INFORMAZIONIManuela Adinolfi |
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(Adnkronos) - Inquadrata spesso dalle telecamere, è stata il volto 'istituzionale' della Finale di Coppa Davis a Malaga. Il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, ha vissuto da 'tifosa' in tribuna i successi di Matteo Berrettini e Jannik Sinner che hanno portato al nuovo successo mondiale per il tennis italiano. Il ministro ha accettato di condividere con l'Adnkronos il racconto di quella che descrive come "una nuova pagina di storia per il tennis e lo sport italiano". Era a Malaga per la finale di Coppa Davis, quali emozioni ha provato? "Ero a Malaga come tifosa, esattamente come un anno fa. Ho vissuto delle emozioni intense, soprattutto durante il match combattutissimo di Matteo Berrettini e ovviamente sul game finale di Sinner. Le tribune colorate di azzurro hanno trascinato i nostri atleti, che hanno scritto una nuova pagina di storia per il tennis e lo sport italiano". Le farà piacere aver legato la sua immagine a un trionfo storico. Ora non potrà mancare se ci sarà un’altra finale… "Ovviamente questo ce lo auguriamo tutti. Come si suol dire, non c’è due senza tre e spero che i nostri ragazzi possano regalarci un tris. Dopo aver atteso tanti anni, tutti gli italiani appassionati di tennis sognano in grande, grazie a dei ragazzi incredibili - anche quelli che a Malaga non c’erano ma che a Malaga ci hanno portato - e al lavoro della FITP, di cui voglio rendere merito ad Angelo Binaghi, di cui condivido la 'sardità', oltre che la gioia per i successi del tennis italiano, femminile e maschile". Quale fotografia dell’Italia restituiscono Sinner, Berrettini e gli altri? "Una bella foto di giovani uniti, determinati, orgogliosi di essere italiani. L’inno di Mameli cantato da tutti a squarciagola al momento della consegna dell’Insalatiera credo sia l’immagine che tutti noi ci porteremo nel cuore, ovviamente insieme ai punti più belli vinti da Sinner e Berrettini". Dietro una vittoria del genere c’è tanto lavoro, di una squadra e di un intero movimento. Si può trarre insegnamento anche per il Paese e la politica del governo? "La politica può solo imparare dalla dedizione, dai sacrifici e dalla costanza di questi ragazzi e delle ragazze che stanno rendendo grande la nostra Italia. Possono solo essere di ispirazione per tutti coloro che rappresentano il nostro bellissimo Paese e speriamo di poter essere alla loro altezza". (Di Fabio Insenga)
(Adnkronos) - Il 69,6% di lavoratrici e lavoratori italiani ha un carico di cura: tra questi, il 36% ha la responsabilità di figli minorenni, il 46% segnala di occuparsi di familiari anziani o fragili (nel 16% dei casi si tratta di un impegno quotidiano) e il 30% si prende cura di altri minori della famiglia, come ad esempio i nipoti. Considerando chi affianca la responsabilità su figli minori e la cura di altri familiari anziano o fragili, è stato possibile identificare la cosiddetta “generazione sandwich”: si tratta del 18% dei lavoratori. Sono i principali risultati dell’Osservatorio Nazionale sui bisogni di welfare di lavoratrici e lavoratori con responsabilità di cura, di Welfare Come Te, in partnership con la Prof.ssa Elena Macchioni (Professoressa di Sociologia – Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali 'Università di Bologna’) e con il contributo dell’Istituto di Ricerca Ixè. Welfare Come Te – provider di welfare aziendale espressione della cooperazione sociale – oltre a servire numerose aziende nella progettazione di iniziative e servizi dedicate ai caregiver e al benessere personale, ha voluto anche creare questo spazio organico di osservazione sulle esperienze in atto di welfare aziendale, con una focalizzazione sulla condizione dei ‘lavoratori caregiver’. Il progetto si struttura a partire da un’indagine demoscopica quantitativa – realizzata su un campione rappresentativo di lavoratrici e lavoratori del settore privato. L’indagine monitora, con periodicità biennale, il welfare aziendale, fornendo una fotografia delle condizioni familiari, lavorative, dei bisogni e delle necessità di welfare dei lavoratori italiani, con un focus su quanti hanno una responsabilità di cura. La prima indagine è stata realizzata nel maggio 2024. Emergono altri dati interessanti: la conciliazione si basa prevalentemente sul “fai-da-te” degli stessi lavoratori, che in larga maggioranza (70%) dichiarano di riuscire a gestire gli impegni di lavoro e quelli personali e familiari grazie alla propria capacità organizzativa, aspetto rimarcato - per lo più - dalle donne e che si consolida con l’età delle rispondenti; sul fronte delle carenze i lavoratori lamentano innanzitutto (49%) la mancanza di servizi pubblici territoriali, particolarmente avvertita dai lavoratori residenti nelle regioni del centro e del sud Italia. Il 41% segnala anche la carenza di servizi di welfare aziendale. Nel groviglio di impegni da conciliare, i lavoratori trascurano, innanzitutto, il proprio benessere psicofisico, tema indicato dal 68%, e sottolineato per lo più dalle lavoratrici. Un lavoratore dipendente su tre sente di aver trascurato responsabilità familiari e il 19% il lavoro; chi è gravato da carichi di cura tende a giudicare se stesso con maggiore severità, sottolineando in misura significativamente più marcata le proprie mancanze sul fronte lavorativo e familiare. In questo scenario il welfare aziendale occupa uno spazio che appare ancora contenuto e non del tutto adeguato, il welfare offerto dalle imprese ha pochi elementi di utilità sociale, là dove presenti ricalcano i pillar del welfare state tradizionale (senza ricercare una vera e propria modalità di integrazione) e seguono una pratica di convenienza (ciò che la normativa permette di offrire con vantaggio fiscale), piuttosto che di convinzione (ciò che può essere realizzato tenendo conto dei reali bisogni di lavoratrici e ai lavoratori). Questo studio ha restituito la dimensione del fenomeno su scala nazionale ed ha evidenziato uno spazio ampio di lavoro e di intervento. È necessario promuovere una nuova narrazione del welfare, lo sviluppo di una prospettiva sociale e di personalizzazione degli interventi, attraverso un approccio plurale– preferibilmente sviluppato a partire dal livello territoriale – in cui imprese, PA e Terzo Settore possano cooperare in risposta ai bisogni crescenti di cura di lavoratrici e lavoratori.
(Adnkronos) - “La collaborazione con Amazon ha l'obiettivo di individuare soluzioni innovative per migliorare l'efficienza nell'uso della risorse e la circolarità delle applicazioni in packaging”. Così Orsola Bolognini, Senior Program Manager di Novamont, presente all’Operations Innovation Lab di Vercelli assieme al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto. “Novamont, azienda italiana parte di Versalis, gruppo Eni, produce il Mater B, la famiglia di materiali bio-based, in tutto o in parte derivati da biomasse, biodegradabili e compostabili realizzati grazie alle bioraffinerie Novamont per la realizzazione di bioprodotti. Una collaborazione con un player di eccellenza come Amazon, che raggiunge nel mondo milioni di persone, rappresenta per noi un'opportunità straordinaria di far conoscere le soluzioni per il packaging in Mater B, oltre che un'opportunità unica di testarne l'efficacia e le molteplici soluzioni di riciclo in ottica di rigenerazione delle risorse e di prestazioni ambientali certificate”, ribadisce Bolognini.