ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - Stasera, sabato 11 ottobre, in prima serata su Canale5 l’appuntamento è con una nuova puntata di ‘Tu si que vales’ e con nuove eccellenti performance di artisti di tutte le età e provenienti da tutto il mondo. Uno show ricco di artisti capaci di dimostrare tutto il loro talento. Tra questi: maghi, mentalisti, ballerini, acrobati, cantanti, attori, sportivi, giocolieri…pronti a esibirsi sul palco per provare a conquistare il sì dalla giuria composta da: Maria De Filippi, Paolo Bonolis, Rudy Zerbi, Luciana Littizzetto e Sabrina Ferilli che oltre a ricoprire il ruolo di giudici sono pronti anche ad accendere il palco con esilaranti esibizioni in cui si divertono a vestire i panni di grandi artisti della scena musicale nazionale e internazionale. Con loro superospiti: la conduttrice tv Alessia Marcuzzi, la giornalista Cesara Buonamici, la cantante Noemi, l’attrice e cantante Romina Power e la Iena e conduttore tv Nicolò De Devitiis. A condurre lo show l’affiatato trio formato: Giulia Stabile, Alessio Sakara e Martin Castrogiovanni.
(Adnkronos) - La transizione dalla scuola al lavoro continua a rappresentare uno dei nodi più critici del sistema economico e sociale italiano. I dati dell’ultima Indagine Inapp-Plus, condotta su oltre 45.000 individui, evidenziano come la difficoltà di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro sia legata non solo a fattori economici, ma anche a limiti strutturali e culturali che riducono le possibilità di realizzazione personale e professionale. Tra i giovani tra i 18 e i 29 anni – circa 3,9 milioni di persone – quasi la metà (44%) considera il lavoro un modo per guadagnare, mentre il 29% lo percepisce come una necessità e solo il 26% come un’occasione per realizzarsi. Una visione che riflette un cambiamento profondo: il lavoro tende a perdere la sua valenza identitaria e sociale, risultando spesso precario, frammentato e poco riconosciuto. Le disuguaglianze di origine familiare continuano a pesare in modo significativo. I giovani provenienti da famiglie con più elevato capitale culturale e relazionale mostrano maggiori possibilità di inserimento e di crescita professionale. Al contrario, chi proviene da contesti meno favoriti incontra maggiori ostacoli (34%) e spesso resta intrappolato in percorsi lavorativi discontinui o a bassa qualificazione. Il problema delle retribuzioni inadeguate emerge con forza: circa un terzo dei giovani ritiene insoddisfacenti le offerte di lavoro disponibili, soprattutto per i salari troppo bassi. Seguono la scarsa qualità dell’inquadramento, la mancata coerenza tra titolo di studio e mansione e, non da ultimo, la diffusione di rapporti di lavoro irregolari o instabili. A pesare sono anche le difficoltà logistiche e relazionali: nei piccoli centri incidono gli spostamenti e la carenza di reti professionali, mentre nelle grandi città cresce il divario di riconoscimento e di prospettiva. Le giovani donne segnalano una maggiore attenzione alla flessibilità oraria e alla possibilità di lavoro da remoto, ma anche una persistente difficoltà nel conciliare i tempi di vita e di lavoro, con un’offerta aziendale ancora insufficiente sul piano del welfare e della conciliazione familiare. Il contesto familiare resta un fattore decisivo nella qualità delle opportunità. I giovani con meno risorse economiche e culturali si dichiarano più spesso insoddisfatti per il livello di inquadramento e per la scarsa possibilità di crescita, mentre chi dispone di un background familiare più solido tende a privilegiare la coerenza tra competenze, interessi e percorsi occupazionali. "Serve un nuovo patto generazionale - sottolinea Natale Forlani, presidente dell’Inapp - capace di restituire al lavoro un significato pieno, come fattore di identità e partecipazione sociale. E' necessario connettere orientamento, formazione, impresa e conoscenze, per soddisfare i fabbisogni collettivi e le aspettative personali offrendo più lavori dignitosi, stabili e coerenti con i loro talenti. L’andamento della domanda di lavoro, che risulta superiore all’offerta di lavoratori disponibili - anche per le professionalità più qualificate - apre nuove opportunità e tende a favorire un miglioramento delle condizioni retributive complessive". Le evidenze raccolte delineano dunque un quadro che va oltre la sola dimensione economica. Restituire valore al lavoro e alle competenze delle nuove generazioni è la condizione essenziale per costruire un futuro non fondato sulla mera sopravvivenza, ma sulla realizzazione personale e sociale.
(Adnkronos) - Il settore privato italiano è pronto ad assumere un ruolo guida nella transizione digitale, orientandola verso modelli di sviluppo capaci di coniugare profitto, benefici ambientali e sociali e creazione di valore condiviso. È questo il messaggio chiave che emerge dal position paper 'La transizione digitale a supporto della sostenibilità del business: rischi e opportunità', promosso da Un Global Compact Network Italia (Ungcn Italia) e realizzato con il contributo di 47 imprese aderenti all’iniziativa Onu. Il documento è stato presentato oggi a Milano, in occasione della tredicesima edizione del Salone della Csr e dell’Innovazione Sociale. Il position paper di Ungcn Italia mette in evidenza che il digitale è uno strumento ma il fine deve restare la sostenibilità del business, intesa nelle sue dimensioni ambientale, sociale e di governance. Le tecnologie digitali, se correttamente indirizzate, possono generare benefici concreti per le imprese: maggiore efficienza operativa, riduzione dei costi, accesso a dati strategici, relazioni più efficaci con gli stakeholder e processi produttivi più green e circolari. “La transizione digitale è una delle grandi trasformazioni del nostro tempo e ci impone una riflessione profonda su come guidare l’innovazione affinché sia al servizio della sostenibilità - ha dichiarato Filippo Bettini, presidente Ungcn Italia - In un contesto di forte instabilità, è essenziale che le imprese mantengano salda la propria visione strategica. Digitalizzazione, Intelligenza Artificiale e nuovi modelli tecnologici devono diventare strumenti concreti per generare impatti positivi, in tutte le dimensioni Esg. Per farlo è necessario un approccio sistemico, che affronti i rischi e valorizzi le opportunità. La dimensione digitale impatta trasversalmente l’organizzazione aziendale, richiedendo una governance integrata, investimenti in formazione e una rinnovata attenzione ai soggetti più vulnerabili. Le aziende italiane stanno mostrando un forte dinamismo, ma l’integrazione piena delle tecnologie digitali richiede uno sforzo comune, coordinato, e una cultura dell’innovazione realmente capillare e inclusiva”. “Il nostro position paper nasce per offrire a imprese e decisori una chiave di lettura sulla transizione digitale intesa come leva per rafforzare la sostenibilità del business - ha detto Daniela Bernacchi, Executive Director Ungcn Italia - Tra le priorità individuate vi è la necessità di tradurre l’Ai Act europeo in linee guida operative, capaci di supportare le aziende nell’adozione etica e trasparente dell’intelligenza artificiale. A tutto questo si aggiungono rischi trasversali che non possono essere ignorati: il divario digitale, le fragilità generazionali e la carenza di competenze adeguate. Affrontarli richiede un impegno condiviso tra imprese e istituzioni, con un investimento deciso nella formazione interna e in politiche di supporto capaci di accompagnare tutte le categorie di lavoratori in questo cambiamento”.