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(Adnkronos) - Tra le principali sfide di salute pubblica in Europa, l'obesità richiede approcci integrati che uniscano prevenzione, presa in carico strutturata e accesso equo all'innovazione. E' il tema al centro dell'evento organizzato oggi presso il Consiglio regionale della Lombardia e promosso dalla Fondazione della sostenibilità sociale in collaborazione con Inrete e con il contributo non condizionante di Lilly, dedicato alla condizione cronica, recidivante e multifattoriale che riguarda in Italia circa 23,3 milioni di persone: secondo i dati del 7° Italian Barometer Obesity Forum, 1 cittadino su 3 è obeso o in sovrappeso. L'iniziativa - informa la Fondazione in una nota - nasce dal confronto cross-country tra Regno Unito e Italia svoltosi lo scorso aprile, che ha offerto una prospettiva privilegiata su come sistemi sanitari, con modelli di governance e capacità organizzative differenti, stiano affrontando il crescente bisogno di cura, l'arrivo di nuove terapie e la necessità di percorsi multidisciplinari sostenibili. Nel corso dell'incontro è stato presentato il report elaborato a partire dal dialogo tra i due Paesi, promosso dalla Fondazione e dall'associazione di pazienti Amici obesi. Il documento approfondisce esperienze istituzionali, cliniche e di sistema, con l'obiettivo di individuare modelli trasferibili e raccomandazioni operative per migliorare la gestione dell'obesità in Italia. La componente qualitativa si basa sulle testimonianze raccolte nel Regno Unito da persone con sovrappeso e obesità, che hanno evidenziato bisogni insoddisfatti, barriere di accesso e l'esperienza con i professionisti sanitari, per interpretare i dati e identificare le principali criticità nei percorsi di cura. La sezione dedicata all'Italia si fonda sull'analisi delle misure normative adottate tra il 2024 e il 2025, sui piani nazionali e regionali di prevenzione e sui dati epidemiologici più aggiornati (Istat, ministero della Salute, documenti regionali). E' stata inoltre realizzata una revisione comparativa dei Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (Psta) regionali attualmente in vigore. "L'obesità è una grande sfida per la salute pubblica - afferma Adele Patrini, presidente della Fondazione della sostenibilità sociale - Per affrontarla come tale è necessario superare approcci settoriali e visioni semplificate, andando verso un cambiamento culturale che unisca prevenzione, presa in carico e una forte responsabilità collettiva. La priorità è costruire una rete stabile di istituzioni, professionisti e comunità, che renda possibile il superamento dello stigma, trasformando le strategie in risultati per i pazienti". E' lo stigma, infatti, a rimanere un ostacolo rilevante: continua a influire negativamente sia sulla qualità delle cure sia sulla possibilità per i pazienti di raggiungere gli obiettivi di salute. "Ogni giorno raccogliamo testimonianze che dimostrano come, per una persona con obesità, la prima difficolta non è soltanto clinica, ma relazionale - sottolinea Iris Zani, presidente Amici obesi - Senza ambienti sanitari empatici e percorsi chiari, molte persone rinunciano a curarsi: per tale ragione è fondamentale un cambio di paradigma che garantisca dignità, diritti e accesso equo ai servizi, che devono essere realmente pronti ad accogliere la complessità dell’obesità come malattia cronica". L'approccio comparativo tra Uk e Italia si basa su 3 dimensioni: governance e quadro normativo, organizzazione dei servizi e preparazione all'innovazione. Il Regno Unito - si legge nella nota - presenta un sistema complessivamente pronto ad accogliere le nuove terapie, ma è sotto crescente pressione e ancora privo di un programma nazionale completo e pienamente finanziato. L'Italia, invece, sta attraversando un passaggio cruciale grazie al recente riconoscimento dell'obesità come malattia cronica e alla sua inclusione nei Livelli essenziali di assistenza (Lea). La legge di Bilancio 2025 e il disegno di legge approvato dal Senato rappresentano tappe politiche decisive: introducono finanziamenti dedicati, un programma nazionale di prevenzione e cura e un Osservatorio nazionale sull'obesità. Tuttavia, il sistema rimane disomogeneo: solo alcune Regioni hanno adottato un Pdta strutturato. La Lombardia, per esempio, non dispone ancora di un Pdta formale né di una rete specifica per la cura dell'obesità, e senza un percorso integrato e centri designati l'attuazione delle nuove misure rischia di risultare discontinua. "Il ruolo di Regione Lombardia - dichiara Emanuele Monti, presidente Commissione IX, Sostenibilità, Casa e Famiglia - è strategico nel riconoscimento dell'obesità come una priorità per la salute pubblica. In questi anni abbiamo cercato di diventare un punto di riferimento nazionale, grazie a un sistema sanitario forte, una rete territoriale in trasformazione e un ecosistema clinico e industriale avanzato. Il prossimo passo sarà un Pdta regionale per l'obesità, per garantire uniformità, qualità e coordinamento della presa in carico". Ampliando lo sguardo, "esistono ancora grandi disparità nel modo in cui l'obesità viene riconosciuta e trattata in tutta Europa", osserva Diana Castillo, presidente Ecpo, European Coalition for People living with Obesity. "Dove manca il riconoscimento della malattia, prevalgono lo stigma e la frammentazione. Come Ecpo - evidenzia - sosteniamo la creazione di sistemi solidi che combinino governance, evidenze scientifiche e integrino la voce dei pazienti, in modo che l'accesso al trattamento e alla gestione non dipenda dal Paese o dalla località in cui si vive". Dall'analisi comparativa emergono 4 punti chiave: 1) L'obesità deve essere considerata una malattia sistemica, affrontabile solo attraverso politiche integrate; 2) E' necessario un allineamento tra normativa e preparazione del sistema: innovazione senza governance genera disuguaglianze, governance senza innovazione rischia di essere inefficace; 3) L'assistenza primaria deve essere potenziata per favorire la diagnosi precoce, ridurre lo stigma e garantire adeguati percorsi di riferimento; 4) L'equità deve guidare ogni decisione: quando il sistema pubblico non assicura l'accesso, il settore privato tende a colmare il vuoto, aumentando le disuguaglianze. Questi elementi - conclude la nota - delineano una strategia essenziale per affrontare non solo una sfida clinica, ma un vero banco di prova per il futuro dell'assistenza sanitaria, dove integrazione, innovazione, equità e sostenibilità devono procedere insieme.
(Adnkronos) - Mentre migliaia di pensionati stanno ricevendo cedolini con ricalcoli, bonus, trattenute e conguagli legati alle verifiche dell’Inps, cresce l’incertezza sull’effettiva correttezza degli importi erogati. A rendere il quadro ancora più complesso contribuiscono le numerose pronunce di questo ultimo anno da parte della Corte dei Conti, che continua a richiamare l’attenzione sulle normative applicabili e sulla loro correttezza. Tra i casi più rilevanti, l’ordinanza interlocutoria della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna – in linea con altre sezioni regionali – che ha nuovamente rimesso alla Corte Costituzionale alcuni aspetti delle recenti misure eccezionali sulla rivalutazione delle pensioni. Secondo la magistratura contabile, tali misure rischiano di violare i principi di ragionevolezza e temporaneità, con effetti destinati a protrarsi oltre le esigenze di finanza pubblica. Ora si attende una nuova pronuncia della Consulta. Le verifiche del network legale Consulcesi & Partners, tramite il servizio OKPensione (www.okpensione.it), confermano che il problema è tutt’altro che episodico, riscontrando errori di calcolo nel 50% dei casi analizzati, con perdite fino a 200-300 euro al mese e arretrati mancanti anche per decine di migliaia di euro spesso legati a liquidazioni erronee di Tfr o Tfs. “Il momento dei conguagli e delle verifiche automatiche dell’Inps – commenta Bruno Borin, responsabile legale di Consulcesi & Partners – mette in luce un elemento critico: quando la base di calcolo è sbagliata, qualsiasi ricalcolo rischia di amplificare l’errore. Diventa dunque necessario procedere a controlli indipendenti e professionali: milioni di posizioni contributive sono frutto di carriere complesse, passaggi tra enti diversi, periodi non registrati correttamente”. Le criticità più frequenti emerse dalle analisi degli esperti di C&P e riportate sul portale www.okpensione.it riguardano principalmente: mancato riconoscimento di periodi contributivi (maternità, malattia, servizio militare); registrazione incompleta o errata dei contributi; applicazione sbagliata del calcolo misto (retributivo + contributivo); rivalutazioni non correttamente applicate; dati anagrafici o contributivi incompleti; periodi contributivi mancanti o non riconosciuti; ricostruzioni della posizione assicurativa incomplete; applicazione imprecisa del calcolo misto retributivo-contributivo; rivalutazioni applicate in modo non corretto; errori nella liquidazione di Tfs/Tfr e nei dati trasmessi datori di lavoro. La presenza di conguagli o di ricalcoli nei cedolini – spesso percepita come una “messa in ordine” – non garantisce che l’importo finale sia corretto. Anzi, in assenza di controlli personalizzati, un errore originario nella posizione contributiva può rimanere nascosto per anni, con perdite che arrivano anche a 200–300 euro mensili, oltre agli arretrati non richiesti. Il network legale C&P mette a disposizione due strumenti di verifica pensati per dare maggiore trasparenza ai pensionati e a chi si avvicina all’uscita dal lavoro. Ricalcolo pensione: consente di controllare la correttezza dell’importo in pagamento e di individuare eventuali discrepanze rispetto alla contribuzione versata; calcolo pensione futura: permette di simulare differenti scenari di uscita e di valutare l’effetto della crescita dei prezzi sul reddito previdenziale. Entrambi gli strumenti sono accessibili attraverso il portale www.okpensione.it con il supporto di professionisti specializzati in materia previdenziale.
(Adnkronos) - È stato presentato oggi, presso la centrale di cogenerazione di Borgo Trento (Verona), il revamping dell’impianto che dal 1994 produce energia elettrica e acqua calda per il teleriscaldamento cittadino. L’intervento di efficientamento ha riguardato il cuore dell’impianto, la sezione cogenerativa, con l’installazione di due nuovi motori a combustione interna dotati di generatori per la produzione di energia elettrica. Questa tecnologia all’avanguardia - spiega l'azienda in una nota - sostituisce il precedente ciclo combinato a turbina a gas e turbina a vapore, garantendo maggiori prestazioni in termini di efficienza energetica, ottimizzazione delle perdite di rete ed elevata affidabilità operativa. Grazie al nuovo assetto impiantistico, le emissioni di anidride carbonica in atmosfera vengono ridotte di quasi il 10%, passando da 81mila tonnellate/anno a 73mila tonnellate/anno. I lavori hanno permesso di dotare la centrale di quattro serbatoi di accumulo, ognuno da 200 metri cubi, per una gestione più efficiente dell’energia termica recuperata. Il revamping ha consentito, inoltre, di estendere la capacità produttiva dell’impianto alla rete di teleriscaldamento servita dalla centrale di Forte Procolo. L’impianto si distingue a livello nazionale per la presenza del più grande impianto solare termico mai realizzato a supporto di un impianto di teleriscaldamento, composto da 244 pannelli termici e sviluppato su una superficie di oltre 2.000 mq. L’investimento complessivo dei lavori è stato di 31 milioni di euro. “L’adozione di nuove tecnologie per efficientare un sistema già virtuoso come quello del teleriscaldamento va nella direzione tracciata dal nostro Piano Industriale, che punta a una transizione energetica sostenibile sotto ogni profilo - ha dichiarato Federico Testa, presidente del Gruppo Agsm Aim - Il revamping della centrale di Borgo Trento prepara il terreno alla sfida più grande che ci siamo posti con il Progetto Geotermia, una sfida che riguarda l’ambiente, le imprese e le famiglie delle nostre città e che intendiamo realizzare entro il 2030, per rilanciare il teleriscaldamento di Verona e Vicenza come modello di sviluppo sostenibile”. “Il revamping della centrale è un intervento ad alto valore tecnologico che consentirà di migliorare significativamente le performance dell’impianto - ha affermato Alessandro Russo, consigliere delegato del Gruppo Agsm Aim - Si tratta del primo passo di un progetto più ampio, dove il protagonista è proprio il teleriscaldamento, che mira a ridurre di oltre il 40% l’utilizzo di gas e le relative emissioni di anidride carbonica, in un percorso verso la carbon neutrality”. Situata nella zona nord-ovest di Verona, in viale Caduti del Lavoro, la centrale è operativa dal 1994. Con circa 88 chilometri di tubazioni, serve i quartieri di Borgo Trento e Navigatori e soddisfa il fabbisogno di energia elettrica di circa 34mila famiglie. L’impianto fornisce sia energia elettrica sia energia termica per riscaldamento e acqua sanitaria. La centrale è composta da due sezioni: Sezione Cogenerativa, oggi rinnovata con l’installazione dei due nuovi motori a combustione interna, che sostituiscono la precedente tecnologia a ciclo combinato; Sezione Termica, dedicata alla circolazione e integrazione del calore nella rete di teleriscaldamento, con cinque caldaie ausiliarie (70 MWt complessivi) e quattro serbatoi di accumulo da 200mc ciascuno, per una gestione efficiente dell’energia recuperata. All’esterno della centrale è stato realizzato un campo solare da 244 pannelli termici, con una potenza termica nominale di circa 1.200 kWt, che preriscalda l’acqua di ritorno dalla rete cittadina.