkann. La verità piuttosto è che nella transazione ho subito perfino alcuni danni economici". In realtà si parla di una plusvalenza di 130.000 euro. "La differenza tra prezzo di acquisto nel 2018, 430.000 euro, e di rivendita, 560.000 euro nel 2024 (più basso del prezzo di mercato), è come evidente giustificata non solo dai 6 anni trascorsi (che hanno visto salire i valori immobiliari a Roma ancor più che in altre città) ma anche dai costosi lavori di ristrutturazione, documentati, che ho effettuato a mie spese dopo l'acquisto e dagli altrettanto costosi mobili su misura con cui ho arredato l'immobile. Insomma, è chiaro, che ho venduto senza ricavarci alcun vantaggio. Novantuno mq a 6,1 mila al mq a Monti, a tre mesi dal Giubileo, è una quotazione bassa rispetto al mercato. Ma va bene così perché le esigenze famigliari sono cambiate e non c'era più ragione di mantenere la proprietà di quell'immobile. Ho venduto a una persona, appunto Simone Giacomini, che conoscevo, che in quel momento appariva capace professionalmente, ampiamente conosciuto anche a Roma, e valutato positivamente. Con Giacomini ho poi condiviso una fase di amicizia, avendo i figli della stessa età, e talvolta delle vacanze insieme". Qual è la cosa che le ha dato più fastidio? "Oltre agli articoli, in una trasmissione televisiva, il direttore del Domani mi ha accostato ad altre vicende relative ad altri politici. Non lo posso accettare perché tengo a ribadire la mia onestà e la mia estraneità a ogni vicenda, anche fosse soltanto considerata inopportuna. Se un politico non può neanche vendere una casa per esigenze familiari, al giusto prezzo, vuol che nessuno può far più politica in Italia". Torniamo indietro. Tutto partirebbe dall’inchiesta su banca Progetto. "Si e' alluso anche che lo scandalo dei prestiti Banca Progetto abbia qualcosa a che fare con me. Assolutamente no. Io non so nulla delle attività di Simone Giacomini, dei suoi soci e di quanto letto sui giornali. Non ho mai avuto rapporti di nessun tipo con Banca Progetto, i suoi amministratori, dipendenti e agenti". Però Lei fa il direttore generale di Bazr spa che ha a fare eccome con Giacomini. Non crede ci possa essere un conflitto d’interesse con il suo ruolo d’assessore? "Quando ho deciso di accettare il ruolo di direttore generale di Bazr spa, del tutto coerente con il mio percorso personale, l’ho comunicato immediatamente al comune di Roma ed è visibile sulla sezione 'amministrazione trasparente' del sito e sui miei canali social, tanto che la notizia è nota da oltre un anno. In ogni caso, non c’è nessun conflitto d’interesse perché Bazr spa è una piattaforma di e-commerce per la vendita di prodotti ai consumatori finali. Vende tramite degli influencer: make-up, abbigliamento, elettronica su una piattaforma online. Nulla c’entra con il comune di Roma, con la mia attività di assessore e con altre pubbliche amministrazioni. Peraltro dopo il successo del lancio al Festival di Sanremo dello scorso febbraio ha assunto dimensioni talmente grandi che ho deciso di dimettermi nel marzo scorso, dopo il raggiungimento di un accordo tra le parti. Ho deciso di farlo perché proseguire un impegno di lavoro diventato più gravoso avrebbe tolto qualcosa al mio ruolo di Assessore. Mi sono trovato di fronte a una scelta difficile. Alla fine, concordando anche con il Sindaco, Roberto Gualtieri, ho scelto di continuare la mia attività amministrativa e politica nella dimensione civica che mi appartiene e che è fondamentale per avvicinare i cittadini alle istituzioni. So che chi governa è sempre esposto, non me ne rammarico. L'importante, tuttavia, è ricostruire e spiegare gli atti autentici che personalmente hai compiuto e ti riguardano. Perché sono questi che contano e sono sereno circa il mio comportamento specchiato".
(Adnkronos) - Due italiani su tre si sentono ceto medio, ma più della metà teme che i propri figli staranno peggio. Più di otto su dieci non vedono riconosciuto il valore delle proprie competenze nel reddito. E oltre il 70% chiede meno tasse sui redditi lordi. E' il ritratto del ceto medio italiano che emerge dal 2° rapporto Cida-Censis 'Rilanciare l'Italia dal ceto medio. Riconoscere competenze e merito, ripensare fisco e welfare', commissionato da Cida, la Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità, e presentato oggi durante un convegno tenutosi alla Camera dei Deputati, aperto con i saluti istituzionali del Capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, Paolo Barelli e gli interventi del vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani e del viceministro dell'Economia e delle finanze, Maurizio Leo. Hanno portato i loro contributi Gabriele Fava, presidente Inps, Renato Loiero, consigliere del Presidente del Consiglio, e i deputati Elena Bonetti, Luigi Marattin, Annarita Patriarca e Walter Rizzetto. “Il Rapporto fotografa una frattura profonda: il ceto medio è il Punto di Tenuta del Paese, ma oggi vive un paradosso insostenibile. È troppo ricco per ricevere aiuti, troppo povero per costruire futuro. Colpito dal fisco, escluso dal welfare, ignorato nei riconoscimenti. Eppure, resiste: investe nei figli, tiene in piedi famiglie e territori con una generosità silenziosa. Ma quanto può sopportare ancora? E soprattutto, possiamo permetterci di non ascoltarlo? Se non si restituisce dignità economica a chi ogni giorno regge l’Italia, il rischio è uno solo: spezzare definitivamente il patto sociale su cui si fonda la nostra democrazia”. E' il grido d’allarme e insieme la richiesta di una scelta politica netta che arriva da Stefano Cuzzilla, riconfermato oggi alla guida di Cida dall’assemblea nazionale, che ha eletto anche i vicepresidenti Marco Ballarè, Antonello Giannelli e Guido Quici. Un capitale culturale forte, ma senza ritorno economico. Questa la contraddizione centrale che emerge dal nuovo rapporto Cida-Censis: il ceto medio italiano non si definisce attraverso il reddito, ma attraverso l’identità culturale. Il 66% degli italiani si riconosce nel ceto medio, e per oltre il 90% ciò che conta davvero è il sapere, il livello di istruzione, le competenze acquisite. Ma questi valori – pur costituendo il fondamento identitario – non trovano più riscontro nella realtà economica. L’82% degli italiani che si autodefinisce di ceto medio denuncia che il merito non viene riconosciuto, che il capitale culturale non si traduce in una giusta retribuzione. E' qui che si apre una frattura decisiva: tra capitale umano e capitale economico. E quando il riconoscimento non arriva, il motore si spegne: ciò che era spinta verso l’alto diventa semplice sopravvivenza. Negli ultimi anni, oltre la metà degli italiani che rappresentano l’ossatura sociale del Paese ha visto il proprio reddito fermo, mentre più di uno su quattro lo ha visto calare. Solo il 20% dichiara un miglioramento. Ma più che arretrare, il ceto medio oggi galleggia senza prospettiva. Anche i consumi riflettono questo stato: il 45% li ha già ridotti, e la maggioranza teme ulteriori tagli nel prossimo futuro. Non è solo una condizione economica, è un malessere sociale diffuso che svuota di speranza il futuro. Un futuro che, sempre più spesso, il ceto medio non riesce più a immaginare dentro i confini del Paese. Il 50% dei genitori appartenenti al cuore produttivo del Paese ritiene che i figli staranno economicamente peggio, e il 51% auspica che cerchino opportunità all’estero, segnando il sorpasso definitivo del 'mito dell’altrove' sul sogno di mobilità sociale interna. Nonostante ciò, il ceto medio continua a investire: il 67% delle famiglie di ceto medio con figli conviventi sostiene spese straordinarie per garantire un futuro ai figli, mentre oltre il 41% aiuta economicamente figli e nipoti, confermandosi come primo ammortizzatore sociale del Paese. Tra i pensionati della fascia di riferimento del rapporto Cida-Censis, il 47% aiuta regolarmente figli o nipoti, e il 66% ha finanziato o finanzierà almeno una spesa straordinaria. Questa 'generosità silenziosa' è sempre più sotto pressione. Solo il 52% si sente protetto da reti di welfare; gli altri oscillano tra ansia, incertezza e vera e propria insicurezza. E il risparmio, da sempre uno dei tratti distintivi del ceto medio, si erode: il 46% ha ridotto la capacità di accantonare risorse, e il 44% prevede un peggioramento nei prossimi tre anni. Quando la fiducia nel futuro si incrina, cresce il bisogno di protezione: ma è proprio qui che il sistema mostra le sue crepe più profonde. Solo il 18% giudica sufficiente il welfare pubblico. Di fronte a questa percezione di inadeguatezza, cresce la corsa al welfare integrativo: il 45% possiede una polizza sanitaria o un fondo pensione e circa il 36% vorrebbe che il contratto collettivo del settore in cui lavora prevedesse la sanità integrativa. Il rischio è una nuova disuguaglianza: tra chi può permettersi una protezione privata e chi resta scoperto.
(Adnkronos) - Due giornate all’insegna della sensibilizzazione e dell’educazione ambientale quelle in programma il 29 e 30 maggio presso la Mostra d’Oltremare di Napoli, nell’ambito degli Stati Generali sull’Ambiente 2025. Un ricco programma di appuntamenti che vedrà protagonisti i rappresentanti delle istituzioni, giovani studenti, volti del mondo social e cittadini in un confronto aperto sulle sfide ambientali del presente e del futuro. Ad aprire la prima giornata, la presentazione dei risultati del progetto “Eco Movie”, la creatività delle scuole per l’ambiente, il concorso scolastico dedicato alla realizzazione di video sulla tutela dell’ambiente nell’era dei cambiamenti climatici. Attraverso il linguaggio diretto e coinvolgente dei video, giovani studenti racconteranno la loro visione di un futuro più sostenibile. Nel pomeriggio, spazio alla cerimonia di premiazione della prima edizione del Premio “Il Tuffatore”. Il riconoscimento è rivolto a influencer e content creator che si sono distinti sul web per la promozione e diffusione di uno stile di vita sostenibile. Tre i vincitori, selezionati su una rosa di nove finalisti, premiati per ciascuna delle categorie in gara: Cambiamenti climatici, Educazione ambientale e Rispetto per gli animali. L’ideatrice del Premio, Claudia Conte, modererà i talk in programma e Paolo Mieli sarà Presidente di Giuria di cui faranno parte Padre Enzo Fortunato e Valeria Angione. Interverrà il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Per concludere, un approfondimento dedicato alle strategie regionali per la sostenibilità ambientale. L’incontro offrirà una panoramica sui principali interventi e piani attualmente in corso in Campania, con particolare attenzione al ciclo integrato dei rifiuti e delle acque, alla tutela del territorio e alla valorizzazione delle risorse ambientali. Previsto l’intervento del Presidente della Regione Campania. Ad aprire la giornata di venerdì, la presentazione dei risultati del progetto “Borghi Salute e Benessere”, iniziativa che punta a valorizzare il patrimonio storico, culturale e ambientale dei borghi della Campania attraverso il coinvolgimento delle scuole, nell’ambito del concorso “BsB in Motion”. Si prosegue con la presentazione dei risultati della terza edizione del concorso di idee “Cambiamo Aria!” per sensibilizzare sul tema della qualità dell’aria e sulla necessità di adottare comportamenti sostenibili. Durante entrambi gli appuntamenti saranno proiettati i video realizzati dagli studenti. In conclusione degli Stati Generali sull’Ambiente 2025, un focus dedicato alla mobilità sostenibile, uno dei pilastri fondamentali per il futuro ambientale e urbano della Regione Campania.