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(Adnkronos) - "Negli ultimi vent'anni la gestione dei pazienti affetti da malattia di Crohn o da colite ulcerosa è cambiata radicalmente con l'avvento delle terapie avanzate, cioè anticorpi monoclonali o, più recentemente, piccole molecole. Vent'anni fa si guardava soprattutto all'effetto della terapia sul sintomo, ma nel corso degli anni si è visto che questo non poteva ottenere effetti a lungo termine e quindi si sono cercati" obiettivi "più oggettivi". Tra questi, "da qualche anno è stato proposto, e si cerca di perseguire, quello della chiusura delle ulcere che è associato anche a una migliore qualità di vita, a una riduzione delle ospedalizzazioni e della chirurgia. Può essere raggiunto in una certa percentuale di pazienti, ma non in tutti. Sono però molto fiducioso, perché credo che nel prossimo futuro riusciremo ad ottenerlo". Lo ha detto Alessandro Armuzzi, responsabile Centro malattie infiammatorie croniche intestinali Humanitas Rozzano-Milano, alla prima giornata di lavori dell'evento Free2Choose, organizzato da Abbvie nel capoluogo meneghino, che ha riunito un centinaio di specialisti. In genere "il sanguinamento è il sintomo più frequente della colite ulcerosa - aggiunge Paolo Gionchetti, professore di Medicina interna presso l'Università di Bologna - ma il sospetto di malattia si ha quando peggiorano i sintomi come la diarrea, il muco, il sangue e, in particolare, la diarrea compare anche di notte. Sono i segni tipici di una malattia organica infiammatoria e, se non viene diagnosticata precocemente, può portare ad alcune conseguenze importanti. La malattia di Crohn, invece è un po' più subdola - precisa - perché può interessare anche tratti di intestino diversi e più a monte del colon. Tra i sintomi più frequenti, anche in questo caso, c'è la diarrea anche notturna. Il dolore addominale è sicuramente sempre presente, accompagnato da calo ponderale e febbricola". Ci sono poi anche delle "manifestazioni extra-intestinali nelle malattie infiammatorie croniche intestinali - chiarisce Flavio Caprioli, professore di Gastroenterologia all'Università degli Studi di Milano e responsabile del centro Ibd del Policlinico di Milano - La loro prevalenza è molto elevata. Parliamo di astenia, quindi affaticamento, anemia e disturbi di natura psicologica che vengono a interessare quasi il 70-80% dei pazienti affetti da Mici. La manifestazione più comune è sicuramente l'astenia - rimarca - quindi l'affaticamento, che fra l'altro è una delle patologie o comunque delle manifestazioni più difficili da gestire. Ci sono anche manifestazioni di tipo articolare come ad esempio le artriti associate, particolarmente comuni come quelle che interessano la pelle, con l'eritema nodoso, e oculari come le infiammazioni dell'occhio, in particolare della parte posteriore, come le uveiti".
(Adnkronos) - L’Italia è al centro di una profonda ridefinizione del mercato del lavoro tech. Calabria e Puglia superano la Lombardia per incidenza di richieste di competenze in data science, con picchi del 27,2% e 21,2%, rispetto alla media nazionale del 14,3%. Un cambio di paradigma geografico che sposta il baricentro dell’innovazione verso il Sud. Ad attestarlo è il primo report 'AI e data skill report 2025', realizzato dall’Osservatorio sulle competenze emergenti di Data Masters, academy attiva nella formazione AI e nel continuous learning. Un’analisi che fotografa l’evoluzione delle richieste del mercato del lavoro italiano in ambito AI e data science, con uno sguardo attento alla trasformazione dei ruoli, delle retribuzioni e delle esigenze formative nei diversi territori e settori. “L’obiettivo di questo Osservatorio è fornire uno strumento di lettura e anticipazione del futuro del lavoro. I dati mostrano chiaramente che siamo nel mezzo di una trasformazione radicale che richiede nuove strategie, nuovi approcci e soprattutto nuove competenze”, afferma Luigi Congedo, presidente e co-founder di Data Masters. L’indagine si basa su un’analisi di oltre 18mila annunci di lavoro pubblicati su LinkedIn Italia nel primo trimestre del 2025, processati attraverso un’architettura avanzata di agenti AI. Il risultato è un panorama dettagliato e aggiornato delle competenze più richieste nel settore tecnologico, suddiviso per territorio, ruolo e comparto industriale. Secondo il report, le competenze in data science (presenti nel 14,3% degli annunci) e python (7,2%) risultano essere le più ricercate nel panorama italiano, confermando la loro centralità in ambito AI e data science. Tuttavia, emergono con forza anche competenze più avanzate e specialistiche: machine learning è richiesta nel 6,1% degli annunci, seguita da deep learning (3,2%), mlops (2,3%) e langchain/agentic applications (0,8%). Questi dati indicano una netta accelerazione verso tecnologie di frontiera. “Quello che stiamo osservando è un mercato che premia le competenze più avanzate e specialistiche, ma che richiede anche una costante capacità di aggiornamento. Le tecnologie emergenti diventano rapidamente imprescindibili per chi vuole rimanere competitivo”, commenta Francesco Cipriani, ceo e co-founder Data Masters. Contrariamente ai trend storici, il Sud Italia mostra performance superiori alla media nazionale nella domanda di competenze AI. In Calabria, la richiesta di competenze in Data Science raggiunge il 27,2% (quasi il doppio della media nazionale), mentre in Puglia si attesta al 21,2%. Anche Python è richiesto nel 12,3% degli annunci calabresi e nell’11,9% in quelli pugliesi. Questi dati confermano l’ascesa di nuovi poli tecnologici e suggeriscono opportunità concrete per investimenti formativi e talent acquisition su base territoriale. “Il Sud sta dimostrando una sorprendente capacità di rispondere alla domanda di innovazione, anche grazie a una crescente presenza di poli universitari, acceleratori d’impresa e investimenti pubblici e privati. Questo ci spinge a pensare la formazione come leva strategica territoriale”, sottolinea Vincenzo Maritati, AI researcher e co-founder di Data Masters. Il possesso di competenze tecniche avanzate ha un impatto diretto sulle retribuzioni. Il framework PyTorch guida la classifica con una ral media di 50.896 euro, seguito da tensorflow (49.952 euro) e computer vision (48.313euro). Le competenze in langchain/agentic applications si attestano a 47.777 euro, machine learning a 47.786 euro e deep learning a 47.719 euro. Tutti questi valori superano la ral media italiana di 44.729 euro, con un premio salariale che può superare i 6.000 euro annui per i profili più qualificati. Le aziende italiane non cercano solo esperti tecnici, ma professionisti completi. Il 66% degli annunci che menzionano machine learning e tensorflow richiedono anche competenze di problem solving e pensiero analitico. Inoltre, oltre il 59% degli annunci per deep learning, machine learning e statistical analysis include esplicitamente la collaborazione in team tra le skill richieste. Questi numeri confermano che le soft skill sono sempre più determinanti per distinguersi nel mercato. Il report mostra chiaramente che le aziende cercano figure ibride, capaci di orchestrare strumenti tecnologici avanzati e interagire con diversi stakeholder. Questi professionisti devono coniugare profondità tecnica con visione sistemica, e la capacità di integrare soluzioni AI nel business. In particolare, le posizioni che richiedono machine learning (6,1% degli annunci) e deep learning (3,2%) sono sempre più associate a competenze in gestione progettuale, comunicazione efficace e continuous learning (richiesto nel 24,9% degli annunci legati a tensorflow). I giovani in Italia faticano a trovare spazio nel mondo del lavoro. Solo un terzo degli occupati – il 33% – ha meno di 39 anni, contro una media europea che si attesta al 40% (fonte: Osservatorio Talents Venture su dati Eurostat). Un gap che sembra piccolo, ma che attesta che il divario tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e quelle effettivamente disponibili continua ad allargarsi. Parliamo del cosiddetto mismatch delle competenze, un fenomeno che oggi rappresenta uno degli ostacoli più grandi alla crescita e all’innovazione nel nostro Paese. In questo contesto, la formazione assume un ruolo decisivo: “non è più soltanto un mezzo per aggiornare una forza lavoro spesso poco preparata, ma diventa un vero moltiplicatore di valore”, spiega Francesco Cipriani, ceo e co-founder Data Masters. "E' - avverte - lo strumento chiave per avvicinare nuovamente i giovani al mercato del lavoro, offrendo loro le competenze richieste dalle imprese e creando nuove opportunità. Secondo l’ultimo studio di Talents Venture, “mancano oltre 1,3 milioni di lavoratori qualificati nel nostro sistema produttivo”. Una cifra impressionante, che racconta il paradosso di un Paese che continua a formare talenti ma fatica a inserirli nel mondo del lavoro. E proprio qui, “l’istruzione può fare la differenza, rappresentando la chiave per colmare questo gap e rilanciare l’occupazione qualificata”. Ma la sfida non si limita a investire in formazione. “E' necessario - sottolinea Luigi Congedo, presidente e co-founder Data Masters -migliorare l’efficienza degli investimenti, orientandoli verso strategie che sappiano identificare in anticipo le competenze emergenti e rispondere tempestivamente alle esigenze del mercato del lavoro. Non basta dunque incentivare in modo generico: serve una politica lungimirante, capace di anticipare i trend e di sostenere la crescita di competenze in settori strategici”. Non è un caso che oggi, tra le skill più ricercate, spicchino quelle legate all’intelligenza artificiale e all’analisi dei dati. Queste competenze, oltre a essere al centro della trasformazione digitale, si accompagnano anche a offerte retributive superiori, “a testimonianza del loro valore strategico per le aziende”. Il cosiddetto skill gap si conferma così uno dei temi centrali per la trasformazione delle imprese italiane. E visto che queste nuove competenze sono rare, costose e difficili da reperire, “le aziende si trovano spesso in difficoltà”. Per questo motivo, “è fondamentale che il mondo produttivo possa contare su un sostegno concreto da parte delle istituzioni, fatto di semplificazione normativa e di politiche strutturali”. Ma la formazione non può più essere un intervento occasionale o 'one shot'. “Il futuro richiede un impegno continuo - prosegue Congedo - serve un approccio di lifelong learning, capace di accompagnare i lavoratori per tutta la vita professionale, aggiornandone costantemente le competenze per restare al passo con un mercato in continua evoluzione”.
(Adnkronos) - Gruppo Cap, la green utility che gestisce il servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, presenta 'Hey planet', il suo primo web magazine: un nuovo canale editoriale pensato per raccontare, in modo chiaro e coinvolgente, i temi centrali della transizione ecologica, dell’economia circolare, dell’innovazione tecnologica e dell’impatto sociale. Con una cadenza trimestrale, 'Hey planet' si propone come uno spazio aperto e divulgativo, rivolto a un pubblico ampio, fatto di cittadini, studenti, esperti e curiosi. Organizzato in quattro rubriche tematiche, il magazine offre una narrazione multiforme che unisce dati, storie, tecnologie e visioni: 'Dentro e fuori l’impatto': un longform che mette i numeri al centro del racconto delle grandi sfide ambientali. Il primo approfondimento è dedicato allo 'stress idrico', un indice che misura il divario tra fabbisogno e disponibilità d’acqua, segnalando gli squilibri crescenti negli ecosistemi; 'Gocce di innovazione': focus sulle tecnologie che cambiano il presente e costruiscono il futuro. Si partirà con la biopiattaforma di Sesto San Giovanni, simbolo dell’economia circolare applicata al ciclo dei rifiuti; 'Linee d’acqua': un viaggio nei quartieri e nelle comunità, alla scoperta di progetti e persone. Si inizia dalla Barona, il quartiere milanese che ospita la sede di Gruppo Cap, raccontato attraverso storie di trasformazione e cittadinanza attiva; 'Futuro presente': uno spazio di riflessione su modelli e prospettive del ruolo pubblico delle utility. L’articolo d’esordio presenta il progetto promosso da Gruppo Cap 'Valori in campo', che intreccia sport, inclusione sociale e sostenibilità. Con 'Hey planet', Gruppo Cap consolida un ecosistema integrato di comunicazione della sostenibilità, che prende avvio dalla rendicontazione consolidata di sostenibilità 2024 e trova una nuova voce divulgativa nel web magazine. Un percorso che, nei prossimi mesi, si arricchirà di nuovi strumenti di dialogo per coinvolgere in modo sempre più efficace cittadini, stakeholder e territorio. In linea con l’impegno di Gruppo Cap per una comunicazione trasparente e accessibile, dal web magazine è, inoltre, possibile accedere direttamente alla nuova rendicontazione consolidata di sostenibilità 2024, in cui l’azienda racconta i propri risultati economici e il proprio impatto ambientale e sociale. "Hey planet nasce dal desiderio di aprire un dialogo con il territorio e con chi vuole interessarsi alle sfide ambientali del nostro tempo -commenta Yuri Santagostino, presidente di Gruppo Cap-. Qui raccontiamo ambiente, società e innovazione, con uno sguardo critico e attento sul nostro pianeta e con una voce aperta al cambiamento. E' uno strumento per condividere contenuti autorevoli ma accessibili, offrendo chiavi di lettura e ispirazione per i cittadini e per i nostri utenti. L’obiettivo è quello di usare le parole per piantare un seme di consapevolezza sul nostro futuro. Ogni numero è un invito ad approfondire, riflettere, immaginare soluzioni, per accompagnare la trasformazione del presente verso un futuro più sostenibile". Il magazine è disponibile online all’indirizzo https://heyplanet.gruppocap.it/ e sarà aggiornato ogni tre mesi con nuovi contenuti originali. Una voce in più, chiara e credibile, per raccontare come una green utility pubblica può generare valore e guidare il cambiamento.