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Orgoglio & Storyboard

15 Mar 2011

L’ormai imminente finalizzazione dell’ennesimo processo di ristrutturazione della multinazionale non mancava di divertire il Dir. Mktg livio De Nutis. In primo luogo trovava irresistibilmente comica la retorica pomposa che precedeva l’adozione delle misure, definite inevitabilmente “urgenti, dolorose, ma necessarie”; in realtà non uno degli aggettivi predetti poteva considerarsi minimamente appropriato al caso di specie.

Livio sapeva benissimo peraltro che certo lessico trovava le sue radici e giustificazioni in finalità che non sarebbe stato azzardato definire “terroristiche”. Uno psicanalista attento, ma neppure un luminare, non avrebbe fatto fatica ad individuare la genesi di certi messaggi e, ancor più, meta-messaggi, in una forma di “sadismo” aziendale, orientato a generare di tanto in tanto panico e frustrazione in corpi e menti adagiati da tempi immemori in un definitivo relax. Si divertiva, De Nutis, a vedere tanta agitazione intorno a sé: tutti quei chiacchiericci rivendicazionisti, e tutti questi fini polemisti, improvvisati avvocati del popolo che gli piaceva immaginare la mattina davanti allo specchio tutti presi a preparare i propri speech grondanti demagogia e robinhoodismo.
Livio sapeva bene quanto tutto quello scomporsi fosse inutile. In primis perché le scelte dei vertici non avevano finalità punitive nei confronti delle moltitudini impiegatizie, che una distanza siderale separava dal “cuore” delle tematiche in discussione. Semplicemente ne prescindevano, per essere baricentrate intorno a logiche lobbistiche, ripicche personali, deretani illustri da accomodare su non più di sette-otto poltrone. Per avere un’idea di quanto la truppa aziendale fosse tenuta in considerazione basti sapere che un potente rappresentante dell’Alta Direzione, proprio in quei giorni, nel chiuso delle stanze buone dei piani superiori, l’aveva definita “irrilevante frattaglia”, da sistemare solo in un momento successivo e comunque “a valle della soluzione dei nostri problemi esistenziali”. Dunque, a che pro lacerarsi, somatizzare, tornare a casa e vomitare su coniugi e figli tensioni completamente al di fuori della propria portata? Era pertanto il caso, ed un caso invariabilmente ingiusto, a governare le ricadute professionali che le nuove direttive strategiche avrebbero provocato. D’altronde chi poteva vantare una più lunga militanza aziendale si lasciava andare nei corridoi a comode previsioni su quello che sarebbe successo nella stragrande maggioranza dei casi…
Vedrai, ragazzo mio, andrà come ogni volta…
E cioè?
Inutile farsi illusioni: questa è un’azienda che se ne fotte delle competenze, delle specializzazioni, delle aspirazioni personali….
Cosa intende dire?
Che se tu sei una risorsa con un buon potenziale nel marketing sarai senz’altro destinato all’audit e se hai doti da commerciale nato sarai l’uomo giusto per occuparti di paghe & contributi…
Ma tutto questo è… assurdo….
Dal nostro punto di vista, ahimè insignificante, certamente. Ma nella stanza dei bottoni hanno cittadinanza solo gli obiettivi “oligarchici” (dicibili e non) e i destini dei componenti della plancia di comando. La valorizzazione dei talenti è un percorso che gli ufficiali superiori ritengono troppo lungo ed impegnativo. Qui l’orizzonte temporale è brevissimo…E sai chi ne fa le spese? Prima di tutto il middle management, un gruppo di sfigati che le cose le deve comunque fare, ma con collaboratori completamente defocalizzati, demotivati, disorientati… Ieri ho incontrato De Nutis. sembra sereno ma è solo rassegnato. Gli hanno cambiato sei risorse su otto. Dovrà sviluppare il nuovo piano di marketing & comunicazione con un paio di pre-pensionati che hanno trascorso gli ultimi vent’anni in contabilità, un ingegnere informatico che dice di aver inventato Facebook quindici anni fa, un geometra che ha fatto ufficio acquisti per 3 anni e 2 ex-segretarie campionesse di poker on line…

Di Vittorio Correale
Responsabile Marketing Area Private Banking Gruppo Mps di Gruppo MPS- Area Private
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