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(Adnkronos) - E' morto Guido Alpa, 77 anni, uno dei massimi giuristi italiani e fra i maggiori civilisti a livello internazionale. Da docente universitario e avvocato, come amava ricordare, ha speso la "vita al servizio del diritto": Alpa, che tanti studenti di giurisprudenza conosco anche solo per il "Manuale di diritto privato", continuamente ristampato dalla casa editrice Cedam, si è spento in una clinica a Genova. Titolare di uno dei più affermati studi legali della Capitale, dove lavorò anche il futuro presidente del Consiglio Giuseppe Conte ("ma non sono stato né il suo mentore, né il suo maestro", ha detto in un'intervista), alla professione forense - procuratore legale iscritto all'Albo del distretto di Genova dal 1974, avvocato dal 1980 e avvocato patrocinante in Cassazione dal 1984 - Alpa ha affiancato una prestigiosa carriera accademica. Era professore emerito di diritto civile dell'Università di Roma 'La Sapienza' e presidente emerito del Consiglio nazionale forense, di cui è stato componente dal 1995, vicepresidente dal 2001 al 2004 e infine presidente dal 2004 al 2015. All'attività di docente, Alpa ha affiancato una serie di incarichi istituzionali di alto spessore. E' stato membro della Commissione per la riforma della legge fallimentare, istituita presso il Ministero della Giustizia, oltre che presidente della Commissione consultiva, istituita presso il Ministero della Salute, per le problematiche in materia di medicina difensiva e di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie. Nel 2016 era stato nominato presidente della Commissione di studio per l'elaborazione di ipotesi di organica disciplina e riforma degli strumenti di degiurisdizionalizzazione, con particolare riguardo alla mediazione, alla negoziazione assistita e all’arbitrato. Al riconoscimento ottenuto dall'aver rivestito incarichi di così alto livello, si aggiunge il prestigio conferito da importanti onorificenze quali quella di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica; quella di Cavaliere dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro e quella di Commendatore dell’Ordine di San Gregorio Magno. Era socio nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei, socio onorario dell'Accademia Ligure di Scienze e Lettere, dell'Accademia Virgiliana, socio corrispondente della British Academy, nonché membro onorario del "Gray's Inn", dell'European Consumer Law Group e dell'Inter-American Bar Association. L'integrità e lo spessore dimostrato nel corso della sua carriera, sono valse a Guido Alpa tre lauree honoris causa in giurisprudenza conferite rispettivamente dall'Università Complutense di Madrid, dall'Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima e dall'Universidad de Buenos Aires. Negli anni Alpa ha pubblicato importanti monografie e manuali giuridici, più volte ristampati, tra le quali spiccano "La responsabilità d’impresa" (Giuffrè Editore), "Le fonti non scritte e l'interpretazione" (Utet), "L'arte del giudicare" (Laterza), "Corso di diritto contrattuale" (Cedam), "Trattato di diritto civile" (Giuffrè Editore), "La formazione giurisprudenziale", "Istituzioni di diritto privato. Nozioni" (Utet), "La responsabilità civile" (Giuffrè Editore). Intensa anche la sua attività pubblicistica con libri editi dal Mulino: "L'avvocato. I nuovi volti della professione forense nell'età della globalizzazione", "Le stagioni del contratto", "Tutela del consumatore e controlli sull'impresa", "Diritto privato dei consumi", "Diritto dei consumatori" (curato con Antonio Catricalà), "Diritto civile italiano. Due secoli di storia" e "Solidarietà. Un principio normativo". Nato il 26 novembre 1947 ad Ovada (Alessandria), dopo gli studi al liceo 'Andrea Doria' di Genova, Alpa si laureò nel 1970 in diritto civile con 110/110 e lode presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Genova e subito dopo avviò una carriera lavorativa ricca di importanti traguardi e grandi soddisfazioni. Iniziò l'attività di docente all'Università di Genova come assistente alla cattedra di Diritto civile e nel 1979, come vincitore di concorso, divenne professore associato di diritto privato alla Facoltà di Giurisprudenza dello stesso Ateneo, quindi nel 1983 professore ordinario di Istituzioni di diritto privato. Nel 1991 al 2009 Alpa è stato titolare della cattedra di Istituzioni di diritto privato della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Roma 'La Sapienza', per poi passare alla cattedra di Diritto civile fino al 2018, quindi il pensionamento e la nomina a professore emerito nel 2019. Dal 2002, ha diretto il master universitario di II livello in Diritto privato europeo e della cooperazione della stessa Facoltà. Alpa ha insegnato Istituzioni di diritto privato anche alla Luiss di Roma. E' stato, inoltre, visiting professor presso numerose università statunitensi ed europee. Negli ultimi anni Guido Alpa ha avuto una certa notorietà perché il suo nome è stato accostato a quello dell'avvocato Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, con cui ha collaborato. A tal proposito Alpa ha raccontato dei suoi rapporti con Conte in un'intervista rilasciata al "Corriere della Sera" nel 2021: "Era già assistente di Diritto civile alla Sapienza quando io vi arrivai nel 1991. Non sono stato né il suo maestro né il suo mentore. Abbiamo lavorato insieme a qualche pratica e scritto un libro a quattro mani, ma non è mai stato mio associato. I nobili Pasolini dall'Onda gli diedero in affitto lo studio sopra il mio. Lo chiuse quando divenne premier". Nella stessa intervista affermò: "Non ho scritto io lo statuto M5s. E non conosco Beppe Grillo". (di Paolo Martini)
(Adnkronos) - "Distruggere o terremotare il turismo balneare con una errata applicazione del diritto europeo non solo non è giusto, ma sarebbe un grave errore storico". A dirlo oggi Antonio Capacchione, presidente del Sindacato italiano balneari aderente a Fipe/Confcommercio, in occasione degli Stati generali del turismo balneare. "Il turismo balneare, con 175 milioni di presenze turistiche pari al 39,2% di quelle complessive, è uno degli asset strategici della nostra economia. Un settore che in questo momento storico con la crisi internazionale e la guerra commerciale in corso può fornire un importante contributo per la tenuta economica del Paese". "La nostra categoria - sostiene - è da tempo al centro del dibattito pubblico del Paese che ha dato luogo a un confronto serrato fra l’Italia e la Commissione europea, tanto che la questione balneare è identificata, oggi, con il nome di una direttiva europea-la Bolkestein. Siamo di fronte ad una problematica che ha generato persino un conflitto fra, da un lato il Parlamento e le altre istituzioni nelle quali si esercita la sovranità popolare (Regioni e Comuni), dall’altro l’autorità giudiziaria amministrativa preposta a controllare il corretto esercizio delle funzioni amministrative". "Oggi - afferma - riteniamo che sulla questione balneare sia indispensabile una discussione non strumentale, come purtroppo avvenuto negli ultimi anni, che non riguarda solo gli stabilimenti balneari ma tutte le aziende che operano sul demanio (dai ristoranti ai chioschi; dagli alberghi ai campeggi). Ben otto governi in quattro legislature hanno prorogato le concessioni demaniali vigenti in vista di una riforma, sempre annunciata e mai effettuata". "E’ bene sottolineare - avverte - che questa problematica sinora è stata affrontata in riferimento solo alla durata e alle modalità di rinnovo delle concessioni demaniali marittime, trascurando altri importanti aspetti come quelli relativi alla tutela e salvaguardia della costa o al miglioramento e potenziamento del salvamento. Riteniamo, invece, che sia necessario che la questione balneare sia esaminata nella sua pienezza e con il coinvolgimento di tutti gli enti pubblici interessati (Governo, Regioni e Comuni) e la partecipazione anche dei portatori di interesse diversi da quelli da noi rappresentati (ambientalisti e associazioni di consumatori), affinché sia affrontata in riferimento a un orizzonte più ampio della disputa giuridica. Proprio per questo motivo abbiamo organizzato oggi a Roma gli Stati generali". "Tra le priorità per la categoria dei balneari - sottolinea - serve un piano nazionale straordinario di interventi finalizzato a porre fine o comunque a contrastare l’erosione costiera e recuperare le spiagge scomparse. Altra problematica la questione del salvamento anche sotto il profilo del reclutamento e della formazione del personale addetto. In assenza di un numero sufficiente di assistenti bagnanti, infatti, molti concessionari si troveranno nell'impossibilità di garantire il servizio obbligatorio di salvataggio, con la concreta prospettiva di non poter aprire la propria attività. Ecco perché siamo impegnati con la Fin e il Coni per affrontare e risolvere il problema del reclutamento e della formazione di questa importante figura professionale". "E' un dato incontrovertibile da anni - spiega - che per la parte di gran lunga più rilevante della domanda turistica, nazionale ed estera che si riversa nel nostro Paese, la vacanza”continua ad essere sinonimo di vacanza al mare. Solo lo scorso anno ha visto prevalere la balneazione con circa il 40% del totale complessivo di presenze turistiche. Oggi siamo di fronte ad un settore perfettamente funzionante e di successo, dovuto anche alla professionalità degli attuali operatori e, soprattutto, alla sua caratteristica di gestione familiare. Siamo stupefatti, poi, nel constatare come questo settore, cruciale per l’economia del Paese, sia ancora sostanzialmente disciplinato dal Codice della navigazione del lontano 1942". "Siamo impegnati - sottolinea il presidente Capacchione - a difendere un modello di balneazione attrezzata che ha circa due secoli di storia e la cui presenza ha plasmato la stessa identità di moltissime località costiere e l’intera costa italiana. Tutto ciò rischia di essere stravolto con la messa a gara delle concessioni. A nostro avviso il riordino non può prescindere da principi giuridici fondamentali: in primo luogo la tutela della certezza del diritto e della buona fede di chi ha confidato in un assetto normativo e amministrativo previgente; si rischia di recare pregiudizio, infatti, anche al diritto alla proprietà della propria azienda costituzionalmente e comunitariamente tutelato".
(Adnkronos) - Al 31 dicembre 2024 risultano installati in Italia 64.391 punti di ricarica a uso pubblico (+13.713 vs 2023). La Lombardia è la prima Regione per punti di ricarica e quella che ha registrato il maggiore incremento; Napoli si conferma la città con più punti di ricarica in rapporto alla superficie, davanti a Torino e Milano. È quanto emerge dalla sesta edizione dello studio 'Le infrastrutture di ricarica a uso pubblico in Italia', lanciato a Key - The Energy Transition Expo da Motus-E, che rileva nel corso del 2024 la posa di 13.713 nuovi punti di ricarica, di cui 4.052 installati solo nell’ultimo trimestre dell’anno. "In termini percentuali, la rete di ricarica italiana segna nel 2024 un’espansione di oltre il 27% e un aumento dei punti di ricarica negli ultimi due anni del 75%. Insieme al numero totale delle colonnine aumenta anche l’incidenza di quelle a più alta potenza. Il 47% dei punti installati nel 2024 è di tipo veloce e ultraveloce, segnando un record assoluto (lo scorso anno rappresentavano il 22% delle nuove installazioni)", rimarca l'associazione. Guardando alla distribuzione per macroaree, "al Nord si concentra il 57% dei punti di ricarica della Penisola, al Centro il 20% e al Sud il 23%. La Lombardia si conferma la prima Regione per punti di ricarica (12.926), davanti a Lazio (6.917), Piemonte (6.151), Veneto (5.880), Emilia-Romagna (5.086) e Campania (4.130). Lombardia in testa anche per crescita dell’infrastruttura nel 2024, con 3.531 nuovi punti di ricarica installati, seguita dal Lazio (+2.258), Piemonte (+982), Veneto (+966) e Sicilia (+945). Tra le città, Roma è quella che conta più punti di ricarica installati (3.117), seconda piazza per Milano (1.400) e terza per Napoli (1.235). La classifica cambia però se consideriamo il numero di punti di ricarica per km2 di superficie, con Napoli sul gradino più alto del podio (11 punti ogni km2), davanti a Torino (8 punti ogni km2) e Milano (poco meno di 8 punti ogni km2)". Uscendo dai centri urbani, "aumentano ancora i punti di ricarica installati in autostrada, che al 31 dicembre 2024 raggiungono quota 1.087 (di cui il 64% con potenza superiore oltre i 150 kW), rispetto ai 932 registrati a fine 2023". Grazie al contributo di Rse - spiega Motus-E - il report include l’aggiornamento dell’analisi spaziale dei punti di ricarica geolocalizzati, da cui emerge che, considerando anche le aree più remote e isolate del Paese, nel 94% del territorio nazionale è presente almeno un punto di ricarica in un raggio di 10 km, con un rilevante passo avanti rispetto all’86% di copertura registrato a fine 2023. Avvicinandosi alle aree urbanizzate e alle arterie stradali la densità di punti di ricarica cresce in maniera esponenziale, superando anche i 2.000 punti di ricarica nel raggio di 10 km nei pressi delle grandi città. “Grazie all’impegno degli operatori il processo di infrastrutturazione del Paese procede spedito ma c’è ancora un importante lavoro da fare per aumentare la capillarità in alcune aree, specialmente nel Mezzogiorno, dove la limitata penetrazione dei veicoli elettrici non agevola i grandi investimenti richiesti, in particolar modo per le colonnine ad alta potenza”, osserva il presidente di Motus-E, Fabio Pressi, auspicando che in quest’ottica “vengano estesi i termini per l’utilizzo dei fondi Pnrr ancora disponibili, rivedendo i meccanismi di cofinanziamento per facilitarne l’impiego e supportare la crescita dell’infrastruttura nelle zone meno coperte, facendo leva anche sul prezioso monitoraggio della Piattaforma Unica Nazionale gestita dal Gse”. Anche quest’anno lo studio confronta i progressi dell’Italia con quelli degli altri major market europei. Con 19 punti di ricarica a uso pubblico ogni 100 auto elettriche circolanti, l’infrastruttura italiana si conferma davanti a quelle di Francia (14 punti ogni 100 auto elettriche circolanti), Germania (8 punti ogni 100 auto elettriche circolanti) e Regno Unito (7 punti ogni 100 auto elettriche circolanti), conservando il primato anche se si considerano solo i punti di ricarica veloci in corrente continua: Italia (3,4 punti in DC ogni 100 auto elettriche circolanti), Francia (2,6 punti in DC ogni 100 auto elettriche circolanti), Germania (1,7 punti in DC ogni 100 auto elettriche circolanti), Regno Unito (1,2 punti in DC ogni 100 auto elettriche circolanti). L’Italia è davanti anche per quanto riguarda il numero di punti di ricarica rispetto alla lunghezza totale della rete stradale, con una media di 1 punto di ricarica ogni 4 km di strade. A seguire ci sono Regno Unito (1 punto ogni 5 km), Germania (1 punto ogni 6 km) e Francia (1 punto ogni 7 km).