(Adnkronos) - Attese troppo lunghe, ritardi insostenibili, risorse e strumenti che mancano, piccoli e grandi episodi di malasanità. Gli ospedali, a partire dai pronto soccorso, e tutta la filiera della sanità pubblica che parte dal medico di base sono dentro una crisi strutturale che i tanti fatti di cronaca documentano puntualmente. C'è però anche una strenua resistenza, fatta di medici, infermieri e operatori, che continua ad assicurare un servizio essenziale, nonostante il contesto e nonostante gli errori e le scelte sbagliate che si sono stratificate nel tempo. Avere necessità di cure a ridosso di Natale, e quindi frequentare l'ospedale e lo studio del medico di base per cercare l'assistenza che serve, favorisce un punto di osservazione privilegiato che consente un'inchiesta empirica, ma efficace, sullo stato di salute della nostra sanità. Siamo a Roma, in una zona centrale, e questo diventa un dato da considerare, perché la situazione cambia non solo da Regione a Regione e tra una città e l'altra, ma anche tra una struttura più grande e una più piccola, tra un quartiere e l'altro. All'interno di un pronto soccorso si sentono solo nomi e cognomi, persone, e i relativi problemi da risolvere. Senza sosta, senza tregua. Infarto in corso, principio di ischemia, trauma, dolori incomprensibili, altri traumi. Mal di testa, pruriti vari, distorsioni immaginarie. Umanità ferita, senza altro appiglio, e umanità più agiata che cerca comunque conforto. Richieste di aiuto e risposte da dare a tutti, sempre. Medici e infermieri, operatori, camminatori, addetti alle pulizie. Il pronto soccorso è una frontiera dove tutto è ammesso e dove quasi tutto è affrontato, nonostante il tempo che scorre, nonostante le risorse che mancano, nonostante la perfida sproporzione tra i mezzi a disposizione e quelli che servirebbero. Nonostante l’arroganza di qualcuno e la supponenza di qualcun altro. Nonostante la disperata presenza, che diventa occupazione indebita, di chi non sa dove altro andare. Arriva di tutto dietro al vetro dell’accettazione. Li’ si alternano donne e uomini che si muovono con apparente indolenza ma sono capaci di improvvise prove di efficienza quando la situazione lo richiede. E succede più spesso di quanto si possa immaginare. Il passaggio dal cazzeggio lento e strascicato all’adrenalina dell’emergenza è immediato, come un interruttore che scatta. Si accende la luce e si cerca di fare tutto quello che è possibile fare. Il Pronto soccorso di un ospedale è l’ultima frontiera aperta. Entrano tutti, anche quando sono troppi, entrano tutti uguali di fronte all’emergenza, anche se sono già diversi. Poi, in uscita, le distanze inevitabilmente si allargano ancora, rispetto al passo successivo, che presuppone quasi sempre scelte in cui le relazioni, a anche il denaro, tornano subito ad avere il loro peso. Dallo studio del medico di base passa tutto quello che precede o che segue all'ospedale. Ma anche tutto quello che è quotidiano, ordinario, dentro la vita di tutti i giorni. Visite, diagnosi, prescrizioni, ricette, consigli e rassicurazioni. In ordine sparso, in presenza, via telefono, via mail o via whatsapp, tutte le richieste, i dubbi, le aspettative e le frustrazioni, si riversano sulla stessa persona, che ha centinaia di pazienti. Di qualsiasi età e con qualsiasi patologia, dal raffreddore alla malattia terminale. Domande continue, più o meno cortesi, e risposte, più o meno accurate. Evidente, anche in questo, quanto possa fare la differenza l'approccio del singolo medico, che può essere un alleato fondamentale, imprescindibile, se fa bene il suo lavoro, o anche il peggiore nemico, se al contrario rompe il rapporto di fiducia e disattende le aspettative. Una prima sintesi mette insieme la premessa e la conclusione di questo 'viaggio' a tappe forzate e obbligate: quello che funziona lo si deve alla quota di professionalità, di attenzione e di dedizione che mettono in più alcune persone; quello che non funziona, al netto delle carenze strutturali e delle disfunzioni croniche del sistema, viene amplificato dalla quota di superficialità, approssimazione, e sciatteria che altre persone fanno pesare. Altro aspetto generale che si percepisce chiaramente è che le condizioni attuali impongono scelte continue. Di fronte alla sproporzione tra quello che servirebbe e quello che si riesce a fare, le emergenze vengono trattate e le urgenze differibili, che sono sempre di più perché la soglia sensibile diventa più alta, vengono tralasciate o archiviate il più velocemente possibile. Il risultato è che se si sta molto male, in linea di massima, si trovano risposte ma se ci sono problemi o disturbi di media intensità il rischio di rimanere senza l'assistenza necessaria sale. C'è poi il dato più sensibile e più 'politico', quello dell'equità. Restando rigorosamente nel servizio pubblico, la qualità e purtroppo anche l'accesso ai servizi, in alcuni casi, dipendono dalle condizioni economiche. Le prestazioni gratuite sono sempre di meno, i tempi per accedere alle prestazioni gratuite sono sempre più lunghi, le opzioni a pagamento, si parli di visite specialistiche, di farmaci o di dispositivi medici, possono fare la differenza. (Di Fabio Insenga)
(Adnkronos) - L’alta gioielleria Made in Italy e internazionale danno appuntamento alla business community di Vicenzaoro dal 17 al 21 gennaio. Brand iconici, ritorni prestigiosi e alcune new entry offriranno la più completa panoramica sul gioiello luxury. Il boutique show di Italian Exhibition Group apre il calendario internazionale delle fiere orafe e del gioiello con un nuovo sold-out da 1.300 brand espositori; 170 dei quali nel salone delle tecnologie T.Gold. Tra i sette distretti merceologici in cui Vicenzaoro January si articola, dalle gemme di “Essence” all’oreficeria di “Creation”, sino alla gioielleria contemporanea di “Look” al packaging di “Expression”, è “Icon” che presenta al mercato l’alto di gamma. Il Made in Italy sarà rappresentato dai gioielli firmati Damiani e dal sofisticato costante tributo alla storia e allo stile veneziano delle collezioni di Roberto Coin. Tanti i red carpet per Crivelli, il cui tocco artigianale ha conquistato il music biz italiano e per Fope e le sue catene elastiche. A Vicenza, anche le silhouette che rendono i gioielli Annamaria Cammilli quasi delle sculture. E ancora. Palmiero con le sue creazioni artistiche e scultoree. La versatilità dinamica dei gioielli Roberto Demeglio, le linee classiche di Leo Pizzo e Mirco Visconti o quelle contemporanee e sempre realizzate a mano di Davite & Delucchi. Il classico, senza tempo, di Giorgio Visconti. La sperimentazione di Peruffo Jewelry. I diamanti hand made di World Diamond Group. Il tocco contemporaneo di Adolfo Courrier. Le textures di Nanis. Le cromie delicate di Giovanni Ferraris. L’impronta artigianale di Staurino Fratelli. La creatività di K di Kuore. La passione per il dettaglio di Mariani 1878 e, infine, tre brand che ben identificano tradizione ed evoluzione della gioielleria campana: Chantecler, De Simone Fratelli e Coscia. Nel lounge, al primo piano della Hall 7 nel quartiere fieristico, Morellato Group. E per la gioielleria maschile, infine, Zancan e Barakà. Tra le case di alta gioielleria europee e internazionali: a Vicenzaoro January esporranno le tedesche Schreiner Fine Jewellery, Hans Krieger, Breuning, Niessing, Jörg Heinz e Heinz Mayer, Yana Nesper, Al Coro, Stenzhorn e Autore. Le spagnole Dámaso Martinez, Carrera y Carrera. Le francesi Akillis e La brune et la blonde. La svizzera Fullord. La turca Terzhian. L’americana, fondata a Mumbai, Sutra. Infine l’iconica Fabergé dal Regno Unito. Tra le novità di Vicenzaoro January 2025, i ritorni della maison italiana Gianni Carità, della greca Etho Maria e della francese Matthia’s & Claire, le new entry francesi Copin, Chrstns, Rouvenat e Oscar Massin. Inoltre, l’indiana PG Design, vincitrice del Singapore Jewellery Design Award 2024 che Ieg Asia ha voluto durante l’ultima edizione di Sije – Singapore International Jewelry Expo assieme all’Associazione dei gioiellieri di Singapore e la Jewellery Design & Management International School. Tema di quest’anno era il “lusso sostenibile” e da Singapore si vedranno a Vicenza le sue creazioni. Nel distretto “Icon”, Design Room è lo spazio dedicato ai designer di alta gioielleria che reinterpretano il gioiello con creazioni spesso audaci e non convenzionali. A gennaio la Design Room sarà popolata dai brand Vicky Shawe, Chiarelli Milano, Miseno, Jmg Designer, Antonini Milano, Cédille Paris, Karen Suen, Busatti Milano, Mousson Atelier, Misani, Mattia Cielo, Netali Nissim e Mike Joseph oltre ad Alessio Boschi. Lo stesso Boschi e Alessia Crivelli sono i mentori del progetto “The 8”, voluto da Ieg per valorizzare i nuovi talenti italiani e internazionali della gioielleria. I designer scelti per questa edizione provengono da istituti come Ied, Tads - Tarì Design School, e il Master in Storia, Design e Marketing del Gioiello di Arezzo, sono Emma Calce, Lal Dal Monte, Enrico Valenza e 512 LAB (Carolina Lazzaro e Cristiano Di Iorio). In contemporanea, dal 17 al 20 gennaio si svolgerà con ingresso gratuito al pubblico, previa registrazione sul sito, la sesta edizione di VO Vintage, salotto dell’orologeria e della gioielleria vintage di pregio aperto agli esperti, ai collezionisti e agli appassionati.
(Adnkronos) - “La questione di fondo è quella di considerare i gestori della aree protette non come dei dispensatori di soli divieti, come frequentemente viene percepito, bensì come strumento operativo di sviluppo del territorio. Quanto si è discusso è un impegno a superare un limite culturale secondo il quale le aree protette vengono intese come zone in cui vigono soprattutto vincoli e divieti e non opportunità. Questa l’azione di fondo”. Così il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, intervenendo in chiusura degli Stati Generali delle aree protette, evento organizzato dal Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica e da Federparchi. "Si tratta di un'azione culturale che deve far sentire tutti personaggi attivi per il territorio", sottolinea Pichetto. La legge quadro 394/91, "un’ottima legge, 33 anni fa, va adattata ad un modello diverso perché c’è stata una maturazione del sapere, del sentire e anche un peggioramento del quadro economico”, per avere “un nuovo quadro giuridico di indirizzo per i prossimi 20 anni adattandolo anche ai regolamenti europei che dobbiamo rispettare", conclude.