(Adnkronos) - Il valore aggiunto prodotto dalle imprese dei settori core manifatturieri del mare (fabbricazione di navi e imbarcazioni) e dell’aerospazio (fabbricazione aeromobili e veicoli spaziali) è di oltre 7 miliardi di euro, equivalenti al 2,5% del totale prodotto dalle imprese manifatturiere in Italia, un dato in crescita dell’82,4% dal 2015 al 2023. A fornire i dati in anteprima del primo Rapporto Nazionale Space&Blue Economy 2026 dell’Osservatorio Integrato Space&Blue è stato Giovanni Acampora, Presidente di Si.Camera e Assonautica Italiana, in apertura del 3° Forum Space&Blue, in corso a Roma presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Obiettivo del Forum è promuovere una filiera italiana che interconnetta l’economia dello spazio e del mare per la sovranità tecnologica nazionale partendo dall'eccellenza certificata in questi due campi. Secondo i dati proprio le due filiere rappresentano un modello di innovazione, come dimostrano i dati sulle imprese che nel triennio 2023-2025 hanno investito in tecnologie digitali: il 69,9% nel settore aerospazio e il 67,3% per l’economia del mare. Con l’intervento del Direttore Generale Luca Vincenzo Maria Salamone, l’Agenzia Spaziale Italiana conferma il proprio impegno a svolgere una funzione di raccordo strategico tra le due dimensioni anche nell’ambito degli scenari nazionali ed europei, proponendo un nuovo percorso teso ad unire filiere, competenze e visioni in una traiettoria condivisa di sviluppo e innovazione mediante la prossima pubblicazione di bandi di gara multi-tematici, volti a stimolare la partecipazione “cross-industry” dei potenziali attori che operano nei settori dello spazio e del mare, ivi inclusa la subacquea, per attività di sviluppo sperimentale e prototipazione avanzata. Per Giovanni Acampora, Presidente di Si.Camera e Assonautica Italiana - Associazione nazionale per lo sviluppo dell’economia del mare di Unioncamere, “l’Italia può e deve essere una nazione leader nella Space&Blue Economy. Con l’Osservatorio Integrato Space&Blue Economy e il nuovo Osservatorio Underwater stiamo costruendo strumenti strategici che permetteranno al Paese di prendere decisioni basate su evidenze solide, valorizzando due filiere ad altissima intensità tecnologica. I primi dati mostrano con chiarezza un potenziale straordinario: uniti, Spazio e Mare possono diventare una leva decisiva per la sovranità tecnologica nazionale e per la competitività del nostro sistema produttivo”. Per Massimo Claudio Comparini, Managing Director della Divisione Spazio di Leonardo e Presidente del Consiglio di Amministrazione di Thales Alenia Space, "le tecnologie dello spazio e del mare presentano ampie e crescenti possibilità di integrazione. Basti pensare all’utilizzo dei dati satellitari geospaziali per il monitoraggio dei mari e delle coste, a supporto della sostenibilità, della sicurezza e della gestione delle risorse. Oggi con le tecnologie spaziali, molte delle quali sviluppate da Leonardo e le sue joint venture Telespazio e Thales Alenia Space, disponiamo di competenze in tutti i domini dello spazio, ponendo le basi per un ecosistema integrato in cui mare e orbite spaziali dialogano in modo continuo". Secondo i dati presentati negli ultimi Stati Generali della Space Economy 2025, il Valore 2025 dell’economia dello spazio italiana è pari a circa €4 miliardi di fatturato. L’Eurospace Facts & Figures 2025 indica che l’industria spaziale europea ha registrato vendite per circa 8,8 miliardi di euro nel 2024 e impiega quasi 66.000 persone. Il report Space Foundation “The Space Report 2025 Q2” indica che l’economia spaziale globale ha raggiunto 613 miliardi di dollari (Usd) nel 2024, con una crescita del +7,8% rispetto all’anno precedente. Un’ulteriore lettura del mercato globale dall’ultimo Report diMcKinsey segnala che l’economia spaziale potrebbe arrivare a 1,8 trilioni di dollari entro il 2035. Parallelamente, l’Economia del Mare italiana, secondo il XIII Rapporto di Ossermare - Unioncamere, contribuisce in modo significativo al pil nazionale, con oltre 217 miliardi di euro di valore aggiunto, pari all’ 11,3% del Pil e più di 1 milione di occupati in oltre 230.000 imprese. Il “The Eu Blue Economy Report 2025” indica che nel 2022, l'economia blu ha generato un fatturato di quasi 890 miliardi di euro, con un aumento del 29% rispetto al 2021. Il rapporto Ocse Stima che l’economia dell’oceano nel 2030 possa superare 3 trilioni di dollari, mantenendo circa il 2,5% del Gva globale. Inoltre, secondo un recente studio di Pwc il mercato italiano della dimensione subacquea raggiungerà i 204 milioni di euro entro il 2030 con una crescita del +15,1%, mantenendo la leadership internazionale, grazie anche al contributo dei bandi promossi dal PNS che hanno coinvolto fin qui un ecosistema di 190 realtà.
(Adnkronos) - “Vogliamo dare un segnale, affermare che sul nucleare gli ingegneri hanno molto da dire. Vogliamo mettere a disposizione tutti i dati di cui disponiamo, in modo che chi di dovere possa prendere le decisioni più corrette in merito al nucleare italiano”. Con queste parole Remo Giulio Vaudano, vicepresidente vicario del Cni, ha dato avvio al convegno 'La nuova stagione nucleare. Prospettive di ripresa produttiva alla luce della Legge Delega 27/02/2025', un’occasione per riflettere su un tema di rilevanza strategica come l’energia, in particolare quella nucleare civile. “Nell’ambito della transizione energetica - ha affermato Angelo Domenico Perrini, presidente del Cni - il nucleare è fondamentale. Ancora oggi paghiamo le conseguenze delle decisioni del passato che hanno indotto il nostro Paese ad abbandonare questa fonte di approvvigionamento. Abbiamo condiviso la scelta del Ministero di ricominciare a discutere di nucleare e come Cni abbiamo deciso di dedicarvi uno specifico gruppo di lavoro. In tutte le attività umane il rischio zero non esiste ma può essere minimizzato. Il discorso vale anche per il nucleare che occorre perseguire riducendo il più possibile i rischi”. Nel corso della mattinata è intervenuto, in rappresentanza del Mase, Nicola Ippolito (coordinatore della Piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile-Pnss) che ha ricordato come il Paese venga da quasi quaranta anni di assenza di produzione nucleare, sebbene abbia conservato tutte le competenze necessarie: si pensi che l’Italia sforna il 10% degli ingegneri nucleari europei. “Abbiamo messo assieme tutti i soggetti interessati - ha detto - al fine di fare il quadro della situazione e nel luglio dello scorso anno abbiamo inviato a Bruxelles il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima dal quale si evince che, relativamente alla domanda di energia elettrica, abbiamo la potenzialità per far sì che tra l’11 e il 22% di quel fabbisogno provenga dal nucleare. A quel punto mancava un quadro normativo organico che ora si è concretizzato attraverso la legge delega. Puntiamo a far sì che l’Italia torni ad essere protagonista”. Alberto Taglioni (gruppo di Lavoro del Cni sul nucleare, già funzionario Enea) che ha richiamato la stesura di un position paper sullo stato del nucleare italiano. Massimo Sapielli (gdl nucleare del Cni, già funzionario Enea) si è soffermato sul Programma nazionale per la produzione di energia nucleare sostenibile nell’ambito degli obiettivi di neutralità carbonica del 2050. Ha sottolineato come il nuovo approccio parta dal superamento delle esperienze nucleari precedenti con l’obiettivo di giungere ad un mix di produzione elettrica che comprenda anche l’elettronucleare. Ha richiamato, infine, il ruolo che possono svolgere in materia il Cni e gli ordini degli ingegneri, con particolare riferimento alla formazione. Roberto Ranieri (già funzionario Ispra) ha illustrato il quadro formativo e il licensing di nuovi impianti, soffermandosi sulla gestione e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Quest’ultimo tema ha caratterizzato anche l’intervento di Angelo Papa (già direttore generale impianti nucleari del ministero dell’Ambiente) che si è soffermato sulle tecnologie e le procedure di smaltimento dei rifiuti radioattivi e il Deposito nazionale. Nella sessione dedicata alla progettualità ingegneristica e alla sicurezza del nucleare Franco Baretich (esperto ingegneria nucleare) ha approfondito la fonte di energia nucleare dall’emergenza energetica alla transizione ecologica. Ha rilevato che, tra gli elementi che hanno ostacolato lo sviluppo nel nostro paese, c’è il tema dei costi e alcune componenti psicologiche quali la paura di incidenti e lo smaltimento delle scorie che in realtà comportano un livello di rischio assai inferiore a molte altre attività umane. Ha sottolineato che il recupero della soluzione nucleare diventa necessario col crescere in maniera esponenziale del fabbisogno di energia, anche a causa dello sviluppo dell’uso delle criptovalute e dell’Ia. Massimo Sapielli, nel ricordare come l’Italia sia stata la pioniera a livello mondiale in tema di nucleare, a partire dal gruppo di via Panisperna guidato da Enrico Fermi, ha ripercorso l’evoluzione tecnologica nella costruzione dei reattori, sottolineando i vantaggi e l’efficacia dei moderni impianti. Gian Piero Bisceglie (già funzionario Ispra) ha illustrato il tema della protezione dalle radiazioni e del monitoraggio ambientale, soffermandosi su alcuni casi di scuola. Alberto Taglioni, poi, ha illustrato i programmi e le proposte del Cni in tema di formazione tecnica sul nucleare e di comunicazione. Infine, Sonia Bertocci (Ordine ingegneri di Torino) e Fosco Bianchi (Ordine ingegneri di Arezzo) hanno proposto il punto di vista sul tema dal loro osservatorio territoriale.
(Adnkronos) - Si è chiusa con una partecipazione ampia e qualificata la giornata dedicata ai 'Dialoghi sull’economia circolare', organizzata dal Gruppo Dimensione Ambiente a Ecomondo 2025. L’iniziativa - moderata da Paolo Ghezzi, ingegnere civile, amministratore unico di Getas Petrogeo e docente del Master in Economia Circolare della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa - ha offerto uno spazio di confronto diretto e operativo su alcuni dei temi più urgenti per il settore dei rifiuti: innovazione industriale, governance territoriale e riforma degli ecoreati. Gli incontri, strutturati nel formato di dialoghi 1:1 aperti al pubblico, hanno alternato interventi di esperti, amministratori e rappresentanti istituzionali, offrendo una panoramica autorevole e concreta sulle sfide e le prospettive di un comparto strategico per la transizione ecologica. La sessione mattutina è stata dedicata al ruolo dell’imprenditoria pubblica e privata nella costruzione di filiere circolari e competitive. Il tema normativo è stato affrontato da Nadia Ramazzini, giurista ambientale, che ha presentato i contenuti del Circular Economy Act, il nuovo quadro europeo che punta a uniformare regole e standard per l’economia circolare: “Il Circular Economy Act segna un cambio di paradigma: riconosce piena dignità industriale al settore, promuovendo un mercato unico europeo dei rifiuti e delle materie prime seconde. È una sfida che riguarda anche l’Italia, già all’avanguardia nel riciclo degli imballaggi, ma che apre nuove prospettive per i Raee e per il comparto dei tessili, dove la responsabilità estesa del produttore sarà decisiva per lo sviluppo di nuove filiere”. Per Alessia Scappini, amministratrice delegata di Albe Srl e Revet Spa, l’economia circolare rappresenta oggi una leva industriale prima ancora che ambientale: “Albe e Revet operano su fronti diversi ma complementari: trasformano i rifiuti fino all’end of waste, restituendo alle imprese prodotti rigenerati che permettono di ridurre l’impronta di carbonio e di sostituire materie prime vergini. Questi materiali sono una leva di competitività per il sistema produttivo, capace di unire sostenibilità e valore economico”. Scappini ha evidenziato come l’impiego di energie rinnovabili e il recupero delle acque di processo rendano ancora più sostenibili i cicli produttivi, in una logica di filiera corta che collega strettamente territorio e industria. Nel suo intervento, Daniele Fortini, presidente di RetiAmbiente, ha portato l’esperienza della principale società pubblica toscana nella gestione integrata dei rifiuti: “RetiAmbiente serve 1,3 milioni di abitanti in 100 Comuni. Abbiamo raggiunto il 72% di raccolta differenziata, ma senza impianti di riciclo adeguati il ciclo resta incompleto. Stiamo investendo in un parco impiantistico innovativo, con soluzioni per il recupero di tessili, verde, spazzamento stradale, terre di scavo e rifiuti ingombranti. È un percorso che permetterà di trattenere sul territorio le materie prime seconde e di ridurre i costi per i cittadini". Un esempio di governance territoriale è arrivato da Renzo Macelloni, sindaco di Peccioli, che ha raccontato il funzionamento del cosiddetto 'sistema Peccioli', basato sulla collaborazione tra il Comune, la società pubblica Belvedere Spa e la Fondazione Peccioli: “Il nostro modello si fonda su un azionariato diffuso e popolare che lega cittadini e impresa, creando consenso e corresponsabilità. La discarica è parte integrante di questo sistema: finché esistono rifiuti non recuperabili, serve uno smaltimento sicuro e controllato. Le risorse generate ci hanno permesso di investire in impianti di trattamento meccanico-biologico, biometano e ora nell’ossicombustione, che ci consentirà di chiudere il ciclo senza produrre nuovi scarti”. La sessione pomeridiana è stata dedicata all’analisi della nuova legge sugli ecoreati (n.147/2025), che ha inasprito il quadro sanzionatorio e ampliato le responsabilità amministrative e penali in materia ambientale. Nino Tarantino, subcommissario alle bonifiche delle discariche abusive, ha ripercorso le principali attività della struttura commissariale, dalla Terra dei Fuochi alle aree contaminate: “Il nostro impegno è dare risposte ai cittadini in termini di trasparenza e operatività, rendendo tracciabili i progressi delle bonifiche e i controlli sanitari nelle aree coinvolte. La nuova normativa, insieme al nostro lavoro, rappresenta una risposta concreta alla sentenza Cedu che ha condannato l’Italia per l’inadeguata gestione delle emergenze ambientali”. Sul piano operativo, Giuseppe Giove, Generale divisione Carabinieri ambito forestale, ha illustrato tre punti centrali della riforma: “La legge amplia i reati che rientrano nella responsabilità amministrativa ex D.Lgs. 231/2001, aumenta le pene per i traffici illeciti e la combustione di rifiuti, e introduce la possibilità di operazioni sotto copertura per i reati ambientali. Ma oltre alla repressione, serve una coscienza civile che riconosca come i crimini ambientali mettano a rischio il futuro delle nuove generazioni”. Per Pietro Ferraris, avvocato esperto di diritto ambientale, la riforma modifica gli equilibri tra giustizia penale e amministrativa: “L’impianto generale resta invariato, ma si amplia il numero dei casi in cui una condanna penale può comportare la revoca dei titoli autorizzativi, anche per effetto delle norme antimafia. È un passaggio che impone alle imprese di essere ancora più attente nella gestione delle proprie responsabilità”. Un punto di vista complementare è stato offerto da Luciano Paciello, avvocato penalista, che ha messo in luce alcune criticità del nuovo quadro normativo: “L’inasprimento delle pene e la ‘demitizzazione’ dei reati ambientali riducono gli strumenti di mediazione, come le oblazioni e la particolare tenuità del fatto, rendendo più rigido il sistema. Le conseguenze possono essere rilevanti anche per le imprese, che rischiano di essere escluse da gare pubbliche o sottoposte ad amministrazione giudiziaria. Sarà necessario un aggiustamento della normativa dopo le prime applicazioni pratiche”. Il bilancio della giornata per il Gruppo Dimensione Ambiente è positivo. “Con i Dialoghi sull’economia circolare abbiamo voluto proporre un luogo di confronto concreto, dove il sapere tecnico si intreccia con le esperienze di governance e con le nuove regole del settore - ha commentato Umberto Cucchetti, General Manager del Gruppo - Crediamo che la conoscenza e la trasparenza siano le basi di una responsabilità condivisa, indispensabile per costruire un’economia davvero circolare”. “Ecomondo è per noi di Dimensione Ambiente - commenta Stefano Capra, owner della società - un’occasione di incontro con clienti, colleghi e altri operatori del settore. Con i nostri panel abbiamo voluto dare un contributo culturale e formativo su temi di grande attualità, creare intorno a essi attenzione, informazione e responsabilità”. Non solo durante Ecomondo, Dimensione Ambiente ha ufficializzato l’acquisizione di Ecologia Ambiente, realtà con sede a Como e oltre venticinque anni di esperienza nel settore. L’operazione si inserisce nel percorso di consolidamento e crescita che il Gruppo sta promuovendo a livello nazionale, con l’obiettivo di ampliare la propria presenza territoriale e integrare nuove competenze nella filiera della gestione ambientale. Ecologia Ambiente è specializzata nella microraccolta differenziata e nello smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, inclusi i rifiuti potenzialmente infetti e i rifiuti sanitari. Con una capacità autorizzata di stoccaggio di 1.500 m3 e di trattamento pari a 15.000 tonnellate annue, gli oltre 6mila metri quadri dell’impianto di Como rappresentano un punto di riferimento per oltre 10mila clienti, tra cui 2200 farmacie (presso cui esegue il ritiro di farmaci e sostanze chimiche), laboratori, studi medici, e circa 8000 imprese artigiane e industriali. “L’ingresso di Ecologia Ambiente nel Gruppo rappresenta un passo significativo nel nostro percorso di sviluppo - dichiara Umberto Cucchetti, General Manager del Gruppo Dimensione Ambiente - Si tratta di una realtà solida e riconosciuta, con una lunga esperienza nella gestione dei rifiuti sanitari e industriali. L’integrazione di questa nuova competenza ci permetterà di offrire un servizio ancora più completo, efficiente e sostenibile ai nostri clienti, nel rispetto dei più alti standard ambientali e organizzativi”.