ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - "Dobbiamo difendere gli interessi nazionali rendendoci autonomi" sul fronte delle risorse idriche in quanto "l'acqua è un bene essenziale. Per cui vanno fatti investimenti per rendere più resiliente il sistema Italia". Lo ha detto Luca Dal Fabbro, presidente di Utilitalia e di Iren, nel corso di un collegamento con Adnkronos dal forum Teha di Cernobbio, invocando un "Piano Marshall dell'acqua" che renderebbe la nostra industria "più competitiva e migliore la qualità dell'acqua" e inoltre "ridurremmo il rischio idrogeologico. Investire nell'acqua significa risparmiare, far lavorare le imprese, significa qualche punto di Pil in più. Questo governo è molto sensibile, credo che si possa fare un ragionamento efficace per portare a casa un risultato a beneficio di tutti i cittadini". "Il Pnrr - ha ricordato - aveva allocato nel suo complesso in 6 anni circa 1 miliardo all'anno, noi dai nostri calcoli prevediamo che per mettere in sicurezza il sistema idrico italiano e rendere l'Italia un Paese autosufficiente, abbiamo bisogno di circa 6 miliardi all'anno", ha detto Dal Fabbro. “L’idroelettrico è un bene strategico del Paese, da preservare e difendere" ha detto ancora Dal Fabbro. "Le realtà che possono gestirlo al meglio sono quelle che lo fanno da decenni, con competenza e responsabilità: le multiutility. L’accordo recente tra Francia e Commissione Europea sull’idroelettrico può rappresentare una chiave molto utile anche per l’Italia. Come accade in Francia, la difesa degli interessi nazionali deve prevalere su una liberalizzazione estrema senza controllo'', ha precisato il presidente di Utilitalia e di Iren. ''È stato trovato in Francia un compromesso che tutela sia i produttori e la sicurezza che i consumatori. Anche in Italia quindi è fondamentale che in Italia si arrivi, in accordo con il Governo e con le associazioni di settore come Utilitalia, a una soluzione sulle concessioni idroelettriche che permetta la continuità gestionale. Una continuità che ha dimostrato di essere efficiente, sicura e sostenibile nel tempo”, ha detto Dal Fabbro. Rispondendo poi a una domanda sull'indipendenza energetica invocata per la Ue dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo messaggio d'apertura dei lavori, il presidente di Iren e di Utilitalia, Luca Dal Fabbro ha spiegato: "L'Europa importa una parte importante della propria energia dall'estero e questa dipendenza è rappresentata" da infrastrutture lungo il territorio che "devono essere capaci di portare in tempo di pace e in tempo di guerra l'energia che ci serve. Abbiamo quindi bisogno di ridondanza, di più infrastrutture di quelle che ci servono".
(Adnkronos) - "La Cina ha promosso la manifestazione del 3 settembre per celebrare la vittoria sull'aggressione giapponese 80 anni fa. Ma questo è un simbolo per mostrare l'inizio della storia della nuova Cina, che non solo è imprescindibile dal punto di vista economico per le nostre aziende, ma ha un valore rilevante nelle relazioni internazionali, nella geopolitica, in una serie di temi per cui in futuro ogni regione del mondo, non solo il Sud ma anche il Nord, deve guardare con maggiore interesse e attenzione a Pechino". Così, raggiunto telefonicamente da Adnkronos/Labitalia a Shangai, Lorenzo Riccardi, presidente della Camera di commercio italiana in Cina, commenta gli eventi degli ultimi giorni che hanno visto il Paese asiatico al centro dell'attenzione del mondo. Riccardi ricorda che "L'Europa deve guardare sempre più alla rilevanza del mercato cinese, perché è passato negli ultimi 20 anni dal 4% del valore dell'economia globale al 19% del Pil globale, equiparandosi quindi all'Unione Europea e cambiando in modo radicale il proprio valore". E per Riccardi "di certo in questi giorni abbiamo assistito ad alcuni momenti di particolare rilevanza, in particolare con la Shanghai cooperation organization che ha organizzato un summit, la Sco, nella città di Tianjin, a nord-est della Cina. Per la prima volta dal 2018 ha partecipato Modi insieme al presidente Xi e hanno promosso un'alleanza tra i paesi più popolosi del pianeta. Cina e India equivalgono a 2,8 miliardi di persone, quindi sono una quota significativa per l'intera umanità. Cosa interessante è che ha partecipato Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite", sottolinea. I rapporti con l'Italia "L'Italia ha mostrato un interesse verso la Cina a fronte di una situazione geopolitica complessa, dove chiaramente siamo di fronte ai dazi globali dell'amministrazione americana e abbiamo la necessità di mantenere una relazione economica con regioni rilevanti come l'Asia, e certamente come la Cina. Dobbiamo considerare che abbiamo avuto un numero di missioni ufficiali dall'Italia verso la Cina che non si era mai visto, con il ministro delle Imprese e del made in Italy Urso, la premier Meloni, il capo dello Stato Mattarella, il presidente del Senato italiano La Russa, il vice premier Tajani che lo ha accompagnato, il vice premier Salvini che ha incontrato la comunità e il ministro delle Infrastrutture. Quindi tutte le più alte cariche dello Stato in un arco temporale molto ridotto, quasi in un semestre. Questo è indice del fatto che l'Italia comunque guarda con grande attenzione alla relazione con la Cina, ovviamente in uno scenario con mutamenti significativi, rapidi". I dazi Usa? Un'opportunità "La Cina -spiega Riccardi- oggi si promuove come partner con una stabilità politica diversa rispetto ovviamente agli scostamenti date dalle politiche dei dazi americani. Sicuramente i dazi Usa portano l'Italia a verificare altri mercati alternativi, emergenti. Tra questi la Cina è il primo mercato per l'Italia in tutta la regione dell'Asia Pacifico". E Riccardi ricorda che "spesso nella comunicazione europea si valorizza questa competizione tra Stati Uniti e Cina come un'alternativa, ma è chi è da questa parte del mondo, in Oriente e in Cina, promuove invece l'idea che ci siano doppie opportunità, cioè bisogna coglierle entrambe, non bisogna scegliere unicamente un partner", conclude. (di Fabio Paluccio)
(Adnkronos) - “Il Programma Emtn è molto importante perché sancisce il ritorno a raccogliere capitali in Italia, rafforzando il mercato dei capitali italiani che negli ultimi anni ha sofferto l'emorragia verso mercati esteri. L'Italia non ha nulla da invidiare agli altri paesi. Riteniamo che il rimpatrio in Italia sia la mossa giusta negli interessi di Iren e del sistema economico italiano”. Sono le dichiarazioni di Luca Dal Fabbro, presidente di Iren, alla ‘Ring the Bell Ceremony’ organizzata a Palazzo Mezzanotte da Iren per celebrare la costituzione del nuovo Programma Emtn (Euro Medium Term Notes). Iren ha rinnovato il proprio Programma incrementando l’ammontare massimo da 4 a 5 miliardi di euro. Il Prospetto informativo relativo al Programma è stato approvato da Consob e ha ottenuto il giudizio di ammissibilità alla quotazione sul Mercato telematico delle obbligazioni (Mot) da parte di Borsa Italiana. Un ruolo importante è riservato alla sostenibilità. “Il denaro che raccogliamo sul mercato - prosegue Dal Fabbro - serve per aumentare gli investimenti sulla resilienza ambientale, sul rafforzamento delle reti idriche, sull'efficientamento del parco termoelettrico, il fotovoltaico, l'eolico. Alimentiamo progetti che devono essere sostenibili e che aumentano la resilienza ambientale. Siamo convinti che si tratti di un buon investimento che, da un lato, offre rendimento agli azionisti e dall’altro rende l’azienda più solita. Investire nella sostenibilità non è un peso, ma una grande opportunità di rendere le aziende più solide”. Nella scelta di procedere all’emissione di nuovi titoli obbligazionari ha influito la semplificazione burocratica e normativa: “È stato fatto un grandissimo lavoro di semplificazione da parte di Borsa Italiana e Consob - aggiunge - questo è uno degli elementi che ci ha indotto a investire. Faccio i complimenti al team di Consob e di Borsa Italiana. Grande lavoro a beneficio di emittenti come la nostra e di tutte le imprese italiane. L’Italia deve tornare a fare industria, nel nostro Paese abbiamo una iper finanziarizzazione del sistema italiano, ma facendo industria ci saranno soldi per alimentare la finanza”. Infine una considerazione sul nucleare: “Il nucleare è un orizzonte molto lungo. Per fare una centrale nucleare ci vogliono tra i 10 e i 15 anni. Il suggerimento che darei a chi parla di nucleare è di sopravvivere nei prossimi 5-10 anni facendo quello che è possibile e in parallelo studiare le migliori forme per produrre energia elettrica sostenibile e sicura., con tutte le fonti, nessuna esclusa” conclude Dal Fabbro.