INFORMAZIONIOsvaldo De SantisTwentieth Century Fox Italy spa Inc. Cinema, Musica e Spettacolo Ruolo: Presidente e Amministratore Delegato Area: Top Management Osvaldo De Santis |
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(Adnkronos) - Cristiano Caccamo sarà ospite oggi, mercoledì 8 gennaio, de 'La Volta Buona', il talk show di Rai 1 condotto da Caterina Balivo. Il giovane attore è uno dei protagonisti della miniserie 'Leopardi - Il poeta dell'Infinito', targata Rai, e veste i panni di Antonio Ranieri, amico del poeta recanatese. Classe 1989, Cristiano Caccamo è nato in Calabria, a Taurianova. Figlio del poeta e scrittore Michele Caccamo, Cristiano si diploma al Centro sperimentale di cinematografia. Nel 2010 esordisce a teatro nell'opera 'Ciechi', ma il suo primo film da protagonista arriva nel 2014, Cenere, dove interpreta Julien, un artista di strada ribelle. L’anno dopo appare in televisione, dove interpreta Quinto in 'Il paradiso delle signore'. Nel 2017 entra a far parte del cast di 'Che Dio ci aiuti', dove veste il camice di un giovane cardiochirurgo. Nel 2018 entra nel cast della serie televisiva 'Don Matteo', ottenendo sempre più successo e favore da parte del pubblico. E nel 2023 si distingue nel programma comico 'Lol - Chi ride è fuori'. In coppia con Diana Del Bufalo nel 2020 Cristiano Caccamo è parte del cast di 'Celebrity Hunted: Caccia all’uomo', trasmissione visibile su Amazon Prime Video. Diana e Cristiano si sono conosciuti sul set di ‘Che Dio ci aiuti’, sviluppando un legame solido basato su un’amicizia profonda. “Ci piacciono le stesse cose, ci capiamo, ci divertiamo. Voglio precisare che, nonostante le voci, non c’è mai stato nulla tra di noi, nessun amore, nessun coinvolgimento emotivo”, ha precisato l’attore in un’intervista rilasciata a Vanity Fair. “Sto bene da solo, ma ho paura di inaridirmi emotivamente”, ha spiegato l’attore che al momento si definisce single. Un anno fa Cristiano Caccamo ha aperto un ristorante a Roma, di cui va molto fiero. La cucina è sempre stata una sua grande passione che lega ai ricordi dell’infanzia e al profumo del cibo preparato dalla nonna: “Il cibo per me è sempre stato un collante, un qualcosa che rinsalda i legami. Oggi ho un socio e in futuro mi piacerebbe aprire un altro locale, magari all'estero”, ha riferito l'attore a Vanity Fair.
(Adnkronos) - Con il nuovo anno si apre il countdown per uno degli anniversari storici più importanti che attendono gli americani: nel 2026, infatti, saranno trascorsi 250 anni dal quel 4 luglio 1776, giorno in cui fu firmata la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti, che sancì la nascita della più grande democrazia del mondo. Un anniversario che sarà celebrato in pompa magna e che attrarrà milioni di turisti, alla scoperta o alla riscoperta di quanto di storico ha da offrire anche questo paese. La strada che porta ad ‘America 250’ è tracciata, con un sito web già attivo (america250.org), e in questi 365 giorni che separano dal 2026 sarà scandita da tutte quelle tappe che, due secoli e mezzo fa, prepararono il terreno per la nascita della nazione americana. Così, già nel 2025 alcune città sono pronte a commemorare i primi capitoli della Guerra rivoluzionaria americana, o Guerra d'Indipendenza, che pose fine al colonialismo britannico. Le prime grandi battaglie si svolsero nel 1775 a Boston e dintorni, nel Massachusetts. Quello che gli storici chiamano “lo sparo che fece il giro del mondo” partì il 19 aprile 1775 durante le battaglie di Lexington e Concord. E il Minute Man National Historic Park celebrerà l'anniversario con una rievocazione della battaglia del 19 aprile e numerosi altri eventi. Mentre la battaglia di Bunker Hill, combattuta il 17 giugno 1775 nel quartiere di Charlestown a Boston, sarà celebrata dal Boston National Historical Park con visite e programmi speciali per il 250° anniversario. Altri Stati con eventi legati ad ‘America 250’, già in programma nel 2025, includono la Pennsylvania, dove George Washington fu nominato comandante dell'esercito continentale nel maggio 1775, a Philadelphia: la riunione si svolse nell'attuale Independence Hall, dove un anno dopo fu firmata la Dichiarazione d’Indipendenza. In Virginia, mostre e altri programmi ricorderanno il famoso discorso del Padre fondatore Patrick Henry, “Datemi la libertà o datemi la morte”, pronunciato 250 anni fa, il 23 marzo 1775, nella chiesa di St. John a Richmond. Altri importanti siti storici della Virginia includono Colonial Williamsburg, la casa di George Washington a Mount Vernon e la casa di Thomas Jefferson, a Monticello. Un itinerario turistico sulle tracce della nascita degli Stati Uniti percorre la East Coast, da New York fino alla punta del New Jersey, passando per la più storica delle città americane, Philadelphia. Come spiega Fred Dixon, presidente e Ceo di Brand Usa, l'organizzazione di destination marketing per gli Stati Uniti, “la promozione turistica delle destinazioni storiche degli Stati Uniti, come Philadelphia, Cape May e New York City, assume un'importanza strategica per Brand Usa in vista degli anniversari significativi del 2026, tra cui il 250° anniversario della Dichiarazione d'Indipendenza: questo evento rappresenterà una pietra miliare nella storia americana e desideriamo celebrarlo accogliendo sempre più turisti, invitandoli a visitare il Paese e a scoprire il suo patrimonio, incluse le destinazioni meno conosciute”. “Philadelphia, luogo in cui è stata firmata la Dichiarazione d'Indipendenza, Cape May con la sua architettura storica, e New York City, prima capitale degli Stati Uniti e crocevia di eventi fondamentali della storia americana, che si prepara anche a ospitare la finale della Coppa del mondo Fifa 2026, sono tutte mete che possono essere valorizzate per attrarre visitatori interessati a esplorare le radici storiche degli Stati Uniti. Questo contribuirà ad aumentare l'interesse dei viaggiatori italiani verso gli Stati Uniti, un trend che è già in forte crescita dallo scorso anno, con 977.000 arrivi dall'Italia. Per il 2024 si prevede di raggiungere 1,1 milioni di arrivi e, per il 2025, si stima di superare i livelli del 2019 con 1,2 milioni di arrivi. Siamo entusiasti di accogliere un numero sempre maggiore di visitatori italiani per gli eventi straordinari dei prossimi anni”, sottolinea. Per avere informazioni e suggerimenti si può visitare il sito www.thebrandusa.com e anche quello di Visit the Usa, www.visittheusa.com, che si propone di ispirare i viaggiatori a sperimentare la vivacità, la cultura e le infinite possibilità del Paese. Imprescindibile e strategico punto di partenza per qualsiasi viaggio negli Usa, New York City ha molto da offrire anche a chi negli Usa va a caccia della sua storia, sicuramente recente per un europeo, ma sorprendentemente ricca. A dare una mano per orientarsi ad andare indietro nel tempo, nella Grande Mela, corre in aiuto Big Onion Walking Tours, agenzia che offre percorsi a piedi accompagnati da guide esperte, lungo ben 30 itinerari in 20 quartieri. Tra questi, sono diversi quelli a tema storico. Da Harlem, cuore dell’anima afroamericana, fino al Financial District, si può scoprire quel che resta del passato coloniale e capire come New Amsterdam è diventata New York, perché ha perso la sede del Congresso guadagnando però quella della Borsa. E apprendere così il ruolo che ha avuto nella rivoluzione americana questo luogo, in cui per la prima volta fu letta in pubblico la Dichiarazione d’Indipendenza. Ed è proprio nella Lower Manhattan che si possono percorrere le uniche strade corte e strette della città, facendo tappa magari alla leggendaria Fraunces Tavern, il più antico ristorante newyorchese, frequentato dai padri fondatori e ancora oggi attivo con piatti ‘storici’ in menù e un museo al piano superiore. Non lontano Battery Park, dove i cannoni difendevano il porto destinato a diventare il più importante del paese, dove tuttora sono visibili i resti di un forte del XIX secolo. E da qui la vista spazia sull’iconica Statua della Libertà, che racconta un altro volto della storia di New York, quello dell’immigrazione e di generazioni che approdarono qui in cerca di fortuna. E poi la storia di giustizia sociale e di lotte sindacali, di vie commerciali e di proibizionismo. A guardar bene, non c’è quartiere di New York che non sappia svelare, magari nascosto fra i grattacieli, un pezzo del suo passato. Dettagli, eventi e programmi sono illustrati su www.nyctourism.com, il sito di New York City Tourism + Conventions, l’organizzazione ufficiale di destination marketing, convention e Visitors Bureau di New York City, dedicata a massimizzare le opportunità di viaggio e turismo nei cinque distretti della città. A due ore da New York, nell’ideale itinerario lungo la East Coast, raggiungibile anche in treno dalla mitica Penn Station, è Philadelphia, la città storica per eccellenza degli Stati Uniti. E’ qui che si può entrare nella Independence Hall (oggi Patrimonio Unesco), dove i padri fondatori firmarono, il 4 luglio 1776, la Dichiarazione d’Indipendenza e la Costituzione degli Stati Uniti. Di fronte le vestigia del primo palazzo presidenziale, che ospitò George Washington e John Adams, oggi spazio museale dove è narrata la storia della schiavitù e dove è custodita la Liberty Bell, la campana simbolo della libertà e dell’indipendenza americana, e il National Constitution Center, unico museo del paese dedicato alla Costituzione degli Stati Uniti. Sono 68 i monumenti nazionali sparsi per la città, in quello che viene definito “il miglio quadrato più storico del paese”; oltre a quelli concentrati nella Old Town, l’edificio storico simbolo di Philadelphia è il City Hall, sede del Comune, mentre nella Benjamin Franklin Parkway quello che viene chiamato il ‘Museum Mile’ raccoglie alcuni tra i musei più importanti degli Stati Uniti, con sorprendenti collezioni d’arte. Nel 2026, quindi, Philadelphia avrà senz’altro un ruolo da protagonista e la festa dell’Indipendenza, che ogni anno si apre il 19 giugno con il Juneteenth per concludersi con la celebrazione del 4 luglio, durerà per mesi. Sono numerose le iniziative già annunciate per l’anniversario ‘America 250’. Al Museo della rivoluzione americana, dal 18 ottobre 2025 al 3 gennaio 2027 si terrà ‘The Declaration’s Journey’, un viaggio per scoprire come la Dichiarazione d’Indipendenza americana è diventata il documento politico più influente dell’epoca moderna. Da gennaio a dicembre 2026, l’Historic District di Philadelphia ospiterà ’52 Weeks of Firsts’ per celebrare i più grandi traguardi raggiunti dalla città lungo tutto l’anno. Mentre il 2 luglio 2026 si terrà la terza edizione di un evento inaugurato quest’anno: ‘Red, White, & Blue To-Do’, che unisce in un filo comune musei, attrazioni, ristoranti e molto altro (per restare aggiornati si può consultare il sito web www.discoverphl.com). L’itinerario sulle tracce della storia dell’Indipendenza americana non può non fare tappa in quella che è una vera e propria gemma nascosta: Cape May, località balneare all’estremo Sud dello Stato del New Jersey, che riporta sulla costa affacciata sull’Oceano Atlantico. Ebbene, in quello che dovrebbe essere considerato un luogo di vacanza e divertimento si cela in realtà un pezzo di storia americana. Cape May, infatti, è la più antica località balneare degli Usa: per oltre due secoli ha ospitato, tra alterne vicende, generazioni di villeggianti diventando una meta iconica. E’ nell’ultima parte del 1800 che Cape May accresce la sua fama. Grazie all’arrivo della ferrovia, nel 1863, diventa più facilmente raggiungibile e anche il fiume Delaware era navigabile fino a Jersey Cape. Nel post-guerra civile, sorgono i primi cottage ma nel 1878 un tragico incendio distrugge buona parte delle abitazioni e così Cape May fu ricostruita proprio in quello stile vittoriano eclettico che l’ha resa famosa. Uno stile difeso anche cento anni dopo, ai giorni nostri, quando, sfidando calamità naturali e la concorrenza di nuove località costiere, si è puntato a un rilancio turistico che valorizzasse proprio la storia e l’architettura, con restauri e ricostruzioni rispettosi dello stile vittoriano. Dalla nascita di veri e propri musei, come Emlen Physick Estate, uno dei migliori esempi di architettura vittoriana, risalente al 1879, al Cape May Lighthouse, il faro del 1859 che ha ispirato artisti e poeti e che oggi ospita un museo sul mare e l’ecosistema, fino alla Promenade, il Lungomare di 2 chilometri accompagnato da archi bianchi ricostruiti di recente sul modello di quelli dei primi del 1900. Lo stile vittoriano, dunque, si è mantenuto intatto per più di un secolo ed è quello che ancora oggi rende unica Cape May. Tanto che la città è stata dichiarata National Historic Landmark City nel 1976, l’unica del paese ad ottenere il riconoscimento. Fra storia e natura, sono infinite le opportunità per vivere questo posto fiabesco (per conoscere attrazioni e attività si possono visitare i siti web www.escapetothejerseycape.com, www.visitnj.org, www.visittheusa.com). E magari guadagnarsi, perché no, le chiavi della città, di cui si usa fare dono agli ospiti davvero speciali.
(Adnkronos) - Riportare al centro la salute, il benessere e la dignità della persona per uno sviluppo veramente sostenibile che tenga conto, insieme ai principi Esg (Environmental, Social e Governance), della H di Human, ma anche di Health, Heart ed Happiness. Per un benessere individuale e collettivo che possa accogliere il progresso. Questo il filo conduttore del saggio ‘Ritrovare l’umano. Perché non c’è sostenibilità senza Health, Human and Happiness’ scritto da Massimo Lapucci, Manager e Senior Advisor, International Fellow su Artificial Intelligence all’Università di Yale, e da Stefano Lucchini, Chief Institutional Affairs and External Communication Officer di Intesa Sanpaolo, edito da Baldini+Castoldi-La Nave di Teseo. Gli autori partono dalle ‘origini della sostenibilità’ tornando indietro fino al secolo dei Lumi, passando per le rivoluzioni industriali e l’affermarsi della consapevolezza ambientale. Fino all’‘ultima frontiera: da Esg a Sdg 2030’: la definizione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu, una road map per le persone ed il Pianeta dove Health e Human sono valori fondamentali. Una riflessione attraverso tre secoli di storia, guardando all’economia, allo sviluppo tecnologico, Ai compresa, alla spiritualità e alla società in generale, che vedono affermarsi i concetti di benessere (Happiness), empatia e compassione (Heart, in una parola) attraverso i quali evolve il paradigma Esg. Una visione rinnovata che comprende benessere individuale e collettivo, salute e felicità. “I benefici ventennali legati alla sostenibilità Esg, per quanto oggettivi, rischiano di essere vanificati da critiche e sospetti sulla loro effettiva efficacia - afferma Massimo Lapucci - Negli ultimi anni, i principi Esg sono stati talvolta inflazionati, alterati da esigenze di comunicazione, o addirittura strumentalmente erosi fino a renderli un adempimento burocratico o una mera quantificazione di bilancio. Ecco perché il nuovo paradigma Esg+H vuole innanzitutto stimolare la riflessione per il rinnovamento di uno strumento prezioso che, partendo dalla persona e in armonia con il Pianeta, possa ripercuotersi sul miglioramento delle condizioni di lavoro, economia e quindi della società nel suo complesso, per un futuro davvero sostenibile”. “In un mondo in continua evoluzione, le esigenze legate alla sostenibilità Esg non sono un fenomeno recente, ma un principio che affonda le radici nelle rivoluzioni industriali che ci hanno preceduto - afferma Stefano Lucchini - Ogni trasformazione economica ha portato con sé nuove sfide per l'ambiente e la società e oggi, più che mai, è fondamentale rinnovare il nostro approccio alla sostenibilità partendo da una considerazione semplice: non possiamo parlare di sostenibilità senza pensare all’essere umano nella sua interezza. La nuova dimensione Esg+H che proponiamo nel nostro saggio pone al centro la salute, il benessere e la dignità della persona, come base per un auspicato nuovo umanesimo".