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(Adnkronos) - La chiave del successo può essere (anche) l’egoismo. Ferdinando De Giorgi lo racconta all’Adnkronos in vista dei Mondiali di pallavolo al via domani nelle Filippine: "La parte egoistica è un'ambizione che deve esserci nella crescita. Se vuoi realizzare qualcosa di importante, devi diventare un egoista di squadra. Mettere un certo modo di fare a disposizione del gruppo". Il ct della Nazionale di pallavolo maschile rinfresca così il concetto espresso nel suo ultimo libro ‘Egoisti di squadra’ (Mondadori) alla vigilia di un appuntamento a cui l'Italvolley arriva con un oro da difendere. "Il senso - dice - è che la squadra è composta da persone diverse, che fanno delle cose nello stesso modo. La sostanza dice che uno non deve cambiare il suo essere, il suo carattere, ma mettersi a disposizione. L'egoismo è la voglia di realizzare qualcosa. ‘Io voglio diventare campione del mondo’, per esempio, è egoismo. Ma poi si deve agire in relazione agli altri e chiedersi se le azioni sono utili al contesto. Quando non ci sono i valori, è difficile che possa aiutare la squadra. Se ognuno pensa ai fatti suoi, è egocentrismo". De Giorgi, i Mondiali sono alle porte. Questa Italia è abbastanza egoista? "Abbiamo fatto un buon percorso con la Vnl, da sempre un torneo impegnativo. Il fatto di aver giocato in finale è un buon successo, ci sono stati feedback importanti. Abbiamo perso la finale e ci sono stati dei feedback altrettanto importanti per capire alcune cose. In questi giorni di avvicinamento ho visto grande partecipazione, notevole intensità. Abbiamo lavorato su alcuni aspetti dopo l’infortunio di Daniele Lavia". Che peso ha avuto la sua assenza? "È stata una bella botta, inaspettata. È arrivata in un momento delicato, molto vicino alla competizione. Un colpo dal punto di vista umano anche per il giocatore, oltre che sportivo per la squadra. Non possiamo però piangere su queste cose, anzi. Sembra paradossale, ma bisogna trovare forza da questo evento non felice e trasformare tutto in disponibilità, in voglia di fare". Le energie per difendere il titolo dovranno arrivare anche dall’argento conquistato in Vnl... "L'argento sembra una cosa sfigata, ma non è così. Parliamo di una finale, quando vinci l'argento è perché hai perso l’ultima partita e quindi è difficilissimo goderselo in pieno. Le emozioni di una finale persa non devono coprire le cose belle e il nostro obiettivo iniziale, migliorarci. Questo gruppo ha fatto sempre finali terzo e quarto posto, ora abbiamo detto ‘Giochiamocela’ e così è stato. Abbiamo avuto la conferma del nostro livello". Come fatto un anno fa a Parigi, nonostante il quarto posto. Un risultato poi valorizzato dall’invito di Mattarella al Quirinale... "È stato bravo il presidente della Repubblica, l’anno scorso ha dato una spallata alla mentalità sportiva italiana. Da commissario tecnico, devo mettere da una parte la valutazione del risultato. E qui dico che in quella finale terzo e quarto posto contro gli Stati Uniti potevamo giocarcela. Dall’altra parte, bisogna analizzare il percorso e non oscurarlo. Lì il dato è che da quattro-cinque anni la Nazionale gioca sempre per le medaglie in tutte le competizioni importanti. Europei, Mondiali, Olimpiadi. Ora ci abbiamo messo anche la Vnl. Non è semplice assestarsi a livelli di eccellenza, né scontato". Anche perché il gruppo è molto giovane. "E viene da un ricambio generazionale. Ciò va notato e valorizzato, bisogna prendere tutti gli stimoli e sfruttarli. In questi ultimi anni ci sono state delle squadre davanti a noi, dalle Olimpiadi alla Vnl. Siamo arrivati qui ed è importante, però il nostro desiderio ora è passare davanti. Diverse selezioni possono puntare al grande obiettivo, ma parliamo sempre di centimetri. Magari è questione di un set, nel volley una situazione può decidere la partita". Il rito dell’Italvolley è un urlo. Come mai? "Il ‘Noi Italia’ lo hanno scelto i ragazzi, rientra nella sfera dell’agonismo e richiama il senso del loro percorso. E cioè che rappresentare l’azzurro, la propria Nazione, sta davanti a tutto". Manca poco all’esordio mondiale. Nelle Filippine ci sarà anche la sua gatta Grace? “Magari". E se la ride. "Grace mi ha sempre aiutato soprattutto nelle convocazioni, quando sto al computer e sono indeciso sul nome di un giocatore. Se alza la zampetta, significa che devo pensarci un attimo". (di Michele Antonelli)
(Adnkronos) - "Il biennio 24-26 ha riportato 22 mila iscritti che sono stati rilevati dalla piattaforma del ministero attraverso i codici fiscali dei ragazzi che si sono iscritti, quindi non sono numeri campati per aria, sono numeri reali". Così, con Adnkronos/Labitalia, Guido Torrielli, presidente di Rete Its Italia, l’associazione che riunisce le Fondazioni degli Istituti tecnologici superiori – Its Academy, rappresentandone la larghissima maggioranza. Secondo Torrielli le aree formative con più iscritti negli Its attualmente sono: "ict tecnologie della comunicazione e dell’informazione dei dati, mobilità sostenibile e logistica, meccatronica e turismo, ciascuna con oltre 5.000 iscritti, fino a 6.000 per biennio", sottolinea. "Noi offriamo, ai ragazzi che sono interessati, percorsi che sono progettati dalle imprese e sono valorizzati dalla presenza di più del 60% di formatori che vengono dalle stesse imprese, da un anno completamente passato in azienda, per poi essere assunti dopo due anni, nel 90% dei casi a tempo indeterminato, in 10 importanti aree tecnologiche che vanno dal meccatronico all'Ict, all'energia ma anche alla moda, anche alla farmaceutica e chimica, all'agroalimentare, al turismo ai servizi alle imprese, compreso il terzo settore" "I nostri numeri, a seconda dei comparti, viaggiano -ribadisce Torrielli- tra il 75% e il 100%, quindi abbiamo una media di quasi il 90% dei ragazzi che entrano e terminano il loro percorso con un posto di lavoro, un interesse, ma anche una potenzialità di arrivare ad avere anche una start-up o di partecipare ad un piano di ricerca. E oltre questo c'è da ricordare che, secondo l'analisi fatta da alcuni importanti enti di ricerca, è di 80.000 il numero dei ragazzi che potrebbero interessare le imprese nelle aree tecnologiche che citavo". E Torrielli sottolinea che "siamo un momento delicato per gli Its, dopo la fine della stagione delle risorse del Pnrr. Per il 2025-27 speriamo che il ministro Giorgetti ascolti le richieste del ministro Valditara per il finanziamento ordinamentale anche per noi come per le università. Abbiamo bisogno di oltre 300 milioni di euro, altrimenti chiudiamo", sottolinea. "Abbiamo già iniziato con la pubblicizzazione dei nostri corsi -spiega ancora Torrielli- che arrivano dopo una stagione ricca di risorse grazie al Pnrr. Con il Piano infatti abbiamo avuto un finanziamento di un miliardo e mezzo di cui 500 milioni sono stati messi a disposizione degli Its per aumentare il numero dei laboratori. E per ampliare quindi quelle che sono le attrezzature messe poi a disposizione dei ragazzi per ottenere le competenze che le imprese chiedono per entrare nel mondo del lavoro". Il piano nazionale di ripresa e resilienza ha rappresentato una svolta, sottolinea Torrielli. "Il finanziamento del Pnrr ha portato nel 2022 alla legittimazione del titolo del diploma di Its che rappresenta un po' il segmento della formazione terziaria professionalizzante, che non esisteva prima del 2022. Prima di questa data infatti il ragazzo che usciva fuori dagli istituti tecnici poteva iscriversi esclusivamente all'università oppure andare a lavorare. Oggi però gli Its hanno compiuto un percorso difficile e rivoluzionario, devono in qualche modo poter sostenere quelle che sono le spese maggiori che sono determinate dall'aumento del numero di attrezzature: più costi di energia, manutenzione, gestione", sottolinea ricordando che "le Regioni devono fare una programmazione tenendo conto di quelli che sono i finanziamenti che ovviamente potrebbero non essere più quelli del Pnrr, anche se il ministero dell'Istruzione sta pensando di recuperare con delle formule gestite attraverso degli accordi con l'Ue, anche per il 25-27, ovvero per il primo anno, la possibilità di spendere ciò che è avanzato del Pnrr in alcune particolari attività che erano previste", aggiunge "Noi -continua Torrielli- abbiamo un Paese di piccole e medie imprese e gli Its sono le Academy delle piccole e medie imprese. Le grandi imprese le Academy se le costruiscono da sole, e allo stesso tempo sfruttano anche le nostre, quelle delle aree tecnologiche di competenza, per portarsi a casa questi ragazzi una volta usciti da noi. Gli its devono avere alle spalle sicuramente il mondo produttivo, senza di questo non abbiamo un Its che rispetti il dna sul quale è stato creato", aggiunge.
(Adnkronos) - L'Erc, istituito dall'Unione Europea nel 2007, è il principale ente europeo di finanziamento della ricerca di frontiera di eccellenza. Finanzia ricercatori creativi di qualsiasi nazionalità ed età per la realizzazione di progetti in tutta Europa. Il progetto Chopin (acronimo di Atomistic approaches for plasmonic photo induced phenomena) di Tommaso Giovannini, docente di Fisica teorica della materia condensata al dipartimento di Fisica dell’Università di Roma Tor Vergata, si è aggiudicato l’ambito finanziamento europeo nella sezione Starting Grant (STG), unico Standing Grant per l’anno 2025 nell'Ateneo. “Il mio progetto - spiega Giovannini - riguarda lo sviluppo di modelli teorici per lo studio di processi fotoindotti da plasmoni superficiali localizzati. Questi vengono generati quando la luce che è una radiazione elettromagnetica interagisce con nanoparticelle metalliche, ad esempio d'oro o argento, che sono capaci di concentrare l’energia in spazi nanometrici dell'ordine di un miliardesimo di metro. I plasmoni superficiali localizzati sono oscillazioni elettroniche collettive in materiali nanostrutturati, eccitate dalla luce. Le proprietà uniche dei plasmoni superficiali consentono di attivare processi fotoindotti, come reazioni chimiche, utilizzando condizioni di gran lunga più sostenibili rispetto alla catalisi convenzionale. Il campo che studia questi fenomeni prende il nome di catalisi plasmonica. La catalisi plasmonica è un approccio innovativo che sfrutta le proprietà ottiche dei plasmoni superficiali per promuovere reazioni chimiche". “In questo modo - prosegue Giovannini - si possono generare campi elettrici molto intensi, che insieme ad altri fenomeni quantistici sono in grado di modificare la chimica di sistemi molecolari in prossimità della loro superficie e in particolare la loro reattività". Il grande interesse attuale verso la catalisi plasmonica in termini di sostenibilità è dovuto al fatto che essa consente di ridurre il consumo energetico associato alla catalisi convenzionale, sostituendo condizioni drastiche, come alte temperature o pressioni, con l’uso di luce visibile o solare. La catalisi plasmonica può infatti avere vari utilizzi, in particolare per la chimica sostenibile e l’energia verde. Alcuni esempi di reazioni di grande impatto che possono essere guidate o accelerate tramite processi plasmonici includono, tra le altre, la riduzione dell'anidride carbonica a combustibili o molecole di interesse chimico, la generazione di idrogeno tramite scissione fotoindotta dell’acqua, la fissazione dell’azoto in condizioni blande, l’attivazione di metalli abbondanti sulla Terra, come ad esempio il ferro, che sono normalmente cataliticamente inattivi. “Chopin ha l’obiettivo di costruire nuovi metodi teorici per modellizzare e prevedere questi fenomeni complessi, attraverso una descrizione atomistica sia dei sistemi molecolari che delle nanostrutture. Grazie a metodologie avanzate che uniscono chimica teorica, fisica della materia e elettrodinamica quantistica, sarà possibile descrivere in dettaglio come le nanoparticelle plasmoniche assorbono luce, trasferiscono energia e guidano reazioni chimiche in varie condizioni. Chopin creerà un ponte diretto tra teoria ed esperimento, aprendo la strada a una progettazione razionale di nanomateriali in grado di sfruttare la luce solare per processi chimici più efficienti e sostenibili”.