L’influenza nascosta delle reti sociali – Parte 4
Quando ho visto per la prima volta l’intervento del Prof. Nicholas Christakis, cattedra di sociologia e sociologia medica alla Università di Harvard, nell’edizione 2010 di T.E.D., ho deciso di trascriverlo interamente e immediatamente per condividerlo con voi tutti. Troverete degli spunti molto interessanti per capire meglio le reti sociali e il loro possibile utilizzo, approfondendo le dinamiche del sistema limbico o emotivo-relazionale.
Una rete sociale è una sorta di rete neuronale espansa, un macro-aggregato in cui siamo immersi come un semplice e piccolo “nodo”. Quest’ultimo può essere visto come un puntino indistinto e insignificante,così come una stella si perde in una immensa galassia, o come un punto di luce visto a grandissima distanza. Preferiamo all’ombra, il valore dato dal riflettere la luce. Proprio questo concetto emerge con forza da questa trattazione, che l’uomo possa darsi presto un nuovo valore di auto-definizione sociale, un valore che nasca dallo scoprirsi irrinunciabilmente interconesso agli altri, a tutto e a ogni cosa.
Prof. Christakis: “…Le reti sociali umane, ogni volta che le mappiamo, mostrano sempre questo aspetto (connessione disordinata), questa immagine. Non hanno mai questo aspetto (connessione ordinata). Perché non hanno questo aspetto? Perché non formiamo reti sociali umane dall’aspetto regolare, a “griglia”? Beh, i pattern impressionanti delle reti sociali umane, la loro onnipresenza, ed il loro evidente fine portano prima di tutto a chiedersi se ci siamo evoluti per formare reti sociali, e se ci siamo evoluti per formare reti sociali con una particolare struttura. Per capire questo, tuttavia, dobbiamo prima smantellare un poco la struttura della rete. Notate che ogni persona, in questa rete, occupa una posizione strutturalmente analoga a quella di qualunque altra. Ma nelle vere reti sociali, le cose non stanno così. Ecco ad esempio una vera rete studentesca in un’università d’elite del North-East. Adesso evidenzio alcuni punti. Se osservate questi punti, confrontate il nodo B, in alto a sinistra, con il nodo D, in fondo a destra. Da B si diramano quattro amici. Da D se ne diramano 6. Questi due individui, dunque, hanno un diverso numero di amici. Questo è ovvio, lo sappiamo tutti. Ma certi altri aspetti, nella struttura delle reti sociali, non sono così ovvi. Confrontate B, in alto a sinistra, con A, in basso a sinistra. Entrambe queste persone hanno quattro amici, ma gli amici di A si conoscono tutti tra loro, e quelli di B no. Quindi l’amico di A è anche amico di A mentre l’amico di un amico di B non è amico di B, e occupa un punto più lontano, nella rete. Questa proprietà è nota come transitività nelle reti. Da ultimo, confrontiamo i nodi C e D. Sia C che D hanno sei amici. Se chiedeste loro: “Com’è la vostra vita sociale?” direbbero: “Ho sei amici. È questa la mia esperienza sociale”. Ma adesso, osservando la rete “a volo d’uccello”, possiamo vedere quanto sono differenti i mondi sociali che occupano. E posso coltivare questa percezione in voi semplicemente chiedendovi: “Chi preferireste essere, se un germe mortale si aggirasse per lapornmobile.online rete? Preferireste essere C o D”? Certo preferireste essere D, ai margini della rete. E dove preferireste essere, invece, se un pettegolezzo gustoso (su qualcun altro) circolasse per la rete? Preferireste essere C, in tal caso. Trovarsi in punti diversi della rete, dunque, sortisce effetti diversi nella vostra vita. Facendo diversi esperimenti in merito, scoprimmo che il 46% della variazione nel numero di amici che hai è spiegata dai vostri geni. Questo non è sorprendente. Sappiamo che alcune persone sono nate timide e alcune sono nate socievoli. È ovvio. Ma abbiamo scoperto anche cose non ovvie. Per esempio, il 47% della variazione nel numero di relazioni tra i tuoi amici è attribuibile ai tuoi geni. Che i tuoi amici si conoscano o no tra loro non ha a che fare solo coi loro geni, ma con i tuoi. Il motivo, a nostro avviso, è che ad alcune persone piace presentare i propri amici agli altri amici – vi conoscete?- mentre altri tengono le proprie amicizie separate e non le connettono. Alcune persone “tessono” reti sociali attorno a loro, creando una fitta rete di legami dalla quale si fanno comodamente “avvolgere”. E infine, abbiamo persino scoperto che anche il 30% della variazione nella “centralità” o “marginalità” delle persone, nella rete, può essere attribuita ai loro geni. Che vi troviate al centro o ai bordi della rete, dunque, è anch’esso un tratto parzialmente ereditabile. Ora qual è lo scopo di tutto ciò? In che modo questo ci aiuta a capire il mondo? In che modo ci aiuta a comprendere alcuni dei problemi che ci affliggono oggi? Beh, la tesi che vorrei sostenere è che le reti sociali hanno un valore. Sono una forma di capitale sociale…” (continua)
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