(Adnkronos) - L'arrivo di Trump alla Casa Bianca? Agita le notti di quanti operano come agenti doppi dall'interno del potere russo. A scriverne è il quotidiano britannico 'Guardian', spiegando che negli ultimi tre anni la Cia ha condotto un programma di sensibilizzazione "insolitamente audace", puntando a reclutare cittadini russi interni al governo o ai servizi di sicurezza del Paese, tra quanti chiaramente in disaccordo con le scelte del regime di Vladimir Putin, anche sull'Ucraina. Un'occasione da cogliere in nome di una scelta patriottica, così proclamavano i "video di reclutamento contenenti istruzioni su come contattare la Cia in modo sicuro". A gennaio, tuttavia, i russi che hanno risposto a queste chiamate si troveranno di fronte a una realtà geopolitica molto diversa, con il ritorno di Trump alla Casa Bianca. Con il timore che il neoeletto presidente resti fedele alla linea avviata durante il suo primo mandato, cercando di riavvicinarsi alla Russia di Putin. E la scelta come prossima direttrice della National Intelligence di Tulsi Gabbard, di cui si ricordano passate dichiarazioni sulle "legittime preoccupazioni di sicurezza della Russia come concausa della guerra in Ucraina", sembra confermarlo. A far rischiare notti insonni ad eventuali agenti doppi all'interno della Russia potrebbe essere non soltanto un drastico cambiamento politico sulla questione Ucraina, ma anche il consolidato disinteresse manifestato dal presidente eletto Trump sulla sicurezza delle informazioni riservate, afferma il quotidiano alludendo alla vicenda dei documenti secretati finiti a Mar-a-Lago. "Non sappiamo con certezza - tiene tuttavia a precisare al giornale Calder Walton, storico dell'intelligence presso la Kennedy School di Harvard e autore di un recente libro sulla storia delle guerre di intelligence tra Mosca e Washington - se siano stati effettuati reclutamenti, né dovremmo saperlo, ma di certo la strategia è stata questa, e fasi della storia passata analoghe a quella presente sono stati un'occasione d'oro per il reclutamento da parte dei servizi occidentali". Quanti russi abbiano accettato di lavorare segretamente per l'Occidente negli ultimi anni - al netto dei falsi agenti doppi, coloro cioè che si propongono come 'disertori' ma di fatto fanno il gioco di Mosca sotto mentite spoglie - sono informazioni altamente riservate, tenute segrete e compartimentate anche all'interno delle stesse agenzie per evitare fughe di notizie. "Esiste ogni tipo di salvaguardia per proteggere l'identità di qualsiasi risorsa all'interno della Cia", spiega Walton. Diverse fonti europee di sicurezza e di intelligence hanno confermato in interviste rilasciate negli ultimi mesi, si legge ancora, che le agenzie occidentali hanno intensificato i tentativi di reclutamento. Molti - all'interno dell'élite russa - sono inorriditi per l'invasione dell'Ucraina e il conseguente status di paria del Paese, ma il salto da fare per decidere di passare segreti a una potenza straniera è lungo. Nella situazione attuale, il reclutamento all'interno della Russia è considerato troppo rischioso e la maggior parte dei funzionari russi non può più viaggiare in Europa. "Ma ci sono Paesi terzi dove è possibile incontrare queste persone", ha detto la fonte. Le motivazioni delle potenziali reclute possono includere necessità finanziarie, disaffezione ideologica o rancori personali, e spesso si tratta di una combinazione di tutti e tre. Spesso, gli accordi con i possibili agenti doppiogiochisti prevedono che la fonte accetti di rimanere sul posto per un periodo di tempo, e successivamente le venga fatta un'offerta di reinsediamento sotto una nuova identità. "C'è anche il fatto che le persone potrebbero guardare al regime di Putin e chiedersi quanto sia stabile; potrebbero pensare: 'Posso resistere un po' più a lungo, ma ho bisogno di una strategia di uscita ad un certo punto'". Per i 'disertori' dunque gli imminenti cambiamenti politici negli Stati Uniti potrebbero essere fonte di preoccupazione. "Penso che l'amministrazione Trump potrebbe risultare dannosa per il rischio di compromissione di notizie riservate e tutela delle fonti sulla Russia", afferma ancora parlando con il quotidiano Walton, che descrive la possibile nomina di Gabbard come "straordinariamente allarmante". Come capo nazionale dell'intelligence, supervisionerebbe 18 agenzie, tra cui l'FBI e la CIA. Le preoccupazioni di lunga data sui legami tra Trump e la Russia hanno portato alcuni alleati a condividere meno intelligence con gli Stati Uniti durante la prima presidenza Trump, anche all'interno della stretta alleanza tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda, nota come Five Eyes: "So per certo che durante la prima amministrazione Trump uno dei partner dei Five Eyes era prudente nel condividere informazioni sulla Russia che potessero finire alla Casa Bianca. Servizi di intelligence strettamente alleati avevano predisposto protezioni proprio per questo problema di compromissione dell'intelligence legata alla Russia. È un'ipotesi di lavoro corretta dire che la stessa cosa sarà vera nella prossima amministrazione", conclude Walton.
(Adnkronos) - Marco Natali è stato eletto presidente di Confprofessioni dal consiglio generale della Confederazione, che riunisce le associazioni di categoria. Con questa nomina, si chiude l’era di Gaetano Stella, sotto la cui guida Confprofessioni ha consolidato la propria stabilità, credibilità e capacità di rappresentanza. Natali si prepara a inaugurare una fase di evoluzione per Confprofessioni, con l’obiettivo di adattare l’organizzazione ai mutamenti socioeconomici e di trasformarla in un punto di riferimento sempre più dinamico e innovativo per i professionisti italiani. Nel suo discorso d’insediamento, il neopresidente ha presentato un programma ambizioso, incentrato su due pilastri fondamentali: le persone e la rappresentanza. “Questo è il momento di osare. E' tempo di costruire sul lavoro svolto finora e di guardare a nuovi orizzonti con determinazione e visione strategica. Ringrazio il presidente Stella e la sua squadra per l’impegno e la dedizione con cui hanno guidato la Confederazione, lasciando un’eredità di crescita e solidità, preziosa base per il futuro”, ha dichiarato Natali. Lo sguardo sarà rivolto al superamento delle sfide attuali come la transizione green e digitale, l’internazionalizzazione, l’evoluzione dei modelli organizzativi e il potenziamento del welfare dedicato ai professionisti e ai loro dipendenti, nonché al rafforzamento delle relazioni con stakeholder strategici come sindacati, politica e rappresentanze professionali. Azioni importanti per valorizzare il ruolo centrale del professionista nella società. Accanto a Marco Natali lavorerà una giunta esecutiva caratterizzata da una forte presenza femminile rispetto al passato, e composta da esponenti di spicco del settore: vice presidente - Andrea Dili (Adc), Salvo Barrano (Ana), Luigi Carunchio (Ungdcec), Giole Semprini Cesari (Andi), Paola Cogotti (Ancl), Alessandro Dabbene (Fimmg), Paola Fiorillo (Anf), Maria Pungetti (Assoingegneri), Dominella Quagliata (PlpP) e Ezio Maria Reggiani (Anc). Tra gli altri incarichi assegnati, il consiglio generale ha nominato Raffaele Loprete (Ungdcec) - presidente, Roberto Accossu (Fidaf) e Carmen Colangelo (Cipa come revisori, e il nuovo collegio dei probiviri, composto da Vilma Iaria (Adc) come presidente, Ennio Bucci (Anf) e Marina Brinchi (Plp) come componenti effettivi, e Sandro Spella (Ungdcec) e Fernando Tebaldi (Ancl) come supplenti. “L’Italia può contare su professionisti dalle competenze straordinarie, capaci di essere il motore della crescita economica e sociale del Paese. Confprofessioni deve essere la voce di queste eccellenze, creando nuove opportunità e affrontando con coraggio le sfide che ci attendono”, ha concluso Natali. Sotto questa nuova guida, Confprofessioni punta a rafforzare il proprio ruolo come interlocutore autorevole a livello nazionale ed europeo, lavorando per un futuro in cui l’aggregazione delle competenze, il networking internazionale e l’innovazione tecnologica siano al centro del cambiamento.
(Adnkronos) - "Una filosofia importante è quella della vita sostenibile, che ci ha portato a partecipare a questo premio" così Pierluigi Peracchini Sindaco di La Spezia, tra i comuni premiati alla 9a edizione di Cresco Award - Città Sostenibili. "Il nostro progetto rientra nella filosofia di un progetto più grande che si chiama Spezia Green e tocca vari settori della vita, come quello dei rifiuti: abbiamo raggiunto l'81% di raccolta differenziata e in più andiamo a chiudere il ciclo con un biodigestore per produrre gas naturale e concime. Abbiamo poi realizzato altri progetti, come quello della mobilità porterà la città a essere servita esclusivamente da filobus, quindi senza emissioni, e l'accordo Blue Flag con le navi da crociera affinché utilizzino un carburante cinque volte più pulito quando entrano nel nostro golfo. Abbiamo chiuso la centrale a carbone Enel e imposto il dimezzamento delle emissioni al rigassificatore di Panigaglia. Ma non solo questo, perché noi abbiamo un mare da proteggere, quindi 14 chilometri di fognature, un nuovo impianto di depurazione per far sì che nell'insieme riusciamo a vivere una città più moderna, più sostenibile, con un'attenzione maggiore alla qualità della vita e delle persone".