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(Adnkronos) - Quattro soldati dell'esercito israeliano sono stati uccisi ieri in un attacco con droni di Hezbollah contro una base di addestramento vicino a Binyamina, nel distretto di Haifa. Si tratta dell'attacco con droni più letale tra gli oltre cento effettuati nell'ultimo anno dal gruppo libanese. Più in generale negli ultimi mesi, questo tipo di offensive contro Israele è diventato sempre più grave e mortale: vediamo cosa si sa dei tipi di droni che Hezbollah e i proxy iraniani utilizzano nei loro attacchi. Intanto si stima che Hezbollah sia in possesso di più di 2.000 droni di vario tipo, mentre continua ad acquistare e costruirne di nuovi. Come spiegato dal Jerusalem Post, Hezbollah sarebbe in possesso soprattutto di droni kamikaze, fondamentalmente costituiti da una lunga fusoliera simile a un tubo, una testata nella parte anteriore del tubo e un'elica nella parte posteriore, con un raggio d'azione in grado di raggiungere anche Tel Aviv. Con gli attuali mezzi di comunicazione a disposizione di Hezbollah, risulterebbe difficile pilotare un drone con munizioni per cui è necessario un uomo che sganci la bomba o lanci il missile dal drone. Pertanto, si ipotizza che i velivoli vengano pre-programmati con un percorso di volo e una destinazione. Hezbollah raccoglierebbe prima informazioni sui siti che vuole attaccare per poi lanciare i droni con una rotta di volo precisa per attaccarli. Il drone ha una missione a senso unico e se non colpisce il suo obiettivo, colpirà comunque qualcosa nelle vicinanze. La famiglia di droni Mirsad di Hezbollah si basa sui tipi di droni iraniani Ababil e Mohajer, acquistati da Teheran e poi adattati ai vari usi specifici. Le foto che circolano del Mirsad lo mostrano generalmente con una lunga fusoliera a forma di tubo e ali più lunghe nella parte posteriore rispetto a quelle più corte nella parte anteriore. A seconda del tipo utilizzato, il Mirsad può trasportare fino a 40 kg di munizioni e ha un raggio d'azione di circa 120 km. Questo gli avrebbe permesso di compiere l'attacco di ieri. Il drone Mirsad-1 è basato sull'Ababil-T, sviluppato in Iran. Il Mirsad-2, che Hezbollah ha usato in passato, assomiglia più a un piccolo aereo con una sezione a doppia coda ed è modellato sul drone iraniano Mohajer-4. Attualmente, il principale modello di droni kamikaze che Hezbollah importa dall'Iran è lo Shahed 136. Progettato come una grande "V" volante dalle ali a forma di delta, pesa circa 200 kg e ha una testata superiore ai 50 kg, un'apertura alare di 2,5 metri ed è lungo circa 3,5 metri. Ha un raggio d'azione significativo che si stima superi i 2.000 km. Lo Shahed 136 è stato avvistato per la prima volta in Yemen nel gennaio 2021 ed è stato anche esportato in Russia dagli iraniani per essere utilizzato nella guerra contro l'Ucraina. Lo Shahed 136 è attualmente il fiore all'occhiello tra i velivoli senza pilota (Uav) dell'Iran e dei suoi alleati. Secondo un rapporto del centro Alma, il gruppo terroristico Hezbollah starebbe probabilmente acquisendo altri droni da aggiungere al suo attuale arsenale di 2.000 unità. “Stimiamo che Hezbollah abbia molto probabilmente altri modelli avanzati di Uav, come i tipi 'Mohajer', 'Shahed' e 'Samed', 'Karrar' e 'Saegheh'”. Secondo il sito Israel HaYom, “il Karrar è un drone di fabbricazione iraniana basato sul drone americano Striker a reazione. Il Karrar è una sorta di “jet da combattimento dei poveri” perché combina capacità di attacco suicida, lancio di bombe e persino lancio di missili aria-aria contro gli aerei. Il suo raggio d'azione è relativamente ampio e pare che Hezbollah abbia tentato di utilizzarlo durante la guerra civile siriana”. Uno studio della Cnn ha infine ipotizzato che Hezbollah possa essere in possesso di droni Quds Yasir, con un raggio d'azione di 200 km e costituiti da una grande ala lunga diversi metri con una fusoliera corta.
(Adnkronos) - "Italia e Germania, insieme, valgono il 6% del Pil globale, circa un terzo del totale dell’Ue. Sono economie complementari e interconnesse: per noi la priorità, ma direi proprio la necessità, è lavorare assieme e fare da traino in Europa. Non vedo realistico lo scenario per il quale i nostri Paesi si separino economicamente, se non a un prezzo altissimo per entrambi". Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Jörg Buck, consigliere delegato di Ahk Italien, Camera di Commercio Italo-Germanica, sulla situazione di recessione in Germania e le conseguenze per l'Italia. Secondo Buck, "la domanda, oggi, è come possiamo sfruttare a nostro favore la ristrutturazione delle catene globali del valore, rendendoci più attrattivi e resilienti. Faccio un esempio: l'interscambio commerciale Germania-Cina ha subito un calo del 15% nel 2023, quello con gli Usa è aumentato. È chiaro che è frutto del contesto geopolitico", sottolinea. E quindi, si chiede Buck, "come ci inseriamo noi, come ecosistema italo-tedesco all'interno dell'Ue, nei cambiamenti delle relazioni globali? Possiamo, come partnership economica italo-tedesca, avere un ruolo leader nella re-industrializzazione europea? Come possiamo trarre un vantaggio economico dalla necessaria decarbonizzazione e diventare leader di mercato nelle tecnologie verdi del futuro? Il nostro futuro industriale dipende dalla risposta a queste domande", sottolinea. E Buck entra quindi nel merito dei numeri della crisi tedesca e degli effetti sull'economia italiana. "Per la Germania le stime dell'Istituto Ifo parlano di una crescita pari a zero per il 2024, con una ripresa prevista nel 2025, quando si attende un +0,9%. La situazione parte dalla pandemia, e si è aggravata con l’invasione russa; due processi che hanno scatenato trasformazioni che hanno prodotto questa crisi, e vanno poi considerati eventi come le interruzioni produttive legate alle inondazioni in Baviera e nel Baden-Württemberg. Per l’Italia, il legame economico con la Germania è importantissimo, e nel primo semestre dell’anno l’interscambio totale è passato da 86,4 a 81,1 miliardi. Un calo del 7%, dunque significativo", sottolinea. Secondo Buck, "differenziando tra export e import, il primo cala del 6,6% (arrivando a 36,8 mld), il secondo dell’8% (43 mld). Quindi è soprattutto l’export tedesco a soffrire, in linea con il fatto che l’attuale calo dell’interscambio è frutto del rallentamento tedesco più che di problemi italiani". "In alcuni settori gli effetti potrebbero essere più duri del quadro generale, penso specialmente al settore automobilistico: dobbiamo ricordare che il 30% dei componenti delle auto tedesche proviene dall’Italia. Se la Germania rallenta, inevitabilmente anche l’Italia ne risente, dato l’alto grado di interconnessione tra i nostri sistemi produttivi", aggiunge ancora. E nel merito del futuro dell'Europa sullo scacchiere globale Buck è chiaro. "Dobbiamo prendere sul serio l'urgenza invocata da Draghi di grandi investimenti per ristabilire la competitività internazionale dell'economia europea. Siamo in una fase di profondi cambiamenti globali e, come Europa, corriamo il rischio di perdere il tocco e quindi la leadership tecnologica in molti settori del futuro. È chiaro che di fronte alle sfide attuali, dal cambiamento climatico alla trasformazione industriale, è necessario un approccio europeo comune. Dobbiamo trovare, ridefinire e implementare rapidamente questa consapevolezza comune, una visione europea che bilanci la sostenibilità economica, sociale e ambientale", spiega. Secondo Buck, "per raggiungere questo obiettivo, sarà necessario mobilitare investimenti comuni (soprattutto privati!) per promuovere una politica industriale europea". "Il dibattito dovrebbe concentrarsi principalmente sul modo in cui l'Europa può essere 're-industrializzata', vale a dire come possiamo utilizzare i nostri punti di forza industriali in entrambi i nostri Paesi e collegarli con le tecnologie pionieristiche del futuro; questo è l'unico modo per riguadagnare competitività nel mondo", conclude.
(Adnkronos) - In collaborazione con la redazione di The Brandformance Society Ė arrivato il momento di abbandonare l’idea che i divani letto siano semplici soluzioni salvaspazio, oggetti il cui unico scopo è funzionale. Oggi sono cambiati gli spazi a disposizione, ma anche le esigenze delle persone, ed è sempre più diffusa la richiesta di un divano letto che sia non solo pratico, ma anche elegante e in linea con le tendenze del design contemporaneo. La versatilità resta fondamentale certo, ma il divano letto non è più l’arredo che acquistiamo solo per "nasconderlo" nella stanza degli ospiti: è sempre più spesso l'elemento centrale del living e per questo deve rispettarne lo stile. Non a caso, per rispondere a questa domanda sempre più presente, i brand stanno innovando le loro collezioni e proponendo divani letto creati con tessuti pregiati, forme particolari e dimensioni personalizzabili. Il miglior modo per notare questa tendenza è guardare come si comportano le aziende italiane più importanti del settore. Noi, per esempio, abbiamo scandagliato le proposte di più di trenta brand (il nostro punto di riferimento in questa ricerca è stato il sito di Arredinitaly, un e-commerce del mobile molto autorevole nel settore, con diverse proposte di divani letto). E possiamo dire che la funzionalità non è più l'unico obiettivo. Siamo certi che questa trasformazione diventerà presto uno standard. Ma quali sono le soluzioni più amate oggi, dalle quali prendere ispirazione? Chi non adora l’eleganza di un divano con penisola? E se fosse anche un divano letto matrimoniale con penisola? Il mix perfetto tra stile e praticità, pensato per chi vuole massimizzare lo spazio senza rinunciare al design. Questa soluzione non solo offre un’area più ampia per rilassarsi durante il giorno, ma può trasformarsi in un comodo letto matrimoniale per la notte, garantendo il massimo del comfort. La penisola, protagonista di questo arredo, aggiunge modernità al soggiorno ed è anche uno spazio extra da sfruttare: ideale per distendersi dopo una lunga giornata o per riporre cuscini e coperte, se dotata di un vano contenitore integrato. I divani letto italiani con penisola si distinguono per la cura artigianale dei dettagli e l’uso di materiali di alta qualità. E oggi l’offerta è così varia che è possibile scegliere tra diverse configurazioni, tonalità e finiture, così che ciascuno possa trovare il modello perfetto per il proprio soggiorno. Per chi cerca una soluzione che coniughi estetica e funzionalità, questi divani sono una delle opzioni più desiderate, soprattutto quando si può approfittare dei divani letto in offerta, per il massimo della qualità e la migliore convenienza. Perché accontentarsi di un solo letto quando possiamo averne due? Il divano letto singolo ma a castello è la soluzione in assoluto più interessante presente oggi sul mercato. Perfetto per chi ha poco spazio, ma vuole comunque poter accogliere il maggior numero possibile di amici o familiari. Ma non è solo la praticità a renderlo così amato. I modelli attuali non sacrificano mai l’estetica: linee essenziali e dettagli curati lo rendono ideale per interni moderni, dove design e utilità devono sempre andare di pari passo. In un'epoca in cui gli spazi abitativi si fanno più stretti e le necessità cambiano velocemente, il divano letto a castello diventa un esempio perfetto di arredo multifunzionale. Per chi ama le soluzioni compatte, ma non rinuncia al comfort, la soluzione perfetta è il classico divano letto a 2 posti ma con la con rete a doghe, che assicura un’esperienza di riposo decisamente superiore, simile a quella di un letto classico. A differenza delle soluzioni con reti in metallo infatti, le doghe garantiscono il supporto ergonomico ideale per la schiena, e favoriscono una perfetta postura. Oggi, più che mai, gli spazi abitativi richiedono soluzioni intelligenti, in grado di combinare funzionalità e benessere, e il divano letto a 2 posti con rete a doghe rappresenta più di qualunque altro questa perfetta fusione. Perché oggi scegliere i divani letto non significa più accettare compromessi, ma trovare la sintesi perfetta tra design, comodità e qualità del riposo.