(Adnkronos) - Oltre la metà delle persone affette da depressione (58%) considera difficile formulare la diagnosi della patologia e per 1 paziente su 3 è una condizione da cui non si riesce ad uscire. Sono i dati principali di una recente indagine condotta da Swg, con il supporto di Johnson & Johnson Innovative Medicine, su un campione rappresentativo della popolazione italiana che comprende sia pazienti con diagnosi dichiarata di depressione maggiore che caregiver. Per fare luce su questa complessa patologia e sensibilizzare l'opinione pubblica, Johnson & Johnson Innovative Medicine ha ospitato oggi, presso la sua sede di viale Fulvio Testi a Milano, l'evento 'Nel labirinto della depressione è ora di fare chiarezza'. In Italia la depressione maggiore tocca la vita di un milione di persone, trasformando profondamente non solo la loro quotidianità, ma anche quella dei loro familiari e amici. L'incontro, che ha riunito esperti del settore, clinici e rappresentanti delle associazioni di pazienti - riporta una nota - è stato l'occasione per presentare la campagna di sensibilizzazione 'Out of the Maze - Oltre il labirinto della depressione', promossa da Johnson & Johnson, con il patrocinio di Fondazione Progetto Itaca Ets e di Cittadinanzattiva Aps, che mira a diffondere un messaggio chiaro e positivo: con una diagnosi tempestiva e trattamenti adeguati, è possibile trovare una via d'uscita dalla depressione maggiore. Il concept creativo della campagna racconta come vivere con la patologia possa essere paragonato a muoversi in un labirinto: il percorso è fatto di strade senza uscita e vicoli ciechi, cosa che può generare un senso di frustrazione e mancanza di speranza. Ma con il giusto aiuto, a partire da quello dei propri caregiver, profondamente coinvolti nel percorso di cura dei pazienti, uscire dal labirinto della depressione maggiore è possibile. La campagna, che raccoglie anche testimonianze di pazienti, caregiver e specialisti, è live sui canali Instagram 'Per andare oltre' e Facebook 'Oltre la depressione', sul sito ABCdepressione.it e ha tra i suoi supporter Gianluigi Buffon. Uno degli aspetti su cui è ancora essenziale fare chiarezza riguarda il riconoscimento dei sintomi e il percorso terapeutico. Ad oggi, infatti, il 65% dei pazienti italiani preferisce aspettare per vedere se i sintomi della depressione si risolvano spontaneamente, considerandoli potenzialmente transitori, mentre solo il 56% opterebbe per intraprendere subito una terapia. In caso di sospetto di depressione in prima persona - rileva il sondaggio - lo psichiatra emerge come la terza figura di riferimento, indicato dal 57% dei pazienti, preceduto dal medico di medicina generale (75%) e dallo psicologo (62%). Quasi la metà si affiderebbe a una struttura specializzata. Per quanto riguarda la terapia farmacologica, solo 3 pazienti su 10 ritengono che non se ne possa prescindere per affrontare correttamente la malattia. "Questi dati dimostrano come, ancora oggi, la depressione sia una patologia spesso sottovalutata, percepita come una fase passeggera che non richiede un trattamento tempestivo - afferma Andrea Fiorillo, professore ordinario di Psichiatria presso l'Università della Campania 'L. Vanvitelli' e presidente della European Psychiatric Association, la Società europea di psichiatria - E' infatti essenziale aumentare la consapevolezza riguardo alla serietà di questa malattia e al valore di una diagnosi precoce, attraverso un sistema di assistenza capillare e integrato che informi sulla patologia e sui percorsi di cura. E' fondamentale" comprendere "che la depressione non è solo un periodo difficile, ma una condizione medica seria che richiede il giusto approccio terapeutico e il corretto supporto specialistico per essere superata con efficacia". Aggiunge Miriam Olivola, medico psichiatra Asst Fatebenefratelli Sacco, Milano: "La nostra responsabilità, come clinici, è chiarire che non solo una diagnosi precoce è possibile, ma che esistono soluzioni terapeutiche efficaci che possono migliorare notevolmente la qualità della vita. Dobbiamo impegnarci a fondo per abbattere i pregiudizi sulla terapia farmacologica e sulla figura dello psichiatra, rendendo queste risorse accessibili e meno stigmatizzanti. Oggi, grazie a trattamenti innovativi che possono offrire un sostegno efficace, è possibile fare reali progressi verso un miglioramento della qualità di vita dei pazienti e dei caregiver, permettendo a molti di intraprendere un percorso concreto di uscita dalla depressione". L'obiettivo della campagna è anche dare voce all'esperienza di pazienti e caregiver, sia per mettere in luce le risorse che facilitano il percorso di cura sia per sottolineare il loro fondamentale aiuto nel riconoscimento tempestivo dei segnali della depressione e nella sua gestione. Dall'indagine emerge con forza che il ruolo dei caregiver è fondamentale, sia nella gestione della vita quotidiana che del percorso terapeutico. Più dell'80% aiuta i pazienti nel richiedere aiuto, il 70% li assiste nella ricerca di uno specialista e il 67% si impegna attivamente nella ricerca di informazioni sulle opzioni terapeutiche disponibili. D'altra parte, l'assistenza a una persona affetta da depressione impatta profondamente anche sulla qualità di vita dei caregiver. Secondo i dati, oltre il 60% di loro ha sentito il bisogno di un supporto psicologico per se stesso, ma solo il 33% lo ha effettivamente ricevuto. La necessità di informazioni è infatti un bisogno diffuso tra i caregiver: il 79% desidera approfondire i percorsi terapeutici disponibili, il 77% ha la necessità di conoscere meglio le diverse forme della malattia e il 73% vuole saperne di più su sintomi e possibili ricadute. Inoltre, il 70% ritiene importante poter condividere esperienze con altri nella stessa situazione. "I dati evidenziano che i caregiver sono essenziali non solo come supporto emotivo, ma come figure centrali nell'intero percorso di cura - osserva Felicia Giagnotti, presidente Fondazione Progetto Itaca Ets - Molti di loro esprimono la necessità di ricevere maggiori informazioni e un aiuto concreto per affrontare il loro impegno quotidiano. E' fondamentale che anche coloro che si prendono cura dei pazienti ricevano il giusto sostegno sia in termini di formazione che di servizi, poiché il loro ruolo è cruciale nel garantire un processo di cura efficace e completo". Evidenzia la direttrice della Scuola Civica di Alta Formazione, Cittadinanzattiva, Daniela Mondatore: "Come associazione, siamo consapevoli di quanto sia difficile per i pazienti e i loro familiari chiedere aiuto. Attraverso iniziative di sensibilizzazione e supporto, lavoriamo per costruire una società più inclusiva e consapevole, dove la salute mentale non sia più un tabù. E' importante garantire equità nell'accesso ai percorsi di cura, poiché la depressione è una malattia a tutti gli effetti e merita di essere trattata con la stessa attenzione e rispetto di qualsiasi altra condizione medica clinicamente rilevante. L'impegno delle istituzioni è cruciale per promuovere l'accesso universale a trattamenti adeguati, senza barriere o discriminazioni". Commenta Buffon: "Mi ha fatto molto piacere aver preso parte a questo evento, che ha trattato un tema a me molto caro. Campagne di sensibilizzazione come" questa "sono essenziali per rompere il silenzio che spesso circonda la depressione. E' fondamentale iniziare a parlare apertamente delle proprie difficoltà, perché solo così possiamo rompere lo stigma che accompagna questa condizione. Dalla mia esperienza, ho imparato che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, bensì il primo passo per superare la malattia. Con iniziative come questa, possiamo davvero fare la differenza e aiutare più persone a trovare la via d'uscita". Con questa iniziativa Johnson & Johnson Innovative Medicine intende offrire una prospettiva di speranza concreta a pazienti e caregiver, sottolineando che dal disturbo depressivo maggiore si può uscire. "Siamo orgogliosi di promuovere un evento e una campagna di sensibilizzazione come 'Out of the Maze - Oltre il labirinto della depressione', perché - conclude Alessandra Baldini, Medical Affairs Director di Johnson & Johnson Innovative Medicine - riteniamo che sia fondamentale abbattere i pregiudizi che ancora circondano questa malattia. In Johnson & Johnson siamo impegnati nell'area delle neuroscienze per sviluppare soluzioni innovative che possano realmente fare la differenza, contribuendo a migliorare il benessere mentale delle persone e a offrire speranza alle famiglie. Grazie alla ricerca condotta negli ultimi anni, siamo riusciti a sviluppare trattamenti innovativi per alcune delle malattie mentali più impattanti, incluso il disturbo depressivo maggiore".
(Adnkronos) - Anche in settori fortemente innovativi e in costante evoluzione come quello delle criptovalute e delle startup, il pregiudizio di genere è una costante dura a morire: new economy, old story. La recente ricerca condotta da Bitget, exchange di criptovalute con 45 milioni di utenti registrati in oltre 200 Paesi nel mondo, sulla disparità di genere nel Web3 ha permesso di evidenziare come le startup blockchain guidate da uomini, nel 2023, abbiano attratto 27,85 miliardi di dollari, mentre quelle create e gestite da donne hanno raccolto 1,77 miliardi di dollari, ovvero solo il 6,34% dell’importo complessivo. Venturebeat, a livello globale, conferma la tendenza, evidenziando come le startup femminili rappresentino il 15% del totale e ricevano poco più del 2% dei finanziamenti complessivi. L’Oceania, con il sostegno a un’iniziativa femminile su cinque, è il paese più virtuoso in quanto a gender gap finanziario; segue il Nord America con il 15,7%, mentre l’Europa dimostra una forte arretratezza, con il 98% dei finanziamenti di venture capital destinato a imprese maschili. Peggio dell’Europa, solo i Paesi dell’area Mena. Ne parla con l'Adnkronos/Labitalia Gracy Chen, ceo di Bitget: "Come donna che lavora nel settore delle criptovalute, ho sperimentato in prima persona le sfide e i pregiudizi. Nonostante l'attenzione del settore sull'innovazione e la disruption, c'è ancora un significativo gender gap da colmare. Uno dei problemi più pressanti è la mancanza di rappresentanza e opportunità di mentorship per le donne. Ho partecipato a innumerevoli conferenze sulla blockchain dove i panel erano dominati dagli uomini. E' scoraggiante vedere una così limitata presenza femminile, soprattutto nei ruoli di leadership”. “Le startup blockchain - prosegue Gracy Chen - guidate da donne spesso incontrano difficoltà nell'ottenere credito economico, poiché gli investitori tendono a favorire i progetti guidati da uomini. Io stessa qualche anno fa, ho sperimentato questa difficoltà quando stavo raccogliendo capitali per la mia azienda, ricevendo feedback negativi da VC che non volevano investire in imprenditrici donne. Questo pregiudizio limita il potenziale imprenditoriale e ostacola in definitiva l'innovazione”. La ricerca condotta dal Boston Consulting Group ha dimostrato come le aziende guidate da donne generino il doppio del guadagno rispetto alle realtà che godono di investimenti e sono amministrate da uomini. In particolare, ogni dollaro investito da una donna nella sua impresa, genera 78 centesimi, contro i 31 centesimi delle realtà maschili, a dimostrazione di quanto colmare il gender gap anche in questo campo convenga a tutti. “In qualità di leader nel settore delle criptovalute, riconosciamo la nostra responsabilità nel generare un cambio di rotta significativo. Le disparità evidenziate dal nostro studio ci ricordano che dobbiamo impegnarci in modo proattivo per creare un ecosistema in cui il talento e il potenziale siano gli unici criteri, senza pregiudizi di genere”, prosegue Chen. Per affrontare questi problemi in modo concreto, Bitget ha lanciato l'iniziativa Blockchain4Her, un impegno da 10 milioni di dollari per favorire l'empowerment delle donne nel settore blockchain. Il programma offre risorse essenziali come formazione, mentorship e supporto finanziario. E' fondamentale che il settore riconosca il valore che le donne possono apportarvi: “Sostenendo la partecipazione e l'avanzamento delle figure femminili, possiamo creare un ecosistema crypto più equo e fiorente", conclude Gracy Chen. Bitget, inoltre, per favorire l’educazione nei giovani sul settore della blockchain ha dato vita al progetto Blockchain4Youth, con un investimento di 10 milioni di dollari destinati alla creazione di corsi online, masterclass nelle università, hackathon e incontri offline per parlare con esperti del settore e offrire borse di studio.
(Adnkronos) - “L’Italia, Paese leader del riciclo in Europa, vive un paradosso proprio sul materiale riciclabile al 100 per cento e infinite volte, l’alluminio. Non sono infatti disponibili quantità sufficienti di rottami. Abbiamo, cioè, una capacità di riciclo sottoutilizzata”. Lo hanno affermato il presidente di Assomet-Centroal, Danilo Amigoni, e il direttore generale di Cial, Stefano Stellini, in una conferenza stampa alla Camera. (VIDEO) “La ragione - ha spiegato Amigoni - è che in quantità crescente (a livello Ue 1,4 mln t nel 2023, +13% su base annua) i rottami di alluminio vengono accaparrati sul mercato da Paesi del Far East, dove vengono lavorati con bassi standard ambientali e tramite sussidi che danneggiano l’Europa e, al suo interno, in modo particolarmente grave, l’Italia. Chiediamo alla politica italiana, che nei mesi scorsi ha offerto un primo segnale inserendo i rottami di alluminio e di altri metalli non ferrosi nel sistema di monitoraggio nazionale sull’export delle materie prime critiche, di spingere per l’introduzione in Europa di norme che consentano la fuoriuscita di rottame solo verso Paesi terzi in grado di certificare i medesimi standard ambientali della Ue, e dunque i medesimi oneri a carico delle imprese. Chiediamo inoltre una posizione a favore di modifiche al Cbam, il meccanismo che tassa l’importazione in Ue di materiali ad elevate emissioni, ma non i prodotti finiti che al loro interno contengono proprio quei materiali. Il che è un ulteriore elemento di penalizzazione per le attività di riciclo e per il mercato all’interno della Ue”. Le performance dell’alluminio nel riciclo sono molto evidenti nel comparto degli imballaggi, di cui si occupa Cial. Stellini ha evidenziato: “Con un tasso di riciclo medio, negli ultimi cinque anni, del 70% di imballaggi in alluminio, il nostro Paese non solo ha da tempo raggiunto e superato gli obiettivi al 2030, ma si colloca al primo posto in Europa con ben 10 punti percentuali sopra la media (59%) degli altri paesi. L’efficienza del sistema italiano è ancor più evidente se si analizza lo spaccato del tasso di riciclo per le sole lattine in alluminio per bevande, pari al 93,8% per il 2023. Un risultato da record, in linea con quello dei paesi i cui sistemi sono basati sul deposito cauzionale e abbondantemente superiore al tasso medio di riciclo europeo del 76%”. Ma l’Italia è capofila anche sulla prevenzione. "Uno studio realizzato da Cial per tracciare la tendenza evolutiva del packaging in alluminio a partire dal 2000 dimostra come le imprese della filiera siano riuscite a risparmiare in media ogni anno circa 5.350 tonnellate di materiale (l’equivalente di 51.000 carrozzerie per auto) per un totale di 107.000 tonnellate pari ad una riduzione complessiva di 936.000 tonnellate di CO2. Ciò grazie a miglioramenti dei processi produttivi e a una progettazione dell’imballo finalizzata a massimizzare il riciclo”, ha aggiunto Stellini. “In Italia - hanno ricordato Amigoni e Stellini - viene prodotto solo alluminio da riciclo che garantisce sostenibilità ambientale, decarbonizzazione ed efficienza energetica. Il riciclo necessita di solo il 5% dell’energia richiesta per la produzione di alluminio primario. A livello europeo il riciclo dell'alluminio potrebbe comportare una riduzione delle emissioni di CO2 del 46% all’anno al 2050”.