(Adnkronos) - “Gaza versa in uno stato di carestia drammatica indotta dall’uomo. Sono stati oltre 460 i decessi correlati alla malnutrizione, oltre 140 erano minori. 640mila persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare catastrofica, di cui 320mila sono bambini”. Lo ha detto all'Adnkronos Giulio Cocchini, Coordinatore dell’Emergenza a Gaza per Cesvi, in occasione della pubblicazione del Ghi 2025, l’Indice Globale della Fame curata dalla Ong per l’edizione italiana e redatto da Welthungerhilfe (Whh), Concern Worldwide e Institute for International Law of Peace and Armed Conflict (Ifhv). Cocchini è tornato dalla sua sesta missione umanitaria a Gaza, una terra in cui “la produzione locale non è più possibile perché più dell'80% dei pozzi e il 70% delle serre sono fuori uso - riferisce - Dove il 70% dei pescherecci è stato distrutto”, dove “1 milione di persone vive con meno di sei litri d’acqua al giorno, necessari per la sopravvivenza” e dove “20 mila persone sono rimaste uccise o ferite nel tentativo di procurarsi il cibo”, racconta. Cesvi è presente nel territorio palestinese sin dal 1994. “Dal 2018 erano attivi progetti di gestione dei rifiuti e altri progetti interrotti completamente il 7 ottobre 2023 - illustra Cocchini - Dall'aprile del 2024 Cesvi ha ricominciato a operare nella Striscia in condizioni totalmente emergenziali con uno staff minimo, ma siamo riusciti a distribuire cibo terapeutico per i bambini malnutriti e più di 3mila kit alimentari. Poi ci siamo concentrati sulle attività di Wash (Water, Sanitation and Hygiene): abbiamo dato acqua a più di 100mila persone in modo regolare e costante, abbiamo installato centinaia di latrine e di serbatoi. Abbiamo distribuito kit igienici e contenitori per l'acqua e fatto vari interventi di riparazione e miglioramento del deflusso delle acque nere per evitare le inondazioni. Abbiamo inoltre rimosso le macerie e i rifiuti per migliorare leggermente la vivibilità dei rifugi usati dalle popolazioni sfollate”, dice. Dal racconto dell’operatore umanitario di Cesvi emerge l’operosità di donne e uomini instancabili, capaci di formare una catena umana silenziosa e invisibile che porta con sé un bagaglio pesante, “un sentimento di sgomento che non passa mai. C'è sempre un nodo alla gola per la situazione estremamente drammatica a cui si assiste”, riferisce Cocchini. Ma la soddisfazione è grande: “C'è un un sentimento di orgoglio per quello che stiamo facendo - riprende - e soprattutto di stima e gratitudine verso i colleghi e le colleghe di Cesvi, palestinesi e gazawi, che continuano a lavorare con un'efficienza e una competenza straordinarie. Nonostante siano esse stesse sfollate, con un livello di trauma e di stress che non possiamo neanche immaginare, ogni giorno lavorano e danno il loro contributo per la sopravvivenza e per il benessere della loro comunità”.
(Adnkronos) - I dazi lanciati dal presidente Usa Donald Trump non frenano, almeno per il momento, la crescita dell'export di tecnologie elettrotecniche ed elettroniche da parte delle imprese italiane. E' quanto emerge dall'intervista di Adnkronos/Labitalia a Filippo Girardi, presidente Federazione Anie Confindustria. Come stanno impattando i dazi Usa sull’export italiano di tecnologie elettrotecniche ed elettroniche e quindi sul vostro settore di competenza? L'industria delle tecnologie elettrotecniche ed elettroniche non sembra avere risentito finora dei dazi Usa: nei primi 6 mesi del 2025 l'export italiano verso gli Usa è cresciuto di circa 12 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2024. Questa crescita fa seguito ad un quinquennio 2020-2024 con incrementi medi annui del 16% circa. A quanto è ammontato nel 2024 l'export e qual è l'andamento per questa prima parte del 2025? Nel 2024 le esportazioni italiane di elettrotecnica ed elettronica si sono attestate sui 27 miliardi di euro. Nella prima metà del 2025 si è registrato un indebolimento della dinamica esportativa, con un trend tendenziale negativo di circa tre punti percentuali. Si tratta di una fase di raffreddamento fisiologico, dopo anni di espansione sostenuta, che riflette anche il contesto di maggiore incertezza sui mercati globali e il rallentamento della domanda sui principali mercati di destinazione. Quali sono i prodotti che stanno soffrendo di più e che riscontrando un maggiore calo di export? All’interno del settore si osservano alcune differenze tra comparti nelle dinamiche esportative. Nel primo semestre dell’anno, nel confronto con il corrispondente periodo del 2024, si registrano delle flessioni più ampie per le tecnologie che si rivolgono al mercato delle infrastrutture di trasporto e alla generazione di energia elettrica da fonti tradizionali. Per l’Elettronica è la componentistica a mostrare maggiore sofferenza. Ci sono distretti in particolare difficoltà e quali? L’industria elettrotecnica ed elettronica non vede una presenza prevalente nel nostro Paese in veri e propri distretti produttivi. Tuttavia, la distribuzione delle imprese sul territorio nazionale evidenzia una maggiore concentrazione di unità produttive nelle regioni settentrionali, che sono poi quelle che, in questa fase, stanno mostrando i segnali di maggiore sofferenza. Con più dettaglio, le analisi ci mostrano che nel primo semestre del 2025 i maggiori cali tendenziali dell’export di elettrotecnica ed elettronica si registrano in Lombardia (-516 milioni di euro rispetto al primo semestre 2024), Trentino-Alto Adige (-306 milioni) e Friuli-Venezia Giulia (-242 milioni), territori fortemente orientati all’export e, quindi, più esposti al rallentamento della domanda internazionale. Come stanno reagendo le aziende? Le imprese di Anie stanno dimostrando una forte capacità di adattamento. Nonostante il quadro globale incerto, le tensioni legate ai dazi e il rallentamento di alcuni mercati, la crescita del settore resta sostenuta dai grandi processi di transizione in corso, energetica e digitale, che stanno generando una domanda strutturale di tecnologie avanzate. Gli investimenti in innovazione continuano ad essere i principali motori della competitività delle nostre imprese, che stanno rispondendo alle difficoltà globali puntando su efficienza, qualità e soluzioni ad alto contenuto tecnologico. Le aziende stanno cercando mercati alternativi? La diversificazione dei mercati rappresenta da sempre una leva strategica per le imprese del settore che, anche in un contesto complesso come quello attuale, mantengono alta l’attenzione verso nuove opportunità di sviluppo ed espansione. Le aziende del comparto hanno storicamente una forte vocazione internazionale e continuano a guardare con interesse a nuove aree di crescita, come il Medio Oriente, l’Asia e l’America Latina, dove si stanno sviluppando importanti programmi di investimento in infrastrutture energetiche, industriali e di mobilità sostenibile. In questo percorso, risultano ancora più strategiche le attività di promozione e di supporto all’internazionalizzazione che la Federazione porta avanti per accompagnare le imprese nella ricerca di nuove opportunità e nel consolidamento della loro presenza globale. (di Fabio Paluccio)
(Adnkronos) - "Il volontariato per Kpmg è uno strumento indispensabile che ci aiuta poi a trasformare, a creare sinergie, a parlare di sostenibilità nel modo più ampio possibile". Lo ha detto Sabrina Marsiglia, Csr manager di Kpmg, che questa mattina è intervenuta al panel 'Volontariato d'impresa: un'azione, tanti vantaggi' nell'ambito del Salone della Csr e dell’innovazione sociale, in corso dall’8 al 10 ottobre all’università Bocconi. "La sostenibilità in Kpmg viene fuori grazie alla campagna di volontariato di Kpmg Network, che si chiama 'Make a Difference Day'. Si comincia da poche giornate sino a oggi, dopo quasi 18 anni, ad arrivare a un anno di lavoro sul volontariato d'impresa. Leghiamo le esigenze degli enti con le nostre disponibilità e professionalità e andiamo a trovare il momento giusto per fare l'attività e produrre valore sul territorio. Questo è l'obiettivo", ha chiarito Marsiglia. Ascoltando i dipendenti e le loro sollecitazioni, il volontariato d'impresa è stato "per Kpmg il lancio per aprirsi a tutti i temi di responsabilità sociale di cui mi occupo con il mio ufficio. I nostri dipendenti sono coloro quelli che da vicino si occupano in alcuni casi anche di coordinarci, perché magari ci portano i contatti, ci fanno conoscere le associazioni sul territorio e ci portano a visitarle. Sono un gancio preziosissimo affinché l'azienda e gli enti del terzo settore sul territorio riescano ad avere un legame. E poi sono loro che stimolano i propri colleghi a partecipare", ha evidenziato la Csr manager di Kpmg.