(Adnkronos) - “Siamo 150mila a Roma e al governo Meloni facciamo una promessa, questo decreto sicurezza ve lo smontiamo”. Lo hanno annunciato dai megafoni gli organizzatori del corteo a Roma contro il dl sicurezza. Per la Questura circa 10mila i manifestanti nel momento clou, in fondo a via Labicana nel passaggio nei pressi del Colosseo. Un corteo "contro un governo autoritario, siamo migliaia, una marea di vita, di umanità, il nostro obiettivo è mandarvi a casa. Alla repressione del governo Meloni noi rispondiamo con la partecipazione. Ma vi assicuriamo una cosa: non finisce qui. È una promessa”, hanno detto gli organizzatori dal camion alla testa del lungo corteo aperto dallo striscione "alziamo la testa contro lo Stato di paura”. In mezzo a tante bandiere della pace e della Palestina anche cartelli come 'Manganelli fallimento di Stato'. E ancora: 'Se loro fanno il fascismo, noi faremo la resistenza'. Presente la rete no dl, la Cgil, Avs, Pd, una delegazione del M5s. Un centinaio di manifestanti si sono fermati a piazzale Numa Pompilio: “Accampiamoci qui tutta la notte e fermiamo il Giro d’Italia”. Fra il gruppo, le bandiere di Potere al Popolo, degli studenti di Osa e Cambiare Rotta. Mentre passava il corteo, da un palazzo di via Labicana è stata esposta una bandiera della X Mas. Immediatamente dai manifestanti sono partiti cori e slogan “siamo tutti antifascisti”. La polizia ha identificato l'autore del gesto, la sua posizione è al vaglio della Questura per l'adozione di eventuali provvedimenti.
(Adnkronos) - "Una riforma bloccata e sganciata dalla realtà". A dirlo, in un'intervista all'Adnkronos/Labitalia, Michele Pagliaro, presidente Inca, il patronato della Cgil, riferendosi alla nuova riforma della disabilità. "Dal 1° gennaio 2025 - afferma - la nuova riforma della disabilità, prevista dalla legge n. 227 del 2021 e dal decreto legislativo n. 62 del 2024, ha iniziato la sua fase sperimentale in 9 province italiane: Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste. Ad oggi, il riconoscimento della disabilità avviene tramite apposite commissioni mediche, spesso coordinate dall’Inps, che valutano la gravità della condizione e stabiliscono se una persona ha diritto a specifiche prestazioni economiche, come ad esempio pensioni di invalidità civile o indennità di accompagnamento. In base al grado di invalidità riconosciuto, lo Stato dovrebbe fornire un sostegno economico e servizi assistenziali, come aiuto a domicilio o inserimento in strutture residenziali, nonché agevolazioni fiscali e lavorative o scolastiche (permessi, congedi, turni, sede, ecc)". "La nuova riforma - spiega - si presenta come una semplificazione della procedura di accertamento della condizione di disabilità. Se fino a oggi, infatti, erano previste una serie di visite mediche separate, con la revisione dei processi valutativi di base prevista dalla riforma, ora vengono valutati in un’unica visita medica, la Valutazione di base. La riforma ha disposto che l’avvio del procedimento di valutazione di base avvenga con l’invio, da parte di medici accreditati, del nuovo certificato medico introduttivo, senza necessità di ulteriori domande da parte del cittadino o di enti preposti e abilitati quali gli enti di patronato, che storicamente hanno sempre svolto un ruolo di tutela e di assistenza nei confronti dei cittadini con disabilità e delle loro famiglie". L'Inca, in collaborazione con l'Inps, sta seguendo la sperimentazione nelle 9 province. "Questa sperimentazione - sottolinea il presidente Pagliaro - ci vede fortemente coinvolti, in quanto punto di riferimento per migliaia di persone nonché partner strategici dell’Inps nello svolgimento dell’attività di informazione, assistenza e tutela delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Paradossalmente, stiamo rilevando che quella che è stata presentata come una semplificazione non sta portando i benefici sperati. In realtà, l’apparente semplificazione, unicità della domanda, per come è organizzata, sta creando rilevanti problematiche per i cittadini più fragili e per i medici certificatori coinvolti". "Si è avviata - ricorda - una sperimentazione, che si sta ulteriormente implementando (territori, patologie, attesa dei regolamenti), ma sulla cui utilità si nutrono forti perplessità alla luce della mancata emanazione dei regolamenti attuativi delle nuove modalità e criteri di accertamento della disabilità: la fase sanitaria di accertamento ad oggi rimane sostanzialmente immutata rispetto ai criteri valutativi". "Una riforma dunque bloccata - avverte - di cui anche l’Inps è vittima, in quanto deve operare in una situazione di vuoto normativo prolungato e dotarsi di personale sanitario e socio sanitario e di strutture adeguatore in cui svolgere le visite. La riforma si è dimostrata quindi sganciata dalla realtà, a partire dall’esclusione degli Enti di Patronato che fino ad oggi hanno garantito un valido processo di presa in carico delle persone con disabilità". "Come abbiamo più volte segnalato - fa notare - le richieste di valutazione della disabilità, ad oggi, rispetto allo scorso anno, hanno subito una diminuzione. Con la nuova procedura prevista dalla riforma in oggetto si accumulano ritardi che ostacolano l’accesso ai diritti per le persone più vulnerabili. La sperimentazione in corso sta facendo emergere un sistema meno efficiente, con un aggravio di lavoro extra per il personale medico che non ha le competenze e il tempo di gestire pratiche complesse, con il rischio di un incremento dei costi a carico dei cittadini e della dilatazione dei tempi". "Con il passare delle settimane - continua il presidente Pagliaro - sono stati apportati dei correttivi da parte dell’Istituto, anche grazie alle segnalazioni raccolte da Inca, in pieno spirito di collaborazione con Inps. Un’altra criticità è legata ai dati socio-economici, fondamentali per il buon esito delle pratiche: su 36 mila certificati pervenuti nelle 9 province della sperimentazione, sono solo 12 mila i dati socio-economici pervenuti all’Inps. Questo significa che 2 certificati su 3 risultano privi di dati fondamentali per procedere". "Per la trasmissione dati socio-economici, il 90% delle persone si è rivolta a un Patronato, nonostante questo istituto sia stato messo ai margini dalla riforma. Per chi lo ha fatto da solo, nel 34% dei casi la domanda è risultata incompleta, a testimonianza di una procedura complessa che necessita di una consulenza professionale. A marzo 2024, il raggruppamento CE-PA, di cui Inca fa parte, ha richiesto un incontro alla ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, con l’obiettivo di contribuire all’efficientamento del processo di semplificazione previsto dalla riforma", dice. "Inca ritiene opportuna la modifica della norma nella parte in cui ha previsto che il certificato medico introduttivo abbia anche valore di avvio del procedimento amministrativo, richiede il ripristino della richiesta amministrativa da parte del cittadino eventualmente patrocinata dal Patronato, restituendo agli istituti di patronato il dovuto ed efficace ruolo riconosciuto nell’ambito della tutela delle invalidità sia a livello normativo che costituzionale", conclude.
(Adnkronos) - “Insieme a Federparchi sosteniamo fortemente il progetto ‘Il ritorno del barbagianni a Pianosa’ che riguarda la fase di monitoraggio del rapace. Vogliamo dimostrare che in fondo la natura ha anche bisogno dell'intervento umano. Soprattutto dove nel passato, come all'isola di Pianosa, ci sono stati interventi dell’uomo, come l’eradicazione del ratto nero, che hanno in qualche modo cambiato quelli che erano gli assetti naturali”. Lo afferma Renata Briano, presidente del comitato scientifico di Federazione UNA, in occasione dell’evento “Il ritorno del barbagianni a Pianosa. Un progetto di Fondazione UNA e Federparchi”, organizzato presso la sede dell’Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano, nell'ambito della settimana europea dei parchi, per presentare i primi risultati. A Pianosa si era sviluppato il ratto nero, principale preda del barbagianni, che aveva però “creato uno squilibrio con altri uccelli molto importanti come le berte - illustra Briano - l'eradicazione del ratto era necessaria. La reintroduzione del barbagianni è un po’ l’emblema dell’utilità dell’intervento umano. Come Fondazione UNA sosteniamo il progetto anche con un aiuto economico per continuare i monitoraggi, fondamentali non solo per il barbagianni - sottolinea - ma anche per tutte quelle specie biologicamente ed ecologicamente collegate al barbagianni, cioè le prede. Piccoli animali che sarebbero impossibili da censire e che grazie ai rigurgiti del rapace, le borre, è possibile studiare”.