(Adnkronos) - Nel terzo episodio di “State sicuri. Dentro la sicurezza che cambia”, Francesco Di Maio (Elt Group), Giulio Gravina (Anivip–Italpol) e Nunzia Ciardi (Acn) disegnano una sicurezza “di sistema”: business continuity lungo l’intera filiera, presidio fisico dei nodi strategici e contrasto a minacce digitali potenziate dall’intelligenza artificiale. Dal jamming ai droni, fino ai ransomware sulla sanità: persone, processi e tecnologia devono lavorare insieme. La bussola della puntata è la continuità operativa. Francesco Di Maio, chief security, risk management & business continuity officer di Elt Group, ricorda che oggi i servizi critici non sono “soltanto i servizi dell’azienda, ma sono servizi erogati a favore della comunità”, e che la resilienza richiede un approccio “sistematico, metodologico”, fino a porsi la domanda-chiave: “quanto tempo possiamo rimanere fermi in assoluto per poi riprendere i servizi senza pregiudicare il nostro business, ma anche l’identità di una collettività”. Nella più recente strategia della Nato, osserva, il termine “resilienza” è citato 12 volte proprio per estendere l’attenzione ai soggetti civili. L’esempio concreto arriva dall’attacco dell’8 dicembre 2023 a un provider cloud italiano: “sette milioni di persone per giorni sono rimasti prive di servizi essenziali”. Per Di Maio la lezione è chiara: servono pianificazione, legami stretti con le istituzioni e un’attenzione reale alla catena dei fornitori, perché “interrompere queste forniture significa bloccarci”, soprattutto in un Paese fatto di Pmi. “La security non è un costo… è un investimento”. Il fronte tecnologico si allarga alla guerra elettromagnetica: dal disturbo dei segnali gps (jamming) al contrasto dei droni. “Per noi la migliore arma contro il carro armato era lo stesso carro armato. Oggi è diventato il drone”, afferma Di Maio. Ecco perché serve una cognizione “a 360°” che affianchi alla componente convenzionale quella elettromagnetica, dominio in cui l’alleanza occidentale punta il proprio vantaggio tecnologico. Sul terreno, la vigilanza privata è parte stabile dell’architettura del Paese. Giulio Gravina ricostruisce la svolta del Dm 269/2010: “c’è stata una vera e propria rivoluzione”, con l’ingresso delle guardie giurate nelle infrastrutture critiche. “Oggi le infrastrutture critiche italiane si servono quasi totalmente della vigilanza privata”, spiega, ricordando che istituti e operatori operano con licenza del ministero dell’Interno e controlli periodici su profili etici e formativi. Il passo successivo è la vera integrazione tra sicurezza fisica e sicurezza logica: nelle grandi aziende esistono già centri di monitoraggio digitale, ma “anche la stessa telecamera” può diventare vettore o vittima di un attacco. Il quadro dei rischi cyber lo completa Nunzia Ciardi, vicedirettrice generale dell’Acn: l’intelligenza artificiale è “un’alleata preziosa” anche per gli aggressori, perché rende più efficienti molte fasi dell’attacco, dall’individuazione automatica delle vulnerabilità ai malware adattivi, fino ai deepfake “indistinguibili”. L’impatto più doloroso: la sanità. “Tra 2023 e 2024 circa 50 attacchi ad Asl” hanno interrotto servizi essenziali; “nell’area di Rho un solo attacco ha colpito un bacino di oltre 500.000 utenti”, fermando radioterapie, pronto soccorso, trasfusioni e sale operatorie. Gli operatori dell’Acn “vanno sul posto” per accelerare il ripristino. Ma c’è anche un danno silente: il furto di cartelle cliniche, inclusi dati di minori, poi riversati nel dark web. Per questo “la cybersicurezza non è una sicurezza tecnica”: riguarda la vita quotidiana e richiede consapevolezza diffusa oltre alla tecnologia. Il messaggio dell’episodio è netto: persone, processi e tecnologia devono muoversi insieme. La continuità del servizio pubblico dipende dalla programmazione delle imprese; il presidio fisico di siti e reti va connesso al monitoraggio digitale; la risposta dello Stato si rafforza con standard condivisi e filiere preparate, dai grandi gruppi alle Pmi, dalla sala operativa di un’utility al reparto ospedaliero.
(Adnkronos) - Anche quest’anno Bper rinnova il proprio impegno a favore di giovani studenti italiani eccellenti, con il lancio del nuovo bando di 240 borse di studio. Giunto alla 59esima edizione, ricorda una nota del gruppo, il concorso promosso dalla banca è rivolto agli allievi non lavoratori delle scuole secondarie di secondo grado aventi un rapporto di clientela con Bper Banca a livello di nucleo familiare, che hanno raggiunto nel loro percorso scolastico risultati di eccellenza. Nello specifico, verranno assegnate 160 borse di studio a chi, nell’anno accademico 2024/2025, abbia frequentato una classe dalla 1° alla 4° superiore e 80 borse di studio a chi, nello stesso periodo di riferimento, abbia conseguito con votazione superiore ai 90/100 il Diploma di Maturità. L’assegnazione dei premi verrà decisa dall’Istituto sulla base del profitto scolastico, della situazione economica familiare, della residenza in Italia e di ogni altro elemento rilevante ai fini della valutazione. "Bper storicamente sostiene e valorizza il merito di studentesse e studenti impegnati nel percorso di studio", ha affermato Serena Morgagni, responsabile Direzione Communication di Bper. "Cultura e istruzione sono un valore fondamentale per la crescita di ragazze e ragazzi e un fattore chiave per la costruzione del loro progetto di vita. Siamo orgogliosi di premiare il loro impegno in questo percorso meritevole riconoscendolo anche quale contributo allo sviluppo della nostra società", ha concluso. Il bando con i requisiti per la partecipazione è consultabile su https://www.bper.it/footer/informative-normative/regolamenti e avrà scadenza il 30 novembre 2025.
(Adnkronos) - Fire accoglie "favorevolmente il decreto di revisione del meccanismo dei Certificati bianchi da poco firmato dal Mase ed attualmente all’esame della Corte dei Conti. Le nuove regole introducono una maggiore flessibilità e semplificazioni sia per i proponenti che per la presentazione dei progetti, oltre a definire gli obblighi fino al 2030 in linea con le previsioni del Pniec". "Questo induce ad essere ottimisti circa la continuità della crescita del meccanismo in atto da qualche anno - osserva Fire - La conferma dei vari meccanismi di flessibilità, con riduzione progressiva dei titoli virtuali negli anni, consentirebbe comunque di affrontare eventuali periodi di carenza di Tee senza eccessivi traumi. La previsione di introdurre uno schema d'aste, che sarebbe stato utile per promuovere interventi non sufficientemente supportati dei certificati bianchi, è declassata a possibilità, ma comunque rimane e dunque lascia aperto uno spiraglio". In sintesi, "per quanto riteniamo che sarebbe possibile introdurre misure più spinte per ottenere di più da questo schema, riteniamo che sia stato fatto un passo avanti positivo e che ci sia spazio per ulteriori rafforzamenti nei prossimi anni, nell'interesse delle imprese, degli enti e del Paese. Come Fire continueremo a collaborare con le istituzioni di riferimento in quest'ottica".