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(Adnkronos) - L'Italia batte 4-1 Israele, conquista la terza vittoria in quattro partite e resta al comando del gruppo 2 di Lega A di Nations League. Al 'Bluenergy Stadium' di Udine gli azzurri si impongono grazie alle reti di Retegui su rigore al 41', Di Lorenzo al 54' e 79' e Frattesi al 72'; di Fani al 66' il gol della bandiera per gli ospiti. Nell'altro match del gruppo 2 di Lega A vittoria per 2-1 della Francia in Belgio. In classifica i ragazzi di Spalletti si confermano al comando con 10 punti, poi Francia a 9, Belgio a 4 e Israele ultimo senza punti. Durante gli inni nazionali il non particolarmente numeroso pubblico presente fischia quello israeliano. Fischi anche al momento della stretta di mano tra i due ct, Luciano Spalletti e Ben Shimon. Poi si parte e il tema della partita è chiaro sin dai primi minuti con gli azzurri che gestiscono il possesso palla e gli ospiti chiusi in difesa che puntano sulle ripartenze. Il primo tiro è israeliano con una conclusione di Gloukh: palla fuori non di molto. Al 14' Italia vicina al vantaggio, Retegui va in profondità e calcia a tu per tu con Glazer, gran parata del portiere israeliano. Al 18' bella combinazione Raspadori, Frattesi, Retegui e conclusione dell'attaccante dell'Atalanta, Glazer si fa trovare ancora pronto e devia in angolo. Al 20' incursione di Tonali che arriva a tu per tu con Glazer che ancora una volta ha la meglio e salva i suoi. Alla mezz'ora altra opportunità per l'Italia, cross basso e teso dalla sinistra di Dimarco, non ci arriva Frattesi, sul secondo palo Retegui calcia e manda sull'esterno della rete. Israele prova a reagire con un altro tentativo di Gloukh e palla nuovamente oltre la traversa. Al 35' sugli sviluppi di un corner, Glazer allontana in uscita, palla sui piedi di Raspadori che ci prova di prima intenzione, palla oltre la traversa. Al 37' cross di Di Lorenzo, Retegui gira di testa ma la sua conclusione finisce fuori. Gli sforzi dell'Italia vengono premiati al 41' grazie a un calcio di rigore concesso per fallo su Tonali. Dagli 11 metri Retegui non sbaglia: 1-0 per gli azzurri. Al 43' Italia vicinissima al raddoppio, Retegui serve Raspadori all'altezza del dischetto ma l'attaccante del Napoli perde la coordinazione e va a terra senza calciare a rete. Si riparte con due cambi: Ricci per Fagioli nell'Italia e Jaber al posto Kanichowsky per Israele. Il leit motiv dell'incontro non cambia: padroni di casa all'attacco con l'obiettivo di chiudere la partita e ospiti in difesa. Al 9' il raddoppio azzurro: dagli sviluppi di un calcio di punizione di Raspadori, Di Lorenzo salta più in alto di tutti e batte di testa Glazer. Al quarto d'ora calcio d'angolo ben calciato da Tonali, arriva Frattesi che però mette fuori. Al 19' doppio cambio per Shimon: escono Haziza e Madmon, entrano Khalaili e Gropper. Al 21' Israele accorcia le distanze. Direttamente da calcio d'angolo Abu Fani mette in rete con Vicario disturbato da Baltaxa ma per l'arbitro è tutto regolare. Al 23' tentativo di testa di Bastoni, con Glazer che devia in angolo. Al 27' gli azzurri calano il tris con Frattesi. Ancora Dimarco da sinistra crossa sempre rasoterra, di prima intenzione il centrocampista dell'Inter batte Glazer. Al 29' doppio cambio azzurro con Udogie e Maldini al posto di Dimarco e Raspadori. Esordio in nazionale per il figlio d'arte. Con Cesare, Paolo e Daniel, quella Maldini è la prima parentela diretta con ben tre giocatori (nonno, padre e figlio) nella storia dell’Italia. Sono trascorsi 22 anni e 118 giorni dall’ultima gara con l’Italia di Paolo e 61anni e 1 giorno dall’ultima di Cesare. Al 34' poker azzurro, altra bellissima azione dell'Italia: Maldini per Udogie, cross arretrato, arriva Di Lorenzo che controlla, calcia e segna la sua doppietta. Al 39' bella giocata di Maldini che riceve al limite rientra sul destro e calcia con palla fuori di poco. Un minuto dopo altro cambio di Spalletti con Lucca, anche lui al debutto in azzurro, al posto di Retegui. Al 41' problema a una caviglia per Frattesi che esce dal campo sostituito da Buongiorno.
(Adnkronos) - "Questo è l'inizio di un lavoro, un lavoro importante perché al centro del lavoro di Confindustria e di Federmanager ci sono le persone e le aziende, questi sono il vero motore del Paese. Noi oggi abbiamo una vivacità su questo tema, una vivacità che porta 10.000 aziende italiane già a lavorare con l'intelligenza artificiale, però ci sono un 50% delle aziende che ancora all'interno della propria azienda non hanno fatto nemmeno un'ora di formazione sull'intelligenza artificiale, avendo anche a disposizione i fondi. E qui si crea il grande divario tra le grandi aziende che sono strutturate e le piccole e medie aziende italiane che sono la linfa di questo Paese. Bisogna aiutarle e fare capire l'importanza di questo tema, evitare un Paese a due velocità" sull'Ia. Cosi Stefano Cuzzilla, presidente di 4.Manager e di Federmanager, aprendo l'evento per la presentazione del VI rapporto dell'Osservatorio di 4.Manager 'Intelligenza Artificiale. Cambiamento culturale e organizzativo per imprese e manager: nuove traiettorie della managerialità', oggi a Roma in occasione dell'apertura dell'anno accademico della Pontificia Università Antonianum. Secondo Cuzzilla "è chiaro che il lavoro che vediamo davanti è complicato, però l'intelligenza artificiale non è un'innovazione tecnologica come altre, sarà dirompente nella gestione dell'azienda, nella governance. E noi dobbiamo cercare di formare l'intelligenza umana per governare l'intelligenza artificiale, se no rischiamo di avere problemi su cui noi di Federmanager, ma anche le aziende, sono preoccupate", ha sottolineato. Il rischio in futuro secondo Cuzzilla "è quello di avere delle persone che in azienda non sono più adeguate, e quello sarà un grande problema. Ci dobbiamo lavorare oggi, fare un reskilling di queste persone, a formarle, a prepararle. Noi dobbiamo cercare, e lo facciamo come Sistema Paese, come Federmanager insieme a Confindustria, Federmanager, parlando con le istituzioni, con il governo, per far capire che da questa grande trasformazione non può discendere il mettere all'angolo le persone più deboli in azienda, le persone più deboli all'esterno della società, glii anziani, che già hanno problemi sul digitale", ha aggiunto. Secondo Cuzzilla "noi dobbiamo far sì che queste cose siano di evoluzione e di aiuto per loro, non siano delle cose che le emarginano in una maniera non recuperabile. Abbiamo l'eccellenza dei nostri imprenditori e dei nostri manager, questa volta loro sono chiamati a fare uno sforzo importante per il nostro Paese. Quello dell'intelligenza artificiale è un cambio che se lo governiamo può far ripartire bene questo Paese", ha concluso.
(Adnkronos) - "Noi siamo partiti 5 anni fa, dichiarando come prima strategia dell'azienda 'People First', con l'ambizione di creare un posto di lavoro dove le persone tornino a lavorare ogni giorno un po’ più felici". Così Antonio Fazzari, general manager and chief operating officer di Fater, spa fondata nel 1958 da Francesco Angelini e dal 1992 joint venture paritetica tra Gruppo Angelini e Procter & Gamble, intervenendo al panel 'Verso un nuovo welfare aziendale' al Salone della Csr in corso a Milano. "All’inizio -ricorda Fazzari- questo ha generato un po' di panico perché effettivamente è difficile misurare la felicità; però poi per noi è stata una straordinaria opportunità di riorientare tutto ciò che facciamo". Così "abbiamo iniziato a condurre survey, anche se lo strumento più potente di ascolto è sedersi con una persona, guardarsi negli occhi e dire 'Come stai?, Come cambiamo l’azienda?'. Questo processo di ascolto, davvero molto intenso, ci ha dato il coraggio di fare cose importanti e anche coraggiose: la prima, quattro anni fa, che sembrava un azzardo, è stata quella di aprirci al lavoro ibrido cinque su cinque per tutte le mansioni che lo permettono, che vuol dire che in Fater le persone possono scegliere il luogo e l’orario di lavoro, che la qualità del lavoro si misura da come costruisce business e come sviluppi il tuo team. E non da dove lavori o, ancora peggio, da quanto lavori". "Questa cosa -aggiunge- è stata la prima pietra di un cambiamento più generale perché sfida ad avere fiducia nelle persone, a dar loro delega e a invertire un po’ il sistema tradizionale. Per noi è stata anche una misura di inclusività perché ad esempio i genitori di bimbi in età scolare possono andare a prendere i loro bimbi a scuola, aiutarli nei compiti e i care giver, che devono necessariamente trovare nuove soluzioni di incrocio tra vita personale e professionale, hanno potuto trovare il modo di assistere i loro genitori o i loro cari".