(Adnkronos) - Nick Kyrgios punta gli Australian Open e, per una volta, non attacca Jannik Sinner. Nel mirino del tennista australiano, che ormai fa parlare di sé più sui social che per i suoi colpi in campo, è finito, un po' a sorpresa, Andy Murray. L'ex giocatore britannico, che oggi ha iniziato la sua carriera da allenatore con una breve parentesi insieme a Novak Djokovic, avrebbe rifiutato di presenziare al podcast di Kyrgios, scatenando le ire di Nick. "Non so nemmeno io se lo considero ancora un amico, al massimo un collega", ha detto l'australiano al podcast Unscripted, "prima eravamo sicuramente molto uniti, mi ha sostenuto in alcuni momenti difficili. Ora però non ci parliamo più". Il pomo della discordia, a quanto pare, è stato proprio il podcast di Kyrgios: "Lo volevo come ospite in un episodio, ma mi ha risposto con distacco. Dovevo dirgli: 'Fratello, trova un po' di tempo'". La stagione di Kyrgios è stata fortemente condizionata dagli infortuni: "Ora mi sto solo allenando e ogni tanto gioco qualche partita, ma non tornerò in campo per ora. La stagione è quasi finita". Obiettivo dell'australiano, scivolato 661 posto del ranking Atp, rimane lo Slam 'di casa': "Penso che giocherò gli Australian Open, in un modo o nell’altro. Voglio salutare il torneo almeno un’ultima volta" Kyrgios ha parlato anche dell'ipotesi ritiro, un'opzione che, complici i tanti problemi fisici degli ultimi anni, appare sempre più vicina: "Non so quando accadrà. So però che mi sto avvicinando alla fine della mia carriera tennistica, specialmente con tutti questi infortuni. Non so quanto potrò reggere ancora".
(Adnkronos) - Nel terzo trimestre del 2025 la fiducia delle imprese del mid-market è tornata a crescere, raggiungendo i livelli del primo trimestre 2024. E' quanto emerge dall’ultimo International Business Report (Ibr) realizzato dal network di consulenza internazionale Grant Thornton. L’indagine, che ha coinvolto oltre 2.500 dirigenti di aziende a livello globale, evidenzia un aumento di cinque punti percentuali dell’ottimismo, passato dal 71% al 76%. Nell’Unione Europea si registra un incremento più contenuto, pari al 2% (dal 59% al 61%). In Italia, invece, il dato è in controtendenza, con una contrazione di tre punti percentuali (dal 62% al 59%). L’incertezza economica registra un incremento del 2% a livello globale, passando dal 60% al 62% (per trovare un valore simile bisogna tornare al primo semestre del 2022) e dell’1% nell’Unione Europea (dal 47% al 48%). In Italia, invece, si osserva una diminuzione del 3% (dal 51% al 48%). A livello globale, il numero di imprenditori preoccupati per la sicurezza informatica risulta essere il più alto mai registrato nella storia del report, con una crescita del 5%, passando dal 50% al 55%. Nell’Unione Europea e in Italia, all’opposto, si riducono rispettivamente del 4% (dal 45% al 41%) – il dato più basso mai registrato nella storia del report – e del 12% (dal 52% al 40%), un chiaro segnale dalle imprese di una maggiore percezione della propria capacità di difesa. Le preoccupazioni legate all'aumento dei costi dell'energia risultano in crescita in Italia (+7%, dal 54% al 61%), nell’Unione Europea (+1%, dal 49% al 50%) e a livello globale (+3%, dal 52% al 55%). Il costo del lavoro mostra un trend in aumento sia a livello globale (+3%, dal 52% al 55%) – per ritrovare un valore simile dobbiamo tornare al secondo semestre del 2022 – che nell’Unione Europea (+2%, dal 45% al 47%). In Italia, invece, il dato è stabile, intorno al 58%. Trainata dall'aumento dell’ottimismo a livello globale, cresce la percentuale degli imprenditori che si aspetta un incremento della redditività: a livello globale si assiste a un aumento del 3% (dal 63% al 66%), nell’ Unione Europea del 4% (dal 51% al 55%), mentre in Italia il dato rimane stabile al 51%. In crescita del 4% la percentuale di imprenditori italiani che prevedono di aumentare i prezzi di vendita (dal 45% al 49%). Sale anche il dato nell’Unione Europea (+1%, dal 49% al 50%). A livello globale si assiste invece a una leggera contrazione dell’1% (dal 54% al 53%). In aumento la percentuale di imprenditori dell’Unione Europea che stimano una crescita del fatturato (+4%, dal 57% al 61%), il livello più alto mai registrato nel report, in sensibile incremento in Italia (+11%, dal 55% al 66%). Dato in calo del 2%, dal 66% al 64%, a livello globale. Cresce del 4%, sia a livello globale (dal 53% al 57%) che nell’Unione Europea (dal 45% al 49%) l’ottimismo degli imprenditori per quanto riguarda l’assunzione di nuove risorse. In controtendenza l’Italia, dove si assiste a una diminuzione del 2%, passando dal 43% al 41%. Rimane stabile all’89% la percentuale globale di imprenditori che prevede di aumentare i salari dei propri dipendenti. Dati leggermente in calo dell’1% sia nell’Unione Europea (dall’87% all’86%) che in Italia (dall’81% all’80%). Si evidenzia una forte crescita sia in Italia (+11%, dal 52% al 67%) che nell’Unione Europea (+5%, dal 57% al 62%) – numero più alto mai registrato nel report – delle aspettative di aumento degli investimenti in Innovazione tecnologica. Rimane stabile al 68%, invece, il valore a livello globale. Anche la spesa in ricerca e sviluppo segue la medesima tendenza positiva in tutte le aree geografiche: a livello italiano aumenta del 5%, passando dal 54% al 59%, nell’Unione Europea dell’1% (dal 51% al 52%); a livello globale, invece, rimane stabile al 60%. Gli investimenti nel brand e nella valorizzazione dell’immagine aziendale mostrano un incremento generalizzato: +5% in Italia (dal 40% al 45%), +4% nell’Unione Europea (dal 48% al 52%) e +4% a livello globale (dal 58% al 62%). Anche gli investimenti in sostenibilità risultano in aumento, l'incremento più significativo, del 5%, si registra in Italia (dal 44% al 49%), seguito dall’Unione Europea (+4%, dal 49% al 53%) e a livello globale (+4%, dal 56% al 60%). Gli investimenti nelle competenze dei propri dipendenti risultano essere in forte diminuzione in Italia (-5%, dal 51% al 46%) e stabili al 59% a livello globale. Nell’Unione Europea, invece, il dato sale del 3%, dal 47% al 50%. Infine, gli investimenti nei luoghi di lavoro risultano essere in crescita nell’Unione Europea (+7%, dal 38% al 45%), in Italia (+4%, dal 37% al 41%) e a livello globale (+2%, dal 51% al 53%). Secondo Alessandro Dragonetti, head of tax Grant Thornton Italia, "i risultati dell’analisi di Grant Thornton evidenziano con chiarezza la ripresa della fiducia del mid-market a livello globale (sebbene l’Italia, per ragioni evidentemente peculiari, rilevi un dato in controtendenza). In tale scenario, è interessante rilevare come le imprese dell’Unione Europea e quelle italiane stiano progressivamente ridefinendo le proprie strategie di crescita, orientando i piani di investimento in contesti ad alto valore strategico. Innovazione tecnologica, sostenibilità, digitalizzazione dei processi, sviluppo del capitale umano e rafforzamento della brand reputation rappresentano oggi i principali asset strategici su cui concentrare le risorse, soprattutto in un contesto globale caratterizzato da alta volatilità e competitività", sottolinea. "Significativo, in tale ambito, il dato sull’incremento degli investimenti nei luoghi di lavoro. Le imprese che scelgono di investire in modo coerente e strutturato su questi pilastri non solo rispondono alle sfide del presente, ma costruiscono le fondamenta per un vantaggio competitivo duraturo, basato su valore, competenza e visione", conclude.
(Adnkronos) - "Governance e innovazione non sono un ossimoro", al contrario "possono convivere. E questo è il modello di sostenibilità che ci siamo dati". Lo ha spiegato Gianna Zappi, vice direttrice generale Sostenibilità e valorizzazione di Uni - Ente italiano di Normazione, che questa mattina è intervenuta al panel 'Innovare con armonia: l'importanza di una buona governance', nell'ambito del Salone della Csr e dell’innovazione sociale, in corso dall’8 al 10 ottobre all’università Bocconi. "In genere la governance è vista come una zavorra, per noi invece è una bussola: dà una cornice di riferimento rigorosa, all'interno della quale però si può innovare e creare. Le due cose riescono a convivere", assicura Zappi, spiegando che benché 'governance" sia vista come "regola ferma e rigida" e invece "innovazione" sia intesa come "creatività", le due cose "possono stare insieme, si può farle funzionare". In Uni - Ente italiano di Normazione "ci siamo dati come framework di riferimento la buona governance e pensiamo che le due cose possano essere assolutamente compatibili, perché l'innovazione non dev'essere necessariamente creatività senza regola. Ci può essere una regola che è una cornice di riferimento. Per noi per altro la sostenibilità è la nostra regola di governance, abbiamo infatti adottato lo standard Iso 26000 sulla responsabilità sociale. La sostenibilità è il framework e noi ci muoviamo lì dentro", ha concluso la vice direttrice generale Sostenibilità e valorizzazione di Uni.