Orgoglio & Storyboard
L’ormai imminente finalizzazione dell’ennesimo processo di ristrutturazione della multinazionale non mancava di divertire
il Dir. Mktg livio De Nutis. In primo luogo trovava irresistibilmente comica
la retorica pomposa che precedeva l’adozione delle misure, definite inevitabilmente “urgenti,
dolorose, ma necessarie”; in realtà non uno degli aggettivi predetti
poteva considerarsi minimamente appropriato al caso di specie.
Livio sapeva benissimo
peraltro che certo lessico trovava le sue radici e giustificazioni in finalità che
non sarebbe stato azzardato definire “terroristiche”. Uno psicanalista
attento, ma neppure un luminare, non avrebbe fatto fatica ad individuare la
genesi di certi messaggi e, ancor più, meta-messaggi, in una forma di “sadismo” aziendale,
orientato a generare di tanto in tanto panico e frustrazione in corpi e menti
adagiati da tempi immemori in un definitivo relax. Si divertiva, De Nutis,
a vedere tanta agitazione intorno a sé: tutti quei chiacchiericci rivendicazionisti,
e tutti questi fini polemisti, improvvisati avvocati del popolo che
gli piaceva immaginare la mattina davanti allo specchio tutti presi a preparare
i propri speech grondanti demagogia e robinhoodismo.
Livio sapeva bene quanto tutto quello scomporsi fosse inutile. In primis perché le
scelte dei vertici non avevano finalità punitive nei confronti delle moltitudini
impiegatizie, che una distanza siderale separava dal “cuore” delle
tematiche in discussione. Semplicemente ne prescindevano, per essere baricentrate
intorno a logiche lobbistiche, ripicche personali, deretani illustri da accomodare
su non più di sette-otto poltrone. Per avere un’idea di quanto
la truppa aziendale fosse tenuta in considerazione basti sapere che un potente
rappresentante dell’Alta Direzione, proprio in quei giorni, nel chiuso
delle stanze buone dei piani superiori, l’aveva definita “irrilevante
frattaglia”, da sistemare solo in un momento successivo e comunque “a
valle della soluzione dei nostri problemi esistenziali”. Dunque, a che
pro lacerarsi, somatizzare, tornare a casa e vomitare su coniugi e figli tensioni
completamente al di fuori della propria portata? Era pertanto il caso, ed un
caso invariabilmente ingiusto, a governare le ricadute professionali che le nuove
direttive strategiche avrebbero provocato. D’altronde chi poteva vantare
una più lunga militanza aziendale si lasciava andare nei corridoi a comode
previsioni su quello che sarebbe successo nella stragrande maggioranza dei casi…
Vedrai, ragazzo mio, andrà come ogni volta…
E cioè?
Inutile farsi illusioni: questa è un’azienda che se ne fotte delle
competenze, delle specializzazioni, delle aspirazioni personali….
Cosa intende dire?
Che se tu sei una risorsa con un buon potenziale nel marketing sarai senz’altro
destinato all’audit e se hai doti da commerciale nato sarai l’uomo
giusto per occuparti di paghe & contributi…
Ma tutto questo è… assurdo….
Dal nostro punto di vista, ahimè insignificante, certamente. Ma nella
stanza dei bottoni hanno cittadinanza solo gli obiettivi “oligarchici” (dicibili
e non) e i destini dei componenti della plancia di comando. La valorizzazione
dei talenti è un percorso che gli ufficiali superiori ritengono troppo
lungo ed impegnativo. Qui l’orizzonte temporale è brevissimo…E
sai chi ne fa le spese? Prima di tutto il middle management, un gruppo di sfigati
che le cose le deve comunque fare, ma con collaboratori completamente defocalizzati,
demotivati, disorientati… Ieri ho incontrato De Nutis. sembra sereno
ma è solo rassegnato. Gli hanno cambiato sei risorse su otto. Dovrà sviluppare
il nuovo piano di marketing & comunicazione con un paio di pre-pensionati
che hanno trascorso gli ultimi vent’anni in contabilità, un ingegnere
informatico che dice di aver inventato Facebook quindici anni fa, un geometra
che ha fatto ufficio acquisti per 3 anni e 2 ex-segretarie campionesse di poker
on line…