(Adnkronos) - Federica Pellegrini, dal tradimento di Filippo Magnini passando per la mancata vittoria (per un soffio) a Ballando con le stelle fino alla premier Giorgia Meloni. L'icona del nuoto italiano si è raccontata in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera dove, tra le altre cose, è tornata sulla storia con il collega nuotatore. "Non sono sicura che avrei sposato Filippo (Magnini, ndr), anche se gli avevo già detto di sì. Posso dire che se fossimo andati avanti ci saremmo fatti molto male. Quindi forse è andata bene così. Lui ha fatto tanto male a me all’inizio, io l’ho fatto a lui alla fine, perché non ero sicura". I suoi tradimenti? "L’ho scoperto due volte. La prima ha lasciato a casa il vecchio cellulare e ho letto i messaggi". Mentre la seconda scoperta l’ha fatta grazie a un aiuto esterno: "Gli ho mandato un paparazzo, con l’incarico di tenerlo d’occhio a Pesaro, sotto casa sua. Avevo dei sospetti e avevo ragione, si vedeva ancora con la sua ex ragazza. Ma ho perdonato". Prima di Magnini però c’è stato Luca Marin, anche lui nuotatore di alto livello: "Aveva un carattere molto difficile, doveva far vedere in pubblico che era l’uomo, usava parole pesanti, prevaricatorie. Io soffrivo, ma ero innamorata". Ai mondiali di Shangai, Marin la scopre in camera con Magnini: "Luca e io ci trascinavamo da un po’, la mia intenzione era stare nel limbo fino a dopo i mondiali, per poi lasciarlo, mi ha beccato prima. La Nazionale si è schierata, che strano, con il maschio. Anche quelli che avevano visto come Luca si comportava con me. Ma se è la donna a decidere è una stronza". Pellegrini ripercorre tutta la sua vita, sin dal primo ricordo che è legato al nuoto. "Ho tre anni, l’istruttrice di nuoto vuole che metta la testa sotto l’acqua per fare le bolle, a me non piace, lei si spazientisce". La campionessa olimpica dei 200 stile libero di Pechino 2008 è cresciuta in una famiglia non ordinaria. Il nonno era un campione di lotta greco-romana: "Sarebbe potuto andare alle Olimpiadi, ma doveva decidere se dedicarsi allo sport o lavorare: con cinque figli da mantenere, rinunciò". Il padre era invece un parà della Folgore: "L’ultimo lancio lo fece quando sono nata io. Disse che era la prima volta che si buttava avendo paura di perdere qualcosa. Andò a fare il barman". Ma le doti in vasca le deve tutte a sua madre: "I geni dell’acquaticità me li ha trasmessi mia madre Cinzia". Il padre non era democristiano: "Era molto appassionato alla politica. A casa entravano giornali e libri di orientamenti diversi". Federica Pellegrini si sente di "destra moderata", e sulla premier Giorgia Meloni si esprime così: "Con lei ho più che altro una forte solidarietà femminile. Credo non sia facile gestire quel ruolo da donna; anche io, nel mio piccolo, l’ho provato. Spero che una donna faccia grandi cose per le donne. Ma da questo punto di vista direi che possiamo migliorare molto". L’ex campionessa è entrata nel consiglio d’amministrazione della Fondazione Giulia Cecchettin, un ruolo che le è stato proposto dal padre della studentessa uccisa, Gino: "Quando è stata uccisa ero incinta di mia figlia. Quella tragedia mi ha portato a pensare al patriarcato, a quante volte le donne vengono sminuite. È successo anche a me". La 36enne veneta parla anche della nuova vita da mamma di Matilde, avuta con il marito Matteo Giunta: "Un cambiamento epocale. Me lo aspettavo, ma non così. L’ho portata anche ai Giochi di Parigi. Non faccio paragoni ma i miei quattro cani è come se fossero stati i miei primi quattro figli. I primi quaranta giorni sono stati durissimi, allattavo, non dormivo, la piccola non si staccava mai da me. Tutti mi dicevano: è il momento più bello! Invece non ne potevo più". "Pensavo fosse una cosa più superficiale", ammette Federica Pellegrini sull'esperienza a Ballando con le Stelle. "L’ho fatto per imparare a ballare e per sconfiggere la mia innata timidezza: è stato un viaggio introspettivo, un bellissimo percorso, mi ha regalato maggiore sicurezza come donna". Sul caso Angelo Madonia : "Quello che avete visto è stato solo l’apice: mi sono sentita un po’ messa in mezzo. Credo che Madonia avrebbe dovuto ballare sin da subito con la sua fidanzata (Sonia Bruganelli, ndr). Poi è stata la produzione che ha scelto di allontanarlo, io ho risposto ‘fate voi’. Vi ho detto che sono un soldato". Il percorso nel dance show di Rai 1 si è concluso per Federica Pellegrini con una medaglia d'argento: “Sono strafelice del risultato! Un viaggio turbolento ma bellissimo. Anche nella serata finale, sabato scorso, mi sono divertita... ballando forse un po’ alla cavolo, come piace a me. Ma chi se ne importa”, ha chiosato la campionessa di nuoto. "È vero che io e lui ci siamo frequentati poco, lo saluti e non ti saluta, poi magari non lo saluti una volta e sei quella che se la tira. Ma il rapporto è sempre stato cordiale. Quello che mi dà più fastidio è che ha detto che apprezza l’atleta ma non la persona, però lui come persona non mi conosce. Secondo me ha capito che fare il provocatore funziona, infatti attacca un po’ tutti, compreso Sinner", dice riferendosi alle dichiarazioni del nuotatore veneto e campione olimpico che qualche tempo fa ha affermato: "Per me" Pellegrini "non rappresenta niente. Non è mai venuta a dirmi una parola. Si fa i fatti suoi e io mi faccio i fatti miei. L’ho vista allenarsi tantissimo. L’ho ammirata come sportiva. Per il resto, sinceramente no".
(Adnkronos) - La manovra di bilancio "è un passaggio cruciale per la politica economica del nostro Paese, tanto più in questa congiuntura internazionale caratterizzata da sfide globali in ambito geopolitico, energetico e tecnologico. E fra le scelte essenziali da adottare per promuovere la crescita sostenibile e rafforzare la competitività dell'Italia ci sono quelle per il sostegno agli investimenti produttivi delle imprese. Va subito detto che l’attuale disegno della Legge di bilancio appare ancora poco incisivo, privo cioè di una visione di politica industriale e di un impulso deciso sugli investimenti capace di consolidare con tassi significativi di crescita l’economia italiana". Così, con Adnkronos/Labitalia, Pasquale Lampugnale, vicepresidente nazionale Piccola Industria di Confindustria, sulla manovra economica del governo. Secondo Lampugnale, infatti, "al di là della proroga e del rifinanziamento del credito d’imposta per gli investimenti nella Zes Unica, per la quotazione delle pmi e della 'Nuova Sabatini', nella manovra sono sostanzialmente assenti il sostegno agli investimenti anche in considerazione dell’abrogazione dell’Ace (principale strumento di sostegno alla patrimonializzazione) decisa lo scorso anno e il lento avvio del Piano 5.0 causato dalle stringenti regolamentazioni europee". Per l'esponente di Confindustria, "la politica fiscale deve favorire la crescita economica in un contesto che è ancora caratterizzato però da una bassa produttività". "Ecco perché - dice - il sistema degli incentivi è fondamentale e dobbiamo potenziare la partecipazione delle imprese italiane agli Ipcei (grandi progetti di interesse europeo), strumenti come i contratti di sviluppo, il superammortamento e il credito d’imposta per ricerca e sviluppo, per la ricerca industriale e la ricerca applicata delle imprese che restano misure strategiche per stimolare gli investimenti in capitale fisico e immateriale". Per Lampugnale, "la proposta di razionalizzare e ridurre gradualmente alcuni di questi incentivi, senza un adeguato periodo di transizione, potrebbe invece penalizzare le imprese che hanno già pianificato investimenti a lungo termine". "È necessario piuttosto garantire continuità e certezza nelle politiche fiscali per permettere alle imprese di orientarsi con maggiore fiducia. Start-up e pmi in particolare necessitano di incentivi all'accesso al credito e all’innovazione", aggiunge ancora. Serve più attenzione per le imprese, secondo l'industriale. "La manovra va inoltre rafforzata sul versante dell’accesso al credito: il sistema bancario, pur migliorato rispetto agli anni precedenti, continua infatti troppo spesso a rappresentare un ostacolo per molte pmi, soprattutto al Sud, a causa della scarsa disponibilità di finanziamenti a condizioni favorevoli e per l’andamento degli alti tassi di interesse. In questo ambito, sarebbe dunque utile prevedere un potenziamento degli strumenti di garanzia pubblica per favorire l’ingresso delle pmi nel ciclo produttivo delle nuove tecnologie, in particolar modo quelle legate alla transizione ecologica e digitale", sottolinea ancora. Per Lampugnale, "appare prioritario rendere strutturale la riforma del Fondo di Garanzia per le pmi, in scadenza a fine anno, e rifinanziarlo con almeno 200 milioni di euro per mantenere l’operatività del Fondo nel 2025 e dare validità alla proroga della 'Nuova Sabatini", sottolinea.
(Adnkronos) - Un chicco di caffè che può trasformarsi in un chicco di riso per chi ne ha bisogno, da quest’anno con il supporto anche di Banco Alimentare dell’Emilia-Romagna. Da sempre particolarmente virtuosa nel riciclo delle capsule, grazie anche al supporto dei clienti e delle società di gestione della raccolta locale, l’Emilia-Romagna si aggiunge quest’anno alle regioni beneficiarie del riso prodotto grazie a “Da Chicco a Chicco,” attraverso la sede regionale del Banco Alimentare che offrirà supporto concreto alle persone e alle famiglie in difficoltà. Grazie al caffè recuperato dalle capsule esauste, una volta separato dall’alluminio, e utilizzato per creare compost per la coltivazione di riso, nascono infatti i 100 quintali (circa 110.000 piatti) donati quest’anno al Banco Alimentare dell’Emilia-Romagna per la prima volta. Ultimo entrato nel progetto, il Banco regionale supporterà circa 200 organizzazioni benefiche e oltre 20.000 persone in tutta la regione, aggiungendosi alle sedi del Banco Alimentare di Lombardia, Lazio, Piemonte e Puglia, per un totale di oltre 100.000 chili di riso donati alle persone che ne hanno più bisogno. Tutto grazie all’impegno di chi sceglie di riciclare le capsule di caffè in alluminio di Nespresso, che dal 2011 ha attivato il progetto “Da Chicco a Chicco” per consentire di rigenerare i due materiali di cui sono composte le capsule, alluminio e caffè, e sopperire a una dinamica di riciclo che in Italia non consente alle capsule di essere conferite nella raccolta differenziata di plastica e alluminio, nonché di essere rilevate dagli impianti di riciclo perché piccole e leggere come altri elementi in alluminio. Un progetto di economia circolare che ha permesso in 13 anni di donare oltre 6.600 quintali di riso, l’equivalente di oltre 7 milioni di piatti (1 piatto = 90gr). Grazie a un incremento, anno dopo anno, delle associazioni coinvolte nel progetto, “Da Chicco a Chicco” ha rappresentato infatti un supporto concreto per oltre 500.000 persone in difficoltà, ogni anno, sul territorio italiano, attraverso la donazione di riso a più di 2.500 strutture caritative tra case di accoglienza e mense, oltre a consegne dedicate e pacchi solidali. Attraverso “Da Chicco a Chicco” Nespresso dal 2011 promuove e consente la raccolta e il riciclo delle capsule di caffè in alluminio esauste, con l’obiettivo di riportare a nuova vita i due materiali di cui sono composte, e facendo in modo che possano trasformarsi in una risorsa non solo per l’ambiente, ma anche per la comunità, con un impatto concreto sul territorio e le persone. Grazie a una collaborazione sancita da un protocollo di intesa con CIAL, Utilitalia e CIC (Consorzio italiano Compostatori), “Da Chicco a Chicco” permette infatti ai clienti di riconsegnare le loro capsule esauste in alluminio nelle Boutique Nespresso o in isole ecologiche partner in tutta Italia, per un totale di oltre 200 punti di raccolta in più di 100 città italiane. In Emilia-Romagna in particolare, sono 37 i punti di raccolta (tra Boutique e isole ecologiche) dove poter riportare le capsule dopo l’uso, per offrire semplicità e capillarità nello smaltimento. Una volta raccolte, le capsule esauste vengono trattate affinché i due materiali che le compongono vengano separati e avviati a riciclo: l’alluminio viene fuso e trasformato in nuovi oggetti, come penne, biciclette o coltellini, mentre il caffè può diventare compost per fertilizzare il terreno di una risaia italiana, da cui nasce il riso che Nespresso riacquista e dona al Banco Alimentare e, da quest’anno, a Fondazione Progetto Arca. “Attraverso il programma Da Chicco a Chicco, ci impegniamo a trasformare gli sforzi di tutte le persone che riconsegnano le capsule esauste in un aiuto concreto per il territorio, ha dichiarato Silvia Totaro, Responsabile Sostenibilità di Nespresso Italiana. Il grande impegno dell’Emilia-Romagna sui temi ambientali e di impatto sociale, supportati quest’anno dall’ampliamento del progetto al Banco Alimentare regionale, ci permette di raggiungere ancora più persone con un aiuto concreto, unendo economia circolare e sostegno sociale. Traguardi importanti, quelli ottenuti quest’anno con la distribuzione di oltre 100.000 chili di riso che potranno essere sulle tavole di chi ne ha più bisogno nelle prossime settimane. Nel dettaglio, sulla base dei bacini di copertura regionale e cittadina dei due beneficiari, quest’anno saranno distribuiti: circa 470 quintali in Lombardia (530.000 piatti), 224 quintali nel Lazio (250.000 piatti), oltre 90 quintali in Piemonte (100.000 piatti) e circa 110 quintali in Puglia (120.000 piatti). A questi si aggiunge quest’anno l’Emilia-Romagna che potrà supportare i propri assistiti con 100 quintali di riso raggiungendo per il primo anno di collaborazione oltre 200 organizzazioni benefiche e circa 22.000 persone in difficoltà in tutta la regione. “Questa bella partnership con Nespresso ci consentirà quest’anno di donare 100 quintali di riso a circa 200 tra le organizzazioni benefiche convenzionate con il Banco sul nostro territorio, che assistono oltre 20.000 persone in difficoltà, ha dichiarato Stefano Dalmonte, presidente di Banco Alimentare Emilia-Romagna. Siamo molto grati a Nespresso per averci resi partecipi di questo progetto, sia per la possibilità che ci viene offerta di distribuire un ottimo prodotto, sia perché tale prodotto è l’esito di un importante percorso volto a favorire la cultura del recupero. Da oltre 30 anni, anche Banco Alimentare si adopera per trasformare lo spreco in risorsa: recuperando cibo ancora ottimo ma non più commercializzabile e lo fa arrivare capillarmente a persone in difficoltà nella nostra regione”. I dati sulle donazioni di riso si sommano a quelli relativi al riciclo delle capsule Nespresso che, nel primo semestre del 2024, hanno segnato un +8% a livello nazionale rispetto allo stesso periodo del 2023, consentendo di rimettere in circolo oltre 600 tonnellate di caffè e più di 55 tonnellate di alluminio, entrambe risorse pronte per essere riutilizzate. Una tendenza positiva riscontrata anche in Emilia-Romagna che ha segnato un +22% con circa 70 tonnellate di caffè e 7 di alluminio rimessi in circolo. Oltre all’inserimento del Banco Alimentare dell’Emilia-Romagna, il progetto Da Chicco a Chicco da quest’anno si amplia ulteriormente grazie alla recente collaborazione con Fondazione Progetto Arca. A partire dal 18 dicembre e per tutto il 2025, il riso prodotto dal riciclo delle capsule esauste sarà infatti distribuito anche attraverso le Cucine mobili di Fondazione Progetto Arca presenti nelle città di Milano, Roma, Torino e Bari. Oltre 60.000 piatti di riso diventeranno un primo aiuto in favore delle persone che, in queste città, usufruiscono di questo servizio diventato parte strutturale della presenza in strada con oltre 6.300 pranzi, cene e prime colazioni servite ogni settimana dai volontari. Non solo un piatto caldo e nutriente, dunque, ma la possibilità di creare relazioni di fiducia e accorciare le distanze tra chi è in difficoltà e chi può fornire supporto, ponendo le basi per un percorso di reintegrazione sociale. “Da Chicco a Chicco” è parte del programma “Nespresso per l’Italia” che racchiude progetti e iniziative per un impatto positivo e concreto sul territorio italiano, a favore non solo dell’ambiente ma anche delle persone e delle comunità.