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(Adnkronos) - In Calabria il centrodestra conquista il bis nel secondo 'round' delle regionali, dopo il voto nelle Marche, mentre a fine novembre toccherà a Campania, Veneto e Puglia. A ottenere la riconferma è l'azzurro Roberto Occhiuto, che, dopo le dimissioni rassegnate lo scorso luglio a seguito dell'inchiesta per corruzione che lo vede coinvolto, non incontra ostacoli nel ritorno alla guida della Cittadella. Un successo netto, che arriva a pochi giorni dalla vittoria del meloniano Francesco Acquaroli nelle Marche, e con margini ancora più ampi: Occhiuto stacca di oltre quindici punti Pasquale Tridico, candidato del Movimento 5 Stelle e del campo largo, che esce fortemente ridimensionato da questo voto. Una vittoria che spinge il centrodestra a guardare avanti, puntando innanzitutto a chiudere definitivamente il capitolo delle candidature per Campania, Veneto e Puglia. Tra i primi a intervenire è la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che, postando un selfie con Occhiuto, sottolinea come "anche in Calabria gli elettori hanno riposto la loro fiducia nella coalizione di centrodestra, confermando Occhiuto", e parla di "un risultato importante a riconoscimento dell'azione di buongoverno che continueremo a portare avanti per il benessere del territorio e dei cittadini". Con Occhiuto festeggia Antonio Tajani, dal comitato alle porte di Cosenza. "La vittoria di Forza Italia e di Roberto Occhiuto. La vittoria del centrodestra unito. Per la Calabria e per la sua gente", dichiara a caldo, postando sui social un video della festa azzurra. Poi analizza il voto: "La sinistra ha deciso di schierarsi molto a sinistra, non esiste più il centrosinistra, esiste solo la sinistra. Questo significa che c'è grande spazio al centro" e "Forza Italia cresce perché stiamo occupando lo spazio al centro", osserva, con parole che servono anche a marcare la differenza rispetto alla destra di governo, rappresentata da Fdi e Lega. Poi, sollecitato sulle prossime regionali, aggiunge, con riferimento al candidato in Campania: "Sarà Cirielli? Si vedrà, ci dobbiamo allargare al centro, siamo stabilmente la seconda forza politica del centrodestra. Siamo diversi dai nostri alleati, combattiamo battaglie in comune, come la riforma della giustizia, ma noi siamo liberali", rivendica. Anche per Maurizio Gasparri il nome di Cirielli resta un'ipotesi sul tavolo, ma gli azzurri preferirebbero un candidato non politico: "Siamo più propensi all’allargamento verso la società civile, ma quella di Cirielli è una delle ipotesi possibili". Si toglie qualche sassolino dalle scarpe l'altro vicepremier, Matteo Salvini, che preferisce tornare al tema degli scontri di piazza, al centro del dibattito politico degli ultimi giorni, trovando un trait d'union con la Calabria: "Da una parte chi protesta, devasta le città e attacca le Forze dell'Ordine, dall'altra i cittadini che pensano al bene del proprio territorio. Avanti tutta", scrive sui social. Poi aggiunge: "I cittadini calabresi, con il proprio voto, hanno detto SÌ alla concretezza e alle infrastrutture, a cominciare dal Ponte sullo Stretto". Gli equilibri tra le forze di maggioranza nella regione in cui si è confermato Occhiuto vedono l'affermazione netta di Forza Italia. Fratelli d'Italia, a spoglio ancora parziale, si attesterebbe intorno all'11% dei consensi, circa la metà di Forza Italia (intorno al 21%), che, sommata alla lista 'Occhiuto presidente' (circa il 14%), porta il 'blocco azzurro' sopra il 33%. Intorno al 10% si colloca la Lega di Matteo Salvini. Ora l'attenzione si sposta sui prossimi appuntamenti elettorali di novembre, in Campania, Puglia e Veneto. In Campania, sull'onda del risultato calabrese, si registra un'accelerazione sul nome di Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri in quota Fdi, che dovrebbe ormai essere pronto a correre per la successione di De Luca. Nelle scorse ore, al viceministro sarebbero arrivate assicurazione per un paracadute in caso di sconfitta: Cirielli potrebbe guidare - se perdente con Fico - l'opposizione in Consiglio regionale, in cambio di un ruolo nella formazione delle liste politiche del 2027 dentro Fdi. In Veneto, il piano inclinato porta dritto al nome di Alberto Stefani, vicesegretario della Lega, su cui Salvini da tempo insiste. Forza Italia però, forte anche del trionfo, può dare le carte in Puglia, dove prende di nuovo forza il nome del coordinatore regionale di Fi, il deputato Mauro D'Attis. Un rebus che superato l'ostacolo Calabria a pieni voti, potrebbe essere sciolto in un vertice tra i leader nazionali del centrodestra, previsto in settimana. E sempre in settimana - probabilmente mercoledì - potrebbe tenersi a Palazzo Chigi una riunione di maggioranza con i leader della coalizione, questa volta incentrata sulla manovra economica, alla presenza del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti: un ulteriore banco di prova su cui i partiti del centrodestra misureranno ancora una volta i loro rapporti di forza.
(Adnkronos) - La proposta di legge quadro sugli interporti, attualmente all’esame della Camera per la sua terza lettura, presenta “possibili profili di conclamata illegittimità costituzionale” e dunque va corretta o potrebbe ledere la stabilità economica degli interporti attualmente esistenti. A sostenerlo è una relazione tecnico-giuridica dello studio legale Donativi e Associati, fornita alla Camera di Commercio di Padova, di cui si è discusso durante un seminario organizzato a Milano a cui hanno preso parte le Camere di Commercio di Padova e Milano; Confindustria Trasporti, Logistica e Industria del Turismo e della Cultura; Fermerci e Assologistica. Sulla base di questa relazione tecnica, da Padova, sede del secondo interporto italiano (con 45 milioni di capitale sociale), si alza un allarme e un appello: fare rete per avviare tutte le iniziative istituzionali e politiche necessarie al fine di “chiedere una revisione radicale della legge, in difesa del sistema economico locale e nazionale”. Sulla base della relazione tecnica, la tesi è che la proposta di legge sugli interporti, per come è scritta attualmente, sia interpretabile in un modo che rischierebbe di fatto di colpire la solidità finanziaria degli interporti efficienti e virtuosi, penalizzando di fatto i più performanti. La proposta di legge, approvata in terza lettura dalla commissione Trasporti della Camera e in attesa di essere discussa in Aula a Montecitorio per quella che potrebbe essere l’approvazione definitiva, introduce la definizione di rete nazionale degli interporti come infrastruttura strategica di interesse pubblico, limitandone il numero massimo a trenta e attribuendo al ministero delle Infrastrutture, di concerto con un Comitato nazionale per l’intermodalità, poteri di indirizzo e programmazione sulle scelte gestionali. La pdl inoltre nel comma 2 dell’articolo 5 - ed è questa la norma su cui si sofferma il parere tecnico e di cui alcuni interporti stanno chiedendo a Parlamento e Governo la revisione - se interpretata in modo strettamente letterale finirebbe per obbligare i gestori degli interporti già operativi a farsi carico – anche con risorse proprie – della realizzazione di nuovi scali e dell’adeguamento strutturale di quelli esistenti. Secondo il parere giuridico dello studio legale Donativi e Associati, proprio questa norma dà, per come è scritta, a una interpretazione secondo la quale gli attuali interporti più virtuosi dal punto di vista finanziario dovrebbero sobbarcarsi a proprie spese la realizzazione di altri interporti. La norma, così interpretata, si tradurrebbe in una compressione della libertà di iniziativa economica (art. 41 Cost.), e violerebbe inoltre l’articolo 3 (principio di uguaglianza) perché discriminerebbe il gestore di interporto rispetto a proprietari non gestori e ad altri operatori del settore dei trasporti e della logistica, imponendogli oneri incompatibili con altri doveri legali e precludendo la possibilità di raccogliere capitali privati e finanche di accedere alla quotazione in mercati regolamentati. Inoltre, secondo il parere tecnico giuridico, violerebbe anche gli articoli 42 e 47 della Costituzione perché imporrebbe oneri anche a carico di interporti privati o, indirettamente, di soci privati di interporti a partecipazione pubblica; e gli articoli 23 e 53, perché si tradurrebbe nella imposizione di un onere senza sufficiente copertura legislativa. "Questa legge introduce un approccio dirigista che mina alle fondamenta la libertà di iniziativa economica sancita dall’articolo 41 della Costituzione – dichiara Antonio Santocono, presidente della Camera di Commercio di Padova e di Unioncamere Veneto, nonché presidente di InfoCamere – Imporre agli attuali gestori di finanziare e realizzare nuove infrastrutture senza alcuna garanzia di ritorno economico significa scoraggiare investimenti, ridurre la competitività del settore e penalizzare territori come il nostro che hanno saputo sviluppare modelli virtuosi di interporto. Chiediamo quindi a gran voce a Parlamento e Governo di sanare questa stortura legislativa con un emendamento correttivo del comma 2 dell’articolo". La Camera di Commercio di Padova denuncia inoltre il rischio di discriminazione tra operatori: "La norma - aggiunge Santocono - colpisce in modo sproporzionato i gestori esistenti, lasciando invece esenti altri soggetti che pure operano nella logistica e nei trasporti. Così si mortifica il ruolo delle eccellenze già consolidate e si mettono a repentaglio posti di lavoro e progetti di sviluppo sostenibile che diversi interporti italiani hanno saputo promuovere negli anni", conclude.
(Adnkronos) - Si è conclusa a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento, la settima edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, con l’ultimo panel dal titolo 'Democrazia è partecipazione', durante il quale sono stati premiati giovani e organizzazioni giovanili. Il Festival, dice il suo direttore Leonardo Becchetti, co-fondatore di NeXt Economia, "non è un evento, ma un movimento: c’è prima e c’è dopo e mette in moto tutta una serie di percorsi che vanno dal consumo e risparmio responsabile, al lavoro sull’amministrazione condivisa, fino all’impegno sui territori, anche nelle aree interne, per promuovere partecipazione, cittadinanza attiva e impegno dei cittadini per il bene comune. È molto importante che non ci sia solo la sensibilità di un giorno, pure importante, come quella che abbiamo avuto in questi giorni, ma che questa sensibilità si traduca in un impegno quotidiano di tutti". Per Augusto dell’Erba, presidente Federcasse–Bcc, "ogni volta che teniamo questo incontro registriamo risultati importanti. Quest’anno abbiamo affrontato il grande tema della democrazia partecipata, che è di straordinaria attualità per quello che avviene nel mondo, probabilmente frutto di un deficit di democrazia nei Paesi nei quali questi eventi drammatici si verificano. Noi, con l’economia civile e con il Festival, cerchiamo di far comprendere come, oltre l’azione della beneficenza e della filantropia, esista un’economia che produce un beneficio collettivo: il bene comune". Il Festival, aggiunge Maurizio Gardini, presidente Confcooperative, "è stato un grande momento di riflessione, importante per il Paese e per le forze che sono protagoniste dell’economia civile e sociale. Dove l’impresa mette al centro de proprio modello lo sviluppo dei territori e della persona. Logica diversa dalla remunerazione degli utili e del capitale. E poi riappropriarsi e trasferire al Paese l’importanza e la necessità di contrastare una deriva verso l’astensione, verso la non partecipazione – che è una perdita di democrazia – significa riconfermare una scelta economica che è anche una grande scelta politica e sociale: partecipare".