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Dove nasce la comunicazione? - Parte1

07 Lug 2020

In questo e nel prossimo numero proveremo a giocare un po’, cercando di riflettere in modo semplice e attivo su questa domanda, partendo dall’assunto che: siccome “non si può non comunicare”, tutto è comunicazione.
Se questo è vero, possiamo definire la comunicazione come uno spazio dalle infinite possibilità (o per chi preferisce un’altra terminologia: lo spazio delle varianti).
Questo spazio è pieno o vuoto?

Uno spazio pieno è limitato per definizione, perché non contiene che una parte della totalità dei riferimenti.
Possiamo affermare che solo lo spazio vuoto può costituire l’habitat originario in cui la comunicazione può prendere forma.
Come esseri umani siamo parzialmente, nei nostri comportamenti, il risultato della nostra genetica. Tale risultato è inserito in un ambiente più ampio, fatto di contesti e circostanze che esercitano su di noi una pressione, una pressione che definiamo generalmente con il termine sociale.
La pressione sociale, ci aiuta quindi a definire noi stessi attraverso una spinta verso la presa di consapevolezza, una consapevolezza generata dallo “scontro” di due mondi, quello interno e quello esterno.
Solo questa consapevolezza può condurre a guardare le emozioni, facendoci scoprire anche il luogo in cui nascono. Perché questo passaggio è fondamentale? Perché ogni sguardo, ogni suono, ogni gusto, ogni profumo, ogni gesto quindi ogni comunicazione genera un’emozione. Le emozioni sono messe in moto da ciò che esternamente ci raggiunge, compenetrandoci attraverso i sensi. Sono quel qualcosa che amplifica laxxx isha bhabhi meri jawani percezione sensoriale, cambiando di volta in volta la sua polarità in base all’interpretazione soggettiva del momento.
Grazie ad alcuni filtri di natura genetica, sociale e “volontaria” inizia per la nostra attenzione una selezione sui dati in entrata. La consapevolezza e l’inconsapevolezza saranno gli strumenti di gestione degli input, che definiranno la qualità delle risposte (output) alle domande continue della vita.
Ritornando in sintesi all’inizio del nostro discorso, tutto fuori di noi comunica perché interrelato in un tessuto di infinite relazioni. L’elemento sottile che crea il dinamismo è un collante chiamato: empatia.
La relazione nasce quindi dall’empatia, grazie alla capacità di quei “neuroni” (definiti mirror) che si “specchiano” in quei percorsi neurologici stimolati da un ambiente plasmante, che li definisce a sua immagine e somiglianza.
Su questa trama emotivo-neurale scorre la comunicazione, così come le informazioni scorrono e viaggiano lungo le vie dei social network attraverso la tecnologia.

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