(Adnkronos) - Jannik Sinner assente oggi al Quirinale. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si prepara a ricevere le Nazionali italiane di Tennis femminile e maschile vincitrici del Bjk Cup e della Coppa Davis. L'appuntamento è per stamattina alle 10.30 al Quirinale. Sinner, reduce dal trionfo agli Australian Open, non ci sarà: dà forfait per la necessità di osservare un periodo di assoluto riposo. Dal Colle non trapelano comunque particolari reazioni per l'assenza del recente vincitore degli Open di Australia. Solo una presa d'atto, che in qualche modo sembra confermare la comprensione che il Capo dello Stato manifestò nel febbraio dello scorso anno nei confronti del campione altoatesino, all'indomani della prima vittoria sui campi australiani e del successo azzurro in Coppa Davis nel novembre 2023. "Apprezzo la semplicità, la sobrietà che lei esprime. E quindi -disse il Presidente della Repubblica- bastano poche parole per farle i complimenti. Ma quello che vorrei dire è soprattutto che molti si attenderanno adesso che lei vinca ovunque, in ogni Slam. Quello di cui possiamo essere certi è che lei giocherà sempre al meglio. Ma è giusto che non si faccia, né a lei, né agli altri, nessuna pressione". Lo stesso Sinner si dimostrò particolarmente grato e rispettoso nei confronti di Mattarella: "Signor Presidente -disse prendendo la parola- per noi è un onore essere qua, parlo anche a nome di tutta la squadra. Abbiamo preparato un piccolo regalo per ringraziarla per tutto quello che sta facendo per noi", aggiunse donando al Capo dello Stato una moderna racchetta con un nastro tricolore e la data del 26 novembre 2023, giorno del successo in Coppa Davis, con l'incisione 'World Champions 2023' sul telaio, insieme al nome del Presidente. "Incredibile quanta voglia abbia di imparare la storia del tennis, la conosce meglio di me… Oggi ho imparato io tante cose da lui", disse poi Sinner uscendo dal Quirinale. "Ha una semplicità e umiltà incredibili. Personalmente -aggiunse- ha usato parole molto belle e semplici. E quello che mi piace". E dire che anche in quell'occasione non erano mancate le polemiche. La sera stessa della vittoria in Coppa Davis, fu annunciata l'udienza per gli Azzurri al Quirinale per il 21 dicembre. Probabilmente un corto circuito, visto che il giorno dopo il presidente della Federazione, Angelo Binaghi, spiegò che non sarebbe stato possibile incontrare il Presidente in quella data. "Ora sono tutti partiti, tra l'altro noi dal Presidente e dalla premier andiamo di corsa, a piedi nudi, però a noi francamente nessuno aveva detto del 21 di dicembre, se ci avessero avvisato gli avremmo detto che non sarebbe stato possibile. Non so chi per noi ha dato questa disponibilità che noi non abbiamo mai avuto e quindi proprio per questo, e per la complicazione dei calendari agonistici del nostro sport, abbiamo chiesto al ministro Abodi di farsi lui parte attiva perché i nostri ragazzi, a nome loro e dell'intero movimento possano avere questa grande gioia e gratificazione dalle due massime autorità dello Stato". Il Presidente della Repubblica, fecero sapere dal Colle, aveva manifestato il desiderio di incontrare gli atleti che hanno vinto la Coppa Davis per esprimere loro le congratulazioni dell'intero Paese e li attendeva al Quirinale in qualunque giorno da loro scelto. L'udienza poi si svolse in un clima molto sereno il primo febbraio dello scorso anno. Ora il nuovo incontro oggi, reso noto nell'agenda del Quirinale dai primi giorni di gennaio, atteso anche stavolta con curiosità per capire se di nuovo tutto filerà liscio senza incidenti diplomatici.
(Adnkronos) - La possibile acquisizione del marchio Bialetti da parte di una proprietà cinese solleva interrogativi sul futuro per uno dei simboli più iconici del Made in Italy: la moka. Non si tratta solo di un cambio di proprietà, ma di una potenziale perdita di identità culturale e manifatturiera per l’Italia. Creata nel 1933 da Alfonso Bialetti, la moka è molto più di un oggetto di uso quotidiano. È un emblema di tradizione, innovazione e cultura italiana che ha conquistato il mondo. La sua forma, il suo suono e il suo aroma raccontano una storia che parte dalle radici artigianali italiane e arriva nelle case di milioni di persone. Tuttavia, oggi il futuro di questo simbolo è incerto. La cessione di marchi storici rischia di allontanare ulteriormente la produzione dal suo contesto originario, mettendo in crisi un settore già colpito da profonde trasformazioni. Per questo Mokavit, azienda piemontese specializzata nella produzione artigianale di moke di alta qualità interamente realizzate in Italia lancia così un appello per la difesa del Made in Italy e della filiera corta. "Con un profondo senso di responsabilità e amarezza, apprendiamo della possibile acquisizione del rinomato marchio Bialetti da parte di una proprietà cinese. Questa notizia, che sta scuotendo il panorama nazionale, non rappresenta solo un ulteriore capitolo di una storia che rischia di spezzarsi, ma anche una grande sfida per il nostro paese, che rischia di perdere uno dei suoi simboli più riconosciuti nel mondo: la moka. È un altro duro colpo per la manifattura italiana, che da tempo sta affrontando crescenti difficoltà nel mantenere il controllo sui suoi marchi storici", afferma Gianni Vittoni, fondatore di Mokavit. Vittoni ha guidato Mokavit nello sviluppo di una moka innovativa, adatta a tutti i tipi di piani cottura, inclusi quelli a induzione, senza la necessità di adattatori. Questo impegno riflette la missione dell'azienda di mantenere autentica l'esperienza del caffè italiano. Con una produzione locale che coinvolge fornitori e artigiani entro un raggio di 15 chilometri, Mokavit intende rilanciare l’industria manifatturiera italiana, creare nuovi posti di lavoro e preservare un’eredità culturale che rischia di scomparire. "La moka non è solo uno strumento per preparare il caffè, ma un pezzo della nostra storia e identità. Riteniamo fondamentale che questo simbolo rimanga legato alle sue radici italiane, espressione di qualità, autenticità e tradizione. La nostra missione è chiara e incrollabile: difendere la moka, difendere il Made in Italy e tutti i valori che abbiamo ereditato dai grandi maestri artigiani e che continueranno a essere il nostro faro, guidandoci verso il futuro", continua Vittoni. Mokavit ha scelto la fenice come proprio emblema, a rappresentare la resilienza e la capacità di rinascere. Con questa filosofia, Mokavit si propone non solo di preservare il patrimonio della moka, ma anche di trasformarlo in un elemento chiave per il futuro del Made in Italy. L’obiettivo non è solo salvaguardare un prodotto, ma riaffermare l’importanza della qualità artigianale italiana in un mondo sempre più dominato dalla produzione di massa e dalla standardizzazione. Mokavit vuole essere ambasciatrice di una cultura del caffè autentica, restituendo alla moka il prestigio che merita.
(Adnkronos) - "Penso che l'Europa non possa rimanere indietro" sulla guida autonoma. L'esortazione è dell'ad di A2a Renato Mazzoncini, nel giorno in cui la multiutility, insieme a Politecnico di Milano e Most ha lanciato a Brescia la prima sperimentazione europea di car sharing a guida autonoma. "Il tema geopolitico è chiaro: poche ore fa negli Stati Uniti hanno annunciato che mai un'auto cinese a guida autonoma circolerà sul territorio americano, perché temono che una tecnologia di questo genere possa essere pericolosa e penso che lo stesso tema lo abbia l'Europa, che quindi - ha evidenziato Mazzoncini - "deve decidere cosa fare: o ci sviluppiamo la nostra piattaforma oppure prima o poi dovremo aderire a quelle degli altri". Il suggerimento dell'ad, "vista l'importanza anche per la nostra industria e per la nostra ricerca" è di "lavorare su una nostra piattaforma. Negli Stati Uniti hanno deciso di partire da due play ground, Phoenix e San Francisco. Oggi noi lanciamo questo progetto da Brescia, domani in Europa potrebbero essercene altre. Da qualche parte bisogna partire". E Brescia è un buon posto per farlo. "E' una città dove sapevamo che c'era terreno fertile per la sperimentazione, è sempre successo così. E' successo così con il teleriscaldamento nel 1973, nel 1999 con il grande termovalorizzatore e poi con la metropolitana automatica, la prima in Italia. Una città che recepisce bene e poi ha una dimensione che da laboratorio funziona bene", ha detto Mazzoncini, assicurando che "la sperimentazione rimane a Brescia, anche perché le strade vanno mappate e abbiamo bisogno di un livello di dettaglio molto maggiore". Al termine della sperimentazione, a fine novembre, bisognerà capire cosa fare. La scelta dipende anche dalla risposta che darà la politica. Su questo "siamo confidenti", ha detto l'ad.