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(Adnkronos) - Rai 1 saluta il 2025 e dà il benvenuto al 2026 con 'L'Anno che Verrà'. Anche quest'anno la Rai sceglie come sfondo la Calabria e le sue bellezze naturalistiche. La Regione bagnata da due mari vedrà infatti, per la terza volta, in questa occasione dal lungomare del capoluogo Catanzaro, la presenza dello show di fine anno. Alla conduzione, per la seconda volta, Marco Liorni. Accanto a lui, come sempre, tanti artisti per dare vita a una serata unica e irripetibile in cui il pubblico sarà invitato a trascorrere il 31 dicembre all’insegna del divertimento, della serenità e dell’allegria. Tutto ciò dalle 21 circa, subito dopo il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica. Oltre quattro ore di musica, comicità, spettacolo e grandi ospiti. Questi gli ingredienti dell’ormai tradizionale appuntamento di Rai 1, che accompagna il pubblico verso il nuovo anno, realizzato da Direzione Intrattenimento Prime Time della Rai, in collaborazione con la Regione Calabria e la Fondazione Film Commission della Calabria, grazie alla convenzione siglata con Rai Com. Una sinergia, quella con la Regione, che ha permesso di raccontare e soprattutto mostrare, la ricchezza artistica, naturalistica e paesaggistica, e le centenarie tradizioni, della Calabria, un territorio sempre più meta turistica ma anche importante per le sue istituzioni culturali come le Università e i suoi Musei. Una proiezione di questa terra oltre i confini nazionali anche grazie a Rai Italia che porterà il benvenuto del 2026 a tutti i nostri connazionali all’estero. Anche per questa edizione 'L’Anno che Verrà' sarà fruibile in diretta streaming su RaiPlay e in diretta radiofonica su Rai Radio1 con uno speciale condotto da Marcella Sullo, Duccio Pasqua e John Vignola, presenti sul posto con una postazione speciale e incursioni dal backstage per intervistare gli ospiti presenti nel corso della serata. Quest’anno, a guidare i telespettatori alla scoperta delle località più suggestive della Regione, ci sarà una testimonial d’eccezione, una cantautrice raffinata in veste di conduttrice, Nina Zilli, che si è lasciata coinvolgere dalle bellezze della Calabria e che sarà presente anche sul palco per eseguire alcuni dei suoi brani di successo. Il piatto forte della serata sarà come sempre il cast d’eccezione messo a punto per dare vita a una serata unica e originale: Serena Brancale, Massimo Ranieri, Anna Oxa, Sal da Vinci, Orietta Berti, Cristiano Malgioglio, Rocco Hunt, Patty Pravo, Clementino, Nino Frassica e Los Plaggers Band con Gigi Rock, Nina Zilli, Neri per Caso, Settembre, Samurai Jay, Cecilia Gayle, Cugini di Campagna, Ice Mc, Ivan Cattaneo, Gazebo, Rosanna Fratello, Antonino e altri ancora.
(Adnkronos) - "Il prosecco non è un vino replicabile al di fuori della sua zona d'origine, è un vino unico, e quindi siamo fiduciosi che questo trend positivo del nostro mondo continuerà anche il prossimo anno. I dazi Usa hanno toccato proprio il mercato che seguo come export manager, gli Stati Uniti. Ma, sulla base dei dati dell'export disponibili ad oggi, non si registrano cali significativi. Ricordiamo che il prosecco rappresenta il 30% di tutto l'export di vino italiano negli Stati Uniti, e anche con i dazi si ritrova in una fascia di prezzo accessibile per la maggioranza delle persone". Così, intervistata da Adnkronos/Labitalia, Diva Moretti Polegato, export manager di Villa Sandi per Regno Unito, Usa e Messico, e nuova generazione della storica famiglia di vignaioli veneti, traccia un bilancio del 2025 per la sua azienda e per il mondo del prosecco, e degli effetti dei dazi Usa e del contesto geo-politico incerto. "Io credo che bisognerà attendere il primo semestre del prossimo anno - avverte - per vedere l'effettivo impatto di questi dazi. Al momento, il prosecco registra un trend positivo di crescita e questo lo abbiamo visto dai dati dei tre Consorzi, ma un quadro più chiaro, appunto, lo potremo vedere nel primo semestre del prossimo anno". Villa Sandi è tra i leader del mercato, con il fatturato 2024 che ha toccato i 132 milioni, e con una produzione che per il 70% va in export e per il 30% in vendite nel nostro in Italia. E le 'bollicine', nonostante un anno complesso, resistono e puntano a crescere ancora. "In generale, è stato un anno di contrazione per il mercato vitivinicolo, ma il nostro mondo, quello del prosecco, ancora 'tiene' - ribadisce - perché unico e inimitabile. Nel corso di quest'anno, abbiamo visto un freno ai consumi con abitudini orientate a stili di vita più salutari, quindi con moderato contenuto alcolico, zero alcol. E infatti una fetta di mercato ricerca prodotti, soprattutto 'bollicine', senza alcol". "E' una tendenza che noi avevamo intercettato già 3-4 anni fa e avevamo iniziato a produrre già allora una 'bollicina' zero alcol, con una produzione che cresce ogni anno a due cifre", sottolinea Diva Moretti Polegato. Una tendenza, spiega l'esponente dell'ultima generazione di vignaioli trevigiani, spinta dal "consumo di coloro che non vogliono rinunciare al piacere di un brindisi, senza però dover assumere alcol. E questo per diverse ragioni: soprattutto quelle legate alla salute". E comunque una delle caratteristiche principali del prosecco è il moderato contenuto alcolico e questo lo rende un vino contemporaneo che risponde perfettamente a queste abitudini di consumo che sono mutate, e che prediligono vini leggeri, adatti alla convivialità, a momenti chiamiamoli 'social'", osserva. Villa Sandi continua a guardare al futuro esplorando nuovi mercati. "Noi siamo un'azienda -spiega Diva Moretti Polegato- che esporta in 135 Paesi e ci sono dei nuovi mercati in Est Europa e in Africa soprattutto, ma anche nell'America Centrale che abbiamo di recente acquisito, e che stiamo acquisendo, per diversificare, perché questo è uno dei 'modus operandi' del nostro mondo e della nostra azienda". Ma non solo. Diversificare il business, per 'Villa Sandi', significa anche altro. "Un altro pilastro in cui crediamo molto -fa notare l'export manager- è quello dello sviluppare tutto quel ramo dell'accoglienza dell'enoturismo, del ricevere persone in azienda, che si sta dimostrando sempre più una grande opportunità e una grande risorsa, perché è un'esperienza capace di unire territorio, cultura, ospitalità, sostenibilità e vino. Ed è un settore che dal periodo della pandemia ha visto una crescita molto grande soprattutto nel nostro Paese ma anche a livello mondiale". "Noi come azienda abbiamo creduto e investito nell'enoturismo fin dagli anni '90, e abbiamo aperto la nostra sede, che è una storica villa di scuola Palladiana, a tutti i visitatori e tutti i giorni dell'anno. E abbiamo anche investito sull'hospitality, con 'Locanda Sandi', dove abbiamo un ristorante e alcune camere. Questa per noi è soprattutto un'opportunità per valorizzare il brand e accogliere un cliente a 360 gradi, mostrando anche i vigneti e tutto ciò che c'è dietro una bottiglia di vino", ricorda ancora. Secondo Moretti Polegato, inoltre, "il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio immateriale dell'Unesco può essere un'opportunità anche per il settore del vino, che è collegato ad esso". "Una ulteriore cornice istituzionale forte, anche un modo per potenziare il made in Italy e rafforzare il legame vino-cultura, collegato al turismo, con un importante risvolto mediatico per poter raggiungere più consumatori finali", aggiunge. "E poi - prosegue - c'è l'impegno sulla sostenibilità, importante per la mia generazione ma anche per la precedente, con l'obiettivo di accogliere i visitatori delle nostre aziende in un ambiente sano, in cui si lavora con il minor impatto ambientale possibile, seguendo pratiche sostenibili, a livello di vigna, di vinificazione e anche di impatto ambientale. Noi ad esempio abbiamo una centrale idroelettrica, abbiamo pannelli solari, puntiamo a diventare 100% sostenibili nella prossima decade". Per Diva Moretti Polegato, "l'augurio per il 2026 è che la situazione geopolitica causata dai conflitti in corso e i dazi Usa, che frenano in modo combinato i consumi, possano in qualche modo attenuarsi". "L'augurio a tutti noi produttori è di aprire il 2026 con buone notizie su guerre e dazi Usa appunto", conclude.
(Adnkronos) - Sentimenti di ansia, sfiducia e rabbia nei confronti del futuro. Così l’emergenza climatica impatta sulla salute mentale e sul benessere psicologico, in particolare dei giovani italiani. È quanto emerge dall'indagine sull’ecoansia, condotta su un ampio campione di giovani italiani tra i 18 e i 35 anni, realizzata dall’Istituto Europeo di Psicotraumatologia e Stress Management (Iep) per conto di Greenpeace Italia e ReCommon, con la collaborazione di Unione degli universitari (Udu) e Rete degli studenti (RdS), e pubblicata sul Journal of Health and Environmental Research. I dati sono stati raccolti tra giugno e novembre 2024 con un questionario diffuso dalle associazioni studentesche in scuole e università italiane e online, compilato da 3.607 persone. Dalle risposte emerge che il 41% dei giovani intervistati associa il tema del cambiamento climatico a sentimenti di ansia per il futuro, il 19% a una sensazione di rabbia e frustrazione, il 16% ad impotenza e rassegnazione. Solo l’1% ha risposto affermando di sentirsi responsabile o di avere dei doveri nei confronti del Pianeta. Infine, per il 44% l’ansia generata dal cambiamento climatico ha un effetto negativo sul benessere psicologico nella vita di tutti i giorni. "Il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale ma è diventato a tutti gli effetti una crisi emotiva e valoriale che interessa profondamente i giovani italiani, incidendo sul modo in cui immaginano il futuro, sulle decisioni quotidiane e persino sulle relazioni sociali - spiega Rita Erica Fioravanzo, presidente dello Iep - Per tutelare i giovani, dobbiamo riconoscere la gravità del loro disagio e affrontarlo insieme alle cause strutturali del cambiamento climatico". L'analisi evidenzia forti collegamenti tra l’ecoansia e un maggiore disagio psicologico generale, evidente non solo tra i giovani che sono stati colpiti direttamente da eventi climatici estremi, come alluvioni e ondate di calore, ma anche tra coloro che possiedono semplicemente una consapevolezza della minaccia climatica. Particolarmente colpiti risultano i giovani che vivono al Sud e nelle Isole, i quali presentano in media sia più preoccupazione per gli effetti della crisi climatica, sia in alcuni casi sintomi psicologici più intensi, come ad esempio insoddisfazione, ruminazione e ansia. Dall’analisi emerge che l'impatto del cambiamento climatico sul disagio psicologico è prevalentemente indiretto ed è mediato da tre fattori psicologici: l'ecoansia, il pessimismo nei confronti del futuro e, soprattutto, la mancanza di scopo nella vita. L’analisi delle risposte conferma la presenza diffusa di forte sfiducia, rabbia e frustrazione, sentimenti che sembrano prevalere nettamente sulla percezione della propria capacità individuale di poter contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici. "L’emergenza climatica incide drasticamente sulla nostra vita, con impatti ambientali già molto visibili. Questa indagine mostra che è anche una questione di salute mentale, che non possiamo continuare a ignorare - dichiara Simona Abbate della campagna Clima di Greenpeace Italia - Chiediamo al governo di riaccendere la speranza nel futuro agendo contro le cause della crisi climatica e facendo pagare ai suoi principali responsabili, le aziende del gas e del petrolio, i danni che stanno causando con le loro emissioni, oltre a garantire un supporto concreto alla salute delle persone, inclusa quella mentale, minacciata dagli effetti diretti e indiretti dei cambiamenti climatici".