INFORMAZIONICassa Lombarda Assicurazioni, Banche e Finanza Ruolo: Direzione Area Marketing / Commerciale Area: Communication Management Andrea Yesi Ferrari |
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(Adnkronos) - "Il nostro impegno per difendere l'Italia proseguirà, come sempre, con determinazione e senza esitazioni. Quando sono in gioco la sicurezza della Nazione e l'interesse degli italiani, non esiste spazio per passi indietro. Dritti per la nostra strada". Così il presidente del Consiglio Giorgia Meloni su X dopo che ieri aveva annunciato di aver ricevuto un avviso di garanzia in seguito alla denuncia presentata alla procura capitolina dall'avvocato Luigi Li Gotti. L'avviso di garanzia è stato inviato anche ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano. Meloni terrà oggi a Palazzo Chigi una riunione con i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Sul tavolo, il dossier migranti. Sul piede di guerra le opposizioni che oggi hanno lasciato l'Aula del Senato per protesta dopo le parole degli esponenti della maggioranza. Pd, M5S, Avs e Italia Viva, hanno chiesto che la stessa premier venga a riferire in Aula sulla vicenda del libico rilasciato dalle autorità italiane. Dopo la capigruppo in Senato chiesta dalle opposizioni che lamentano la mancata informativa sul caso Almasri da parte dei ministri Nordio e Piantedosi, i lavori sono stati sospesi fino a martedì 4 febbraio, quando si svolgerà alle 15 la conferenza dei capigruppo per stabilire il nuovo calendario dei lavori. "Non andremo avanti con i lavori fino a quando il governo non chiarirà i contorni di questa vicenda", ha detto lasciando la capigruppo, il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia. "E' una vicenda politica e non giudiziaria molto grave -ha sottolineato- Possono esserci stati patti tra il governo italiano e quello libico, in quel caso il governo sarebbe complice di un sistema di gestione delle migrazioni che non rispetta i diritti umani. Non vorremmo un governo complice dei sistemi di tortura libici". Stefano Patuanelli, capogruppo del M5s spiega che "c'era la disponibilità del ministro Ciriani, ad intervenire anche oggi, ma non abbiamo colto, è del tutto evidente che non è sufficiente". "Per rispetto della magistratura -spiega- dal governo dicono che non possono venire per l'informativa, ma poi nel video Meloni attacca i magistrati". "Vogliamo che il premier quando fa i video dica la verità, che quanto ricevuto non è un avviso di garanzia". Per Peppe De Cristofaro di Avs "nel video Meloni, che dice menzogne, ha detto di non essere ricattabile, io penso esattamente il contrario, il nostro governo è sotto ricatto dei libici. Meloni deve venire in Aula a spiegare". Il capogruppo di Italia Viva, **Enrico Borghi** attacca: "non si è mai visto che un ministro oggetto di una comunicazione di iscrizione a una attività giudiziaria si sia sottratto al confronto in Parlamento. Abbiamo avuto premier indagati che venivano in Aula e discutevano, così come hanno fatto ministri. Qui si prende a pretesto una questione di assoluta ordinarietà giudiziaria per non confrontarsi con il parlamento". Oggi le opposizioni hanno lasciato l'Aula per protesta dopo le parole degli esponenti della maggioranza, intervenuti sull'avviso di indagini arrivato al premier Meloni. "C'è un'umiliazione del Parlamento, quella che certa magistratura fa della democrazia e della sovranità popolare", ha detto Albero Balboni, senatore di Fratelli d'Italia, intervenendo nell'Aula. "Certi magistrati umiliano continuamente la politica, questa è la vera umiliazione. L'esproprio della democrazia -ha attaccato il senatore a capo della Commissione Affari costituzionali- è reso manifesto e plateale dal fatto che oggi ministri che dovevano riferire su un fatto importantissimo non lo possono più fare perché certa magistratura si è voluta sostituire al Parlamento e alla democrazia". Intanto in un post su Instagram Arianna Meloni difende la sorella. "Anni di vergogna, derisione rassegnazione. Poi l'Italia rialza improvvisamente la testa. Fiera, rispettata, ascoltata, guardata come un modello. Tante cose ancora da risolvere, certo, ma una speranza che improvvisamente divampa. Un orgoglio che torna, impetuoso, e tante, tante persone che si rimettono a remare, tutte nella stessa direzione. Si può fare! Si può ancora stupire e crescere! Si può tornare grandi! Solo che alcuni non lo possono accettare. Perché in un'Italia così non c'è più spazio per la meschinità. E perché, per alcuni, dovessero anche rimanere solo macerie, l'importante è continuare a perpetuare la loro fetta di potere". "Ma la storia è fatta di uomini e donne, di piccoli passi e scelte quotidiane. È tempo che le persone perbene di questa martoriata Nazione scelgano da che parte stare. Avanti sorella mia, sei il nostro orgoglio!", conclude.
(Adnkronos) - Dal 2006 ad oggi la crescita della presenza italiana all’estero è raddoppiata. Ogni anno circa centomila partenze per la sola motivazione espatrio, il 45% delle quali vede protagonisti giovani tra i 18 e i 34 anni e il 23% giovani adulti dai 35 ai 49 anni. I pensionati italiani che decidono di trasferirsi all’estero registrano, invece, un trend negativo del 24% rispetto al 2019, andamento che riguarda sia quelli che si dirigono verso i paesi che offrono vantaggi economici fiscali, sia coloro che, invece, sono spinti dal desiderio di raggiungere i figli nel frattempo stabilitisi all’estero. Sono alcuni dei dati che emergono dal convegno '@Migrazione da fenomeno sociale a fattore identitario' che si è svolto oggi, 23 gennaio, a Roma presso Palazzo Wedekind. L’incontro promosso da Inps e Fondazione Migrantes, moderato dal vice direttore di Adnkronos, Fabio Insenga, ha offerto l’occasione per un confronto sul tema della mobilità verso i Paesi stranieri e dei pensionati italiani all’estero. Ad aprire i lavori il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, che ha sottolineato come il tema dell’emigrazione “non possa e non debba essere analizzato solo mediante statistiche e dati numerici, perché dietro ci sono scelte personali. L’obiettivo prioritario, per l’Inps, è di consentire al lavoratore migrante di affrontare con serenità il trasferimento e l’inizio di una nuova attività lavorativa, tutela fondamentale per rendere effettivo il diritto alla libera circolazione dei lavoratori”. Sull’immigrazione, invece, il presidente Fava ha aggiunto che “è possibile ed auspicabile un'integrazione qualificata. Quindi, laddove oggi registriamo una richiesta o un fabbisogno del tessuto produttivo, in tal senso, se manca manodopera qualificata, la andiamo a intercettare e a integrare nel tessuto produttivo, in modo chiaro e regolare'. Introduzione del tema affidata a Paolo Pagliaro. Successivamente è intervenuta Delfina Licata, della Fondazione Migrantes che ha aperto il suo inter-vento evidenziando che l’unica Italia giovane, dinamica e in crescita, è quella che mette radici fuori dei confini nazionali. L’Italia, paese delle mobilità, è strutturalmente legata alla mobilità in entrata e in uscita. Partenze, ritorni e ripartenze che negli ultimi anni caratterizzano sempre di più giovani e giovani adulti. Dal 2006 ad oggi la crescita della presenza italiana all’estero è raddoppiata. Ogni anno circa cento mila partenze per la sola motivazione espatrio, il 45% delle quali vede protagonisti giovani tra i 18 e i 34 anni e il 23% giovani adulti dai 35 ai 49 anni. Dopo la brusca frenata dovuta alla pandemia, nell’ultimo anno anche le famiglie hanno ricominciato a spostarsi (il 14,7% sono minori) come gli anziani (il 5,5% ha più di 65 anni). Partiti da ogni provincia italiana verso 186 destinazioni del mondo per il 72% europee, le partenze verso l’estero dei cittadini e delle cittadine di oggi interessano soprattutto il Nord Italia (Lombardia e Veneto in primis). Se da 2006 la presenza italiana fuori dei confini nazionali è cresciuta di oltre il 97%, quella delle donne italiane in particolare, è più che raddoppiata (+106%). Articolati i profili, plurime le motivazioni, complesse le storie: la mobilità italiana si caratterizza per essere composita ed eterogenea bisognosa di analisi costanti, multidisciplinari e interculturali. Lo storico delle migrazioni, Toni Ricciardi, si è soffermato su una forma di mobilità dei pensionati, il più delle volte trascurata. Questo tipo di mobilità, che possiamo definire come una sorta di 'rimborso postumo', riguarda coloro che, dopo una vita passata all’estero per motivi professionali, scelgono di tornare nel paese d’origine. Dopo una generale descrizione dei movimenti migratori di ieri, il focus si è soffermato sul rientro dei pensionati, ponendo l’accento nello specifico sul suo significativo impatto, sia dal punto economico che da quello demografico. Nella maggioranza dei casi, si tratta di territori del margine. Infine, l’approfondimento sul paese dal quale sono partiti i rientri ha riguardato la Svizzera, che rappresenta il paese maggiormente rappresentativo per gli importi versati, a titolo di pensioni, ai residenti in Italia. La Svizzera, infatti, paga in Italia circa due miliardi di euro all’anno mentre la Germania, che è seconda per importo dei pagamenti effettuati, supera di poco il miliardo di euro. La Svizzera paga in Italia circa 300.000 pensioni, un numero quasi uguale a quelle pagate dall’Italia nei 160 paesi in cui l’Inps effettua pagamenti a titolo di pensioni. A titolo esemplificativo, si riporta l’esempio della provincia di Avellino: sui 38 milioni di euro di pensioni erogate, 22 provengono dalla Svizzera. L’importo pagato dalla Svizzera corrisponde, tra l’altro, a quasi 18 volte l’importo versato dall’Inps in territorio elvetico e al doppio di quanto l’Inps versa per pagamenti di pensioni all’estero. A seguire, nella provincia di Bergamo sui 134 milioni, ben 72, pari al 54%, sono assegni che provengono dalla Confederazione, così come i 14 milioni sui 26 totali della provincia di Catania, i 22 milioni sui 37 in quella di Catanzaro, fino ai 76 su 127 di quella di Como o agli 85 su 144 milioni della provincia di Lecce. Anche in questo caso, le pensioni pagate nei diversi territori rispecchiano, in maniera postuma ed inversa, le direttrici migratorie dei decenni passati. “Siamo di fronte a due tipologie di pensionati migranti differenti: i pensionati italiani e i pensionati stranieri. I pensionati italiani che decidono di trasferirsi all’estero registrano un trend negativo, rispetto al 2019, del 24%, andamento che riguarda sia quelli che si dirigono verso i paesi che offrono vantaggi economici fiscali, sia coloro che, invece, sono spinti dal desiderio di raggiungere i figli nel frattempo stabilitisi all’estero”, ha sottolineato Susanna Thomas, della direzione centrale Pensioni Inps. “In particolare, sono diminuite -ha continuato- le partenze verso il Portogallo, passando dalle oltre 700 del 2019, alle 114 del 2023, scendono le partenze verso la Spagna, che nel 2023 si sono ridotte di circa l’8% rispetto al 2019. Scendono anche i trasferimenti verso i Paesi dell’Est: Romania, Polonia, Bulgaria, Moldavia. Uniche due eccezioni riguardano la Tunisia, che registra un +46% nel quinquennio e l’Albania, che dai 10 arrivi del 2019 si è passati ai 100 del 2023. Diminuiscono, infine le partenze verso gli USA, verso il Canada, verso l’Australia, ma anche verso la Germania, la Svizzera, la Francia, l’Olanda e il Regno Uni-to, tutte destinazioni scelte dai pensionati mossi dall’obiettivo del ricongiungimento familiare". "Complice di questo decremento è l’introduzione della comunicazione digitale, che consente di mantenere rapporti quotidiani anche a distanza, e dello smart working, che permette rientri più lunghi rispetto a quelli stabiliti dalle ferie. Discorso totalmente diverso riguarda i pensionati stranieri che fanno rientro nel proprio paese a conclusione della loro esperienza lavorativa in Italia, trend che lascia presumere che continuerà ad aumentare anche negli anni a venire. Dal 2019 al 2023 l’incremento dei ritorni di questi ultimi è stato del 25%, principalmente diretti verso quei paesi che maggiormente hanno registrato un flusso di emigrazione verso l’Italia”, ha spiegato ancora. “Nel 2023 -ha evidenziato Massimo Colitti, dirigente della direzione centra-le pensioni Inps- sono state oltre 310.000, per un importo complessivo di circa 1.6 miliardi di euro. Il pagamento delle pensioni all’estero interessa circa 160 Paesi, la maggior parte localizzati nel continente europeo, in America settentrionale, Oceania e America meridionale. Nell’ultimo quinquennio si è registrata una diminuzione pari al 6,7% del numero delle pensioni pagate all’estero, dovuta al decremento delle pensioni erogate nei Paesi di più antica emigrazione. Rilevante l’incremento del numero dei pagamenti in Europa, Asia, Africa e America centrale (rispettivamente +4,5%, +39,7%, +34,0% e +22,1%), determinato soprattutto dal rientro di coloro che, dopo aver lavorato e conseguito la pensione in Italia, hanno deciso di tornare nel Paese d’origine”. “Al contrario, è stato sottolineato -ha continuato- il forte decremento del numero dei pagamenti in America settentrionale, America meridionale e Oceania, che ospitano i pensionati più anziani. Nell’ultimo quinquennio si è registrato anche un aumento del totale degli importi delle pensioni pari al 25,9%, dovuto all'incremento delle pensioni dirette nelle Aree continentali di nuova emigrazione (Est Europa, Africa, Asia e America centrale). Invece, nelle Aree continentali di antica emigrazione (Ocea-nia, America settentrionale e meridionale), si è registrata una riduzione degli importi, dovuta alla preva-lenza delle pensioni ai superstiti rispetto a quelle di vecchiaia. Solo il 26,3% delle pensioni all’estero è pagato agli stranieri, dato destinato ad aumentare”. L’intervento è stato l’occasione anche per fare chiarezza sulla tipologia di pensioni pagate all’estero, che comprendono sia le pensioni in regime nazionale, liquidate sulla base dei soli periodi assicurativi italia-ni, sia le pensioni in regime internazionale, liquidate totalizzando i periodi assicurativi italiani ed esteri, in applicazione dei Regolamenti Ue o degli Accordi/Convenzioni bilaterali di sicurezza sociale stipulati dall’Italia con Paesi extra UE. Le pensioni in regime internazionale sono state nel 2023 circa 682.000, di cui circa 245.000 (pari al 36%) pagate all’estero per un importo di poco più di 562 milioni di euro. Le conclusioni sono state affidate al Monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, che ha sottolineato come l’Inps e la Fondazione Migrantes abbiano voluto, con questa terza edizione del convegno, concentrarsi su elementi nuovi, forse sfuggenti ai più, elementi che rappresentano storia e attualità del nostro paese e della società italiana. Le migrazioni non sono perdita ma guadagno, a vari livelli. Quello di oggi rappresenta il terzo incontro di un appuntamento che si consolida nel tempo, di un percorso di collaborazione tra strutture al servizio della società, che operano e accompagnano le persone e che hanno la necessità di studiare i fenomeni sociali per meglio accompagnare e operare in loro favore.
(Adnkronos) - Enilive annuncia l’avvio del primo impianto dedicato alla produzione di Saf (Sustainable Aviation Fuel, carburante sostenibile per l’aviazione) nella bioraffineria di Gela, in Sicilia. La produzione è stata avviata nei giorni scorsi e l’impianto ha una capacità di 400mila tonnellate l'anno, pari a quasi un terzo della domanda di Saf prevista in Europa nel 2025 in conseguenza dell’entrata in vigore della ReFuelEU Aviation, regolamento che stabilisce che i fornitori di carburante per l’aviazione garantiscano che il jet fuel messo a disposizione degli operatori aerei in ogni aeroporto dell’Unione Europea contenga quote di Saf. L’immissione sul mercato di Saf dovrà avvenire in quantità crescenti secondo la seguente traiettoria: 2% minimo dal 1 gennaio 2025 e un incremento della quota ogni cinque anni (6% dal 2030, 20% dal 2035, 34% dal 2040, 42% dal 2045) fino a raggiungere il 70% dal 2050. Enilive ha stretto accordi con diverse compagnie aeree per la fornitura di Saf dal settembre 2022, grazie alle prime produzioni realizzate in sinergia tra la bioraffineria Enilive di Gela e altri impianti Eni a partire da materie prime di scarto. Entro il 2030 Enilive prevede di aumentare la propria capacità di bioraffinazione a oltre 5 milioni di tonnellate l'anno e di incrementare l’opzionalità della produzione di Saf fino a 1 milione di tonnellate l'anno entro il 2026, con un potenziale raddoppio entro il 2030, anche grazie ai nuovi progetti in corso nella bioraffineria di Venezia e alla realizzazione di nuove bioraffinerie in Malesia e Corea del Sud. La bioraffineria di Gela ha una capacità di lavorazione pari a 736mila tonnellate l'anno di biomasse, prevalentemente da materie prime di scarto e rifiuti come oli alimentari esausti, grassi animali, sottoprodotti della lavorazione di oli vegetali. L’innovativa produzione di Saf a Gela è stata resa possibile grazie a modifiche impiantistiche, in particolare dell’unità isomerizzazione a cui sono stati aggiunti un reattore e una sezione di separazione prodotti, e del parco serbatoi e strutture logistiche. A breve saranno ultimati anche gli investimenti per il potenziamento della sezione di pretrattamento delle cariche con la costruzione di una terza linea di degumming, che consentiranno di ampliare ulteriormente la tipologia delle materie prime di scarto e residui da trasformare in biocarburanti HVO (Hydrotreated Vegetable Oil, olio vegetale idrotrattato). “Gli impianti e le tecnologie che stiamo sviluppando sono un’ulteriore conferma della strategia di Enilive, tra i leader nella produzione di biocarburanti HVO, caratterizzata da una forte crescita dell’offerta di prodotti sempre più sostenibili. Eni ha iniziato a investire in questo settore più di dieci anni fa – commenta Stefano Ballista, amministratore delegato di Enilive – e Enilive sarà tra le prime compagnie al mondo a produrre quantitativi rilevanti di Saf. Entro il 2026 sarà operativo anche l’impianto per la produzione di carburante sostenibile per l’aviazione a Porto Marghera, nella bioraffineria di Venezia, ed entro il 2030 si aggiungeranno i nuovi impianti in Italia e all’estero”.