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(Adnkronos) - L'Europa rilancia il partenariato con l'Africa mentre "altri Paesi nel mondo stanno tagliando i loro finanziamenti". A dirlo è la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen durante il summit "Il Piano Mattei per l'Africa e Global Gateway: uno sforzo comune con il continente africano" in corso a Roma, co-presideuto insieme alla premier Giorgia Meloni e partecipato da una serie di leader africani. "Vediamo che altri paesi nel mondo stanno tagliando i loro finanziamenti. Pensiamo che questo sia sbagliato. Attrarre nuovi investimenti in Africa è nel nostro interesse reciproco. E l'evento di oggi dimostra che il nostro approccio sta dando risultati", ha affermato von der Leyen, annunciando la firma di una serie di nuovi accordi di investimento che mirano a incrementare il flusso di capitale privato dall'Europa all'Africa. Il fondo Global Gateway, lanciato nel 2022 e visto come una risposta a progetti come la Via della Seta cinese, ha una "potenza di fuoco massiccia di 150 miliardi di euro per l'Africa", ha ricordato la presidente dell'esecutivo comunitario. L'iniziativa combina "le risorse della nostra Unione europea e degli Stati membri per attrarre capitali privati", sinergia che avviene, per esempio, con il Piano Mattei italiano fortemente voluto e promosso da Meloni. Tra i progetti strategici presentati oggi spicca l'espansione del corridoio di Lobito, lanciato al Summit G20 del 2023 per collegare con ferrovie e infrastrutture moderne le regioni minerarie senza sbocco sul mare della Repubblica democratica del Congo e dello Zambia alla costa atlantica in Angola. Von der Leyen ha annunciato la firma di tre accordi di finanziamento con Luanda "affinché l'intera economia del Paese possa beneficiare del corridoio" grazie alla formazione professionale, "in modo che il popolo angolano abbia le competenze giuste per i lavori creati dai nostri investimenti", il sostegno per portare "il cibo locale ai mercati nazionali e internazionali" e la promozione del turismo lungo la rotta commerciale. Sul fronte della connettività digitale, la presidente della Commissione ha annunciato che Roma e Ue finanzieranno congiuntamente un'estensione del cavo sottomarino Blue Raman (che collega l'India via Gibuti all'Europa, attraverso l'Italia) a Somalia, Kenya e Tanzania. Il progetto, a cui partecipa l'italiana Sparkle, collegherà "l'Africa orientale a enormi mercati digitali" ed espanderà la più ampia strategia europea per colmare il divario digitale africano. "Nell'ultimo decennio, l'Africa ha più che raddoppiato le sue connessioni internet, ma l'Africa subsahariana rimane la regione meno connessa al mondo", ha ricordato von der Leyen. Il terzo accordo di finanziamento è basato su una combinazione di investimenti pubblici e privati per supportare gli agricoltori africani nell'adattamento al cambiamento climatico. Il progetto "Terra" si concentrerà sulla catena del valore del caffè, investendo "in un mix di soluzioni tradizionali e high-tech", dalla coltivazione all'ombra degli alberi alla piantumazione di nuove varietà resistenti al calore. 300 milioni di africani lavorano nell'agricoltura, "ma causa del clima estremo, i raccolti nelle piccole fattorie africane stanno diminuendo del 3% ogni anno", ha spiegato la presidente, evidenziando la necessità di "invertire la tendenza". Lo stesso vale per i milioni di posti di lavoro che dipendono dall'export di caffè, sia in Africa che in Europa, "inclusa l'Italia, che è la casa del miglior espresso del mondo", ha aggiunto.
(Adnkronos) - Tra il litorale romano e pontino la seconda casa al mare torna protagonista. Dalle eleganti ville di Fregene alle case bianche di Sperlonga, passando per le dune dorate di Sabaudia e le terrazze panoramiche di Anzio, il mercato delle case vacanza procede a ritmo sostenuto, con quotazioni in leggero aumento rispetto al 2024. Complici il desiderio di un 'buen retiro' sul mare e le interessanti prospettive di investimento turistico. "Il mercato delle seconde case al mare - osserva Corrado Sassu, agente immobiliare protagonista di Casa a Prima Vista a capo della Corrado Group, che in passato ha gestito ben cinque punti vendita sulla costa laziale - è complessivamente in buona salute . Le mete più ambite vedono valori in ulteriore crescita: +3% a Sabaudia e Circeo, +6% a Terracina. E ci sono picchi locali, come Tarquinia, dove il nuovo lungomare ha spinto i prezzi fino al +6%". Fregene si conferma regina del litorale romano, con ville immerse nella natura e prezzi che superano i 3.100 euro al metro quadro. A poca distanza, Ladispoli accelera con una crescita del +4% e valori intorno ai 2.500 euro al metro quadro, mentre Torvaianica resta più accessibile con 1.860 euro al metro quadro, pur segnando una leggera flessione. Anzio offre un mercato variegato, dove si va dai 1.800 euro al metro quadro medi fino a 2.700-2.800 euro nelle zone fronte mare. Sul tratto nord del litorale romano anche Santa Marinella è sempre più apprezzata per la qualità della vita e la vicinanza alla Capitale: qui i prezzi si attestano tra i 2.400 e i 3.000 euro al metro quadro, complice la presenza di immobili di charme. Spostandosi più a sud, nel cuore del litorale pontino, Sperlonga incanta con il suo borgo affacciato sul mare e con valori da capogiro: 5.000-6.000 euro al metro quadro per abitazioni fronte spiaggia, i più alti della costa laziale. Sabaudia, tra dune, laghi e mare, propone ville di lusso che arrivano anche a costare 2-3 milioni di euro, ma anche soluzioni più 'smart' attorno ai 200.000-250.000 euro. San Felice Circeo segue lo stesso schema: domina la richiesta di ville indipendenti, con prezzi tra 2.000 e 5.000 euro al metro quadro in base a posizione e condizioni. A chiudere la fascia più a sud, Terracina si stabilizza, ma sul lungomare si viaggia ancora sui 3.000 euro al metro quadro, con picchi di 4.000 euro per affacci diretti sulla spiaggia. La clientela delle seconde case al mare è soprattutto domestica e motivata tanto dall’uso personale quanto dal potenziale rendimento. "Parliamo di professionisti e imprenditori alto spendenti attratti da immobili di grandi metrature che già possiedono un immobile in città. Sul litorale pontino si registra anche la presenza di acquirenti provenienti dalla Campania, soprattutto dalle province di Napoli e Caserta, attratti da località come Formia, Gaeta o Sperlonga. Gli acquirenti stranieri invece restano pochi e mirano quasi esclusivamente a immobili di lusso o soluzioni indipendenti di pregio, ville d’epoca, casali panoramici, che però costituiscono una piccola parte dell’offerta", aggiunge Sassu. Le tipologie di case più ricercate sul litorale laziale sono per la maggior parte bilocali e trilocali di piccola e media metratura, vicini al mare e con terrazzo o giardino, ideali per vacanze familiari e affitti turistici. I piccoli tagli, come monolocali sotto i 100 mila euro, sono molto apprezzati dagli investitori, per la buona redditività stagionale. All’estremo opposto, restano molto ambite, seppur rare, le ville fronte mare a Fregene, al Circeo o a Santa Marinella, spesso tramandate da generazioni, con metrature superiori ai 120 metri quadri e caratteristiche di pregio. La maggior parte delle compravendite, però, si concentra su soluzioni medio-piccole: spesso già ristrutturate e pronte all’uso, particolarmente apprezzate da chi intende affittare fin da subito. Del resto, i numeri parlano chiaro: un bilocale può rendere fino a 600 euro a settimana circa in bassa stagione, superando i 1.500 euro ad agosto. "Trovare un appartamento in affitto è diventato difficile già da febbraio", osserva Corrado Sassu, segnalando un’impennata anche nelle compravendite. "Il recente taglio dei tassi da parte della Bce - osserva -sta riaprendo il mercato anche ai giovani acquirenti. Mi aspetto un’accelerazione delle richieste soprattutto da chi vuole garantirsi una casa vacanza prima di ulteriori rialzi".
(Adnkronos) - Si è svolto a Roma il 2° Forum italiano delle bioplastiche compostabili, organizzato da Assobioplastiche e dal Consorzio Biorepack: gli ultimi dati disponibili confermano, nell'ultimo biennio, per l’industria italiana delle bioplastiche una pesante inversione di tendenza mentre crescono e si consolidano le attività di riciclo dei manufatti giunti a fine vita con positivi impatti socio-ambientali. Dopo un decennio di crescita costante, infatti, tra il 2012 e il 2022, il fatturato complessivo - rivela un'analisi svolta da Plastic Consult - è sceso a 704 milioni di euro (-15% rispetto al 2023) nonostante i volumi siano leggermente superiori rispetto all’anno precedente (121.500 tonnellate, + 0,5% sul 2023). Il numero di aziende della filiera delle bioplastiche compostabili ha subito una lieve battuta d’arresto: sono attualmente 278, suddivise in produttori di chimica di base e intermedi (7), produttori e distributori di granuli (22), operatori di prima trasformazione (189), operatori di seconda trasformazione (60). In leggera diminuzione anche il numero di addetti dedicati (ovvero quelli che nelle aziende del comparto si occupano direttamente dei prodotti che entrano nella filiera delle bioplastiche compostabili): sono 2913, -2,2% rispetto all’anno precedente. Numeri decisamente più positivi invece riguardano le attività di riciclo organico delle bioplastiche compostabili, per le quali si conferma la tendenza alla crescita: nel 2024 il tasso di riciclo, al netto degli scarti, è stato infatti pari al 57,8% dell’immesso al consumo (47.511 tonnellate riciclate a fronte delle 82.246 immesse sul mercato). Un dato che si conferma superiore sia agli obiettivi di riciclo fissati per il 2025 (50%) sia per il 2030 (55%). Rilevante la crescita dei comuni e dei territori convenzionati con il consorzio Biorepack (passati in un anno dal 58,5 al 74,3% con un incremento di 15,8 punti percentuali) e della popolazione (attualmente superiore all’85%, 11 punti in più rispetto al 74,1% del 2023). Agli enti locali convenzionati sono stati riconosciuti corrispettivi economici per 12,7 milioni di euro (oltre tre milioni in più rispetto all’anno precedente) a copertura dei costi di raccolta, trasporto e trattamento degli imballaggi in bioplastica compostabile conferiti insieme ai rifiuti domestici. Uno scenario nel complesso, però, non rassicurante, secondo gli operatori. Preoccupa soprattutto l’arrivo sul mercato europeo di shopper e manufatti in bioplastica compostabile importati a prezzi troppo bassi. “Oggi acquistare un prodotto finito in bioplastica compostabile realizzato fuori dal mercato europeo costa meno che acquistare le materie prime necessarie per produrlo in Italia o in qualsiasi Paese europeo - spiega Luca Bianconi, presidente di Assobioplastiche - Le aziende extra Ue, prevalentemente asiatiche, beneficiano spesso di sovvenzioni pubbliche, manodopera a costi irrisori e normative meno stringenti di quelle europee. Tutto ciò rappresenta uno stress competitivo insostenibile per le nostre aziende. Fino a pochi anni fa, una quota significativa dei manufatti in bioplastica venduti in Europa era prodotta da aziende europee. Oggi questa percentuale si è progressivamente ridotta. Sebbene la capacità produttiva europea resti elevata, in diversi comparti è oggi sottoutilizzata”. "Tra i fenomeni distorsivi c’è quello, denunciato già da tempo, delle stoviglie 'pseudo riutilizzabili', che vengono commercializzate sfruttando una lacuna nella normativa Sup (Single Use Plastic) che, pur vietando il monouso, non ha specificato nel dettaglio i requisiti per poter definire riutilizzabile un manufatto, aprendo così la strada a un’elusione delle regole, in danno alle imprese legali - spiegano Assobioplastiche e Biorepack - Su questo punto l’Italia ha di recente notificato all’Ue una proposta tecnica di definizione dei manufatti riutilizzabili su cui si attendono i commenti. A ciò si associa anche il fenomeno degli shopper illegali che costituiscono più di un quarto dei sacchetti circolanti in Italia, a dieci anni dall’introduzione delle sanzioni". In questo contesto, "si inserisce un passaggio normativo cruciale: il nuovo regolamento europeo sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio (meglio noto come Ppwr, Packaging and Packaging Waste Regulation) che per le bioplastiche compostabili apre da un lato prospettive importanti, ma dall’altro impone tempistiche stringenti, di gestione complessa e sfidante. È fondamentale che l’Italia sfrutti appieno le potenzialità del Ppwr, notificando al più presto la lista delle applicazioni che dovranno essere realizzate in materiali compostabili, lista che dovrà entrare in vigore entro l’11 agosto 2026 , tracciando la strada per analoghe normative di altri Paesi Ue. Ciò contribuirebbe a dare un quadro di certezze agli operatori che producono e utilizzano gli imballaggi in questione e offrirebbe chiarezza ai consumatori, semplificando le attività di corretto conferimento dei rifiuti organici". “Per far funzionare un modello che ha già dimostrato la sua valenza economica e ambientale bastano poche regole, certe, chiare e fatte rispettare. Come consorzio di riciclo continueremo a impegnarci nel consolidamento degli obiettivi di riciclo, collaborando con tutti gli attori della filiera, a partire dall’industria del compostaggio, e chiudendo in maniera virtuosa il ciclo degli imballaggi compostabili”, commenta Marco Versari, presidente del Consorzio Biorepack.