(Adnkronos) - Si è svolto questa mattina, presso la Sala Di Carlo del Consiglio regionale del Lazio, l’evento di presentazione del progetto “Il Difensore Civico sui Banchi di Scuola”, un’iniziativa nata per avvicinare i giovani al ruolo e alle funzioni del Difensore civico, promuovendo la conoscenza dei diritti dei cittadini e degli strumenti di tutela disponibili. Ad aprire i lavori è stato Marino Fardelli, Difensore civico della Regione Lazio e Presidente del Coordinamento nazionale dei Difensori civici delle Regioni e delle Province Autonome italiane, che ha sottolineato come “portare il Difensore civico nelle scuole significa seminare cultura della legalità, del rispetto e della partecipazione civica”. L’incontro ha visto la partecipazione di importanti rappresentanti istituzionali: Antonello Aurigemma, Presidente del Consiglio regionale del Lazio e della Conferenza delle Assemblee Legislative delle Regioni e delle Province Autonome italiane; Civita Di Russo, Vice Capo di Gabinetto Vicario del Presidente della Regione Lazio; Pasquale Ciacciarelli, Assessore regionale del Lazio; Luciano Mario Crea, Presidente della V Commissione Cultura, spettacolo, sport e turismo; Luciano Nobili, Presidente della Commissione Speciale Pnrr e grandi eventi. A portare un contributo di riflessione e testimonianza anche ambassador del progetto provenienti dal mondo della cultura, della ricerca e dello spettacolo: Sara Manfuso, opinionista televisiva; Giulia Paolella, dottoranda di ricerca ed ex partecipante al programma “La pupa e il secchione”; Carlotta Delicato, chef e vincitrice di “Hell’s Kitchen Italia”. A chiudere il panel, gli interventi di Fabio Tagliaferri, Presidente Ales, e Edith Gabrielli, Direttrice Generale dell’Istituto Vive, che hanno sottolineato come arte, cultura e diritto possano diventare un volano per la crescita civica e sociale dei giovani. L’iniziativa rappresenta il primo passo di un percorso che porterà il Difensore civico del Lazio a dialogare direttamente con studenti e istituti scolastici del territorio, attraverso incontri, laboratori e momenti di confronto dedicati ai temi dei diritti, della cittadinanza attiva e della giustizia sociale. L'invito è alle scuole del Lazio e ai docenti interessati a far partecipare i propri studenti visitando la pagina del sito del Difensore civico
(Adnkronos) - La Calabria, e il suo patrimonio olivicolo, non possono più considerarsi 'zona franca' dalla xylella. E' l'allarme che lancia Cia Calabria sottolineando che "47 ulivi infetti individuati a Cagnano Varano, nel Gargano, rappresentano un punto di svolta negativo nella diffusione della Xylella fastidiosa. La malattia, che ha colpito duramente il Salento dal 2013, dimostra di non arrestarsi: le condizioni climatiche favorevoli e la mobilità degli insetti vettori suggeriscono che la Calabria non può più considerarsi 'zona franca'. Anche la Basilicata, con la presenza di sottospecie del batterio in prossimità dei confini pugliesi, mostra come l’infezione possa penetrare da settori contigui, aumentando il rischio per i territori olivicoli calabresi", sottolinea l'organizzazione agricola. E per Cia Calabria non c'è più tempo da perdere: "il mondo agricolo calabrese, le istituzioni regionali e centrali e le strutture tecniche devono stabilire un programma di prevenzione attiva che anticipi l’epidemia, anziché rincorrerla. Serve nomina di un Commissario straordinario nazionale dotato di poteri semplificati e risorse dedicate, capace di coordinare le misure su scala nazionale e regionale. È imprescindibile che la Regione Calabria, attraverso gli assessorati competenti, istituisca un piano regionale d’emergenza, con protocolli sanitari aggiornabili e tempestivi. Occorre inoltre che il Governo centrale riconosca alla Calabria lo status di regione 'a rischio elevato' e attivi fondi straordinari di sorveglianza, ricerca e compensazione in caso di danni. Il dialogo con l’Unione Europea deve tradursi in finanziamenti aggiuntivi per la regione che sarà bersaglio imminente del batterio", continua Cia. La Calabria, ricorda Cia, vanta una delle più antiche e raffinate tradizioni olivicole italiane, dove cultivar come la Carolea, la Roggianella o la Ciciarello costituiscono non solo una risorsa economica, ma anche culturale e paesaggistica. "Questa eredità la rende essenziale e al tempo stesso vulnerabile. Le mappe di rischio agronomico mostrano che molte aree della regione – in particolare le fasce collinari e le zone costiere con clima mite – sono compatibili con la sopravvivenza e la diffusione del batterio. È un dato che non lascia spazio all’improvvisazione: ogni azione deve partire ora, con decisione e coerenza", spiegano da Cia Calabria. Secondo gli esperti dell'organizzazione agricola "dal fronte sperimentale e dai territori pugliesi emergono indicazioni che in Calabria dovrebbero diventare prassi consolidate. Il monitoraggio continuo, con controlli mirati e analisi fitosanitarie su piante sospette, è la prima barriera efficace. Qualora si individuino piante infette, l’azione tempestiva di eradicazione e l’istituzione di zone tamponi circostanti possono impedire che il batterio si diffonda. Contemporaneamente, intervenire sui vettori, in particolare la Philaenus spumarius, la 'sputacchina', con interventi agronomici (lavorazioni leggere superficiali, diserbo programmato) e trattamenti mirati è fondamentale per ridurre la pressione infettiva". Secondo Cia Calabria "un altro pilastro è la gestione del verde spontaneo e delle piante ospiti. Terreni incolti, bordi di strade, fossi e aree non curate offrono habitat ideali per il vettore; mantenerli puliti e ben gestiti è un impegno che deve riguardare non solo gli agricoltori, ma anche le amministrazioni locali e gli enti territoriali. In questo senso, la prevenzione è una responsabilità collettiva", sottolinea ancora l'organizzazione. E per Cia in un contesto di rischio crescente, i vivai che operano con materiali certificati e sani diventano un presidio fondamentale. Abbiamo vivai anche in Calabria che storicamente rappresentano un punto di riferimento importante per gli agricoltori: producono piante certificate, garantiscono qualità genetica e fitosanitaria e sono impegnati da generazioni nell’evoluzione tecnica del vivaismo. Per Maria Grazia Milone, presidente di Cia Agricoltori Italiani Calabria Centro, “la qualità è lo strumento per superare le difficoltà e vincere le sfide insieme. Il vivaio è punto di partenza della filiera produttiva agroalimentare, per cui per ottenere produzioni di qualità è necessario partire da piante di qualità. Per piante di qualità intendo piante certificate, cioè sane e certe dal punto di vista genetico. Queste sono garanzie necessarie che un imprenditore agricolo deve avere per fare un impianto remunerativo, che duri nel tempo, che abbia bisogno di minori input e che produca di più e meglio", sottolinea. Ma per Cia Calabria "un ruolo strategico in questa sfida è affidato al servizio fitosanitario regionale, il quale con un attento e capillare monitoraggio potrebbe scongiurare la presenza del batterio e/o tempestivamente individuare ed eradicare un primo focolaio. Per fare questo, però, è necessario che al Servizio fitosanitario regionale, da anni sottodimensionato, venga riconosciuto il ruolo che ricopre e le diverse funzioni che svolge. È necessario che questo comparto venga potenziato: avere un numero maggiore di ispettori, maggiori risorse e un dirigente dedicato", sottolinea l'associazione. La lotta alla Xylella non può essere delegata solo agli agronomi e agli agricoltori: serve una mobilitazione istituzionale forte, secondo Cia per la quale "la Calabria ha oggi l’occasione, forse l’ultima, per mobilitarsi prima che l’infezione varchi i suoi confini, ammesso che non lo abbia già fatto, visto che finora non sono stati fatti controlli sufficienti per asserire questo con sicurezza. Il comparto olivicolo regionale, la cui crescita negli ultimi decenni è stata costante, rischia di subire danni irreparabili. L’avvento del batterio e il diffondersi della malattia impatterebbero sulla tradizione, la bellezza del panorama e sull’economia che si basa in modo consistente sull’olivicoltura", lancia l'allrme l'associazione. Per il presidente regionale di Cia Calabria Nicodemo Podella "se il meccanismo di difesa è messo in moto oggi, con responsabilità e visione collettiva, si può sperare di evitare che la Xylella tenga il destino della Calabria nelle sue spire. La chiamata è alle istituzioni, agli agricoltori, alle filiere, e alla stessa società civile affinché, insieme, costruiscano una barriera di prevenzione che salvi il nostro patrimonio verde dalle ombre di un batterio implacabile.
(Adnkronos) - Sono state due giornate di grande partecipazione e sensibilizzazione quelle del 18 e 19 ottobre all’Oriocenter di Bergamo, dove i volontari di Aido Provinciale Bergamo, supportata da Cial – Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio, con il progetto internazionale “Ogni Lattina Vale”, hanno dato vita a una raccolta speciale di lattine in alluminio. L’iniziativa ha voluto celebrare i 50 anni di Aido Bergamo, unendo l’impegno per la promozione della donazione di organi e tessuti con la diffusione della cultura del riciclo e della sostenibilità. La collaborazione tra Cial e Aido Bergamo testimonia come realtà diverse possano trovare punti di contatto importanti, dando vita a progetti dal forte valore sociale e ambientale. Da un lato la missione di Aido, nata proprio a Bergamo nel 1971 e cresciuta fino a diventare un punto di riferimento nazionale, dall’altro il progetto “Ogni Lattina Vale”, promosso in Italia da Cial e attivo oggi in 16 Paesi europei oltre che in Brasile, Stati Uniti ed Emirati Arabi, con l’obiettivo di avvicinarsi al 100% di raccolta delle lattine anche fuori casa. Presso lo stand informativo Aido all’interno del centro commerciale, i cittadini hanno potuto portare le proprie lattine usate e scoprire da vicino i benefici del riciclo, oltre a visitare un originale manufatto realizzato interamente con lattine riciclate. “Ogni Lattina Vale” ha accompagnato questa ricorrenza speciale sottolineando che ogni lattina riciclata è un gesto che fa bene all’ambiente, proprio come ogni adesione ad Aido rappresenta un dono che può salvare vite umane. Da oltre trent’anni, la raccolta delle lattine in alluminio rappresenta per Aido Bergamo una tradizione virtuosa, portata avanti da gruppi locali, oratori, comunità e volontari. Un impegno che unisce educazione ambientale e solidarietà concreta: in Italia, il riciclo degli imballaggi in alluminio ha raggiunto un tasso del 68,2% nel 2024, con oltre 442.000 tonnellate di CO₂ evitate rispetto alla produzione primaria. Nel solo territorio bergamasco, l’iniziativa ha portato alla raccolta di 2,5 tonnellate di lattine in alluminio, raggiungendo in totale circa 40 tonnellate raccolte negli anni, trasformando un gesto semplice in un esempio concreto di partecipazione e cittadinanza attiva. “Negli ultimi anni, grazie alla raccolta lattine, Aido Bergamo ha potuto unire due forme di dono: quello che restituisce vita e quello che tutela l’ambiente” – racconta Everardo Cividini, Presidente del gruppo Aido di Grassobbio (BG) – “Ogni sacco di lattine consegnato è frutto del lavoro di decine di volontari, famiglie, oratori e comunità locali che da anni credono nella forza di un gesto semplice. La nostra speranza è che queste azioni continuino a coinvolgere sempre più persone, perché solo insieme possiamo costruire una cultura del dono davvero completa”. “Siamo orgogliosi di aver affiancato Aido Bergamo in un’iniziativa così importante – commenta Stefano Stellini, Direttore Generale di Cial.“Questa collaborazione dimostra come sia possibile creare sinergie capaci di moltiplicare i risultati: da un lato rafforzando la cultura del riciclo con ‘Ogni Lattina Vale’, dall’altro sostenendo il messaggio di solidarietà promosso da Aido. È proprio dall’incontro tra realtà diverse che nascono esempi concreti di comunità sempre più responsabili e attente al futuro.”