(Adnkronos) - Per diventare un accademico esperto di genocidio bastano 30 dollari. Con questa rivelazione, Eitan Fischberger, giornalista israeliano, ha creato un terremoto che ha portato alla chiusura dell’account X della Iags, International Association of Genocide Scholars. La Iags in questi giorni è stata citata dalle più autorevoli testate internazionali per la pubblicazione di una dichiarazione formale: la gran parte dei suoi aderenti, definiti 'accademici esperti della materia', ritiene che la guerra di Israele contro Hamas costituisce genocidio secondo la definizione delle Nazioni Unite. Ma oggi su quel gruppo di oltre 600 membri (non è chiaro quanti reali e quanti fittizi) si è abbattuto un danno reputazionale notevole. La Iags nasce nel 1994 con l’obiettivo dichiarato di promuovere lo studio scientifico del genocidio, contrastare il negazionismo e favorire la cooperazione internazionale tra storici, giuristi, sociologi e studiosi di diritti umani. Fondata da un gruppo di ricercatori ispirati dal lavoro pionieristico dello psicologo Israel Charny e di altri accademici degli anni ’80, l’associazione è cresciuta negli anni fino a contare oltre 600 membri distribuiti nei cinque continenti. L’associazione ha avuto un ruolo nel consolidare i genocide studies come campo di ricerca autonoma, sostenendo conferenze, pubblicazioni e prese di posizione ufficiali su casi storici e contemporanei: Ruanda, Bosnia, Myanmar. Ma negli ultimi anni l’organizzazione è stata accusata da più parti di aver perso credibilità, trasformandosi in terreno di scontro politico più che accademico. La frattura è esplosa tra il 2023 e il 2025, dopo gli attacchi terroristici del 7 ottobre e l’inizio delle operazioni israeliane a Gaza, anni in cui la Iags ha approvato una serie di risoluzioni altamente controverse. Fino ad arrivare alla settimana scorsa: l’86% dei membri avrebbe definito "genocidio" le azioni di Israele a Gaza. La presa di posizione ha suscitato l’entusiasmo di Hamas, che ha subito diffuso la notizia sui suoi canali, e indignazione in Israele, con un portavoce del ministero degli Esteri che ha definito la risoluzione “deprecabile”. A irrompere nel dibattito, una serie di tweet di Eitan Fischberger, ricercatore israeliano, che ha indagato sulla reale natura dell’associazione, definita sui media internazionali “principale gruppo di accademici in questo campo scientifico”. Fischberger ha dimostrato che chiunque può diventare membro della Iags semplicemente versando una quota di iscrizione di 30 dollari, senza alcuna verifica di titoli accademici o pubblicazioni scientifiche. Non servono un PhD, una peer review o un curriculum: basta una carta di credito. La scoperta ha fatto emergere casi paradossali di profili fittizi o satirici accettati come membri, tra cui il pupazzo "Cookie Monster", un Adolf Hitler residente in Palestina e l’imperatore Palpatine di Guerre Stellari. Fischberger stesso, dopo aver aderito per smascherare la pratica, ha visto il proprio account disattivato, mentre il sito della Iags oscurava le pagine dei membri e l’account ufficiale su X veniva sospeso. Il caso sta iniziando ad avere eco globale, inserendosi in un dibattito più ampio sulla politicizzazione delle organizzazioni accademiche dedicate ai diritti umani e ai conflitti. Il Dipartimento di Stato americano, sotto la spinta di Donald Trump e Marco Rubio, nelle scorse settimane ha espresso preoccupazione per la deriva di alcuni enti di ricerca, accusati di amplificare narrazioni ideologiche e di alimentare l’antisemitismo. Shany Mor, docente alla Reichman University in Israele, ha definito l’intera vicenda il prodotto di “due anni di cattiva ricerca e gerrymandering concettuale”, segnalando un problema strutturale di rigore metodologico nel settore.
(Adnkronos) - Il mondo del lavoro cambia rapidamente, ma il sistema formativo italiano fatica ancora a tenere il passo. Pur in presenza di investimenti in orientamento e nel potenziamento dell’offerta didattica, permane un divario rispetto ai reali fabbisogni espressi dal mercato, con effetti sulla capacità del Paese di valorizzare le competenze disponibili. Le immatricolazioni universitarie per l’anno accademico 2024/2025 confermano una tendenza consolidata: crescono le iscrizioni nei corsi con minori sbocchi occupazionali – come psicologia (+94% negli ultimi dieci anni), lettere e filosofia (+46%), scienze della formazione (+46%) e arte e design (+40%) – mentre restano insufficienti quelle in settori chiave come ingegneria, informatica ed economia. Ogni anno mancano oltre 22 mila laureati in ingegneria, 14 mila in ambito economico e 7 mila in quello medico-sanitario. Un divario che rischia di ampliarsi, mettendo in difficoltà le imprese nella ricerca di competenze adeguate. È quanto emerge dalla nota della Fondazione studi consulenti del lavoro, 'Formazione e lavoro: un gap destinato a crescere', che analizza i dati occupazionali e scolastici tra il 2019 e il 2024 e ne proietta le criticità fino al 2029. A un anno dalla laurea (dati AlmaLaurea), il tasso di occupazione varia sensibilmente a seconda del percorso scelto: si passa dal 93,4% per ingegneria industriale e 92,6% per informatica, al 79,8% per giurisprudenza, 71,6% per lingue, 68,7% per arte e design, 61,5% per l’area umanistica e 60% per psicologia. Un dato che sorprende, soprattutto considerando che nello stesso periodo l’occupazione giovanile è aumentata. Tra il 2019 e il 2024 il tasso per i 18-29enni è salito dal 39,1% al 42,7%, con un incremento ancora più marcato tra i laureati (dal 48,7% al 55,3%). Un progresso ancora insufficiente a colmare il divario tra competenze disponibili e richieste. Ma non solo. Permane uno squilibrio di genere: nei corsi di educazione e formazione le donne sono il 93,8% degli immatricolati, mentre restano poco presenti nei percorsi tecnico-scientifici, quelli con le maggiori opportunità di impiego. Lo stesso disallineamento si osserva nella scuola secondaria: nell’anno scolastico 2024/2025 oltre il 51% degli studenti ha scelto un liceo, mentre gli istituti professionali – più aderenti ai fabbisogni occupazionali – si fermano al 15,4%, in calo del 19,3% rispetto al 2018/2019. Nel quinquennio 2025-2029, secondo Unioncamere, le imprese avranno bisogno ogni anno di oltre 135 mila diplomati da percorsi professionali, ma il sistema ne fornirà solo 70 mila. Si prevede così una carenza strutturale di circa 65 mila unità l’anno, soprattutto nei settori dell’edilizia, meccanica, elettrico, agroalimentare e amministrazione. Gli interventi su orientamento e offerta formativa, seppur significativi, non si sono ancora tradotti in un impatto concreto sull’allineamento tra formazione e occupazione. “Va costruito un ponte solido tra scuola e lavoro, affinché ogni giovane possa accedere a percorsi di studi realmente in linea con le esigenze del mercato del lavoro", ha dichiarato Rosario De Luca, presidente del consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro. “In molte aree del Paese, infatti, l’offerta formativa resta carente, soprattutto nei settori tecnicoscientifici, e non tutte le famiglie hanno la possibilità di sostenere costi importanti legati agli studi universitari fuori sede. È importante investire in un sistema formativo di prossimità e coerente con i fabbisogni occupazionali, in grado di valorizzare i talenti e accompagnarli verso opportunità concrete”, ha concluso.
(Adnkronos) - “Iren è una società all'avanguardia in termini di innovazione e sostenibilità, molto radicata sul territorio. Il ritorno in Italia con il suo programma Emtn di 5 miliardi ci inorgoglisce. Si inserisce all'interno della nostra iniziativa di rimpatrio degli emittenti obbligazionari su borsa italiana”. A dirlo Maurizio Pastore, responsabile della quotazione debito e fondi per il gruppo Euronext, in occasione della ‘Ring the Bell Ceremony’ organizzata a Palazzo Mezzanotte da Iren. È stata l’occasione per celebrare la costituzione del nuovo Programma Emtn (Euro Medium Term Notes). Iren ha rinnovato il proprio Programma incrementando l’ammontare massimo da 4 a 5 miliardi di euro. Il Prospetto informativo relativo al Programma è stato approvato da Consob e ha ottenuto il giudizio di ammissibilità alla quotazione sul Mercato telematico delle obbligazioni (Mot) da parte di Borsa Italiana. “Il mercato obbligazionario è in crescita - prosegue Pastore - c'è molta domanda da parte degli investitori e un'offerta importante anche di emittenti. Su questa base abbiamo insistito per rimettere Borsa Italiana e il mercato del capital market italiano al centro dell'attenzione”. I risultati non si sono fatti attendere: “Da novembre 2024 ad oggi, sono tornati 15 emittenti con programmi da circa 120 miliardi di cui già 9 emessi. Pertanto è importante rivitalizzare questo settore dove eravamo già forti” conclude.