(Adnkronos) - Il segretario generale della Nato Mark Rutte torna a sfidare pubblicamente la Russia di Vladimir Putin. Se Mosca fosse "così idiota" da attaccarci, ha avvertito all'assemblea parlamentare dell'Alleanza atlantica a Lubiana, in Slovenia, la guerra aperta tra Russia e Nato che ne seguirebbe sarebbe "molto diversa" da quella che infuria da poco meno di quattro anni in Ucraina. Con il linguaggio franco che lo caratterizza l'olandese, politico ultra-navigato, è tornato a stuzzicare Mosca, impegnata in una sanguinosa guerra di aggressione all'Ucraina, che dura da poco meno di quattro anni senza che il fronte abbia registrato spostamenti significativi dalla fine del 2022. "Speriamo che non accada mai - ha affermato - ma, se la Russia fosse così idiota da attaccarci, sarebbe guerra aperta tra la Russia e la Nato. Sarebbe diversa dalla guerra tra Russia e Ucraina, per molte ragioni che non posso approfondire ora, perché non vogliamo dare loro vantaggi informativi, ma sarebbe diversa". Anche perché, ma questo Rutte non l'ha detto, si confronterebbero direttamente almeno due potenze nucleari, se non quattro, con tutto quel che ne conseguirebbe. L'Ucraina, invece, ha riconsegnato alla Russia il suo arsenale atomico a metà degli anni Novanta, in cambio di garanzie di sicurezza che, alla prova dei fatti, si sono rivelate insufficienti. Per Rutte, comunque, "siamo molto, molto più forti dei russi. E loro lo sanno". Tuttavia, Mosca si è riarmata con la guerra in Ucraina e la Nato deve evitare di perdere il passo, per evitare al Cremlino prendano piede strane idee. Di qui la spinta al riarmo e all'aumento delle spese nella difesa, non solo per "compiacere gli americani", i quali pure sanno bene che la sicurezza degli Usa passa per "un Atlantico, un'Europa e un Artico sicuri". Per Rutte, in ogni caso, la Russia non è così forte come finge di essere, come dimostra il sostanziale ritiro delle sue navi e dei suoi sommergibili dal Mediterraneo: "La task force del Mediterraneo - ha notato - era una volta un mix di navi di superficie, sottomarini e navi di supporto. Oggi non c'è quasi più alcuna presenza navale russa nel Mediterraneo". Nel Mare Nostrum resta solo, ha continuato Rutte, "una lunga e frammentata presenza russa, che zoppica verso casa. Che cambiamento rispetto al romanzo di Tom Clancy del 1984. La caccia a Ottobre rosso oggi sembra più una caccia al meccanico più vicino", ha sferzato. Tuttavia, ha aggiunto, Mosca resta "profondamente pericolosa" e quindi è "essenziale" prepararsi ad affrontare le "minacce" che ne derivano. Per Rutte, "non dovremmo sottovalutare la minaccia della Russia", ma "non dovremmo nemmeno sopravvalutarne le capacità". I missili ipersonici che la Russia ha sviluppato, ha ribadito Rutte, possono colpire le città europee nel giro di "qualche minuto". Si tratta di missili che viaggiano a velocità Mach 5, cinque volte quella del suono, e che sono difficili da intercettare. Non a caso, il segretario generale ha sottolineato che la Nato dovrà "quintuplicare" gli sforzi nella difesa aerea, che "sappiamo saranno costosi". Allo scopo, i ministri della Difesa dell'Alleanza si ritroveranno dopodomani a Bruxelles per discutere di "come rafforzare ulteriormente la nostra posizione di difesa e deterrenza, anche alla luce dei recenti incidenti", cioè i ripetuti sconfinamenti di aerei e droni, russi o di provenienza non accertata, nei cieli di diversi Paesi Nato. I ministri, in particolare, "discuteranno - ha detto Rutte - dei piani per raggiungere il nuovo obiettivo di investimento nella difesa" fissato all'Aja, cioè una spesa nella difesa 'core' pari al 3,5% del Pil e nella sicurezza pari all'1,5%, entro il 2035, per raggiungere il quale occorreranno "percorsi credibili". I ministri parleranno anche degli "sforzi per aumentare la produzione nella difesa. Tutto ciò contribuisce a garantire che restiamo pronti e in grado di difendere i nostri cittadini". Il segretario generale ha citato ancora una volta Roma, che per un missile russo ipersonico russo, ha sottolineato, dista appena "cinque minuti" da Kiev. E, rivolgendosi al deputato italiano Lorenzo Cesa, ha evidenziato il ruolo importantissimo del governo e del Parlamento italiani nel convincere l'opinione pubblica dell'asserita pericolosità di Mosca. Il politico olandese sa bene che in Italia, come in Spagna e altri Paesi dell'Europa Occidentale e Meridionale, la Russia è vista da buona parte della popolazione in modo molto diverso da come viene vista nei Paesi che hanno provato sulla propria pelle cosa significhi vivere sotto il 'giogo russo', zarista o sovietico. In Italia, in più, c'era il Pci, il più grande partito comunista d'Occidente: i rapporti della Repubblica con l'Urss sono stati a lungo buoni, anche sul piano economico. L'ex premier olandese ha lodato esplicitamente Giorgia Meloni, "amica" dell'Alleanza atlantica, che da destra ha ancorato saldamente il suo governo ad una posizione filoucraina. Quanto a Mosca, il segretario generale ha ricordato ancora una volta che la guerra in Ucraina ha comportato "un costo incredibile: più di milione di russi uccisi o gravemente feriti. Nel 2022 la Russia pensava di poter schiacciare l'Ucraina in pochi giorni: oggi ci troviamo nel quarto anno della sua brutale guerra". La Russia, oggi, "fatica ad avanzare. L'esercito russo è sottoposto ad una enorme tensione", in Ucraina e altrove, ha rimarcato. Rutte ha ripetuto, con altri toni, gli avvertimenti già lanciati a Mosca dalla Polonia, che ha diffidato i russi dal "frignare" se uno dei loro aerei venisse abbattuto sui cieli polacchi. Se gli aerei o gli oggetti volanti russi che sorvolano lo spazio aereo della Nato "costituiscono una minaccia", ha detto il segretario generale, allora "possiamo attuare la soluzione definitiva", cioè abbatterli, altrimenti "li accompagneremo docilmente fuori dal nostro spazio aereo", come hanno fatto gli F35 italiani in Estonia, un modus operandi che, ha evidenziato, "credo sia stato molto saggio". Il contrasto tra quanto sta avvenendo nel Medio Oriente e la guerra che continua a macinare vite in Ucraina non sfugge a Rutte, che ha definito una "grande notizia" la tregua raggiunta nella Striscia di Gaza, con la liberazione degli ostaggi ancora detenuti da Hamas. Una soluzione, ad una guerra scoppiata alle porte dell'Europa, in cui l'Europa non ha sostanzialmente toccato palla: alla guerra hanno posto fine gli Usa di Donald Trump, che appaiono sempre meno interessati ad un ruolo di primo piano nella gestione della guerra in Ucraina. La gestione e gli oneri di quel conflitto, ad oggi, appaiono sempre più affidati agli europei, con il disimpegno progressivo degli Usa dal sostegno a Kiev. Per ora non si intravedono spiragli di pace: Secondo Rutte, "abbiamo ancora molto lavoro da fare in Europa", ma "possiamo costruire sul successo" ottenuto da Trump in Medio Oriente. (di Tommaso Gallavotti)
(Adnkronos) - "Sicuramente la Generazione Z non può essere trascurata. Nonostante quello che potrebbe pensare la maggior parte delle persone, i giovani non si organizzano solo in maniera autonoma, comunicano sicuramente attraverso i social ma poi hanno anche il piacere, soprattutto su certe destinazioni, di rivolgersi alla rete delle agenzie, che sono il nostro partner. Lavorare sulla Generazione giovani vuol dire lavorare con uno spettro verso il futuro e per noi significa essere pronti fin da ora a essere interessanti, appetibili, a fornire ciò che riusciamo a capire che i giovani cercano, sicuramente un discorso molto esperienziale, cose particolari". Ad affermarlo Luca Buonpensiere, titolare di Glamour, Tour operator che da circa 30 anni propone viaggi 'tailor made', su misura, in tutto il mondo a cominciare dalle destinazioni più iconiche. "I giovani hanno comunque bisogno di un consiglio conclusivo su quello che magari già da soli in maniera autonoma hanno cercato e hanno visto. Siamo convinti che quelli che sono i giovani oggi potranno essere poi i nostri clienti consolidati di domani, che avranno anche una spending superiore e si affideranno sempre di più alla nostra consulenza", sottolinea. Dai viaggi alla scoperta di culture diverse, a quelli tematici per soddisfare passioni e curiosità, ai viaggi di nozze indimenticabili o per famiglie con bambini, fino ai tour con guida: per Glamour Tour operator ogni vacanza è un’avventura curata nei minimi particolari, secondo uno standard sofisticato. E i risultati premiano questa strategia. "E' un periodo in cui è certamente difficile lavorare su dati a confronto con periodi precedenti, perché talvolta il mercato è molto irregolare e sembra muoversi in maniera irrazionale. Noi siamo soddisfatti perché abbiamo avuto una crescita sostanziosa, pari al 30% fino all'estate e per l'estate pari a un +25%. Una crescita che continua a sostenerci nel nostro proposito e nel nostro indirizzo, in un mercato dove alcuni nostri competitor hanno lamentato cali", spiega. "In questa irregolarità di mercato - prosegue Buonpensiere - ci sono momenti in cui, stranamente per quelle che sono le tendenze del trade italiano, c'è una spinta nelle conferme con largo anticipo, cosa che noi ci auguriamo sia una costante ma normalmente non lo è per questo mercato. Così abbiamo già una serie di conferme per il 2026 e addirittura per l'estate. Il Capodanno sta funzionando, su alcune destinazioni in questo momento è ancora un po' timido ma non ci preoccupa proprio perché il mercato italiano non è caratterizzato normalmente da una prenotazione molto anticipata e i giochi sono aperti fino a metà novembre". Quanto alle mete più gettonate il titolare di Glamour sottolinea: "Sicuramente le destinazioni calde sono quelle che, come sempre, possono avere un'appetibilità maggiore quando da noi diventa freddo. Poi destinazioni come New York, le destinazioni che offrono cultura ed esperienza, tipo anche il Giappone, o anche l'Africa; ci aspettiamo poi per una programmazione molto spinta per l'Oceano Indiano, quindi Maldive, Seychelles, Mauritius, Zanzibar, che arriverà più avanti". Il sito web di Glamour Tour Operator (www.glamourviaggi.it) è una vera fonte di ispirazione: organizzato secondo offerte segnalate come copertine di magazine patinati, presenta i viaggi con l’appeal dell’esperienza.
(Adnkronos) - Dal cuore dell’Alto Molise, tra le creste appenniniche, alla Valle del Belice, in Sicilia, passando all’entroterra lucano e pugliese: è l’Italia dei 'Parchi del Vento'. Qui, fuori dai circuiti turistici più frequentati, si possono scoprire territori dove gli impianti eolici non solo sono laboratori di transizione ecologica ma anche attrattori di turismo. A raccontarlo sono i 29 impianti selezionati da Legambiente, di cui 7 nel 2025, al centro della quarta edizione della guida turistica 'Parchi del Vento', realizzata dall’associazione ambientalista con il contributo di Agsm Aim, Rwe, Winderg, il patrocinio di Anev, e presentata oggi alla Fiera Internazionale del Turismo a Rimini. “Per contrastare l’emergenza climatica e migliorare le condizioni sociali del nostro Paese - commenta Katiuscia Eroe responsabile energia di Legambiente - è fondamentale non solo far crescere la produzione da rinnovabili e rendere finalmente il nostro sistema energetico libero da carbone, petrolio e gas, escludendo l’inutile e costoso ritorno al nucleare, ma anche fare in modo che queste tecnologie portino sempre più vantaggi ai territori e alle comunità. Con la nostra guida turistica Parchi del Vento, grazie alla collaborazione di diversi partner, raccontiamo a cittadini, turisti, curiosi ma anche imprese e amministrazioni come ciò sia possibile perché un parco eolico, se ben integrato con il territorio, può essere un volano per attirare curiosità verso i territori in cui sono ospitati, valorizzando le attività esistenti”. “Intorno ai parchi eolici che raccontiamo all’interno della Guida Parchi del Vento - aggiunge Sebastiano Venneri, responsabile turismo di Legambiente - stanno nascendo sempre di più opportunità interessanti, come percorsi ciclopedonali, passeggiate a cavallo, il passaggio del Giro d’Italia. Ma anche impianti perfettamente integrati con vitigni e uliveti e che permettono di riscoprire tradizioni e culture storiche, ormai dimenticati da molti. Questi impianti sono la dimostrazione che integrare nuovi impianti nel paesaggio è non solo possibile ma anche una sfida che può essere affrontata solo con il consenso delle comunità attraverso forme innovative e affascinanti di valorizzazione delle risorse locali”. Legambiente ricorda che in Italia l’eolico svolge un ruolo sempre più rilevante, arrivando ad agosto 2025 a quota 13.356 MW di potenza installata, di cui 685 realizzati nel 2024 e 337 nel 2025, in grado di produrre, nel 2024, complessivamente 22.068 GWh/a di energia elettrica, pari al fabbisogno di circa 8,1 milioni di famiglie. Un numero che negli ultimi vent’anni è cresciuto passando da 1.131 MW del 2004 ai numeri attuali, permettendo a questa tecnologia di produrre il 17,2% del totale prodotto da fonti rinnovabili e di fornire un contributo rispetto ai consumi complessivi italiani pari al 7%. "Per accelerare la diffusione dell’eolico, sia a terra sia a mare, occorre però snellire e velocizzare gli iter autorizzativi coinvolgendo sempre più comunità e territori, semplificando anche la normativa per il repowering degli impianti esistenti", avverte l'associazione.