(Adnkronos) - Inverno tempo di influenza, Covid e altri virus respiratori. E se l'attenzione di chi cade nella rete dei patogeni stagionali è ovviamente concentrata sui sintomi più immediati ed evidenti (febbre alta, mal di gola, tosse, naso che cola), un nuovo studio accende i riflettori sui rischi nascosti che entrano in gioco nelle settimane post infezione. Sembra infatti che in questa fase successiva il rischio di infarto o ictus possa aumentare drasticamente, anche di 3-5 volte. Mentre le infezioni croniche come l'Hiv possono accrescere il rischio a lungo termine. La ricerca che indaga su questo aspetto è pubblicata sul 'Journal of the American Heart Association' e indaga sull'impatto che diverse infezioni hanno sull'apparato cardiovascolare. "È ampiamente riconosciuto che il Papilloma virus umano (Hpv), il virus dell'epatite B e altri virus possono causare il cancro. Invece il legame tra infezioni virali e altre malattie non trasmissibili, come le malattie cardiovascolari, è meno compreso", osserva Kosuke Kawai, autore principale dello studio ed esperto della David Geffen School of Medicine dell'University of California a Los Angeles (Ucla). "Il nostro lavoro rileva che le infezioni virali acute e croniche sono collegate a rischi di malattie cardiovascolari sia a breve che a lungo termine, inclusi ictus e infarti". Per approfondire la questione, i ricercatori hanno esaminato tutti gli studi pubblicati che hanno indagato l'associazione tra qualsiasi infezione virale e il rischio di ictus e infarto, passando in rassegna inizialmente più di 52mila pubblicazioni e identificandone 155 come opportunamente progettate e di alta qualità, tali da consentire una metanalisi dei dati combinati. Gli autori hanno così scoperto che le probabilità di avere un infarto o un ictus sono 4 volte maggiori nel mese successivo a un attacco di influenza confermata in laboratorio. E, per quanto riguarda il Covid, che le persone hanno una probabilità 3 volte maggiore di avere un infarto e 3 volte maggiore di avere un ictus nelle 14 settimane successive all'infezione, con un rischio che rimane elevato per un anno. Una possibile spiegazione di questo rischio aumentato? La risposta naturale del sistema immunitario alle infezioni virali, evidenziano gli esperti, include il rilascio di molecole che innescano e sostengono l'infiammazione e promuovono la tendenza del sangue a coagularsi, entrambi fenomeni che possono perdurare a lungo dopo la risoluzione dell'infezione iniziale. Sia l'infiammazione che la coagulazione del sangue possono ridurre la capacità del cuore di funzionare correttamente e potrebbero contribuire a spiegare l'aumento del rischio di infarto e ictus. L'infiammazione gioca infatti un ruolo chiave nello sviluppo e nella progressione delle malattie cardiovascolari, chiariscono gli autori. Tanto che proprio la gestione dell'infiammazione sta diventando una parte importante della prevenzione e del trattamento di queste patologie. I ricercatori hanno indagato anche sull'impatto di infezioni virali croniche, e hanno scoperto: un rischio maggiore del 60% di infarto e del 45% di ictus nelle persone con infezione da Hiv; un rischio maggiore del 27% di infarto e del 23% di ictus nelle persone con infezione da epatite C; un rischio d'infarto aumentato del 12% e di ictus del 18% nelle persone affette da herpes zoster. Ma, precisano ancora gli esperti, "i rischi elevati di malattie cardiovascolari osservati per Hiv, epatite C e herpes zoster" sono comunque "inferiori rispetto al rischio elevato a breve termine post influenza e Covid". Tuttavia, i rischi associati a questi tre virus restano clinicamente rilevanti, soprattutto perché persistono per un lungo periodo di tempo. "Inoltre, l'herpes zoster colpisce circa una persona su tre nel corso della vita", rimarca Kawai. "Pertanto, l'elevato rischio associato a quel virus si traduce in un elevato numero di casi in eccesso di malattie cardiovascolari a livello di popolazione". I risultati suggeriscono anche un aspetto di prevenzione: l'aumento dei tassi di vaccinazione contro l'influenza, il Covid e l'herpes zoster potrebbe ridurre il tasso complessivo di infarti e ictus, è l'idea. A titolo di esempio, i ricercatori citano una revisione del 2022 dei dati scientifici disponibili che ha rilevato un rischio inferiore del 34% di eventi cardiovascolari maggiori tra i partecipanti sottoposti a vaccino antinfluenzale in studi clinici randomizzati rispetto ai partecipanti agli stessi studi selezionati casualmente per ricevere invece un placebo. "Le misure preventive contro le infezioni virali, inclusa la vaccinazione, possono svolgere un ruolo importante nel ridurre il rischio di malattie cardiovascolari - conferma Kawai - La prevenzione è particolarmente importante per gli adulti che hanno già malattie cardiovascolari o fattori di rischio". L'American Heart Association, alla luce dei risultati e poiché le persone con malattie cardiovascolari potrebbero andare incontro a complicazioni più gravi a causa di questi virus, raccomanda di consultare un medico per valutare quali vaccini siano più adatti, poiché la vaccinazione offre una protezione fondamentale alle persone già a rischio aumentato. I ricercatori precisano che sono necessari ulteriori studi per comprendere i possibili collegamenti tra rischio di malattie cardiache e diversi altri virus, tra cui citomegalovirus, herpes simplex 1, dengue e Papilloma virus umano.
(Adnkronos) - Coltivare anche senza terra e in ogni luogo, dai tetti degli edifici urbani ai campi profughi, promuovendo la sicurezza alimentare e la resilienza climatica nelle comunità più vulnerabili e al tempo stesso creando nuove opportunità economiche. E' il sistema idroponico 'farm-in-a-box' ideato da Smartel, attività avviata in Nigeria da un gruppo di giovani che sta rivoluzionando il modo e i posti in cui è possibile coltivare. Un'idea pluripremiata - un metodo di coltivazione senza suolo che utilizza acqua arricchita di nutrienti con un risparmio idrico del 90% - e che è finalista anche del premio UN Sdg Action Awards, l’iniziativa di punta della UN Sdg Action Campaign, promossa dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, ospitata dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp) e con sede a Bonn, Germania, e sostenuta dai governi italiano e tedesco. Smartel è uno dei tre finalisti per la categoria 'Creatività' del premio 'Heroes of Tomorrow: UN Sdg Action Awards' promosso nell'ambito della campagna, che celebra iniziative e individui che utilizzano creatività e innovazione capaci di generare cambiamenti concreti per avvicinarci a un mondo più sostenibile, equo e pacifico. Attraverso la creatività, la resilienza e l’impegno personale, questi protagonisti trasformano sfide globali in opportunità, influenzando politiche, comportamenti e percezioni pubbliche. Le categorie premiate includono Creatività, Resilienza e Changemaker, con esempi ispiratori che spaziano dalla lotta contro la violenza di genere alla promozione dell’inclusione e alla difesa dell’ambiente. La cerimonia 2025 si terrà il 29 ottobre a Roma e sarà trasmessa a livello globale. I finalisti, selezionati tra migliaia di candidature da oltre 190 paesi, parteciperanno a un programma formativo e celebrativo che unisce arte, musica e leadership. Al centro della storia di Smartel si trova Israel Smart, innovatore nigeriano nel campo della tecnologia climatica e imprenditore nato da una famiglia di piccoli agricoltori nello Stato di Taraba. Avendo vissuto la malnutrizione da bambino, Smart ha trasformato le difficoltà personali in una missione: garantire che nessuna comunità venga lasciata indietro nella lotta per la sicurezza alimentare e la resilienza climatica. La sua avventura è iniziata con un’idea semplice ma rivoluzionaria: coltivare cibo senza terra o input sintetici. Grazie alla sua formazione in ingegneria ed energie rinnovabili, ha sviluppato un sistema idroponico 'farm-in-a-box' alimentato da energia solare e supportato da intelligenza artificiale, realizzato con plastica riciclata. Questi sistemi modulari e portatili permettono alle comunità di coltivare prodotti freschi anche nelle condizioni più estreme, sui tetti, nelle scuole, nei campi profughi o in terre aride. Ciò che è iniziato come un esperimento locale si è evoluto in un modello scalabile che unisce tecnologia, co-creazione comunitaria e rigenerazione ambientale. Oggi, gli hub idroponici guidati dalle comunità di Smartel fungono sia da centri di produzione alimentare che da laboratori locali di innovazione, dove donne e giovani ricevono formazione pratica sull’agricoltura climaticamente intelligente. Ogni hub diventa uno spazio di apprendimento, sperimentazione e imprenditorialità, trasformando luoghi inutilizzati in centri di opportunità e speranza. I risultati di Smartel parlano da soli. Ha già prodotto migliaia di chili di cibo fresco per comunità vulnerabili, riducendo l’utilizzo di acqua fino al 90% rispetto all’agricoltura convenzionale. Oltre al cibo, sta generando mezzi di sussistenza per imprenditrici, giovani e piccoli agricoltori, trasformando spazi inutilizzati in vivaci centri economici. Il suo design portatile e modulare ha attirato l’interesse di governi, agenzie umanitarie e investitori globali, dimostrando che può essere scalato dalle comunità locali fino a interventi internazionali. Finora, Smartel ha raggiunto oltre 150.000 persone in Nigeria e Rwanda, formando più di 15.000 giovani nella costruzione e gestione di fattorie idroponiche. Riconosciuta con numerosi premi globali per innovazione, sostenibilità e impatto, Smartel sta definendo un nuovo standard per l’agricoltura climaticamente intelligente. In Nigeria, 33 milioni di persone affrontano una grave insicurezza alimentare, con gli stati nordorientali di Borno, Adamawa e Yobe tra i più colpiti. Sebbene oltre il 70% dei nigeriani dipenda dall’agricoltura per il proprio sostentamento, quasi il 43% del territorio nazionale è degradato dalla desertificazione, minacciando la sopravvivenza di oltre 40 milioni di persone. Con l’aggravarsi dei cambiamenti climatici, la sfida è chiara: coltivare cibo dove terra e acqua stanno scomparendo. Unendo scienza, design e impatto sociale, Smartel non sta solo producendo cibo,ma sta costruendo un sistema alimentare resiliente e adattato al clima, che funziona ovunque. La sua visione è audace ma semplice: ogni comunità, per quanto remota o priva di risorse, dovrebbe avere gli strumenti per coltivare il proprio futuro. Smartel invita così governi, donatori e changemaker a investire in un’agricoltura guidata dalle comunità, scalabile, sostenibile e pronta ad affrontare le sfide di un mondo in riscaldamento. Ogni modulo installato è un passo verso un futuro alimentare sicuro, radicato nella resilienza e coltivato con creatività. Dalla lotta contro l’insicurezza alimentare alla riscrittura delle regole dell’agricoltura, finalisti come Smartel dimostrano che la creatività cresce meglio quando è condivisa.
(Adnkronos) - Scetticismo verso le strategie UE in materia di ambiente, preoccupazione per le conseguenze sull’economia della transizione green e un messaggio rivolto a istituzioni e imprese: la sostenibilità non può limitarsi a essere dichiarata o raccontata, deve essere dimostrata concretamente e integrabile nelle pratiche quotidiane. È quanto emerge dalla rilevazione condotta tra gli utenti delle piattaforme digital dell’agenzia di stampa Adnkronos tra il 18 agosto e il 29 settembre 2025 e presentata questa mattina al Palazzo dell’Informazione nel corso dell’evento Sostenibilità al Bivio promosso da Adnkronos Q&A. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin partecipando all’evento ha dichiarato: "Quando parliamo di sostenibilità e strategie da ripensare, penso al biocarburante. I biocarburanti sono un percorso per abbattere notevolmente le emissioni, per la crescita del Paese, per la trasformazione delle raffinerie. il green Deal definito dalla normativa europea di cinque anni fa non prevedeva questo percorso, prevede percorsi non più attuali. Il Green Deal originario non prevedeva il nucleare e poi lo ha ammesso. Si possono trovare dei punti di equilibrio”. Ha poi aggiunto: “Se va bene tra oggi e domani chiudiamo la questione sulle aree idonee e il dl energia potrebbe andare in Cdm la prossima settimana. Il primo nodo riguarda la rete elettrica: la nostra rete elettrica è intasata, anche se non occupata. Noi abbiamo una rete elettrica che non è più ricettiva perché è virtualmente occupata; quindi, ci sarà una norma sull'occupazione virtuale della rete elettrica, una norma sui data center e sulle aree idonee. sulle bollette un primo effetto potrebbe esserci da una norma che elimina il perverso sistema di passo Gries. Per quanto riguarda il nucleare invece -conclude- in questa legislatura dobbiamo dare il quadro giuridico: pertanto la legge delega e le norme di attuazione che devono vedere le procedure di permitting, le valutazioni sulle tecnologie, l'agenzia di controllo, una grande formazione e istruzioni”. All’evento è intervenuto con un video messaggio il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso: “La transizione energetica rappresenta una delle sfide più rilevanti per il nostro Paese e per l’Europa, una sfida difficile anche perché ingabbiata dalla logica ideologica del Green Deal che ha tarpato le ali alle imprese europee. Fin dal nostro insediamento abbiamo scelto di assumere un ruolo da protagonisti rispetto al governo di questo processo proponendo in Europa un approccio equilibrato, responsabile, realistico, che si discosta completamente dall’ideologia del Green Deal orientata in via esclusiva all’elettrificazione, cioè a una tecnologia dominio di altri – della Cina- e sulla quale siamo terribilmente indietro. Abbiamo già ottenuto risultati concreti salvaguardando comparti chiave come l’automotive e riportando l’Italia al centro delle scelte europee sui dossier strategici. Proprio la questione centrale dell’auto ci fa capire che non basta fare i compiti a casa: è necessario cambiare le regole europee come finalmente anche la Germania vuole fare con noi”. Sono intervenuti all’evento i rappresentanti delle Istituzioni europee: Brando Benifei, Europarlamentare Pd, Carlo Corazza, Direttore dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia ed Enrico Giovannini, direttore scientifico ASviS. Top manager e rappresentanti del mondo accademico si sono invece confrontati su tre tavoli tematici. Il primo, sul tema 'Mobilità un approccio realmente sostenibile' ha visto protagonisti Daniela Biscarini, Ceo Ewiva, Francesco Calcara, President & CEO Hyundai Italia, Diego Cattoni, Amministratore Delegato Autostrade del Brennero, Caroline Chabrol, Direttrice Generale SNCF Voyages Italia. Hanno discusso, invece, di Economia circolare, la sostenibilità che fa crescere partendo dal primato italiano in materia, Paola Aragno, Vicepresidente Eikon SC, Domenico Calcaterra, Responsabile scientifico Fondazione Return, Giuseppe Pasceri, CEO Subito.it, Marco Versari, Presidente Consorzio Biorepack. Infine, Andrea Diamanti, Head of Wholesale Banking ING Italia, Alfredo Galletti, Corporate vice president e General manager Novo Nordisk Italia, Antonello Giunta, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Fs Energy, Fabiana Marchini, Head Sustainability & of Corporate Affairs Gruppo Sanpellegrino, Federico Odella, CEO Bonduelle Italia, hanno preso parte al panel Le imprese, la sostenibilità nel core business mostrando come, nonostante il contesto incerto, le imprese continuino a investire sulla sostenibilità in tutti i settori. Nel dettaglio, dei circa 4.600 rispondenti alla rilevazione, il 69% pensa che il Green Deal europeo vada eliminato, segno di una forte disillusione. Solo il 10% ritiene, invece, che sia una priorità. Rispetto alla transizione green, il processo di trasformazione dei modelli economici, produttivi e sociali attuali verso un sistema più sostenibile, il 68% dei rispondenti dichiara che possa danneggiare l’economia. La percezione prevalente è che la transizione ecologica rappresenti un ostacolo allo sviluppo economico. La transizione verde passa anche attraverso una mobilità più sostenibile, in cui la diffusione delle auto elettriche rappresenta un elemento chiave: per i rispondenti alla rilevazione l’acquisto di un’auto elettrica è subordinata al prezzo e alla disponibilità di ricarica. Il 37% non compra vetture elettriche a causa del costo elevato e il 38% per i problemi legati alla ricarica. Sul versante delle aziende, comunicare il proprio impegno in verso la sostenibilità è per il 59% una strategia di greenwashing mentre per il 34% è un aspetto al quale dedicare maggiore attenzione. La responsabilità delle aziende in materia di sostenibilità per il 64% dei rispondenti non incide significativamente sulle scelte d’acquisto. La comunicazione delle aziende deve essere trasparente e basata sul dato: la fiducia si conquista con dati verificabili per il 65% dei rispondenti e con la coerenza (30%) con le azioni introdotte.