INFORMAZIONIPaolo Sturbini360 Welfare srl Gestione Risorse Umane e Formazione Aziendale Ruolo: Direttore Generale Area: Top Management Paolo Sturbini |
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(Adnkronos) - Piogge intense e prolungate, tanta umidità, poi il ritorno del sole. Per chi si diletta nella raccolta di funghi questa sequenza meteo è un richiamo, un invito ad andar per boschi. Ma i giorni dei 'fungiatt' non sono ancora finiti e già si contano i primi danni da intossicazione. Dunque attenzione ai sintomi. "Quattro morti, un trapianto di fegato: sono già dati preoccupanti dal punto di vista medico", osserva all'Adnkronos Salute Carlo Locatelli, direttore del Centro antiveleni e tossicologico Maugeri (Pavia), una struttura di riferimento a livello nazionale, che viaggia al ritmo di 105mila consulenze l'anno di cui oltre l'80% per ospedali del Servizio sanitario nazionale. "Da quando è cominciato il periodo dei funghi, con il nostro centro abbiamo seguito finora all'incirca 600 casi di intossicazione. Significa che abbiamo già raggiunto il totale dei casi avuti nell'intera stagione dell'anno scorso. E abbiamo davanti ancora novembre", un mese clou per l'attività di ricerca e raccolta di queste prelibate ma anche insidiose 'creature botaniche'. Quindi quello della stagione 2024 si configura come un bilancio in crescita. E, aggiunge Locatelli, "va detto che a noi arrivano solo i casi più gravi e complessi, o i casi di sindromi tardive che sono quelle più pericolose, per le quali ci viene chiesto di fare un test che facciamo noi e pochi altri laboratori in Italia per l'identificazione della tossina dell'amanita nelle urine per confermare la diagnosi. Di questi casi, alcune decine sono già risultati positivi e almeno 4 sono deceduti". Spesso poi le intossicazioni da funghi "coinvolgono più di una persona, perché magari si fa una tavolata e si consumano i funghi raccolti, tagliati in pezzi e cucinati" in un risotto o altre pietanze che vengono distribuite ai commensali. "Di Sos ne arrivano tutta la settimana - riferisce l'esperto - senza grosse differenze nei weekend, ma certamente molte più persone erano in giro" per passeggiate e 'fungate' "lo scorso fine settimana, che con il Giorno dei morti metteva insieme 3 giorni di vacanza, complice anche il bel tempo". E se le annate in cui i funghi 'latitano' sono quelle troppo secche, "quest'anno ha piovuto in abbondanza e i funghi abbondano, crescono 'come i funghi', appunto - dice Locatelli - Sono belli da vedere, li troviamo anche nei giardini, persino nei prati all'esterno dell'ospedale, e ne crescono di tutti i tipi, da un giorno all'altro. Quindi siamo ancora in piena stagione, in questo momento. Finché non gelerà ci aspettiamo purtroppo di andare avanti con questo ritmo abbastanza importante di casi di intossicazione. In questi ultimi 15-20 giorni i numeri sono sicuramente cresciuti e anche i citati casi letali si sono in gran parte verificati in queste settimane. Ma la stagione era già iniziata a settembre. Il problema c'è e ci sarà nei prossimi giorni". I funghi meglio non direttamente dal bosco al piatto. "Noi vorremmo che tutti, prima di consumarli, passassero dagli uffici dei micologi che ci sono in tutta la Penisola, a far controllare i funghi che vengono raccolti. E suggeriamo che non si diano da mangiare ai bambini, se non si è sicuri. Non è in ogni caso un alimento adatto ai più piccoli, perché si rischia", è l'appello lanciato da Locatelli. Il tesoro del bosco, infatti, può essere 'avvelenato'. E se "un organismo in piena salute può superare un'intossicazione - spiega l'esperto all'Adnkronos Salute - per un grande anziano diventa un problema. Bisogna stare attenti". Confondersi tra un fungo velenoso e uno commestibile "è facilissimo, anche se si crede di conoscere bene la materia", avverte. Un messaggio per i 'fungiatt' che, approfittando dell'abbondanza di 'miceti' post pioggia, avranno accumulato lauti bottini e saranno ansiosi di assaporarli. Quali sono le caratteristiche dei funghi 'killer'? "Nei casi letali si tratta sempre di funghi che contengono l'alfa-amanitina, tossina presente non solo nell'Amanita phalloides, ma anche in 35-36 specie di funghi - illustra lo specialista - Per esempio, distinguere un ovolo buono da un ovolo malefico non è una cosa che si può fare per hobby, è bene che il riconoscimento lo faccia un professionista. Il servizio micologico è lì apposta, è per tutti, è un servizio sul quale si è investito. Perché non approfittarne, visto che salva la vita?". Le vittime, precisa tra l'altro Locatelli, possono avere "90 anni, 50, 40. Ci sono stati in passato anche bambini. E la dose tossica, in un corpo più piccolo, è ovviamente inferiore e può dare grossi problemi. In questo momento le segnalazioni ci arrivano prevalentemente dalle regioni del Nord Italia. Ma per esempio in Sardegna i funghi durano fino a febbraio, e gli Sos andranno più avanti nel tempo. Dipende comunque un po' dalle condizioni climatiche". Ci sono dei campanelli d'allarme, dei sintomi da tenere in considerazione? "Le sindromi da funghi sono tantissime - risponde l'esperto - alcune compaiono rapidamente, altre tardivamente. Quelle a comparsa rapida nascondono talvolta altre a comparsa lunga. La diagnosi non è semplice, crea ancora difficoltà, dipende anche da come è stato consumato il fungo velenoso, e gli esami tossicologici che individuano questi funghi più frequentemente letali sono fatti da pochi ospedali. A volte è difficile far arrivare i campioni da lontano". Spesso, continua Locatelli, "l'intossicazione viene confusa con altri problemi alimentari, anche perché i primi sintomi, nella maggior parte dei casi, sono gastroenterici - nausea, vomito, diarrea - e uno pensa subito a una tossinfezione alimentare, a qualcosa di diverso dunque. Ci si accorge che non è così quando si fanno gli esami in pronto soccorso, si vede che c'è un'epatite, e così via". Poi "ci sono alcuni funghi che danno meno effetti gastrointestinali e più effetti neurologici. E' un mondo variegato, insomma - conclude - E non è detto che i sintomi abbiano la stessa violenza in tutti i commensali". Sintomi che "talvolta possono presentarsi anche a distanza di tempo. Possono passare anche 12, a volte 24 ore. Tant'è vero che capita che si riescano a fare anche due pasti con gli stessi funghi velenosi prima di accorgersi del problema".
(Adnkronos) - A Tivoli c'è una giovane realtà professionale che sta prendendo piede: Pro Fitness Lab, grazie a Francesco Tombolini e Simone Antonielli, personal trainer e soci. "Lavoravo in un centro sportivo locale - dice all'Adnkronos/Labitalia Francesco - ma non mi sentivo valorizzato e manifestavo costantemente una sorta di insoddisfazione professionale. Mi iscrissi ad un corso di formazione come preparatore atletico dove incontrai un docente che ho sempre stimato per il suo percorso lavorativo. Lui mi propose di iniziare una formazione privata come personal trainer presso il suo studio al centro di Roma e io lo feci, e in concomitanza cominciai a lavorare al suo fianco seguendo alcuni suoi clienti. Da quel momento le mie energie, la mia intraprendenza e la mia voglia di rimettermi in gioco sono tornate ai massimi livelli, e nonostante fosse stato un anno difficile, fatto di sacrifici di lavoro e studio del nuovo business, decisi di intraprendere questa esperienza e aprire uno studio di personal training a Tivoli in un piccolo appartamento e al fianco del collega amico Alessio. Inizialmente non è stato facile, tante incombenze e tante attività tutte nuove legate alla libera professione, ma ce l’abbiamo fatta". "La pandemia - sottolinea - ha giocato un ruolo fondamentale nel far nascere l’esigenza nelle persone di rivolgersi a un personal trainer. Per me all’inizio è stata devastante, la stagione 2019-2020 stava per diventare un trampolino di lancio per la mia attività quando è stato dichiarato il lockdown. La sensazione è stata quella di trovarsi in mare aperto, ma senza salvagente". "Tuttavia - sottolinea - una delle mie skills è proprio quella di essere intraprendente e non mollare ma, per cui sono andato avanti e ho sperimentato l’allenamento online. E’ stato un gran successo, ho supportato le persone che seguivo in un momento così difficile che ha amplificato il valore di quello che stavo facendo. Quando si sono ridotte le restrizioni ho notato un avvicinamento delle persone alla propria salute, ma soprattutto le ho sentite alla ricerca di un professionista che in qualche modo potesse ascoltare e accogliere le proprie esigenze e la volontà di sentirsi bene. Dal 2020 è stato tutto un crescendo, avevo trovato la chiave di giusta per fare bene il mio lavoro e far sentire bene le persone: allenamento, nutrizione e gestione dello stile di vita e delle abitudini". "La volontà di condividere questa esperienza con un collega - chiarisce - è maturata negli anni di lavoro insieme a Simone, ho apprezzato le sue capacità e la voglia di portare innovazione con protocolli scientifici sempre all’avanguardia. Quello che mi ha colpito di più è stato l’attaccamento ad un’idea e un brand che di fatto non era stato creato da lui, ha saputo colmare quelle lacune che potevano creare delle falle al servizio e di conseguenza all’attività. Insieme ci compensiamo e con totale umiltà lavoriamo tutti i giorni per un unico obiettivo comune, il benessere di chi si allena con noi. In questi 5 anni di attività abbiamo fatto un ottimo lavoro, le persone seguite sono estremamente soddisfatte dei loro risultati e molte di queste sono diventate per noi portavoce di un servizio che nel nostro territorio in pochi hanno deciso di fare in maniera professionale e accurata". "Con la nuova struttura del nuovo Centro Chinesiologico 'ProFitness Lab', un centro dedicato al benessere e alla prevenzione, che aprirà ufficialmente il 16 novembre a Tivoli, in vicolo Santa Croce 4/6 - verranno potenziati i nostri servizi e i nostri progetti, questo ci permetterà di offrire alla città di Tivoli un centro di chinesiologia che mira al raggiungimento del benessere e della salute delle persone che lo frequenteranno. Vorremmo diventare il punto di riferimento per tutte quelle persone che cercano un servizio esclusivo, un percorso cucito su misura che rispetti le esigenze e miri al raggiungimento degli obiettivi personali prefissati". "Siamo in un momento storico - commenta il socio Simone Antonielli - in cui le persone ricercano un lavoro di qualità e in un contesto di privacy. Inoltre c’è una maggiore sensibilità rispetto al ruolo dell’esercizio fisico come mezzo di prevenzione ma anche di trattamento per molte patologie e condizioni muscolo-scheletriche, purtroppo troppo diffuse al giorno d’oggi. Devo dire che 'fare impresa' come dice il termine stesso è davvero complicato. C’è bisogno di sacrificio, tanta forza di volontà ma soprattutto di un team accanto che ti supporta. Il viaggio però vale davvero tutto questo". "Adattiamo l’esercizio fisico - spiega - alla condizione di salute della persona. Siamo specializzati nel recupero delle condizioni dolorose come il mal di schiena, nel miglioramento della composizione corporea e nelle patologie croniche. Un approccio del genere richiede un lavoro individuale con la persona, previa una visita chinesiologica, in modo da cucire il programma come un abito su misura. Mi aspetto che Pro Fitness Lab diventi punto di riferimento per tutte quelle persone che hanno bisogno di un approccio individuale per un esercizio fisico adattato. Vorrei che l’esercizio fisico fosse considerato con più serietà e professionalità e non solo come divertimento e svago. L’esercizio è un vero e proprio mezzo non solo di prevenzione ma anche di trattamento per migliorare il benessere e la salute. Vorrei che i professionisti della salute (ad esempio fisioterapista, osteopata e nutrizionista) collaborassero tutti insieme per raggiungere la miglior condizione psico-fisica della persona.
(Adnkronos) - Nel 2023 il sistema Conai ha catalizzato un volume d’affari pari a 15 miliardi e mezzo di euro. È il primo dato che emerge dal nuovo studio di The European House Ambrosetti, 'L’economia circolare degli imballaggi: un valore per il Paese', chiamato ad analizzare l’impatto socioeconomico delle attività dirette e indirette del Consorzio Nazionale Imballaggi sull’economia italiana. "15 miliardi e mezzo generati dalle risorse e dalle opportunità legate all’uso di materia di secondo utilizzo, dove questa può sostituire la materia vergine - dichiara Ignazio Capuano, presidente Conai - È in sostanza il volume d’affari che il lavoro di gestione dei materiali riciclati ha reso possibile, permettendo alle filiere industriali di operare anche in modo più competitivo ed efficiente, non solo più sostenibile". Un’anteprima della ricerca è stata presentata mercoledì 6 novembre a Rimini, in occasione della seconda giornata di Ecomondo, la kermesse di riferimento per il mondo della transizione ecologica e dell’economia circolare. In termini di valore aggiunto, ossia il contributo effettivo che il sistema Conai ha dato al Pil nazionale, sono stati inoltre generati 3 miliardi e mezzo di euro. È un risultato tangibile che riflette il ruolo di motore di crescita economica del sistema consortile, generato attraverso il lavoro delle imprese. "Ossia attraverso le attività produttive che si basano sui materiali riciclati in Italia gestiti dal Consorzio", chiarisce il presidente Capuano. Il terzo grande numero dello studio è legato agli effetti sociali del sistema strettamente legati all’occupazione. Fornendo materie prime secondarie, il Consorzio Nazionale Imballaggi ha infatti sostenuto indirettamente 35.800 posti di lavoro lungo tutta la filiera industriale e dei servizi. "Parliamo dell'occupazione creata e mantenuta nel tempo grazie alla disponibilità di materiali di secondo utilizzo gestiti da Conai e ai nuovi cicli produttivi che questi alimentano", conclude Ignazio Capuano. "I numeri sono un segnale importante dell’impatto economico del sistema - commenta Simona Fontana, direttore generale Conai - e una prova di come l’effetto del lavoro del tessuto imprenditoriale nazionale vada oltre. Il sistema rappresentato da Conai e dai Consorzi di filiera permette di preservare le risorse e ridurre in modo significativo la dipendenza dalle materie prime vergini: un grande vantaggio che rafforza la competitività delle nostre imprese e riduce la nostra vulnerabilità alle oscillazioni del mercato internazionale delle materie prime. La logica è win-win, se pensiamo ai grandi benefici economici che il riciclo porta con sé e che questo nuovo studio presenta. Parliamo di una filiera che supporta la crescita economica in modo sostenibile, creando valore per il futuro: ogni chilo di materiale riciclato rappresenta una riduzione dell’impatto ambientale e un risparmio per l’industria italiana, che può contare su un numero sempre maggiore di risorse rigenerate e disponibili sul territorio". Numeri che si inseriscono in un panorama che vede l’Italia ai primi posti delle classifiche europee legate alla corretta gestione degli imballaggi, quando arrivano a fine vita. Nel 2023, infatti, l’Italia ha riciclato il 75,3% dei suoi rifiuti di imballaggio: 10 milioni e 470mila tonnellate su un totale di 13 milioni e 899mila tonnellate immesse al consumo. Percentuale di riciclo in crescita rispetto al 71% circa del 2022, anche per via di una riduzione dei packaging immessi al consumo. Sommando alle cifre del riciclo quelle del recupero energetico, ossia l’uso dei rifiuti di imballaggio come combustibile alternativo per produrre energia, il totale di imballaggi non finiti in discarica sale a 11 milioni e 804mila tonnellate, ossia l’85% dei pack immessi al consumo. In crescita nel 2023 anche i quantitativi di imballaggi riutilizzati: Conai ha introdotto da anni agevolazioni e semplificazioni contributive per gli imballaggi concepiti per un uso pluriennale, e lo scorso anno sono stati più di un milione e 200mila tonnellate gli imballaggi riutilizzabili dichiarati a Conai, in crescita rispetto al milione e 155mila del 2022.