INFORMAZIONIMarco MattioliSara Assicurazioni Assicurazioni, Banche e Finanza Ruolo: Digital Marketing Manager Area: Marketing Management Marco MattioliChi è: New media specialist Social Media specialist Web content Manager |
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(Adnkronos) - L'Ucraina raddoppia. Dopo i missili americani Atacms, lancia anche i missili anglofrancesi Storm Shadow/Scalp contro obiettivi in Russia. Kiev cerca un'ulteriore svolta nella guerra, che ha superato i 1000 giorni, e sfrutta il via libera ottenuto dai partner occidentali: gli attacchi possono colpire obiettivi militari in territorio nemico, in particolare nella regione di Kursk, dove Mosca prepara la controffensiva schierando anche migliaia di soldati nordcoreani. "Stiamo usando tutti i mezzi per difendere il nostro paese, non scenderemo nei dettagli. Stiamo facendo capire che siamo in grado di rispondere", dice il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov. Nessuna conferma ufficiale sul lancio di Storm Shadow, almeno 12, che avrebbero colpito un centro di comando. Silenzio formalmente anche da Londra e da Parigi. Gli elementi sul campo, però, non mancano. Nell'area del villaggio di Maryno, nel Kursk, vengono rinvenuti frammenti di un missile: la scritta Storm Shadow appare evidente e l'immagine viene pubblicata da un blogger militare russo. Il missile, che ha un raggio d'azione di circa 250 km, è caduto a circa 50 km dal confine. Kiev batte un colpo in una giornata ad altissima tensione, caratterizzata dall'allarme che scatta nella capitale per il rischio di un massiccio attacco missilistico. Chiudono diverse ambasciate, compresa quella dell'Italia, in un clima di attesa e paura. Alla fine, non arrivano né missili né droni. "La ridda di informazioni che abbiamo avuto, i messaggi di panico che sono stati inviati aiutano solo la Russia", dice il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo discorso serale al termine di una giornata in cui "c'è stata molta preoccupazione e molti interrogativi su qualche tipo di pericolo particolare. E' sempre essenziale prestare attenzione agli allarmi aerei che vengono diffusi". Il leader ucraino può rallegrarsi per altre news, come quella relativa alla fornitura di mine antiuomo sbloccata dagli Stati Uniti. In pochi giorno, dopo l'ok all'uso degli Atacms contro obiettivi russi, dal presidente uscente Joe Biden arriva un altro semaforo verde fondamentale. La decisione degli Stati Uniti, dice Zelensky, è "molto importante" per fermare gli attacchi russi. Le mine "rafforzeranno davvero le nostre truppe al fronte" e non si tratta di una frase di circostanza: con l'inverno alle porte e il terreno sempre più ostico tra neve e fango, la Russia si affida sistematicamente ad attacchi a ondate, senza curarsi delle perdite di uomini che vanno all'assalto a piedi. Le mine americane possono diventare barriera determinante lungo tutto il fronte: dal Donetsk, dove le forze di Mosca premono da mesi, al Kursk, dove stanno per entrare in scena anche migliaia di soldati della Corea del Nord.
(Adnkronos) - "Abbiamo partecipato alle audizioni sul ddl di Bilancio del 2025 dove abbiamo presentato delle richieste di modifica, tra cui alcuni provvedimenti sul concordato preventivo biennale. Riteniamo che o in legge di Bilancio o nel decreto appena varato siano necessari dei chiarimenti al di là di alcune modifiche dello stesso testo. Ad esempio, sarebbe opportuna anche la possibilità di rivedere la volontà di presentazione dell'istanza di concordato preventivo biennale". Ad affermarlo Riccardo Alemanno, presidente nazionale dell'Int, in riferimento al tema del concordato fiscale, al centro del XXIII convegno nazionale dell'Istituto nazionale tributaristi, in corso oggi a Roma.
(Adnkronos) - Cresce la consapevolezza dell'importanza della transizione energetica e dei benefici che questa può portare all'ambiente, all'economia e alla società e cresce anche nei Paesi con economia a base fossile, come l'Azerbaigian e il Kazakistan. Tanto che il 64% degli intervistati azeri (più di Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e India) e il 53% in Kazakistan (più di Italia, Regno Unito, Stati Uniti e della stessa Cina) ritiene la transizione energetica cruciale per combattere il cambiamento climatico. E' quanto emerge dalla ricerca di Fondazione Maire - Ets, la Fondazione del gruppo Maire, società italiana di tecnologia e ingegneria, che lancia a Cop29 la seconda edizione dello studio condotto in collaborazione con Ipsos dal titolo 'Climate goals: winning the challenge of climate goals through the creation of skills and competences worldwide. Addendum 1: focus Azerbaijan - Kazakhstan'. L'edizione 2024 aggiunge Azerbaigian e Kazakistan, portando il panel totale a 12 Paesi (Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Algeria, Cile, Cina, India, Azerbaigian, Kazakistan) con 2000 interviste rivolte a un campione di popolazione altamente istruita e agli opinion leader. La ricerca, sponsorizzata da Nextchem e Tecnimont, società del gruppo Maire, mostra che la comunità internazionale è sempre più consapevole del fatto che la transizione energetica richiede nuove competenze per creare opportunità di business e di lavoro. In generale, lo studio rileva che gli intervistati credono nel valore a lungo termine e nell'impatto positivo della transizione energetica, nonostante le sfide e i costi percepiti a breve termine. I Paesi che si trovano ad affrontare una sfida importante nella transizione verso un'economia sostenibile, basata su soluzioni rinnovabili e circolari, sono quelli che avranno bisogno di maggiori investimenti nella formazione e nello sviluppo di competenze nei prossimi anni. In Azerbaigian, il 55% degli intervistati considera la transizione energetica una priorità, rispetto al 39% degli intervistati in Kazakistan, il che indica una crescente consapevolezza delle questioni ambientali e delle potenziali opportunità economiche che offrono, suggerendo un terreno fertile per future iniziative 'green'. Più nel dettaglio, in Azerbaigian (96%) e in Kazakistan (93%) gli intervistati hanno sentito parlare della transizione energetica: il 43% in Azerbaigian (più alto della Cina) e il 29% in Kazakistan (il tasso più basso dei 12 Paesi) ne ha 'molta familiarità'. Il 39% in Kazakistan e il 55% in Azerbaigian hanno dichiarato che la transizione energetica è una priorità, in linea con i paesi europei (e quasi uguale all'Italia), dietro a India, Turchia e Cina (65-70%). Nel breve periodo, poi, i costi supereranno i benefici per il 57% degli intervistati in Kazakistan e per il 31% in Azerbaigian (in linea con la Turchia). Sul fronte delle competenze, la formazione e l'aggiornamento sono fondamentali sia in Kazakistan che in Azerbaigian per oltre l'80% degli intervistati, più che in India (71%), Usa e Arabia Saudita (75%). Il 62% degli intervistati in Azerbaigian e il 58% in Kazakistan ritiene necessario accrescere l’abilità di risoluzione dei problemi mentre gli intervistati del Kazakistan hanno dichiarato che la soft skill più richiesta è il pensiero critico (68%) e che la presenza di professionisti qualificati per la transizione energetica dovrebbe essere aumentata (82%). Stando allo studio, il processo di transizione energetica richiede una sostanziale riqualificazione della forza lavoro sia in Azerbaigian che in Kazakistan. Il diffuso riconoscimento di questa esigenza, si manifesta con la necessità di una formazione superiore quanto ai temi legati alla transizione energetica. Le competenze richieste vanno dalle conoscenze tecniche alle cosidette soft skill. In Kazakistan, con le sue vaste risorse naturali e le infrastrutture energetiche esistenti, l'attenzione è rivolta soprattutto all'analisi e alla valutazione dell'impatto ambientale. In Azerbaigian, dove l'enfasi sulla diversificazione del settore energetico è sempre maggiore, lo sviluppo di competenze in materia di energia solare, eolica e altre fonti rinnovabili è fondamentale per la transizione del Paese verso un mix energetico più sostenibile. In Azerbaigian, il problem solving è considerato una priorità, poiché la transizione presenta diverse sfide che richiedono soluzioni innovative. In Kazakistan, le capacità di pensiero critico sono considerate essenziali per analizzare dati complessi, valutare approcci alternativi e prendere decisioni informate. Per Fabrizio Di Amato, presidente di Fondazione Maire e del gruppo Maire, "i risultati di questo studio su Azerbaigian e Kazakistan dimostrano che la transizione energetica è possibile in tutte le geografie con un approccio graduale, al quale contribuiscono tutte le soluzioni tecnologiche disponibili, tra cui anche il gas decarbonizzato. Spero che l’impegno della nostra Fondazione acceleri l’adozione di politiche pubbliche per implementare la formazione di competenze indispensabili a sostenere questo cambio di paradigma”.