(Adnkronos) - "Dopo 15 anni di un modello verticalmente integrato, nel quale abbiamo trasformato la agricoltura italiana, da oggi nasce Filiera Tabacchicola italiana all'interno dei filiere Italia che rappresenta la catena agroindustriale italiana made in Italy". Lo ha affermato Cesare Trippella, direttore Eu Value Chain & External Engagement Philip Morris Italia, nominato presidente di Filiera Tabacchicola Italia, a margine del XXIII Forum della Coldiretti. "Di questo siamo molto orgogliosi perché con tutti gli investimenti che abbiamo fatto all'interno di questa filiera, - ha spiegato - iniziando dalla coltivazione fino alla produzione di prodotti di nuova generazione nel nostro stabilimento di Bologna generiamo un indotto di più di 2 miliardi di euro e diamo prospettive e certezze per i prossimi 10 anni, quindi fino al 2035". "E' importante per dare una prospettiva anche ai giovani coltivatori che oltre a coltivare il tabacco - ha aggiunto Trippella - con noi stanno facendo anche corsi di formazione per il Digital Farmer, cioè per i coltivatori del futuro. Quindi Filiera Tabacchicola Italiana vuole rappresentare tutta la tabacchicoltura italiana che è un'eccellenza nel mondo e un esempio anche per gli altri paesi a livello internazionale".
(Adnkronos) - In un momento in cui le imprese italiane trovano sempre più difficoltà nel reperire manodopera specializzata, il cosiddetto 'Decreto Cutro' si propone come uno strumento utile per favorire l’ingresso di lavoratori stranieri qualificati nei settori tecnici e industriali. E' l'esempio che arriva dalla Irem Spa di Siracusa, storica azienda dell’impiantistica industriale, che ha avviato l’inserimento di 60 lavoratori egiziani specializzati in saldatura e tubisteria. "Il nostro obiettivo - racconta l’amministratore delegato Giovanni Musso - non è sostituire i lavoratori italiani, ma integrarli con nuove competenze. Sul mercato nazionale, figure come saldatori e tubisti sono sempre più difficili da trovare. Abbiamo scelto di formare e inserire professionisti qualificati che possano lavorare fianco a fianco con il nostro personale, condividendo metodi, esperienze e valori", sottolinea. Il progetto, sviluppato in collaborazione con l'agenzia per il lavoro Orienta Spa, è partito in Egitto con corsi di lingua italiana e formazione tecnica certificata da enti terzi. "Abbiamo voluto costruire un percorso completo - aggiunge Musso - che parte dalla selezione e arriva fino all’inserimento operativo nei nostri cantieri. Il primo gruppo di venti lavoratori è già attivo da gennaio 2025 a Siracusa, mentre altri quaranta stanno arrivando progressivamente in Italia". Ma nonostante la positività del percorso, non mancano i passaggi critici, secondo Musso. Il 'Decreto Cutro' "è un provvedimento utile e necessario - sottolinea - perché consente alle aziende di reperire manodopera qualificata in modo più flessibile rispetto al vecchio Decreto Flussi, che era troppo rigido e vincolato da quote e click day. Tuttavia, i tempi delle procedure restano eccessivi: tra corsi di formazione, nulla osta e rilascio dei visti sono passati circa sei mesi. Per un’impresa che lavora su commesse complesse, con tempistiche molto rigide, questo è un ostacolo serio". E il dirigente aziendale sottolinea la centralità della formazione come leva di integrazione: "Crediamo fortemente che la competitività passi dalle persone - spiega ancora Musso - questi lavoratori, che arrivano con competenze già solide, si stanno integrando bene nei nostri team. Stanno imparando la lingua, la cultura aziendale e le regole di sicurezza. Non c’è distinzione tra chi è italiano e chi no: tutti lavorano con la stessa professionalità e dignità". Secondo l’ad di Irem, la sfida è comune a molte realtà italiane: "Il problema non è solo del Sud o del nostro settore - conclude Musso - ma di tutto il Paese. Se vogliamo davvero sostenere la crescita industriale, dobbiamo creare canali di ingresso più rapidi e strutturati per i lavoratori qualificati, senza rinunciare alla formazione e alla legalità. Il Decreto Cutro va nella giusta direzione: ora serve farlo funzionare con tempi certi e procedure più snelle".
(Adnkronos) - Dai bidoni della spazzatura nelle città, fino alle spiagge, agli stadi e ai grandi concerti: è lì che bisogna andare a raccoglierle, per raggiungere l'obiettivo del 100% di riciclo. Un traguardo che non è poi così lontano. "In Italia produciamo quasi due miliardi di lattine ogni anno, di cui ricicliamo l'86%", spiega a margine del Salone della Csr e dell’innovazione sociale Gennaro Galdo, responsabile Comunicazione di Cial, il Consorzio nazionale imballaggi alluminio. "La sostenibilità è nel nostro Dna. Il nostro consorzio nasce per rappresentare le imprese come leva ambientale. Noi siamo il braccio ambientale delle imprese che utilizzano e producono imballaggi, come bottiglie, scatolette, lattine", spiega Galdo. Un progetto particolare riguarda proprio il riciclo delle lattine per bevande, che - sottolinea - "sono di per sé l'imballaggio più riciclato al mondo e quello che forse più conviene riciclare, dal momento che l'alluminio si ricicla all'infinito e al 100%, senza perdere nessuna delle sue caratteristiche. Tra l'altro, tra tutti i materiali della raccolta differenziata, è anche quello che economicamente vale di più. Quindi è importantissimo ri-immetterlo nel mercato". In Italia ancor di più, dal momento che "qui non si produce alluminio primario, ma solo da riciclo. E quindi siamo costretti ad aumentare queste percentuali per soddisfare il fabbisogno nazionale". Per farlo bisogna andare a 'caccia' di lattine nei luoghi in cui rischiano di perdersi tra altri rifiuti. "La raccolta differenziata domestica funziona bene in tutta Italia ormai, ma per arrivare all'obiettivo del 100% di lattine riciclate mancano quelle che si consumano fuori casa, come quelle che si distribuiscono e si vendono durante i grandi eventi". Da qui nasce il progetto 'Ogni lattina vale' di Cial, che quest'anno in collaborazione con Live Nation ha coperto 26 concerti tra Milano, Bologna, Napoli e Roma. Grandi eventi "con in media 60-70mila spettatori e un consumo di lattine abbastanza alto". Alla fine "siamo riusciti a raccoglierne 420mila". Il progetto, grazie a partner locali con cui vengono organizzate raccolte di lattine, ha fatto tappa anche sulle spiagge di Calabria e Campania. "Cerchiamo di arrivare a recuperare la lattina lì dove canonicamente il servizio non esiste, per arrivare all'obiettivo del 100% di riciclo".