Pietro AmorosoChi è: Settore fonti rinnovabili, libero professionista con incarico di Area manager Sicilia. Attività tecnico commerciali |
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(Adnkronos) - Il fascino delle colline toscane, il mare azzurro della Puglia, il glam del lago di Como. Lo splendore dell'Italia è ormai da decenni nelle mire dei vip hollywoodiani, ma negli ultimi anni si è registrato un 'boom' di acquisti di case, spostamenti di residenza, scelta della seconda casa per le vacanze estive. L'ultimo caso noto è quello di Michael Madsen, l'antieroe dei film di Tarantino trovato morto ieri a Malibù: in pochi sapevano che l'attore aveva scelto l'Italia per la sua residenza. L'attore nel 2014 aveva infatti comprato casa alle pendici della Maiella, trasferendo la residenza in una piccola casa a Fallo, nel chietino. Ma prima di lui sono decine le star che, scegliendo dove abitare, hanno preferito l'eleganza italiana allo sfarzo americano. Uno dei casi più noti è quello di George Clooney, la cui Villa Oleandra sul lago di Como ha fatto sognare ed è tappa per i turisti che si avvicendano per ammirarla, almeno da fuori. Il caso invece più 'storico' è forse quello di Sting, che addirittura dal 1997 ha casa in Toscana, precisamente la Tenuta Il Palagio a Figline Val D'Arno. Riportano all'Adnkronos alcuni abitanti del vicinato che la popstar britannica e la sua famiglia siano vicini di casa eleganti e generosi, nonché silenziosi e garbati. C'è poi il caso di Helen Mirren, che - innamoratasi della Puglia e dei suoi fiorenti uliveti- ha preso casa nel Salento aprendo una masseria a Torre Nasparo con il marito Taylor Hackford, diventando parte della comunità locale. Anche Meryl Streep, forse per non essere da meno rispetto alla 'rivale', è rimasta affascinata dalla Puglia, acquistando una dimora a Tricase Porto, in zona Mito, affacciata sul mare. La Puglia ha colpito al cuore anche l'attore francese Gérard Depardieu che ha scelto il centro storico di Lecce per acquistare una casa. "E' una città che emana una bellezza accecante, sublime", ha spiegato l'attore. E se il fascino di Venezia ha colpito tra gli altri Elton John, che ha casa alla Giudecca e vi si reca per passare del tempo con i figli, è forse l'Umbria la regina nelle scelte dei vip americani. La regione del centro Italia è infatti la meta preferita di attori, registi e cantanti. Dall’attore britannico Premio Oscar Colin Firth, che ha un’abitazione a Città della Pieve dove per anni ha trascorso il suo tempo libero in compagnia della ex moglie, ad Ed Sheeran che ha acquistato a Paciano nella zona del lago Trasimeno. Infine, anche il meno inflazionato Lazio ha i suoi fan: Will Smith ha casa a Sermoneta, con una vista mozzafiato tra le colline.
(Adnkronos) - "Noi siamo un Paese che trasforma, per il quale l'export è fondamentale. E quindi qualsiasi spesa aggiuntiva può ridurre i margini. Abbiamo ormai da un paio di mesi negli Stati Uniti il dazio al 10% e si tratta di spese molto alte e complesse per le aziende da assorbire. Le imprese devono incamerare questo aumento, insieme al cambio euro-dollaro che in questo momento non è favorevole. Quindi anche il 10%, che è quello che probabilmente rimarrà, non va bene per le aziende. Per il 2025 ci aspettiamo un calo dell'export di salumi made in Italy, legato anche a un effetto fisiologico per le scorte che sono state fatte non appena è iniziata a circolare la voce sui dazi". Così, con Adnkronos/Labitalia, Davide Calderone, direttore generale di Assica (Associazione industriali delle carni e dei salumi) aderente a Confindustria, che rappresenta uno dei fiori all'occhiello del made in Italy, con 30mila addetti e 900 aziende di trasformazione, fa il punto sugli effetti dei dazi al 10% negli Usa per i salumi italiani. Nel 2024, le esportazioni di salumi italiani verso i Paesi terzi, secondo i dati Assica, hanno raggiunto quota 66.007 tonnellate per un valore di 791,5 milioni di euro, segnando una crescita dell’11,9% in quantità e del 14,2% in valore. A trainare il risultato sono stati in particolare gli Stati Uniti, con arrivi di salumi italiani per 20.188 tonnellate (+19,9%) per 265,1 milioni di euro (+20,4%). E il 2024, sottolinea Calderone, è stato un anno sostanzialmente positivo per il comparto salumi made in Italy visto che "è aumentata la produzione e anche l'export, ma ci sono luci e ombre, visto che abbiamo un mercato interno praticamente saturo". E tornando ai dazi Usa l'attività di Assica è incessante a sostegno delle imprese italiane. "Stiamo facendo il possibile per fare la nostra parte, spiegando all'amministrazione americana che i nostri prodotti in Usa danno anche lavoro, perchè ci sono i commerciali e poi tante aziende che hanno creato stabilimenti di affettamento e confezionamento in Usa. E quindi un dazio per un prodotto che arriva in Usa diventa anche un problema per un'azienda che opera in Usa e paga le tasse nel Paese", sottolinea. Cercare strade alternative agli Usa, spiega Calderone, non è semplice. "Guardare ad altri mercati -spiega- è una frase che si può dire ma poi metterla in pratica non è così scontato. Se si pensa al mondo dei salumi possiamo dire che li facciamo solo noi, con qualche eccezione, e non è semplice questi prodotti nel mondo in popolazioni non abituate. Quindi ci vuole tempo, informazione, promozione, presenza. Ad esempio quello americano è un mercato che sta dando finora soddisfazioni, ma dietro c'è un lavoro di molti anni di investimenti e di impegno per farlo diventare così, con anche ulteriori margini di crescita", sottolinea. E in questi mesi sull'attività e l'export delle aziende continua a pesare la peste suina africana che ha colpito il nostro Paese. "A causa della peste suina africana abbiamo calcolato un mancato export di salumi made in Italy nei Paesi asiatici per 20 milioni di euro al mese, a partire da quando è scoppiata l'emergenza con i primi cinghiali malati nel 2022", sottolinea Calderone. "I Paesi che hanno chiuso all'export per colpa del virus-continua Calderone- sono il Giappone in particolare, la Cina, altri paesi con delle limitazioni, e questo è un problema che persiste ancora oggi. Con il Giappone siamo riusciti a ottenere la riapertura per i prodotti cotti al momento, visto che la cottura inattiva il virus, e stiamo trattando anche per i prodotti a lunga stagionatura che è un altro metodo di inattivare il virus", conclude.
(Adnkronos) - “Le utilities operano su un ampio spettro di attività energetiche: dalla gestione delle reti tradizionali agli investimenti su rinnovabili, idrogeno e cattura della CO2”. Così Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia, durante l'Assemblea generale, organizzata a Roma in occasione del decennale della Federazione, per riflettere sull'evoluzione dei servizi pubblici negli ultimi dieci anni e sulle principali sfide future. “Quando si parla di energia – ha sottolineato – è fondamentale pensare non solo alla produzione rinnovabile o all’elettrificazione dei consumi, ma anche all’adeguamento delle reti di distribuzione elettrica e gas, che rappresentano la spina dorsale della transizione. Le nostre utilities hanno previsto 19 miliardi di investimenti per i prossimi 5 anni, di cui oltre 7 miliardi destinati alle reti elettriche, di teleriscaldamento e di distribuzione del gas”. Brandolini ha poi ricordato come anche le infrastrutture gas abbiano un ruolo strategico nella decarbonizzazione: “Le reti di distribuzione del gas sono fondamentali per quelle utenze che non potranno elettrificare i consumi nel breve termine. Mantenere e innovare queste reti significa mettere in campo investimenti rilevanti”.