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(Adnkronos) - Lo Stadio dei Marmi, per una notte, ha rivisto una vecchia amica. Ieri sera, venerdì 5 dicembre, l'iconico impianto che ha ospitato le Olimpiadi di Roma 1960 e che è stato rinominato 'Pietro Mennea', in onore di uno dei più grandi atleti italiani di sempre, ha ospitato la Fiamma olimpica che in queste settimane attraverserà l'Italia fino alle Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026. Ma lo Stadio dei Marmi, per una notte, non è stato teatro di gare e medaglie, ma di un concerto che ha portato sul palco alcuni dei più importanti artisti del momento di fronte a centinaia di persone: il "COCA-COLA MUSIC FEST – Il Viaggio della Fiamma Olimpica", il grande evento gratuito organizzato da Coca-Cola per celebrare l’inizio del Viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026. Un viaggio simbolico che, per 63 giorni, unirà persone, territori e una comunità in tutta Italia. La sorpresa arriva a inizio serata. Eddie Brock, che sarà protagonista al prossimo Festival di Sanremo, porta 'Non è mica te', singolo da milioni di stream e che gli è valso un biglietto per l'Ariston. Dopo di lui arriva un'artista che quella Fiamma l'ha trasportata oggi per le strade di Roma: Noemi. La cantante si è esibita con alcuni dei suoi brani più iconici, ultimo, ma non per importanza, 'Se t'innamori muori', struggente inno d'amore presentato all'ultimo Festival di Sanremo. Con lei, sul palco, è salito Carl Brave per cantare 'Makumba', il fortunato singolo del 2021. Poi tocca all'artista romano cantare 'OCCHIAIE' e 'Merci'. Ma se il freddo non sembrava dare sosta, nessuno migliore dei The Kolors per scaldare la serata. 'Tu con chi fai l'amore', 'ITALODISCO' e una folla in delirio. "Per me sarà un onore trasportare la Fiamma a Pompei, mio nonno da piccolo mi faceva leggere i nomi dei tedofori del passato e pensare che ora possa esserci anche il mio mi riempie d'orgoglio", è stato il commosso ricordo di Stash al termine dell'esibizione. Chi pensava che la serata fosse finita, si sbagliava di grosso. Acclamato da un pubblico in delirio, Tananai ha fatto il suo ingresso con 'Veleno' e 'Ragni', per poi alzare i decibel con 'Bella Madonnina'. "Ok, io vado, buona serata", è stato il suo (scherzoso) saluto, accompagnato dalla disperazione della piazza, che, almeno quella canzone, se l'aspettava. Tra mani al cielo e coppie abbracciate, 'Tango' è stato il vero omaggio del cantante alle statue dello Stadio dei Marmi, con cui lui qualcosa, a quanto dice, la condivide: "Ho lo stesso fisico". E giù risate. Il piatto forte, però, arriva alla fine. Pelliccia e occhiali da sole, così Mahmood si prende la scena e non la molla più. Prima 'RA TA TA', poi la nostalgia sanremese si fa sentire e allora ecco 'Soldi' e 'TUTA GOLD', con tanto di coreografie annesse. "Wow, è uno dei posti più fighi in cui ho mai cantato", è stato il commento, tra una hit e l'altra, della popstar più europea della nostra musica, che la Fiamma la trasporterà nella sua Milano. E come dargli torto. (di Simone Cesarei)
(Adnkronos) - L’Italia delle filiere vale 2.600 miliardi di euro, quasi 500 miliardi di export e oltre 17 milioni di occupati. Ma il nuovo rapporto dell’Osservatorio 4.Manager, 'Le filiere produttive nell’era della conoscenza aumentata', mostra che la competitività non si misura più solo in produzione: oggi si misura nella capacità di generare, trasferire e proteggere conoscenza lungo le catene del valore. “Il nostro sistema produttivo - afferma Stefano Cuzzilla, presidente di 4.Manager - ha gli asset per abitare il futuro: creatività, tecnologia, filiere che generano valore. Ma nella quinta rivoluzione industriale la competitività cresce solo se questi asset si parlano. Quando saperi e competenze circolano, il sistema diventa generativo, non estrattivo: entra uno e può uscire mille. È la logica dell’impresa 5.0: dobbiamo rafforzare le leve che la alimentano, dalle politiche di filiera alla cultura d’impresa, dalle piattaforme condivise a una leadership capace di integrare persone e tecnologie. In questo modo l’Ai diventa un vero moltiplicatore di crescita e posiziona il nostro Paese tra i protagonisti della competizione globale nella nuova economia della conoscenza”. Il Rapporto lo dice chiaramente: la cultura di filiera non è un lascito del passato, è la strategia d’adattamento al futuro in cui le imprese capofila sono gli hub strategici del sistema: definiscono la direzione, diffondono standard, accelerano l’innovazione e innalzano la qualità dell’intera catena del valore. Questi sistemi produttivi non sono più catene lineari, ma ecosistemi cognitivi. A questa lettura qualitativa si affianca un’analisi economica che ne misura la portata reale. Le filiere ad elevata rilevanza sistemica individuate da Istat - dall’Agroalimentare all’Energia, dalla Farmaceutica all’Abbigliamento, dalla Meccanica all’Ict - generano oltre il 56% del valore aggiunto nazionale e il 67% dell’export, mostrando come la forza dell’Italia risieda nella capacità di integrare produzione, mercati internazionali e conoscenza. Nei comparti a maggiore intensità cognitiva la produttività per addetto varia dai 269.000 euro della Chimica, ai 137.000 euro della Metallurgica. Questi ambiti rappresentano oggi una componente essenziale dell’economia nazionale, contribuendo in modo determinante alla capacità di crescita del sistema produttivo. Per sostenere questo modello di sviluppo, il Rapporto individua i fronti strategici su cui l’Italia è chiamata a progredire, mostrano margini di miglioramento rilevanti- -Digitale. Il processo di trasformazione digitale è in corso, ma presenta livelli di adozione ancora contenuti. L’8,2% delle imprese utilizza l’Ai integrata nei propri processi produttivi (Ue 13,5%) e il 45,8% della popolazione possiede competenze digitali di base (Ue 55,6%). I servizi pubblici digitali per le imprese si collocano su valori prossimi alla media europea (80,9% contro 86,2%). -Etica, Governance dell’AI e Cybersicurezza. Resta cruciale anche il tema della governance dell’Ai, strettamente legato alla cybersicurezza come componente essenziale dei sistemi produttivi avanzati. Quasi un’impresa su quattro segnala che gli aspetti etici rappresentano un ostacolo all’adozione dell’Ai, in particolare per la necessità di definire standard su protezione dei dati, trasparenza algoritmica e responsabilità nelle decisioni automatizzate. A questo si aggiunge la crescente attenzione alla sicurezza informatica: filiere più digitalizzate richiedono infrastrutture resilienti e capacità di prevenire attacchi che possono compromettere flussi informativi strategici. -Capitale manageriale e competenze: i manager del futuro come orchestratori della conoscenza. Il tema delle competenze e del capitale manageriale rappresenta uno snodo decisivo per la competitività dei sistemi produttivi. Il disallineamento tra domanda e offerta di profili qualificati è evidente soprattutto nelle posizioni ad alta complessità: nel 2024 quasi il 10% delle nuove assunzioni dirigenziali riguarda i Supply Chain Manager - profili che combinano competenze manageriali e specializzazioni in Ict, dati e sostenibilità – ma oltre il 50% delle imprese segnala difficoltà nel reperirli. A questo si aggiungono squilibri strutturali: oltre il 40% dei dirigenti ha più di 55 anni e solo il 22% è donna, fattori che limitano l’ingresso di nuove professionalità nei ruoli apicali. La fotografia del tasso di managerialità - che misura la presenza e l’intensità dell’azione dei dirigenti nelle filiere - conferma quanto il capitale manageriale sia un moltiplicatore competitivo. Le filiere ad alta intensità cognitiva, come Chimica (274), Ict (238) e Farmaceutica (231), registrano i valori più elevati, mentre Turismo (24), Logistica e Costruzioni (57) evidenziano una capacità più limitata di attivare innovazione e crescita. In questo scenario emerge con chiarezza il profilo del manager del futuro, destinato a diventare un vero orchestratore della conoscenza: non un semplice specialista verticale, ma una figura capace di leggere i cambiamenti, connettere competenze eterogenee e trasformare dati, tecnologie e saperi in direzione strategica. Per Stefano Cuzzilla, “sostenere l’evoluzione del Made in Italy significa affrontare una nuova fase competitiva che richiede una vera cultura di filiera, politiche industriali innovative di Sistema e un dialogo istituzionale più solido". "Una direzione pienamente coerente con la mission di 4.Manager, che punta a diffondere cultura d’impresa e a rafforzare le competenze necessarie a far crescere le filiere come ecosistemi integrati”, sottolinea. Su questa visione si articolano le tre direzioni operative fondamentali per i prossimi anni. Primo asse, infrastrutture della conoscenza: servono piattaforme di dati condivisi, standard comuni, un Osservatorio permanente sulle filiere del Made in Italy e strumenti di skills intelligence per aiutare le imprese a identificare rapidamente le competenze manageriali di cui hanno bisogno. Secondo asse, trasformazione digitale delle imprese: è necessario accelerare la digitalizzazione delle pmi, integrarle nelle reti delle grandi imprese capofila e sostenerle nell’adozione dell’intelligenza artificiale lungo tutti i passaggi delle filiere produttive. Terzo asse, capitale manageriale: il Paese deve investire sui manager del futuro attraverso Academy, percorsi di upskilling e reskilling, esperienze in filiere diverse e programmi di mentorship che favoriscano ricambio generazionale e diffusione delle competenze chiave. "Parlare oggi di filiere nell’era della Conoscenza Aumentata - dichiara Giuseppe Torre, responsabile scientifico dell’Osservatorio 4.Manager - significa riconoscere che questi sofisticati ecosistemi produttivi non sono più semplicemente 'trasformatori di materia', ma ecosistemi cognitivi che trasformano i saperi in 'saper fare' e il 'saper fare' in prodotti e servizi di elevatissimo valore. Se osserviamo le filiere da questa prospettiva, allora la politica industriale deve spostare il baricentro: non solo incentivi agli investimenti materiali, ma costruzione di data space di filiera, rafforzamento delle competenze dei leader e valorizzazione dei settori ad alta intensità di conoscenza".
(Adnkronos) - Cerved Rating Agency ha assegnato ad Agsm Aim un Rating Esge pari ad A, in rialzo rispetto alla precedente valutazione (BBB). L’agenzia di rating italiana, specializzata nella valutazione del merito creditizio e del grado di sostenibilità degli operatori economici, ha infatti riconosciuto al Gruppo un’alta capacità di gestione delle variabili di rischio e delle opportunità Esg. Dall’analisi, basata sulla rendicontazione di sostenibilità dell’anno 2024 e sul confronto con il cluster 'Utilities', emerge come Agsm Aim abbia rafforzato i presidi in ambito sociale, proseguito e pianificato investimenti rilevanti nelle fonti rinnovabili, nella digitalizzazione delle reti e nell’ampliamento dei servizi smart, oltre ad aver definito una nuova pianificazione di obiettivi Esg per una governance orientata alla creazione di valore sostenibile nel lungo periodo. Di seguito, in sintesi, le motivazioni che hanno portato al raggiungimento di questo riconoscimento. Sul piano ambientale, Agsm Aim adotta una Politica per la Tutela dell’Ambiente, che integra principi e linee guida in materia di sostenibilità. In crescita gli investimenti a favore della transizione energetica, tra cui il parco eolico di Monte Giogo, l’impianto di produzione di idrogeno verde di Marghera e il revamping della centrale di cogenerazione di Borgo Trento. Il sistema di gestione ambientale si conferma solido grazie alla presenza delle certificazioni Iso 14001 per la grande maggioranza dei siti operativi del Gruppo e il conseguimento della Iso 50001 per Agsm Aim Power e Agsm Aim Calore. In crescita la valutazione della dimensione social, data dalla conferma di un’elevata contrattualizzazione a tempo indeterminato che assicura una forte stabilità occupazionale ai collaboratori del Gruppo, con un tasso di assunzioni superiore al turnover in uscita e un incremento delle ore di formazione pro capite. Il welfare aziendale è giudicato di alto livello, grazie a misure come benefit tradizionali e flessibili, smart working, part-time post maternità e l’attivazione di uno sportello psicologico. Il report valorizza inoltre l’impegno di Agsm Aim sulla parità di genere, confermato dall’ottenimento della certificazione Uni/PdR 125:2022 per la Capogruppo, e dall’avvio di programmi formativi e survey sul gender empowerment e sull’inclusione. Migliorata la valutazione di Agsm Aim nella governance, che si posiziona al di sopra della mediana del settore. Il Gruppo dispone di un organo di governo pluralistico, con adeguate competenze industriali ed Esg. La rendicontazione di sostenibilità del 2024 è stata redatta secondo i principi Esrs e sulla logica della doppia materialità. Il giudizio considera anche l’introduzione di target Esg nei meccanismi di premialità del management, l’adozione del Green Financing Framework a supporto degli investimenti in rinnovabili e digitalizzazione, e la presenza di un sistema di gestione anticorruzione strutturato (Modello 231), che si sta orientando verso la certificazione Iso 37001.