L’influenza nascosta delle reti sociali – Parte 1
Quando
ho visto per la prima volta l’intervento del Prof. Nicholas Christakis,
cattedra di sociologia e sociologia medica alla Università di Harvard,
nell’edizione 2010 di T.E.D.,
ho deciso di trascriverlo interamente e immediatamente per condividerlo con
voi tutti. Troverete degli spunti molto interessanti per capire meglio le reti
sociali e il loro possibile utilizzo, approfondendo le dinamiche del sistema
limbico o emotivo-relazionale.
Una rete sociale è una sorta di rete neuronale espansa, un macro-aggregato
in cui siamo immersi come un semplice e piccolo “nodo”. Quest’ultimo
può essere visto come un puntino indistinto e insignificante,così come
una stella si perde in una immensa galassia, o come un punto di luce visto a
grandissima distanza. Preferiamo all’ombra, il valore dato dal riflettere
la luce. Proprio questo concetto emerge con forza da questa trattazione, che
l’uomo possa darsi presto un nuovo valore di auto-definizione sociale,
un valore che nasca dallo scoprirsi irrinunciabilmente interconesso agli altri,
a tutto e a ogni cosa.
Prof. Christakis: “per me, questa storia inizia circa 15 anni fa, quando
ero medico all’hospice dell’Università di Chicago. Assistevo
i pazienti in punto di morte, e le loro famiglie, nel South Side di Chicago.
Osservavo cosa succedeva ai pazienti e alle loro famiglie nel decorso della loro
malattia terminale.
E nel mio laboratorio, studiavo il “widowhood effect” un’idea
presente nelle scienze sociali da 150 anni a questa parte, nota come “la
morte di un cuore spezzato”. E’ il motivo per cui, ad esempio, quando
morirò mia moglie potrà correre un rischio doppio di morire nel
primo anno di lutto.
In particolare, mi era stata affidata una donna che stava morendo di demenza.
E a differenza di questa coppia, quella donna era accudita dalla figlia. Il compito
di accudire sua madre, stava sfinendo la figlia. E anche il marito della figlia
soffriva per l’esaurimento di sua moglie. E mentre tornavo a casa,
un giorno, ricevetti una chiamata da un amico del marito, che mi chiamava perché era
avvilito da quanto stava avvenendo al suo amico. Venni quindi chiamato da uno
sconosciuto le cui esperienze di vita erano condizionate da persone ad una certa
distanza sociale. E così compresi immediatamente due cose molto semplici.
Primo, il “widowhood effect” non era ristretto a mariti e mogli.
E secondo, non era limitato a coppie di persone. E iniziai a vedere il mondo
in modo completamente nuovo, come coppie di persone connesse l’una
all’altra. Poi mi resi conto che questi soggetti formano “quadruple” con
altre coppie di persone loro vicine. E che queste persone erano coinvolte in
altri tipi di relazioni come matrimoni, amicizie, e altri tipi di legami. E che
queste connessioni erano vaste,
e tutti noi siamo connessi, in questo grande intreccio di relazioni, a ciascun
altro.
Iniziai così a vedere il mondo in modo completamente nuovo, e una domanda
mi ossessionava: com’è possibile che siamo inseriti in queste reti
sociali, e come condizionano le nostre vite? Le reti sociali hanno una loro complicata
bellezza, e sono così elaborate, complesse e così onnipresenti,
che dobbiamo chiederci quale scopo assolvano.
Perché tendiamo a inserirci in reti sociali? Come si formano, come agiscono?
E come ci condizionano? Alla luce di questo, il mio primo soggetto di studio
non fu la morte, ma l’obesità.
Improvvisamente era diventato di moda parlare dell’”epidemia di obesità”.
Insieme al mio collaboratore, James Fowler, iniziammo a chiederci se l’obesità fosse
davvero epidemica, e potesse diffondersi da persona a persona come nelle quattro
persone di cui ho parlato prima.
Questa slide mostra alcuni dei nostri risultati iniziali. Sono 2.200 persone
nell’anno 2000. Ogni punto è una persona. La grandezza del punto è proporzionale
alla massa della persona.
Punti più grandi rappresentano persone più grosse. Inoltre, se
le tue dimensioni, se il tuo IMC (Indice di Massa Corporea) è superiore
a 30, se cioè sei clinicamente obeso, il punto è di color giallo.
Osservando questa immagine, potreste notare immediatamente raggruppamenti di
persone obese e non obese, nell’immagine. Ma la complessità visiva
resta alta. Non è chiaro cosa stia esattamente succedendo. Alcune domande,
inoltre, sorgono spontanee: quant’è sex online bengali bhabhil’intensità del
raggruppamento? E’ maggiore di quanto sarebbe spiegato dal puro caso?
Quanto sono estesi i raggruppamenti? Fino a dove arrivano? E, cosa più importante,
cosa li causa?
Con un po’ di matematica, abbiamo studiato la dimensione dei raggruppamenti.
Questo grafico mostra, sull’asse delle Y, l’aumento di probabilità che
una persona sia obesa se un suo contatto sociale è obeso. E sull’asse
dele X, i gradi di separazione tra le due persone. All’estrema sinistra
vedete una barra viola. Dice che se i tuoi amici sono obesi, il tuo rischio di
obesità sale del 45%. La barra successiva, quella rossa, dice che se gli
amici del tuo amico sono obesi, il tuo rischio di obesità aumenta del
25%. E la barra successiva dice che, se un amico del tuo amico, qualcuno che
tu probabilmente neanche conosci, è obeso il tuo rischio di obesità aumenta
del 10%. E’ solo quando si arriva all’amico dell’amico dell’amico
del tuo amico che si perde la relazione tra la massa corporea di quella persona
e la tua…” (continua)
La trascrizione completa è visionabile su www.coachingemozionale.org all’interno della categoria “Relazioni” e/o “Società”