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L’influenza nascosta delle reti sociali – Parte 2

07 Lug 2020

Quando ho visto per la prima volta l’intervento del Prof. Nicholas Christakis, cattedra di sociologia e sociologia medica alla Università di Harvard, nell’edizione 2010 di T.E.D., ho deciso di trascriverlo interamente e immediatamente per condividerlo con voi tutti. Troverete degli spunti molto interessanti per capire meglio le reti sociali e il loro possibile utilizzo, approfondendo le dinamiche del sistema limbico o emotivo-relazionale.

Una rete sociale è una sorta di rete neuronale espansa, un macro-aggregato in cui siamo immersi come un semplice e piccolo “nodo”. Quest’ultimo può essere visto come un puntino indistinto e insignificante,così come una stella si perde in una immensa galassia, o come un punto di luce visto a grandissima distanza. Preferiamo all’ombra, il valore dato dal riflettere la luce. Proprio questo concetto emerge con forza da questa trattazione, che l’uomo possa darsi presto un nuovo valore di auto-definizione sociale, un valore che nasca dallo scoprirsi irrinunciabilmente interconesso agli altri, a tutto e a ogni cosa.

Prof. Christakis: “…Cosa potrebbe causare questi raggruppamenti?
Le possibilità sono almeno tre. Una è che, man mano che io aumento di peso, questo fa si che anche il tuo peso aumenti; è una specie di induzione, una diffusione da persona a persona. Un’altra possibilità molto ovvia, è l’omofilia, o “chi si assomiglia si piglia”. Stando a questa teoria, io formo un legame con te perché abbiamo una massa corporea simile. L’ultima possibilità è quella nota come confondimento, perché confonde la nostra capacità di capire cosa sta succedendo. L’idea, in questo caso, non è che il mio aumento di peso causi il tuo, né che io formi un legame con te per la simile massa corporea, ma piuttosto che siamo entrambi esposti a qualcosa, come un centro fitness, che fa perdere perso ad entrambi nello stesso tempo. Quando li abbiamo studiati, i dati fornivano prove a sostegno di tutte queste ipotesi, inclusa l’induzione. E abbiamo scoperto che, se il tuo amico diventa obeso, questo aumenta il tuo rischio di obesità del 57% nello stesso intervallo di tempo. Molti meccanismi possono spiegare questo effetto.
Una possibilità è che i tuoi amici ti dicano qualcosa, che adottino un comportamento che ti contagia, come ad esempio, “Spariamoci dolcetti e birra”, che è una combinazione terribile. Ma tu la adotti, questa combinazione, e inizi ad ingrassare come loro. Un’altra possibilità, più sottile, è che loro, iniziando ad ingrassare, cambino le tue convinzioni su quale sia una dimensione “accettabile” del corpo. In questo caso, a diffondersi da persona a persona non è un comportamento, quanto piuttosto un modello. È un’idea, quella che si diffonde. Gli autori dei titoli sul giornale si sbizzarrirono, coi nostri studi. Mi pare che il titolo del New York Times fosse: “Stai mettendo su peso? Dai la colpa ai tuoi amici grassi”. E fu interessante scoprire che i loro colleghi europei adottarono un approccio differente. Dissero infatti: “I tuoi amici stanno mettendo su peso? Forse è colpa tua”. (Risate dal pubblico). Pensammo che quello americano fosse un commento molto interessante e che contenesse un messaggio di auto-assoluzione, di “scaricabarile”. Voglio perciò essere molto chiaro, ora: non pensiamo che il nostro lavoro debba o possa giustificare un pregiudizio contro persone di una dimensione corporea o dell’altra. La domanda successiva fu: “È possibile visualizzare questa diffusione?” L’aumento di peso in una data persona si stava davvero diffondendo ad un’altra? Era una domanda complicata. Innanzitutto, dovevamo tenere conto del fatto che la struttura della rete, l’architettura dei legami, cambiava col tempo. In secondo luogo, siccome l’epidemia di obesità non è unifocale, non esiste un “paziente zero”, che se individuato ci mostrerebbe l’obesità “irradiarsi” da lui. È un’epidemia multicentrica. Molte persone fanno molte cose contemporaneamente. Sto per mostrarvi un’animazione di 30 secondi che ha richiesto a me e a James cinque anni di vita. Anche in questo caso, ogni punto è una persona. Ogni legame tra punti è una relazione. Stiamo per far partire l’animazione, visualizzando i tagli quotidiani alla rete avvenuti in circa 30 anni. Le dimensioni dei puntini cresceranno. Tra poco vedrete una distesa di punti gialli. Vedrete persone che nascono e muoiono, puntini che appariranno e scompariranno. Legami si formeranno e si romperanno. Matrimoni e divorzi, amicizie e ostilità. C’è una grande complessità, molte cose stanno avvenendo in questi trent’anni, che includono l’epidemia di obesità. E alla xxx isha bhabhi desifine vedrete raggruppamenti di persone obese e non obese all’interno della rete. Quando osservai tutto questo, cambiò il mio modo di vedere le cose, perché questa cosa, questa rete, che cambia nel tempo, ha una memoria, progredisce, le cose scorrono al suo interno, ha una sua coerenza. La gente può morire, ma la rete non muore, resta…(continua)

La trascrizione completa è visionabile su www.coachingemozionale.org all’interno della categoria “Relazioni” e/o “Società”

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