INFORMAZIONIJoanna AlbertinOf Course Me Gestione Risorse Umane e Formazione Aziendale Ruolo: Head of Sales Italy Area: Sales Management Joanna Albertin |
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(Adnkronos) - Il bob arricchirà lo spettacolo delle Milano-Cortina 2026. A Cortina d’Ampezzo, andranno in scena le gare di questa disciplina, in cui gli atleti dovranno mettere insieme tecnica, strategia e sangue freddo per strappare una medaglia. Intanto, una prima panoramica sulle cose da sapere. L’equipaggio di un monobob è composto da una sola atleta, un bob a due prevede un frenatore e un pilota e un bob a quattro presenta anche altri due atleti per la fase di spinta. Dal punto di partenza, l'equipaggio spinge la slitta per 50 metri (coperta generalmente in meno di sei secondi) e in seguito prende posto. La particolarità è che le gare si articolano in due giorni, con due discese giornaliere: il tempo totale minore, misurato al centesimo di secondo, incorona il vincitore. Se due squadre completano però la gara con lo stesso tempo, occuperanno la stessa posizione. C'è un netto vantaggio nell'essere tra i primi lungo la pista mentre il ghiaccio è ancora fresco e non ruvido e tagliato. Un’altra peculiarità si lega alla partenza: alle Olimpiadi, l'ordine di discesa per la prima manche prende come riferimento la classifica mondiale, con i primi 10 equipaggi che scelgono l'ordine di partenza da 1 a 10 (dall'undicesimo si segue la classifica). Nella seconda manche, invece, i primi 25 equipaggi classificati partiranno in ordine invertito, seguiti dal ventiseiesimo classificato in poi. Nella terza, l'ordine di partenza seguirà la classifica dopo le prime due manche, mentre nell'ultima partiranno solo i 20 equipaggi meglio classificati (in ordine invertito). Quando si parla di bob, si fa riferimento a una slitta (singola, a 2 o a 4 posti in base alla gara), con quattro pattini disposti a due a due. Qui, la prima coppia è mobile e dà la direzione al veicolo (guidato da un pilota con due tiranti di corda), la seconda è fissa. Nella parte posteriore, c’è un freno con denti metallici, che messo in moto da una leva morde il ghiaccio e viene usato per fermare il mezzo superato il traguardo. Saranno 4 gli ori nel bob assegnati a Milano-Cortina 2026: bob a 4 uomini, bob a 2 uomini e donne, mono bob donne. Si tratta di uno sport invernale inventato dagli svizzeri alla fine del XIX secolo, su una pista stretta ricavata nel ghiaccio e con una slitta a disposizione per sfidare il tempo. Le slitte in legno delle prime competizioni divennero ben presto d’acciaio. Oggi, si gareggia soprattutto su piste di ghiaccio artificiali e con slitte di alta tecnologia, in vetroresina e acciaio. In Italia, il bob club più antico si trova proprio a Cortina d'Ampezzo. A due passi dal teatro delle prossime gare olimpiche. Qualche nome per ripercorrere la tradizione italiana nel bob alle Olimpiadi invernali. Intanto, Gerda Weissensteiner è stata la prima (e unica) italiana in grado di vincere medaglie in due discipline diverse: un oro nello slittino a Lillehammer 1994 e un bronzo nel bob a Torino 2006. Proprio lei, con sei edizioni vissute da protagonista, detiene il primato italiano di presenze ai Giochi Olimpici Invernali (insieme a Wilfried Huber e Armin Zöggeler, nello slittino). Un altro fuoriclasse è stato Eugenio Monti: nel 1956, l’azzurro vinse alle Olimpiadi di Cortina due medaglie d’argento, nel bob a due con Renzo Alverà e nel bob a quattro con Ulrico Girardi, Renato Mocellini e Renzo Alverà. Dodici anni dopo, nel 1968, Monti riuscì anche a vincere due ori scintillanti a Grenoble. Nel bob a due, con Luciano De Paolis, e nel bob a quattro, sempre con De Paolis, affiancato da Mario Armano e Roberto Zandonella.
(Adnkronos) - Dal 2006 ad oggi la crescita della presenza italiana all’estero è raddoppiata. Ogni anno circa centomila partenze per la sola motivazione espatrio, il 45% delle quali vede protagonisti giovani tra i 18 e i 34 anni e il 23% giovani adulti dai 35 ai 49 anni. I pensionati italiani che decidono di trasferirsi all’estero registrano, invece, un trend negativo del 24% rispetto al 2019, andamento che riguarda sia quelli che si dirigono verso i paesi che offrono vantaggi economici fiscali, sia coloro che, invece, sono spinti dal desiderio di raggiungere i figli nel frattempo stabilitisi all’estero. Sono alcuni dei dati che emergono dal convegno '@Migrazione da fenomeno sociale a fattore identitario' che si è svolto oggi, 23 gennaio, a Roma presso Palazzo Wedekind. L’incontro promosso da Inps e Fondazione Migrantes, moderato dal vice direttore di Adnkronos, Fabio Insenga, ha offerto l’occasione per un confronto sul tema della mobilità verso i Paesi stranieri e dei pensionati italiani all’estero. Ad aprire i lavori il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, che ha sottolineato come il tema dell’emigrazione “non possa e non debba essere analizzato solo mediante statistiche e dati numerici, perché dietro ci sono scelte personali. L’obiettivo prioritario, per l’Inps, è di consentire al lavoratore migrante di affrontare con serenità il trasferimento e l’inizio di una nuova attività lavorativa, tutela fondamentale per rendere effettivo il diritto alla libera circolazione dei lavoratori”. Sull’immigrazione, invece, il presidente Fava ha aggiunto che “è possibile ed auspicabile un'integrazione qualificata. Quindi, laddove oggi registriamo una richiesta o un fabbisogno del tessuto produttivo, in tal senso, se manca manodopera qualificata, la andiamo a intercettare e a integrare nel tessuto produttivo, in modo chiaro e regolare'. Introduzione del tema affidata a Paolo Pagliaro. Successivamente è intervenuta Delfina Licata, della Fondazione Migrantes che ha aperto il suo inter-vento evidenziando che l’unica Italia giovane, dinamica e in crescita, è quella che mette radici fuori dei confini nazionali. L’Italia, paese delle mobilità, è strutturalmente legata alla mobilità in entrata e in uscita. Partenze, ritorni e ripartenze che negli ultimi anni caratterizzano sempre di più giovani e giovani adulti. Dal 2006 ad oggi la crescita della presenza italiana all’estero è raddoppiata. Ogni anno circa cento mila partenze per la sola motivazione espatrio, il 45% delle quali vede protagonisti giovani tra i 18 e i 34 anni e il 23% giovani adulti dai 35 ai 49 anni. Dopo la brusca frenata dovuta alla pandemia, nell’ultimo anno anche le famiglie hanno ricominciato a spostarsi (il 14,7% sono minori) come gli anziani (il 5,5% ha più di 65 anni). Partiti da ogni provincia italiana verso 186 destinazioni del mondo per il 72% europee, le partenze verso l’estero dei cittadini e delle cittadine di oggi interessano soprattutto il Nord Italia (Lombardia e Veneto in primis). Se da 2006 la presenza italiana fuori dei confini nazionali è cresciuta di oltre il 97%, quella delle donne italiane in particolare, è più che raddoppiata (+106%). Articolati i profili, plurime le motivazioni, complesse le storie: la mobilità italiana si caratterizza per essere composita ed eterogenea bisognosa di analisi costanti, multidisciplinari e interculturali. Lo storico delle migrazioni, Toni Ricciardi, si è soffermato su una forma di mobilità dei pensionati, il più delle volte trascurata. Questo tipo di mobilità, che possiamo definire come una sorta di 'rimborso postumo', riguarda coloro che, dopo una vita passata all’estero per motivi professionali, scelgono di tornare nel paese d’origine. Dopo una generale descrizione dei movimenti migratori di ieri, il focus si è soffermato sul rientro dei pensionati, ponendo l’accento nello specifico sul suo significativo impatto, sia dal punto economico che da quello demografico. Nella maggioranza dei casi, si tratta di territori del margine. Infine, l’approfondimento sul paese dal quale sono partiti i rientri ha riguardato la Svizzera, che rappresenta il paese maggiormente rappresentativo per gli importi versati, a titolo di pensioni, ai residenti in Italia. La Svizzera, infatti, paga in Italia circa due miliardi di euro all’anno mentre la Germania, che è seconda per importo dei pagamenti effettuati, supera di poco il miliardo di euro. La Svizzera paga in Italia circa 300.000 pensioni, un numero quasi uguale a quelle pagate dall’Italia nei 160 paesi in cui l’Inps effettua pagamenti a titolo di pensioni. A titolo esemplificativo, si riporta l’esempio della provincia di Avellino: sui 38 milioni di euro di pensioni erogate, 22 provengono dalla Svizzera. L’importo pagato dalla Svizzera corrisponde, tra l’altro, a quasi 18 volte l’importo versato dall’Inps in territorio elvetico e al doppio di quanto l’Inps versa per pagamenti di pensioni all’estero. A seguire, nella provincia di Bergamo sui 134 milioni, ben 72, pari al 54%, sono assegni che provengono dalla Confederazione, così come i 14 milioni sui 26 totali della provincia di Catania, i 22 milioni sui 37 in quella di Catanzaro, fino ai 76 su 127 di quella di Como o agli 85 su 144 milioni della provincia di Lecce. Anche in questo caso, le pensioni pagate nei diversi territori rispecchiano, in maniera postuma ed inversa, le direttrici migratorie dei decenni passati. “Siamo di fronte a due tipologie di pensionati migranti differenti: i pensionati italiani e i pensionati stranieri. I pensionati italiani che decidono di trasferirsi all’estero registrano un trend negativo, rispetto al 2019, del 24%, andamento che riguarda sia quelli che si dirigono verso i paesi che offrono vantaggi economici fiscali, sia coloro che, invece, sono spinti dal desiderio di raggiungere i figli nel frattempo stabilitisi all’estero”, ha sottolineato Susanna Thomas, della direzione centrale Pensioni Inps. “In particolare, sono diminuite -ha continuato- le partenze verso il Portogallo, passando dalle oltre 700 del 2019, alle 114 del 2023, scendono le partenze verso la Spagna, che nel 2023 si sono ridotte di circa l’8% rispetto al 2019. Scendono anche i trasferimenti verso i Paesi dell’Est: Romania, Polonia, Bulgaria, Moldavia. Uniche due eccezioni riguardano la Tunisia, che registra un +46% nel quinquennio e l’Albania, che dai 10 arrivi del 2019 si è passati ai 100 del 2023. Diminuiscono, infine le partenze verso gli USA, verso il Canada, verso l’Australia, ma anche verso la Germania, la Svizzera, la Francia, l’Olanda e il Regno Uni-to, tutte destinazioni scelte dai pensionati mossi dall’obiettivo del ricongiungimento familiare". "Complice di questo decremento è l’introduzione della comunicazione digitale, che consente di mantenere rapporti quotidiani anche a distanza, e dello smart working, che permette rientri più lunghi rispetto a quelli stabiliti dalle ferie. Discorso totalmente diverso riguarda i pensionati stranieri che fanno rientro nel proprio paese a conclusione della loro esperienza lavorativa in Italia, trend che lascia presumere che continuerà ad aumentare anche negli anni a venire. Dal 2019 al 2023 l’incremento dei ritorni di questi ultimi è stato del 25%, principalmente diretti verso quei paesi che maggiormente hanno registrato un flusso di emigrazione verso l’Italia”, ha spiegato ancora. “Nel 2023 -ha evidenziato Massimo Colitti, dirigente della direzione centra-le pensioni Inps- sono state oltre 310.000, per un importo complessivo di circa 1.6 miliardi di euro. Il pagamento delle pensioni all’estero interessa circa 160 Paesi, la maggior parte localizzati nel continente europeo, in America settentrionale, Oceania e America meridionale. Nell’ultimo quinquennio si è registrata una diminuzione pari al 6,7% del numero delle pensioni pagate all’estero, dovuta al decremento delle pensioni erogate nei Paesi di più antica emigrazione. Rilevante l’incremento del numero dei pagamenti in Europa, Asia, Africa e America centrale (rispettivamente +4,5%, +39,7%, +34,0% e +22,1%), determinato soprattutto dal rientro di coloro che, dopo aver lavorato e conseguito la pensione in Italia, hanno deciso di tornare nel Paese d’origine”. “Al contrario, è stato sottolineato -ha continuato- il forte decremento del numero dei pagamenti in America settentrionale, America meridionale e Oceania, che ospitano i pensionati più anziani. Nell’ultimo quinquennio si è registrato anche un aumento del totale degli importi delle pensioni pari al 25,9%, dovuto all'incremento delle pensioni dirette nelle Aree continentali di nuova emigrazione (Est Europa, Africa, Asia e America centrale). Invece, nelle Aree continentali di antica emigrazione (Ocea-nia, America settentrionale e meridionale), si è registrata una riduzione degli importi, dovuta alla preva-lenza delle pensioni ai superstiti rispetto a quelle di vecchiaia. Solo il 26,3% delle pensioni all’estero è pagato agli stranieri, dato destinato ad aumentare”. L’intervento è stato l’occasione anche per fare chiarezza sulla tipologia di pensioni pagate all’estero, che comprendono sia le pensioni in regime nazionale, liquidate sulla base dei soli periodi assicurativi italia-ni, sia le pensioni in regime internazionale, liquidate totalizzando i periodi assicurativi italiani ed esteri, in applicazione dei Regolamenti Ue o degli Accordi/Convenzioni bilaterali di sicurezza sociale stipulati dall’Italia con Paesi extra UE. Le pensioni in regime internazionale sono state nel 2023 circa 682.000, di cui circa 245.000 (pari al 36%) pagate all’estero per un importo di poco più di 562 milioni di euro. Le conclusioni sono state affidate al Monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, che ha sottolineato come l’Inps e la Fondazione Migrantes abbiano voluto, con questa terza edizione del convegno, concentrarsi su elementi nuovi, forse sfuggenti ai più, elementi che rappresentano storia e attualità del nostro paese e della società italiana. Le migrazioni non sono perdita ma guadagno, a vari livelli. Quello di oggi rappresenta il terzo incontro di un appuntamento che si consolida nel tempo, di un percorso di collaborazione tra strutture al servizio della società, che operano e accompagnano le persone e che hanno la necessità di studiare i fenomeni sociali per meglio accompagnare e operare in loro favore.
(Adnkronos) - "Penso che l'Europa non possa rimanere indietro" sulla guida autonoma. L'esortazione è dell'ad di A2a Renato Mazzoncini, nel giorno in cui la multiutility, insieme a Politecnico di Milano e Most ha lanciato a Brescia la prima sperimentazione europea di car sharing a guida autonoma. "Il tema geopolitico è chiaro: poche ore fa negli Stati Uniti hanno annunciato che mai un'auto cinese a guida autonoma circolerà sul territorio americano, perché temono che una tecnologia di questo genere possa essere pericolosa e penso che lo stesso tema lo abbia l'Europa, che quindi - ha evidenziato Mazzoncini - "deve decidere cosa fare: o ci sviluppiamo la nostra piattaforma oppure prima o poi dovremo aderire a quelle degli altri". Il suggerimento dell'ad, "vista l'importanza anche per la nostra industria e per la nostra ricerca" è di "lavorare su una nostra piattaforma. Negli Stati Uniti hanno deciso di partire da due play ground, Phoenix e San Francisco. Oggi noi lanciamo questo progetto da Brescia, domani in Europa potrebbero essercene altre. Da qualche parte bisogna partire". E Brescia è un buon posto per farlo. "E' una città dove sapevamo che c'era terreno fertile per la sperimentazione, è sempre successo così. E' successo così con il teleriscaldamento nel 1973, nel 1999 con il grande termovalorizzatore e poi con la metropolitana automatica, la prima in Italia. Una città che recepisce bene e poi ha una dimensione che da laboratorio funziona bene", ha detto Mazzoncini, assicurando che "la sperimentazione rimane a Brescia, anche perché le strade vanno mappate e abbiamo bisogno di un livello di dettaglio molto maggiore". Al termine della sperimentazione, a fine novembre, bisognerà capire cosa fare. La scelta dipende anche dalla risposta che darà la politica. Su questo "siamo confidenti", ha detto l'ad.