(Adnkronos) - La tregua tra Ucraina e Russia rimane lontana, un accordo per porre fine alla guerra al momento è utopia. La mediazione degli Stati Uniti non sembra produrre risultati apprezzabili e Donald Trump, in questa situazione, potrebbe anche farsi da parte. A recapitare il messaggio è il segretario di Stato americano, Marco Rubio, dopo gli incontri avuti a Parigi con rappresentanti europei e di Kiev. "Decideremo nei prossimi giorni" se la pace in Ucraina "è fattibile", dice il numero 1 della diplomazia a stelle e strisce. "Noi dobbiamo decidere nei prossimi giorni se la pace è fattibile o meno e se non è possibile dovremo passare ad altro, perché gli Stati Uniti hanno altre priorità. Se non è possibile porre fine alla guerra in Ucraina, dovremo andare avanti", dice Rubio prima di imbarcarsi sul volo per Washington. La linea dell'amministrazione Trump, espressa più volte anche dal presidente, è chiara. "Non è la nostra guerra. Non l'abbiamo iniziata noi. Gli Stati Uniti hanno aiutato l'Ucraina negli ultimi tre anni e vogliamo che finisca, ma non è la nostra guerra - scandisce Rubio -. Il presidente (Donald Trump) ha trascorso 87 giorni ai massimi livelli di questo governo impegnandosi ripetutamente per porre fine a questa guerra. Ora stiamo raggiungendo un punto in cui dobbiamo decidere e determinare se questo è possibile o meno. Ed è per questo che stiamo coinvolgendo entrambe le parti". Gli Stati Uniti sono vicini a finalizzare l'accordo con Kiev per le terre rare ucraine. L'obiettivo principale di Trump, che mira ad assicurarsi risorse minerarie per le aziende americane, è vicino. C'è quindi spazio per cedere almeno parzialmente il testimone diplomatico: Londra, Parigi e Berlino potrebbero "contribuire a compiere progressi e avvicinarci alla risoluzione" del conflitto, dice Rubio. "Credo che Regno Unito, Francia e Germania possano aiutarci a far progredire la situazione e avvicinarci a una soluzione. Ho trovato le loro idee molto utili e costruttive", aggiunge. Per ora, uno dei pilastri dell'azione negoziale americana è rappresentato da Steve Witkoff, inviato speciale di Trump per la Russia, poco apprezzato da Kiev. Per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Witkoff contribuisce a diffondere la disinformazione russa mostrando un feeling 'eccessivo' con la linea di Vladimir Putin. Le ultime dichiarazioni riportate dal Wall Strret Journal, c'è da scommetterci, non modificheranno il giudizio di Zelensky. "La Russia potrebbe ottenere alcune regioni, ma non tutte", dice Witkoff, che la scorsa settimana ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin. Secondo l'inviato di Trump, "all'Ucraina potrebbe importare meno di alcune regioni se sono di lingua russa". Zelensky ha affermato che non riconoscerà mai il dominio russo su alcun territorio ucraino, una posizione sostenuta dalla stragrande maggioranza degli ucraini, ricorda il giornale americano. L'inviato statunitense aveva dichiarato in precedenza a Fox News di aver già avuto tre incontri con Putin. Witkoff ha osservato che i loro recenti colloqui a San Pietroburgo gli avevano permesso di comprendere che Putin desiderava una "pace permanente". Secondo l'inviato statunitense, i "cosiddetti cinque territori" (Crimea, le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, le regioni di Kherson e Zaporozhzhia) sono cruciali per la risoluzione del conflitto. Putin e Witkoff si sono incontrati a San Pietroburgo l'11 aprile. L'incontro, durato oltre quattro ore, si è concentrato sulla situazione in Ucraina. Putin ha ripetutamente chiesto la risoluzione del conflitto ucraino, sottolineando la necessità di tenere conto degli interessi della Russia nell'affrontare le cause profonde della crisi.
(Adnkronos) - "Abbiamo condotto un sondaggio su circa 300 pmi italiane per capire quali sono le priorità dei prossimi 12 mesi nel gestire e affrontare il clima di grande incertezza che stiamo vivendo. Negli ultimi mesi c’è stato un fattore moltiplicatore dell’incertezza dovuto in primis al tema dei dazi, ma anche alle previsioni sull’andamento del pil. Dal sondaggio emergono tre elementi: il primo è quello del contenimento della base costi per frenare la spinta inflazionistica, il secondo è quello di consolidare i ricavi cercando nuovi mercati, il terzo quello di adattarsi a questo clima di enormi incertezze". Queste le parole di Pierpaolo Mamone, consumer products sector leader Deloitte, intervenendo, questa mattina a Bologna, al seminario organizzato da Ibc, l’Associazione industrie beni di consumo, 'Industria dei beni di consumo ed evoluzione del contesto competitivo. Strumenti e soluzioni per la trasformazione digitale'. L’incontro, organizzato in collaborazione con GS1 Italy e con la stessa Deloitte, si inserisce nel piano di iniziative messe a terra da Ibc per promuovere l’innovazione delle imprese associate, in particolare piccole e medie, e rafforzare la collaborazione tra i comparti produttivo e distributivo. “La digitalizzazione - prosegue Mamone - è una delle leve principali per implementare l’innovazione, ma un’azienda su due dice che non ha avviato e non intende avviare nei prossimi mesi la trasformazione digitale. Tra i motivi ci sono gli ingenti investimenti economici e la mancanza di competenze tecnologiche interne. Si tratta di miti da sfatare perché esistono soluzioni per limitare i costi e le competenze possono essere acquisite dall’esterno”. Le piccole e medie imprese italiane dovranno poi punteranno poi “sull’organizzazione dei processi. Questo significa che l’organizzazione dovrà essere rivista per avere strutture più reattive in grado di prendere decisioni più veloci anche inserendo delle figure nuove che vanno a coprire ruoli che spesso nelle piccole aziende sono scoperti”, conclude.
(Adnkronos) - Gruppo Cap, la green utility che gestisce il servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, aderisce al Green Energy Day 2025, la giornata nazionale dedicata alla transizione energetica, alle rinnovabili e all’efficienza energetica, organizzata dal Coordinamento Free e promossa da Legambiente, con l’obiettivo di offrire ai cittadini l'opportunità di scoprire da vicino come i rifiuti si trasformano in risorse per il territorio. Sabato 12 aprile, dalle 10:30 alle 12, sarà possibile visitare l’impianto di Bresso-Niguarda, un esempio concreto di economia circolare dove i fanghi di depurazione delle acque reflue vengono trasformati in biometano, un combustibile rinnovabile e sostenibile. Durante la visita guidata, articolata in due turni da 45 minuti ciascuno, i partecipanti potranno scoprire le attività legate alla depurazione delle acque e il processo di digestione anaerobica, attraverso il quale i fanghi vengono stabilizzati e trasformati in biogas. Quest’ultimo, ricco di metano, viene successivamente purificato fino a diventare biometano, pronto per essere immesso nella rete come energia pulita. L’impianto di Bresso-Niguarda rappresenta un hub avanzato nella produzione di energia rinnovabile, con una capacità di upgrading potenziata nel 2024 a 155 Sm3/ora di biometano prodotto. Il sito è stato il primo depuratore in Italia connesso alla rete nazionale con immissione di biometano prodotto da fanghi di depurazione, e dal 2019 a oggi sono stati prodotti circa 2,8 milioni di mc di biometano. La partecipazione alla visita è gratuita ma soggetta a prenotazione obbligatoria entro mercoledì 9 aprile, scrivendo all’indirizzo simone.gal@gruppocap.it.