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Tempo di riflessioni e di bilanci

07 Lug 2020

A Natale può anche mancare la neve ma non può mancare il bilancio di un altro anno che se ne va.
Per l’Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale che a primavera rinnoverà i propri organismi dirigenti, il bilancio è d’obbligo e assolutamente necessario.
Ma andiamo con ordine.

Non è certamente questa rubrica la sede migliore per aprire un confronto su temi associativi che saranno comunque al centro dei nostri lavori grazie all’ottimo lavoro di Elisabetta Benesatto, delegata della Campania, che si è assunta l’onere di predisporre un documento frutto di una sollecitazione della segreteria a cui ha fatto seguito un incontro-confronto fra tutti i delegati regionali nell’ottobre scorso.
Vorrei invece occupare il prezioso spazio che da cinque anni questa rivista mi concede per un ragionamento tutto esterno al movimento dei comunicatori pubblici.
Partendo proprio dal successo di COM.Lab, la due giorni professionale di chi insegna, studia e pratica la comunicazione pubblica.
Anche questo terzo appuntamento bolognese ha avuto un successo significativo. Ed è sulle ragioni di questo successo che mi sembra il caso di svolgere un ulteriore riflessione dopo quella più generale fatta alcuni mesi fa.
Perché COM.Lab è stato un avvenimento in controtendenza rispetto ad analoghe iniziative?
Certamente per la riconosciuta autorevolezza della nostra Associazione che rappresenta ormai una sorta di marchio dipornmobile.online qualità per le iniziative che mette in campo. Ma il livello raggiunto in questi anni di duro impegno tra contrasti e difficoltà di ogni genere (come è difficile tenere alto il vessillo del rinnovamento in un Paese percorso da tanti, troppi interessi corporativi) mentre va al merito di tanti soci e amici non sarebbe di per sé una spiegazione sufficiente.
COM.Lab ha ribadito il proprio successo grazie alla formula che lo caratterizza.
La strada di un meccanismo fieristico modello “piadina” non è più percorribile: questo è il messaggio che viene da Bologna. Né sono più credibili i diluvi di premi che, come una pioggia benefica, cadono copiosi su tutto e tutti.
Tutto questo funzionava negli anni in cui il mistero della comunicazione pubblica cominciava a disvelarsi e tanti colleghi, quasi sorpresi che il mondo circostante si occupasse di loro, affollavano manifestazioni e convegni di ogni genere.
Quel tempo è finito.
Adesso ci si muove per ascoltare cose nuove, per migliorare le proprie competenze, per sentirsi comunità professionale e non ridicole caricature di lobby che, proprio perché tali, non hanno nessun bisogno di appuntamenti dove contarsi. Su questa strada dove la qualità produce anche quantità e dove non esistono scorciatoie di alcun genere, si vince la sfida di questo tempo.
Non è solo il mercato che lo esige ma il cambiamento culturale e sociale del pubblico.
In molti paesi europei è già così.
Le fiere su argomenti delicati e specifici come la comunicazione, talmente delicati dall’aver indotto il governo ad autorizzare la nascita di specifiche facoltà per apprendere questa disciplina, si sono trasformate in “casi di eccellenza” dove si ascoltano e si vedono persone e cose nuove. Altrimenti internet basta e avanza.
Su questa strada nascerà anche il rilancio di COM-PA quale grande appuntamento nazionale ed europeo.
Siamo certi che BolognaFiere sarà capace di farne la punta di lancia delle proprie strategie e per affermare un’idea nuova di fiera dove finalmente novità farà rima con qualità.
Noi non potremo mai ridurci in fiere espositive nel senso tradizionale del termine né tantomeno illuderci di superare la crisi rinchiudendoci ciascuno nelle proprie mura pena il nostro scomparire nel più assoluto e banale nazional-popolare.
A noi compete il ruolo di battistrada in un cammino ancora lungo che i comunicatori pubblici vogliono percorrere con compagni di viaggio competenti e autorevoli.
Per un simile progetto non mancherà mai il nostro entusiasmo e il nostro impegno.

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