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La comunicazione meccanico-istintiva – Parte 3

07 Lug 2020

A questo punto sarebbe doveroso proseguire scrivendo qualcosa sulla psico-analisi, che tanto successo ha avuto nelle società occidentali avanzate, ma fortunatamente le moderne neuroscienze hanno fatto cadere il concetto di inconscio così come Freud lo ha impostato, costringendo oggi la psicologia e la pedagogia a riorganizzare la propria conoscenza.

Per i nostri fini legati all’epoca della globalizzazione e delle reti, è più utile riprendere l’opera di Gustave Le Bon, l’autore della Psicologia delle Folle, che analizza il comportamento sviluppato dalle persone nel momento in cui si formano dei gruppi più o meno numerosi, arrivando a sostenere che all’interno di una folla emerge e prende il soppravvento una sorta di “coscienza collettiva” indipendente da quella dei singoli che la compongono, una coscienza che risponde a dettami “inconsci o involontari”, sentimenti che possono essere abilmente guidati da personalità carismatiche che sono in grado di comunicare direttamente con questa enorme “coscienza”.
Attualizzando potremo dire che la coscienza individuale del singolo, intesa come contenuto, quando si inserisce in un macro contenitore o ambiente superiore (squadra-gruppo-folla) è soggetta a ordini di fenomeni e quindi di leggi sociali diverse perché di natura rettile-emozionale.

Una pubblicità focalizzata sull’elenco neutro delle qualità e dei benefici dei prodotti reclamizzati dove agisce? Possiamo dire di una bibita che è dissetante o di un abito che fatto con un tessuto resistente, ci rivolgeremo così alla parte razionale e cosciente della mente del consumatore. Potremo essere anche più creativi, sofisticati e dar vita a quelle che si chiamano “distorsioni”, ma agiremo sempre sulla stessa parte.
Si ha una “distorsione” quando un prodotto non è presentato per le sue intrinseche qualità, ma in associazione con un sentimento positivo, con una promessa di felicità, con uno stile di vita agognato. Naturalmente il processo si completa solo attraverso l’uso delle immagini legate alla sfera emotivo-corticale perché si accostano per analogia anche elementi senza alcuna correlazione in modo da stabilire un’equivalenzasex desi sarita teenager complessa.
Nel pubblicizzare dei biscotti è possibile soffermarsi sulla loro squisitezza o sulle qualità nutritive, ma sarà più conveniente mostrare una famiglia felice in una bella casa che con quel biscotto consuma sempre la sua meravigliosa colazione.
Di un’automobile non si farà mai una lista delle sue prestazioni, ma la inserirà in uno spazio aperto, solare che suggerisse un senso di libertà o in uno spazio tortuoso in cui ci si muoverà con grande agilità.
Il consumatore odierno, visto in aggregato, è come il cane di Pavlov: è abituato ad associare ai prodotti pubblicizzati un determinato sentimento. Prima ci si immerge nel coinvolgimento emotivo seminando, poi si getta l’amo per la vendita attraverso il meccanismo “motorio” dell’associazione che segue tra l’altro anche le leggi delle dinamiche imitative (che sono il legame con la parte limbica regolata dai neuroni specchio). Per esempio quando il consumatore al momento di fare la spesa si troverà di fronte a quel particolare biscotto, entrerà inconsciamente in funzione il meccanismo di associazione, e sarà portato a scegliere quel prodotto - riflesso condizionato - nello stesso modo in cui la salivazione del cane aumentava al suono del campanellino.

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