Orgoglio & Storyboard
Da tempo il Dir. Mktg Livio De Nutis assisteva desolato all’ormai inarrestabile processo degenerativo che investiva la comunicazione all’interno della filiale italiana della multinazionale automobilistica. Non che
altrove si sguazzasse nella modernità, non che la brand perception e
l’awareness fossero tematiche davvero prioritarie ad altre latitudini
aziendali, per essere onesti. Purtuttavia, l’infiacchimento di ogni vocazione
al nuovo ed al distintivo, il prevalere di una logica prudenziale e conservativa
che non raramente sconfinava nel panico più paralizzante, trovava nella
Livio’s company un caso di scuola (o meglio ancora di dopo-scuola) quanto
mai emblematico, una worst practice frequentemente foriera di involontaria
comicità.
L’idea che la comunicazione, nelle sue differenti declinazioni (e nonostante
evidenze tangibili a comprova) potesse concorrere alle fortune aziendali (sia
in termini di brand building che di governo del posizionamento, quanto sul fronte
del fatturato) era ormai praticamente tramontata. Una generalizzata miopia (=eufemismo,
v. più correttamente alla voce “cecità”) portava a
concepire il marketing communication mix solo in termini burocratici, obbligatori,
difensivi. Il presidio reputazionale, assolutamente condivisibile e prioritario
nelle sue logiche, era divenuto ormai un idolo al quale sacrificare qualunque
anelito di proattività, coraggio, orientamento all’innovazione.
In un contesto che sarebbe stato, oltre tutto, quanto mai propizio, con gli altri
attori sul mercato ondivaghi, tentennanti e confusi. Se solo ci fosse stata un
po’ più di determinazione, se soltanto si fosse riattivato (troppo
tardi ormai) un principio di delega specialistica quotidianamente ribadito
e quotidianamente rinnegato, si sarebbe potuto costruire un vantaggio competitivo
fondamentale, forse incolmabile.
E invece no, notte fonda. Bastava entrare negli uffic i della Comunicazione,
per accorgersene in un batter d’occhio: chi si fosse aspettato ragazzotti
grintosi, pieni di entusiasmo, focalizzati sulla generazione di idee, sarebbe
rimasto miseramente deluso. Depauperata di ogni centralità, defraudata
di ogni valenza strategica e tattica la Comunicazione (con la c minuscola) era
ormai ricettacolo di anime perse alle soglie del pensionamento, che portavano
un contributo di indicibile, nefasto grigiore. Memorie, protocolli e ordini
di servizio avevano preso stabilmente il posto del furore creativo, evocativo,
immaginifico, business-centrico. E dire che pornmobile.onlinein pubblico, ai convegni e nelle
occasioni importanti, il top management (che secondo tradizione su simili argomenti
parlava senza nulla sapere) aveva il suo spendersi che “per noi la comunicazione è una
variabile fondamentale in ogni condizione di mercato, ed anzi è proprio
nelle dinamiche critiche che l’investimento può fare la differenza…”.
Chiacchiere, che se le porta via il vento. I budget, un tempo fiore all’occhiello
dell’azienda, erano tristemente appassiti , affetti da nanismo progressivo
fino ad assumere dimensioni degne di un supermercato di provincia. Pochi spiccioli,
peraltro dirottati impropriamente attraverso pratiche a dir poco opache su iniziative
a valore aggiunto zero. Né c’era da stupirsi in alcun modo di ciò,
considerato che alle riunioni sul budget con la Casa Madre, quelle nelle
quali ci sarebbe stato da battagliare con le unghie e con i denti per strappare
risorse non voluttuarie ma vitali, partecipavano, per la filiale italiana, vecchi
soloni impoltriti da buste paga titaniche e contabili la cui sensibilità comunicazionale era
paragonabile a quella di un ragioniere del Catasto molto timido ed asociale.
Un simile scenario obbligava anche le menti più agili ad adeguarsi ad
una idea bieca di sopravvivenza che portava come dono sgradito ma inevitabile
l’omologazione professionale verso il basso. La defocalizzazione
dalle tematiche della comunicazione produceva come effetto naturale l’abbassamento
degli standard di servizio e il trionfo dell’approssimazione. Un tempo,
pensava Livio, qualche manager non necrotizzato della casa madre avrebbe
impiegato pochi minuti a rendersene conto, a mettere mano alla cosa inviando
immediatamente una task-force votata a condurre un assessment coi controattributi. Accadeva
solo 5 anni fa, ma sembrava un’altra era glaciale…









