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(Adnkronos) - "Dobbiamo accettare i risultati delle elezioni. Ho telefonato al presidente eletto Trump, mi sono congratulata per la vittoria". Kamala Harris rompe il silenzio dopo la sconfitta nelle elezioni americane che hanno sancito la vittoria di Donald Trump, prossimo presidente degli Stati Uniti. "Gli ho detto che aiuteremo lui e il suo team nella transizione e ci impegneremo per un pacifico trasferimento dei poteri. Quando si perde un'elezione si accetta il risultato, questo principio distingue la democrazia dalla monarchia e dalla tirannia. Chi cerca di ottenere la fiducia del popolo, deve onorarla", dice la vicepresidente uscente nel discorso dalla Howard University di Washington. "Nel nostro paese siamo fedeli non ad un presidente o ad un partito ma alla Costituzione degli Stati Uniti, alla nostra coscienza e a dio. Sono qui per dire che mentre riconosco la sconfitta nelle elezioni non riconosco la sconfitta nella lotta che ha alimentato questa campagna: la lotta per gli ideali che sono il cuore della nostra nazione e che rappresentano il meglio dell'America. Non abbanonerò mai questa lotta", afferma. "Il mio cuore è pieno di gratitudine per voi e di amore per il nostro paese. Il risultato delle elezioni non è quello che volevamo, quello per cui abbiamo lottato e votato. Ma la luce della promessa dell'America splenderà sempre, fino a quando non ci arrenderemo e fino a quando continueremo a combattere", dice rivolgendosi alla platea, rivolgendo ringraziamenti alla famiglia, a Joe e Jill Biden, al candidato vicepresidente Tim Walz e per tutti i sostenitori. "Grazie a tutti voi, sono orgogliosa della nostra corsa e del modo in cui abbiamo corso per i 107 giorni della campagna. Abbiamo costruito coalizione e comunità, abbiamo unito le persone con l'amore e l'entusiasmo nella battaglia per il futuro dell'America". "Va bene sentirsi tristi e delusi, ma sappiate che andrà tutto bene. Spesso dico che quando combattiamo, vinciamo, ma il fatto è che a volte la lotta richiede un po' di tempo. Questo non significa che non vinceremo. La cosa importante è non arrendersi mai - scandisce - Non smettere mai di cercare di rendere il mondo un posto migliore. Voi avete il potere". "Continuerò a lottare, no abbandonerò mai la battaglia per la democrazia e lo stato di diritto", dice esortando i suoi sostenitori a non rinunciare a lottare per "la libertà, le opportunità e la dignità di tutte le persone". "Non rinuncerò mai a lottare per un futuro in cui gli americani possano perseguire i loro sogni, le loro ambizioni e le loro aspirazioni, in cui le donne americane abbiano la libertà di prendere decisioni sul proprio corpo senza che il governo dica loro cosa fare. Non rinunceremo mai alla lotta per proteggere le nostre scuole e le nostre strade dalla violenza delle armi", afferma. "So che molte persone hanno la sensazione che stiamo entrando in un periodo buio. Per il bene di tutti noi, spero che non sia così. Se lo è, riempiamo il cielo con la luce di un brillante, brillante miliardo di stelle. La luce dell'ottimismo, della fede, della verità. E possa questo lavoro guidarci anche di fronte alle battute d'arresto verso la straordinaria promessa degli Stati Uniti d'America", conclude. Nelle stesse ore, Barack e Michelle Obama si congratulano con Trump per la sua vittoria alle elezioni, pur ammettendo che "ovviamente non è il risultato che speravamo". In una nota, l'ex presidente democratico e la moglie - che sono stati in prima linea nella campagna per Kamala Harris e per questo oggetto degli attacchi del tycoon - sottolineano che, nonostante "i profondi disaccordi con i repubblicani su tutta una serie di questioni, vivere in una democrazia significa riconoscere che il nostro punto di vista non sarà sempre vincente ed essere disposti ad accettare il trasferimento pacifico dei poteri". "Michelle e io non potremmo essere più orgogliosi del vicepresidente Harris e del Governatore Tim Walz, che hanno condotto una campagna straordinaria", si legge in una nota, nella quale Obama ricorda quanto detto durante la campagna elettorale, che l'America "ne ha passate tante negli ultimi anni: da una pandemia storica e dall'aumento dei prezzi che ne è derivato, ai rapidi cambiamenti e alla sensazione di molte persone che, per quanto si impegnino, il massimo che possono fare è arrancare". "Queste condizioni hanno creato venti contrari per i leader democratici di tutto il mondo e ieri sera hanno dimostrato che l'America non ne è immune", ha sottolineato l'ex presidente, che poi ha virato su una nota più positiva. "Questi problemi sono risolvibili, ma solo se ci ascoltiamo l'un l'altro e solo se ci atteniamo ai principi costituzionali fondamentali e alle norme democratiche che hanno reso grande questo Paese - ha concluso Obama - In un Paese grande e diverso come il nostro, non saremo sempre d'accordo su tutto. Ma il progresso ci impone di estendere la buona fede e la grazia, anche alle persone con cui siamo in profondo disaccordo. È così che siamo arrivati fin qui, ed è così che continueremo a costruire un Paese più equo e più giusto, più uguale e più libero".
(Adnkronos) - "Dal punto di vista commentale, a noi serve sempre chiarezza, ad esempio nei rapporti doganali che sono ormai stabili da anni. Non c'è, a mio parere, un grosso pericolo per la pasta: già paga dazio, non immagino che possa crescere. Si tratta di una misura protezionistica che vede il prezzo italiano contro quello americano, e ogni anno viene rivisto con un sistema molto elaborato di valutazione. Non vedo quindi grosse problematiche rispetto a questo". Così, con Adnkronos/Labitalia, Giuseppe Di Martino, alla guida dell'omonimo pastificio di Gragnano, commenta l'elezione di Donald Trump e il rischio che ci siano nuovi dazi sull'importazione di prodotti italiani negli Usa. Erede di una delle più antiche famiglie di pastai di Gragnano, Giuseppe Di Martino è amministratore delegato e presidente del cda del Pastificio Di Martino Gaetano & F.lli S.p.A., che gestisce insieme alla sorella Giovanna. Più di 100 anni di esperienza nella produzione di Pasta di Gragnano fanno la famiglia Di Martino il punto di riferimento nel mercato mondiale della pasta di Gragnano IGP (Indicazione Geografica Protetta). Distribuito su 7 diversi siti di produzione situati tra la Campania e l’Emilia Romagna, il Pastificio Di Martino produce 8 milioni di porzioni di pasta al giorno ed esporta il 93% della sua produzione in oltre 48 paesi. Grazie alla sua vicinanza al mare, l'azienda ha sempre avuto una vocazione speciale per le esportazioni, come testimonia il passaggio della prima pasta Di Martino attraverso il Canale di Panama nel 1915 E Di Martino da anni è operativo negli Usa, tra spaghetti e altre specialità di pasta che sono presenti sul mercato statunitense. "Abbiamo una filiale commerciale negli Stati Uniti che è la Di Martino Inc., che ci rappresenta nella distribuzione dei nostri prodotti in tutto il Nord America. L'export verso il nord America per noi equivale a quasi 25 milioni di euro, su un fatturato di 170 milioni. E' una zona strategica per gli investimenti dell'azienda", sottolinea. E l'imprenditore campano ricorda che "è da più di trent'anni che la pasta paga dazio nell'importazione negli Stati Uniti". "E la pasta italiana - prosegue - rappresenta solo il 5% della pasta consumata negli Usa. L'unica pasta italiana che riesce a passare negli Usa è quella di alta gamma, di alta qualità, che è più difficile che sia prodotta negli Stati Uniti. Paste come la Gragnano Igp, e anche altre che hanno un blasone, un brand, che gli permette di penetrare nel mercato americano". Di Martino negli States non ha limitato la sua attività imprenditoriale solo alla commercializzazione della pasta. "Abbiamo anche un'attività ristorativa a New York -sottolinea- che porta ottimi risultati ed è amato dai nostri clienti newyorkesi". E Di Martino ribadisce che "per noi il mercato statunitense è strategico, e credo che i rapporti commerciali tra i due Paesi non avranno ripercussioni, continueranno a essere intensi e proficui. La pasta è già sottoposta a dazio, non ci possono essere iniziative nuove", sottolinea. In particolare secondo l'imprenditore campano, "noi imprenditori italiani che facciamo investimenti importanti negli Stati Uniti, paghiamo tasse e creiamo ricchezza siamo i benvenuti per Trump, non credo che ci vedrà come nemici, più come contributori del Pil americano. La Di Martino Inc., ma anche il ristorante che conta una cinquantina di dipendenti, è sicuramente un'attività che va in favore di una migliore economia americana. Noi vediamo strategicamente gli Stati Uniti come un mercato di sviluppo per i prossimi 5-6 anni. E' un mercato per noi sempre più importante e ci investiremo sempre di più", ribadisce ancora Di Martino. E in conclusione per Di Martino "l'azione di protezione dell'economia statunitense da parte di Trump è più rivolta verso i paesi sudamericani in via di sviluppo, verso la Cina. Non penso che ci saranno grosse problematiche verso i prodotti italiani", sottolinea."Credo che ci sia una problematica di una maggiore attenzione di Trump verso l'America stessa, rispetto a un multilateralismo precedente", conclude.
(Adnkronos) - "La grande sfida che abbiamo davanti è quella di trovare il giusto equilibrio tra sostenibilità ambientale, competitività economica e inclusione sociale. Questo processo richiede un approccio sistemico e strategico che tenga conto delle necessità delle nostre imprese" e il green deal deve "procedere con cautela per non compromettere il tessuto produttivo". Così Antonella Sberna, vicepresidente del Parlamento Europeo, in collegamento con la seconda giornata degli Stati generali della green economy in corso a Ecomondo, a Rimini. "L'Ue si è finora dotata di politiche molto ambiziose ma estremamente difficili da implementare in così poco tempo - continua - Servono provvedimenti di stimolo per sostenere la transizione senza lasciare indietro nessuno. Un'eccessiva regolamentazione potrebbe soffocare l'iniizativa privata e compromettere i processi di innovazione in particolare per le piccole e piccolissime imprese. Il governo ha fatto in avanti con iniziative molto concrete che devo però essere inserite in una logica perlomeno europea. il mio impegno come vice presidente è di lavorare affinché le politiche europee riflettano questo approccio: ridurre le emissioni è essenziale ma dobbiamo farlo in modo sensato".