(Adnkronos) - L'oro di Mattia Furlani ai Mondiali di atletica 2025 di Tokyo si festeggia in famiglia. L'atleta azzurro ha vinto la finale del salto in lungo sotto gli occhi della madre, Kathy Seck, che oltre ad averlo cresciuto gli fa anche da allenatrice. "Questo oro è nato da un primo salto lunghissimo, nullo di un niente. 'Mattia, stai attento alla ritmica', gli ho detto. Nella fase finale della rincorsa lui tende a non rispettare i tempi, ad accelerare in anticipo: così perde velocità. È stato bravo ad ascoltarmi, a farsi guidare", ha detto in un'intervista al Corriere della Sera. "Ammetto di essere fortunata: ho tre figli ubbidienti. Quando mi dicono che sono belli ed educati, rispondo: 'grazie, lo so già'. È vedere quanto sono legati tra di loro il mio vero orgoglio", ha raccontato, ma l'orgoglio non esclude il rimprovero quando Furlani si è strappato il pettorale: "Perché rischiava l’ammonizione del giudice!". Quest'oro, comunque, arriva da lontano: "Eravamo al Golden Gala, guardavamo saltare Barshim. Mattia mi guarda e fa, serissimo: 'voglio diventare un atleta'. Aveva 5 anni. Torno a casa e dico a mio marito: 'Marcello, ci serve un progetto importante per questo bambino'. Avevamo già l’esperienza di Erika, saltatrice, e Luca, che ha giocato a pallone. Mattia ha cominciato col basket: ho pensato potesse aiutarlo a livello coordinativo, " ha spiegato Seck, "amava saltare in alto, la sabbia del lungo gli faceva schifo. Nel 2022 l’ho portato agli Europei Under 18 a Gerusalemme: ha vinto il lungo con 8,04 e l’alto con 2,16. A quel punto, non c’è stato più bisogno di scegliere. È l’atletica che sceglie te, non viceversa". "Solo quest’anno ho cominciato ad allenarlo da professionista, cambiandogli la rincorsa. Ai Giochi di Parigi era a 16 passi, qui al Mondiale a 18, più il pre-avvio. Non cambieremo più. All’Olimpiade, rispetto a Tokyo, ha saltato da dilettante: tutto istinto. Ma siamo già proiettati sul quadriennio che porta a Los Angeles 2028", ha continuato. "Prima della gara gli ho detto 'devi essere un killer'. Una frase che una madre non direbbe mai, però in quel momento ero la sua coach. Sapevo che sarebbe andata bene: la vigilia della finale l’abbiamo trascorsa insieme, non si è mai lamentato nemmeno di un dolorino. Ho pensato: vince". Mattia è un predestinato? "Senza dubbio. Nemmeno io ho idea del suo potenziale".
(Adnkronos) - Allo scopo di proteggere il potere d’acquisto dei pensionati e garantire loro un tenore di vita adeguato e costante nel tempo, tutti i principali sistemi pensionistici internazionali prevedono adeguamenti degli assegni ai prezzi e/o ai salari. In Italia è dunque attuata la cosiddetta 'perequazione automatica', aumento periodico dell’assegno collegato all’inflazione, negli ultimi 30 anni oggetto di numerosi provvedimenti legislativi, che rappresentano di fatto e in negativo un unicum tra i Paesi Ocse; provvedimenti spesso perfino in contraddizione tra loro ma, in linea di massima, accumunati dal principio secondo il quale le pensioni di importo inferiore tendono a godere di un meccanismo più favorevole e, nella sostanza, economicamente più generoso. Se, in alcuni periodi gli assegni non hanno quindi ricevuto alcuna perequazione, in altri hanno subito indicizzazioni di varia misura e applicate secondo criteri differenti, che si sono tramutate in una riduzione strutturale, e non più recuperabile, del valore delle prestazioni. E' questa la fotografia scattata da Itinerari Previdenziali e Cida in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 'La svalutazione delle pensioni in Italia': studio che analizza gli effetti sulle rendite dei meccanismi di rivalutazione delle pensioni applicati negli ultimi trent’anni, concentrandosi soprattutto sulle novità introdotte dalle più recenti manovre finanziarie. "Rispetto alle persone in età attiva - ha spiegato Alberto Brambilla, presidente del Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali e curatore dello studio - i pensionati hanno meno possibilità di difendersi dall’inflazione, tanto che il mantenimento del loro potere d’acquisto è affidato quasi esclusivamente ai meccanismi di indicizzazione: ecco perché sarebbe innanzitutto importante avere regole stabili nel tempo e, ancora di più, eque". Eppure, come rilevato nel corso della conferenza stampa promossa da Cida, "malgrado l’avvicendarsi di esecutivi di varia appartenenza politica e tecnica, negli i anni tagli, blocchi e contributi di solidarietà si sono susseguiti in modo sistematico determinando una perdita crescente del potere d’acquisto anche del 10-12% nell’arco di un decennio, e soprattutto - ha specificato Cuzzilla - diventando più una leva contabile che uno strumento di giustizia previdenziale". "Per le quote pensionistiche calcolate con il metodo contributivo, destinate a crescere nel tempo, il rallentamento o il congelamento, anche temporaneo, della rivalutazione è da considerarsi alla stregua di un’imposta. Con il pensionato che riceve così non solo meno di quanto gli spetterebbe ma anche meno di quanto gli sarebbe necessario per contrastare l’aumento dei prezzi al consumo", precisa Brambilla.
(Adnkronos) - ''La mobilità è una leva strategica di sviluppo su cui si concentrano risorse per rispondere alle esigenze di ogni società. L'auto resta il mezzo principale di 36 milioni di italiani che ogni giorno la scelgono, effettuando 2,5 spostamenti. Questi comportamenti hanno costi sociali e ambientali. Il trasporto su strada contribuisce al 23% delle emissioni di gas serra. Inoltre il nostro parco auto è sempre più vecchio" ed è fra quelli in Europa con l'età media più alta, al punto che "sono quasi 41 milioni le auto con eta' media di 13 anni''. Lo sottolinea , il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in un video intervento in occasione dell'Eco Festival in corso a Roma. ''Il costo dell'acquisto di una auto elettrica e' ancora eccessivo per gran parte della nostra popolazione. L'indecisione dell'Ue nel rivedere le regole del green deal, nel renderlo piu' sostenibile e pragmatico, rallenta e ostacola le decisioni delle famiglie italiane ed europee circa il rinnovo dell'auto'', aggiunge Urso. ''Questo e' uno dei punti delle nostre richieste all'Europa: consentire che ci sia questo cambio, per un'auto piu' sostenibile ecologicamente. Ci vuole pragmatismo, flessibilita', questo chiediamo all'Europa. La sfida e' enorme: rinnovare e decarbonizzare il settore e farlo in maniera ragionevole. L'Italia ha deciso di essere protagonista proponendo un approccio responsabile, realistico, che si discosta dall'ideologia estrema del Green Deal europeo, senza considerare le dinamiche di mercato''. ''Nel nostro Paese auto elettriche rappresentano solo il 5% dell'immatricolazione -aggiunge Urso-. La rete di ricarica pur in crescita necessita di investimenti ancora piu' consistenti. Per questo con responsabilita' come ministro delle Imprese ho lanciato in Europa un forte allarme riguardo alla crisi dell'automotive Crisi determinata dalle follie del Green Deal, dalla sua cultura e dalla sua ideologia''.